Cari Confratelli,
partecipo anch’io, anche se da lontano, al vostro dolore per la morte di don Giuseppe. Ricordo di lui sempre la giovialità dell’accoglienza e la capacità evangelica di smorzare le tensioni. Caratteristiche oggi fondamentali per la vita insieme, sia familiare che comunitaria nella Vita religiosa. Sacerdote convinto, ha saputo annunciare il Vangelo con creatività e passione fino alla fine anche attraverso i mezzi di comunicazione che oggi la società di offre in modo così abbondante. Sapiente di esperienza e umanità ha saputo introdursi con rispetto e serenità nel cuore di tanta gente che a lui si è aperta con familiarità e grande confidenza. Ha lavorato molto per la diffusione dello spirito guanelliano incarnandolo nella sua persona prima e poi nella sua missione semplice ma convincente.
Ringrazio Dio di avercelo dato come uomo, sacerdote e confratello nel viaggio della nostra sequela Christi. Sì don Giuseppe è stato davvero un dono di Dio per tutta la famiglia guanelliana. Mentre lo affidiamo al Padre perché sappia premiarlo come servo buono e fedele, lo raccomando a tutti come esempio e modello. Ogni uomo che viene nel mondo porta una impronta di bellezza e significatività colta direttamente dal cuore del Padre celeste. Ognuno di noi, allora, raccolga come eredità spirituale quelle che don Giuseppe ha saputo trasmetterci durante la sua vita; quella impronta di Dio che maggiormente ha trovato accoglienza nel nostro cuore. Non è forse anche il desiderio che rendeva felice don Giuseppe: seminare nel cuore della gente il bene, la pace, la gioia, la speranza sempre di farcela perché Dio è con noi?
Grazie da tutti noi, don Giuseppe, per averci testimoniato l’amore del Padre buono.
Riposa nella pace del Dio che hai sempre amato e servito nel tuo ministero.
Ciao don Giuseppe!
Padre Umberto
" ...Con gratitudine conserva memoria di coloro che il Padre ha già chiamato nella sua Casa: alla divina misericordia affida la loro vita ed eleva suffragi..." (Cost. n.23)
Nato a Milano, il 24 aprile 1938
Entrato ad Albizzate, l’11 ottobre 1958
Noviziato a Barza d’Ispra, dal 24 settembre 1959
Prima Professione a Barza d’Ispra, il 24 settembre 1961
Professione Perpetua a Barza d’Ispra, il 24 settembre 1967
Sacerdote a Como, il 21 dicembre 1968
Morto a Como, il 28 dicembre 2016
Sepolto nel cimitero di Saronno (MI)
Don Luigi Alfano nasce a Milano il 24 aprile 1938, figlio di Angelo e di Maria Uboldi, secondo di cinque figli. Qualche settimana dopo la sua nascita, esattamente il 15 maggio, riceve il sacramento del Battesimo nella parrocchia di Santa Maria Annunziata alla Chiesa Rossa, dove gli sarà anche amministrata la Cresima, il 15 maggio 1946, per le mani del cardinal Schuster. La famiglia Alfano conosce le traversie della guerra, e da sfollati riparano dapprima a Cerro, paese di mamma Maria, poi approdano a Saronno, ove la famiglia metterà le sue radici. Luigi coltiva fin da adolescente il desiderio di diventare prete ed entra nei seminari milanesi. Il seme della vocazione religiosa, del resto, è ben presente in famiglia, come attestano le sorelle Giuseppina e Chiara, che si consacreranno rispettivamente nelle Infermiere di San Carlo e nelle Orsoline di San Carlo. Ad un certo punto il giovane Luigi lascia il seminario diocesano ed entra nell’Opera Don Guanella. Aveva sentito parlare in famiglia dei guanelliani, soprattutto da parte di papà, ex allievo del San Gaetano di Milano. All’interno di questa casa vive anche alcune esperienze a contatto con gli ospiti. Intraprende quindi il suo cammino formativo ad Albizzate, in provincia di Varese, nel 1958, per poi passare a Barza d’Ispra, sempre nel varesotto, ove inizia il noviziato il 24 settembre 1959 ed emette la prima professione religiosa il 24 settembre 1961. Porta successivamente a compimento gli studi teologici nella casa di Chiavenna: lì emetterà i voti perpetui il 24 settembre 1967. Riceve l’ordinazione diaconale nel Santuario Sacro Cuore di Como il 25 ottobre 1968 e diventa prete nella Cattedrale di Como il 21 dicembre 1968, per le mani e la preghiera consacratoria del vescovo Bonomini. Le prime obbedienze lo portano in terra di missione. È infatti a Rancagua, in Cile, dal 1969 al 1972, poi in Brasile dal 1972 al 1976. Rientra in Italia, nella Casa Madre di Como, e si mette a disposizione dei bisogni della Comunità e del Padre Provinciale di allora, senza rinunciare ad impegni pastorali esterni, in diocesi di Milano ed in diocesi di Lugano. È parroco per un anno, dal 1996 al 1997, della parrocchia di Sozzago, in diocesi di Vigevano, poi lo troviamo in Svizzera, a Maggia, come cappellano delle nostre Suore, dal 1997 al 1999. Rientra nella Casa Madre di Como nel 1999, dove risiederà ininterrottamente negli anni a venire. Minato dalla malattia nell’ultimo tratto della sua esistenza, lascia questa terra il 28 dicembre 2016, circondato dall’affetto dei suoi cari. Dotato, come lui stesso riconosceva, di un carattere un po’ impetuoso, lo ha sempre contraddistinto un’innegabile vena artistica, che esprimeva soprattutto nella pittura su legno con il pirografo, dando origine a diverse decine di opere a soggetto religioso di pregevole fattura. La sua stanza era anche il luogo in cui riposare, ma anzitutto e soprattutto il laboratorio ove creare dipinti e raffigurazioni sacre, e galleria di esposizione delle sue creazioni. Alla sua morte solo in camera se ne contavano più di 200. Anche in altre nostre Case della Provincia Sacro Cuore, sono presenti molte sue opere che esprimono questa sua capacità artistica e creativa ed un particolare modo di esprimere la sua fede. Alcuni soggetti gli erano particolarmente cari: insieme a don Guanella e alla Madonna della Provvidenza lo hanno sempre particolarmente ispirato la rappresentazione del Natale e della Sacra Famiglia. Vale la pena ricordare l’esperienza della malattia, che don Luigi ha vissuto in questi ultimi anni e soprattutto in questi ultimi mesi. Essa l’ha progressivamente limitato e inabilitato, ma anche raffinato e addolcito in quegli aspetti irruenti del suo carattere, che lui stesso riconosceva. La malattia ha costituito la preparazione ultima all’incontro con il Padre, nonché momento di purificazione. I confratelli e i familiari che gli sono stati accanto hanno visto e condiviso la sua fede in questi momenti, una fede in cui le sue particolari devozioni (al Sacro Cuore di Gesù, a San Giuseppe) hanno scandito e accompagnato lo scorrere dei giorni con frequentissime invocazioni, ed hanno sorretto una serenità sempre più viva nell’approssimarsi dell’incontro con il Signore. Per ciascuno di noi la vita è un cammino incontro al Signore, nella tensione ad una comunione e ad un desiderio di felicità e di bene che sono radicati nel profondo del nostro cuore e che nell’incontro con il Risorto trovano la loro pienezza, al di là delle nostre contraddizioni e dei nostri limiti. Di questa pienezza don Luigi ora si allieta per sempre, in una comunione di amore nella quale tutto è trasfigurato. Ed è bello pensare che in questa comunione don Luigi ha incontrato i suoi genitori, per i quali ha sempre nutrito una grande venerazione. Le sue spoglie mortali, per suo volere, riposano in attesa della risurrezione, nel Cimitero di Saronno, nella Cappella in cui la popolazione di quella cittadina ricca di fede e di vocazioni, ha voluto che riposassero i suoi Sacerdoti nativi.
Don DAVIDE PATUELLI
" ...Con gratitudine conserva memoria di coloro che il Padre ha già chiamato nella sua Casa: alla divina misericordia affida la loro vita ed eleva suffragi..." (Cost. n.23)
Nato a Milano, il 16 agosto 1933
Noviziato a Barza d’Ispra, dal 24 settembre 1964
Prima Professione a Barza d’Ispra, il 24 settembre 1966
Professione Perpetua a Vellai di Feltre, il 14 giugno 1971
Sacerdote a Como, il 18 dicembre 1971
Morto a Como, Casa Madre, il 9 settembre 2016
Sepolto nel Cimitero Monumentale di Como
El Padre José Giannini nació en Milán el 16 de agosto de 1933. Fue bautizado cuatro días después, el 20 de agosto del mismo año. Recibió la Confirmación el 2 de junio de 1941. Entró al Noviciado de Barza en 1964. Hizo la primera Profesión religiosa el 24 de setiembre de 1966, y la Profesión perpetua el 14 de junio de 1971. Fue ordenado Sacerdote en el Santuario de Como el 18 de diciembre de 1971. Ejerció sus primeros años de misión guanelliana en Milán, Gatteo y Roveredo. Llegó a Argentina el 2 de octubre de 1982 y brindó su servicio Guanelliano en Tapiales y Santa Fe (Argentina, La Piedad y Caaguazú (Paraguay), especialmente en los roles de superior, ecónomo y director de Hogar de Ancianos. El 24 de octubre de 2008, escribió una carta al entonces superior provincial, P, Sergio Rojas, diciendo que después de 26 años de actividad en la Provincia Cruz del Sur (Argentina-Chile-Paraguay), deseaba terminar su vida en su tierra natal, cerca de sus queridos y con una actividad adaptada a su edad y con el idioma italiano. Pasó oficialmente a la Provincia Sagrado Corazón el 10 de enero de 2009. Falleció en Como, luego de una prolongada enfermedad, el 9 de setiembre de 2016, a la edad de 83 años. Al recordar a un ser querido en ocasión de su regreso a la Casa del Padre, generalmente resaltamos las cosas lindas de su vida. El P. José tuvo defectos como todo ser humano, sin embargo para los que lo conocimos y disfrutamos de su paternidad y fraternidad, afirmamos que fue un hombre bueno, y es lo esencial. Llamado por el Señor en una vocación adulta, guanelliano religioso y sacerdote, típico pionero en tierras latinoamericanas. Me encontré con él en Chiavenna, compartiendo la etapa de formación teológica a fines de 1970 y en 1971; él un año adelante. Al padre José le costaba un poco el estudio, pero era un hombre muy práctico y se las ingeniaba en los trabajos manuales, arreglando lo que se rompía en casa. A lo largo de su vida, se mostró un incansable trabajador, ecónomo muy ahorrativo, ayudando a la Providencia, sin miedo al sacrificio especialmente en los grandes calores del verano, hasta en el trabajo de la tierra y cuidado de los animales, recordando especialmente su paso por La Piedad y Caaguazú, en Paraguay. No tuvo miedo de ir a Caaguazú en los comienzos de la obra guanelliana en ese territorio, enfrentando los sacrificios propios de los comienzos cuando no había casi nada y muy distante de las otras casas guanellianas. Resalto el aspecto humano que es la base para ser un buen pastor y samaritano compasivo; si bien un poco rústico y con un estilo asimilado en su paso por el ejército, firme en sus ideas con sentido práctico, sabía aconsejar y estar al lado de la gente necesitada, en la comunidad religiosa tenía un trato sencillo y pacífico, a veces rezongón, pero no de mal trato, ni iracundo o enojadizo. Numerosas anécdotas pueden contar los que compartieron con él la vida común, tanto los jóvenes que estaban en el seminario como los cohermanos de la comunidad religiosa; anécdotas graciosas y simpáticas por su forma de ser bastante sobria y por su forma de expresarse, ya que entremezclaba el castellano con el italiano y no se hacía problemas en su trato con la sociedad y en las homilías. Ha dejado un buen recuerdo en la gente por su calidez humana, su preocupación por los asuntos de la casa y su actividad pastoral, como un buen padre. En el aspecto de su ministerio sacerdotal, no obstante sus limitaciones en la lengua castellana y con modesta preparación, no bajaba los brazos, estando disponible a todos los servicios litúrgicos y sacramentales, en ambiente de seminario, de Hogar de ancianos, de parroquias y capillas, hasta en las regiones donde la gente hablaba el idioma guaraní. Nos imaginamos la sopa de palabras que hacía, pero se hacía entender por su apertura y amabilidad para con todos. Como decía al principio, representaba al típico cohermano italiano, pionero en tierra latinoamericana, con una espiritualidad sencilla y profunda, pobreza franciscana, pureza de corazón, amor a la Congregación y a los pobres, y férrea voluntad para el trabajo, ganándose el pan y confiando en la Providencia Divina. Cuentan los cohermanos que compartieron sus últimos años con él en Como, que en su penosa y larga enfermedad, trataba de no molestar, sufría con paciencia los dolorosos tratamientos para contrarrestar sus males físicos, y siempre estaba disponible para las confesiones en el Santuario del Sagrado Corazón, hasta que le dieron las fuerzas. Un hombre tan activo y con sentido práctico, supo aceptar los límites de la enfermedad que lo obligaron a cambiar el ritmo de vida, a su regreso de América Latina. Creo que todos los que lo hemos conocido coincidimos que ya tenemos otro santo en el Cielo que intercede por nosotros. Gracias padre José por tu ejemplo de vida, por tu coherencia en el seguimiento de Jesús y en la entrega al Pueblo de Dios, como buen Siervo de la
Caridad.
P. CARLOS BLANCHOUD
"...Con gratitudine conserva memoria di coloro che il Padre ha già chiamato nella sua Casa: alla divina misericordia affida la loro vita ed eleva suffragi..." (Cost. n.23)
Nato a Olgiate Calco (CO) il 23 febbraio 1946
Noviziato a Barza d’Ispra il 24 settembre 1962
Prima Professione a Barza d’Ispra il 24 settembre 1964
Professione Perpetua a Roma il 7 luglio 1971
Sacerdote a Como il 18 dicembre 1971
Morto a Como il 20 novembre 2020
Sepolto nel cimitero di Olgiate Molgora
Don Mario è nato il 23 febbraio 1946, a Olgiate Calco in provincia di Como in una famiglia molto numerosa. Una famiglia abituata ai sacrifici, ma molto unita e di profonda tradizione cattolica. I genitori hanno trasmesso i valori e contenuti della fede ai numerosi figli, di cui due morti nell’infanzia. Mario trascorrerà alcuni anni nella nostra casa di Lecco dove ha potuto studiare. Lì ha conosciuto don Guanella, il suo carisma e come ricorda un confratello che fu suo educatore, la vocazione guanelliana. Questo anziano confratello ha nella memoria viva il piccolo Mario, la sua bontà e semplicità d’animo. Aveva un carattere magari un po’ chiuso ma non per questo meno disponibile e generoso, come testimoniano i numerosi servizi svolti nella nostra opera.
Così nel 1962 ha iniziato il suo percorso vocazionale tra noi Servi della Carità. Studia teologia a Roma e viene ordinato presbitero il 18 dicembre del 1971. Quando la nostra congregazione viene suddivisa in province religiose, lui si trovava a Roma e accettò di far parte della provincia del “sud Italia” dove rimarrà fino all’anno scorso. L’obbedienza lo ha portato nei primi anni di sacerdozio molto lontano dalla sua Brianza, a Naro (AG), come prefetto degli studi tra ragazzi (fino al 1983). Ci ritornerà nel 1987, dopo una parentesi romana come vicario parrocchiale nella “Parrocchia San Giuseppe al Trionfale” in Roma, e resterà lì fino al 1992. Nei discorsi a tavola, Naro tornava spesso sulla bocca di don Mario perché fu un’esperienza a lui cara.
Dal 1992 al 1994 è stato superiore locale a Bari e parroco nella Parrocchia “Maria SS. Addolorata” in Bari.
Dal 1994 al 1997 è stato superiore del Centro vocazionale ad Alberobello (BA) e per un anno anche direttore di attività.
Dal 1997 al 2000 ha collaboratore nel nostro Seminario Teologico di Roma, come vicerettore.
Dal 2000 al 2001 ha svolto il suo ministero pastorale presso il Santuario “Madonna di Tirano” come consigliere locale e collaboratore.
Dal 2001 al 2007 è stato vicario parrocchiale nella parrocchia “Corpus Domini” in Firenze.
Dal 2007 al 2016 superiore a Perugia, e per un anno anche Direttore delle attività (anno 2010-2011). Anche di Perugia, don Mario ha conservato un ricordo che lo ha accompagnato sempre.
Dal 2011 a Perugia è stato anche vicario parrocchiale nella Parrocchia “San Bartolomeo” in Torgiano (Perugia).
Nel 2016 è tornato a Firenze, come vicario parrocchiale. E dall’1 settembre 2019, è stato trasferito alla Provincia Sacro Cuore, risiedendo a Como, in Casa Madre.
Con noi a Como è rimasto poco. Presto le sue precarie condizioni di salute si sono fatte notare e pochi mesi fa, per essere più seguito ed accaduto, è stato affidato alla nostra RSA. Molti operatori lo ricordano per la sua semplicità e perché non si lamentava mai. Dopo un periodo di ricovero ospedaliero, ha fatto rientro in casa e sembrava iniziato un recupero psicofisico che lasciava presagire una vecchiaia più longeva. Ma un improvviso aggravarsi delle sue condizioni lo hanno portato a spegnersi nella serata dello scorso 20 novembre, in seguito a delle complicazioni respiratorie.
Grati al Signore per il bene compiuto negli anni del suo ministero, per la pronta disponibilità nell’obbedienza, per la fiducia in Dio e lo zelo pastorale, lo portiamo nella preghiera di suffragio e lo affidiamo alla misericordia divina.
A cura di don Davide Patuelli
Messaggio dal Superiore Generale e dal consiglio:
"Caro don Mario,
vorrei esprimerti l’ultimo saluto da parte del Consiglio generale partendo dalle parole che trovo scritte sulla immagine ricordo, da te preparata, in occasione del tuo 40° anniversario di sacerdozio nella chiesa di San Zeno in Olgiate Molgora: “Signore, voglio dare la vita per Te e per gli altri, nella gratitudine, nell’amore e nel servizio”, era l’anno 2011.
Presentandoti oggi davanti al Dio della vita, nell’incontro eterno con Lui, penso tu possa ripetere le stesse parole: “Signore ho dato la vita per Te e per gli altri nella gratitudine, nell’amore e nel servizio” e in quel momento attenderti dal Padre della misericordia quanto il nostro santo Fondatore, don Luigi Guanella, augurava ad ogni Servo della Carità: “E voi, buoni Servi della carità, che per anni e ogni giorno avrete soccorso con fede i poveri, possederete il Regno che il Signore nella sua bontà vi ha preparato fin dalla creazione del mondo” (Regolamento 1910).
Riposa in questa terra che Dio ha preparato anche per te, purificato dalla sofferenza di questa ultima stagione della tua vita. Vivi nella pace con i tuoi cari genitori e i confratelli che ti hanno preceduto.
Ai tuoi parenti, che ho avuto modo di conoscere nel funerale di tua madre Pasqualina proprio a Olgiate Molgora, le condoglianze sentite avvalorate dalla preghiera di suffragio per te e di sollievo spirituale per ciascuno di loro. Coraggio! Ci resta un compito da continuare a svolgere: dare la vita per il Signore e per gli altri, nella gratitudine, nell’amore e nel servizio, e in questo avremo l’aiuto e la intercessione di don Mario dal cielo.
Roma, 24 novembre 2020
Padre Umberto e Consiglio generale"
Omelia funebre di don Mario Cogliati – Como 24.11.2020
A nome di tutta la nostra famiglia religiosa guanelliana desidero esprimere ai fratelli e alle sorelle don Mario che sono qui presenti i sentimenti più profondi di condivisione del dolore per la sua perdita.
La famiglia di origine di don Mario, numerosa di figli e ricca di fede semplice e genuina, è stata una scuola di vita che lo ha formato alla generosità, alla concretezza, all’attenzione al prossimo: sono questi i doni che don Mario ha portato “in dote” consacrandosi e diventando poi sacerdote nella nostra famiglia religiosa e per i qual gli esprimiamo la nostra gratitudine.
Le circostanze che hanno reso necessario l’ultimo ricovero in Ospedale, non ci hanno consentito quella vicinanza e prossimità in occasione della sua morte e quella cura del suo corpo dopo il suo decesso che avremmo voluto poter esprimere, come segno del nostro affetto e della nostra amicizia nei suoi confronti. È stata una privazione per don Mario, per voi fratelli ed anche per noi Confratelli.
Nonostante ciò, Don Mario non è morto solo perché circondato dall’amore dei suoi cari, dalle attenzioni dei Confratelli (in particolare di don Albino che…), dalla preghiera costante delle nostre Comunità e delle Comunità dove egli negli anni ha svolto il suo ministero di sacerdote guanelliano.
La parola di Dio di questi ultimi giorni dell’anno liturgico ci invita costantemente a pensare alle “ultime cose” della nostra vita e con esse alla precarietà e finitezza di ogni realtà umana.
L’evangelista Luca, nel vangelo che abbiamo appena ascoltato, ci ha ricordato le parole di Gesù riguardanti il Tempio di Gerusalemme: “Verranno giorni nei quali di tutto ciò che vedete non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”.
L’esperienza della morte è umanamente l’esperienza di questa distruzione. Questi ultimi mesi, con il susseguirsi dei problemi di salute che don Mario ha avuto, sono stati per lui proprio questo progressivo cedere e cadere “pietra dopo pietra”. Con il manifestarsi della malattia, alcuni anni fa, don Mario ha intrapreso un cammino di spogliazione nel quale ha sperimentato una povertà sempre più grande: la povertà di lasciare i luoghi dove per tanti anni ha esercitato il suo ministero, la povertà della perdita progressiva di alcune sue facoltà, la povertà di non godere più di una completa autonomia, la povertà dell’isolamento nella nostra RSA in una fase della vita in cui avrebbe avuto invece bisogno di stimoli e di rapporti umani intensi, la povertà delle ultime ore in Ospedale senza la vicinanza nostra e dei suoi cari, la povertà di non aver ricevuto una degna composizione dopo la morte e prima della sepoltura.
Con questa povertà e con questa spogliazione don Mario ha vissuto l’esperienza della croce e più profondamente e precisamente l’esperienza della configurazione a Gesù in croce, spogliato di tutto.
La pazienza e la serena sopportazione con cui don Mario ha vissuto queste povertà e queste progressive spogliazioni ci sono di esempio e rendono particolarmente reali e vere le parole da lui scritte sull’immagine ricordo del 40° di sacerdozio (e che il Sup. Generale ha ricordato all’inizio della celebrazione) “Signore voglio dare la vita per te e per gli altri, nella gratitudine, nell’amore e nel servizio”. Parole che sono state il suo programma di vita, siamo sicuri anche in queste ultime fasi di grandi limiti nel suo essere e nel suo agire.
Nella prima lettura, con il linguaggio forte e figurativo dell’Apocalisse, ci è stata trasmessa l’immagine di una messe di grano, pronta per la mietitura e di una vigna i cui grappoli sono pronti e maturi per la vendemmia. È un’immagine che ci aiuta a considerare la morte di don Mario come il momento della vendemmia e della mietitura del frutto maturo e buono della sua vita. Fa bene anche a ciascuno di noi pensare così alla morte; pensare alla nostra morte come al momento in cui, nel progetto di Dio, saremo maturi, pronti per essere raccolti e per dare il frutto buono della nostra vita.
Così è per don Mario. Grano e vino sono i simboli eucaristici coi quali don Mario ha celebrato l’eucaristia come sacerdote nel rito liturgico ma siamo certi anche nella vita in tanti anni di ministero e di apostolato. Con grande semplicità e bontà d’animo don Mario ha infatti dato la sua vita, e lo ha fatto con le doti naturali di spontaneità, di immediatezza, di generosità, e con spirito evangelico di servizio. Nei luoghi dove don Mario ha esercitato il suo ministero di sacerdote e religioso guanelliano in tanti hanno apprezzato e beneficiato di questa sua bontà d’animo, della sua semplicità, della sua disponibilità a servire. Don Mario, incontrando faccia a faccia il Signore, ha sicuramente potuto presentargli questi frutti buoni della sua vita.
Quando ai primi di settembre del 2019 don Mario è giunto qui a Como ripeteva spesso di aver fatto il giro d’Italia e di essere tornato a casa, da dove era partito tanti anni fa.
Nel darti l’ultimo saluto oggi vogliamo dirti che ora hai davvero concluso il tuo giro e sei davvero tornato a casa, quella casa verso la quale tutti siamo incamminati e nella quale tu ora puoi godere della visione di Dio che hai amato e servito per tutta la vita.
Don Marco Grega
Superiore Provincia Sacro Cuore
CarissimI Confratelli
do seguito alla comunicazione del pomeriggio con la comunicazione della data del funerale dl nostro carissimo don Mariolino che oggi ci ha lasciati.
Il precipitare della sua situazione di salute in questi ultimi giorni ci lascia sgomenti e ci trova impreparati al distacco.
L'affetto per don Mariolino e la sua amicizia continuano in altro modo più vero, ne siamo certi.
Lo affidiamo alla bontà di Dio e e insieme gli chiediamo di portare davanti al Signore la preghiera per noi.
Un caro saluto don Marco
" ...Con gratitudine conserva memoria di coloro che il Padre ha già chiamato nella sua Casa: alla divina misericordia affida la loro vita ed eleva suffragi..." (Cost. n.23)
Don John Bosco era nato a Keelaneduvai in India il 13 giugno 1958 da papà Arockiasamy e da mamma Regina Mary. Aveva ricevuto il dono del Battesimo nella parrocchia di Thennur il 01/04/ 1959 e quello della Cresima a Keelaneduvia il 04/02 1972.
Nel 1986 entra nella nostra Congregazione dei Servi della Carità, come prima vocazione dall’India, con il postulandato fatto a Roma nel Seminario Mons. Bacciarini e successivamente con il noviziato vissuto a Cassago Brianza nel 1987. Emette la sua prima professione religiosa sempre a Cassago Brianza l’08/ settembre del 1988 e quella perpetua a Roma nel seminario teologico il 07 ottobre 1991.
E’ ordinato sacerdote in India nella sua parrocchia di Thennur il 19 dicembre del 1991, festa della nascita del Fondatore, come benedizione vocazionale per l’Opera don Guanella in India. Si è poi licenziato in Diritto canonico presso l’Università Urbaniana di Roma.
Incomincia la sua missione nella sua terra rivestendo diversi e delicati incarichi: Parroco nella prima parrocchia guanelliana Sagaya Matha in Cuddalore; Superiore del seminario minore di Cuddalore; Padre Maestro dei novizi a Bangalore; Superiore della nuova Delegazione Divine Providence; Economo del Centro Studi Guanelliani a Roma; Parroco della parrocchia dedicata alla Madonna della Divina Provvidenza in KumbaKonam. Il suo ultimo incarico è stato quello di direttore spirituale nel seminario minore di Cuddalore e direttore del Centro Studi guanelliano in India.
Sorella morte lo ha chiamato a partecipare del Banchetto eterno la sera del 27 maggio scorso nello stesso giorno della morte di un altro pioniere della missione in India don Thanasekar.
Il suo corpo in attesa della Risurrezione riposa nel cimitero di Nettalacurici suo paese accanto ai genitori e alla amata nonna.
" ...Con gratitudine conserva memoria di coloro che il Padre ha già chiamato nella sua Casa: alla divina misericordia affida la loro vita ed eleva suffragi..." (Cost. n.23)
Nato a Pioltello (MI), il 18 novembre 1943
Entrato ad Anzano del Parco, il 29 settembre 1957
Noviziato a Barza d’Ispra, dal 24 settembre 1961
Prima Professione a Barza d’Ispra, il 24 settembre 1963
Professione Perpetua a Barza d’Ispra, il 24 settembre 1969
Sacerdote a Milano, il 19 dicembre 1970
Morto a Como, Casa Madre, il 19 maggio 2016
Sepolo nel Cimitero Monumentale di Como
I feel compelled to remember the departure from this earth of Fr. Paul Oggioni, SdC, as an event that enters into the annals of our young Province’s history. After the death of Fr. Domenico Saginario, SdC, it is the second time that our Province is directly affected by the death of one of its members. Certainly, other deceased confreres should be remembered in our history, but their ministry (especially in the U.S.A.) preceded the founding of our Province. Fr. Paul was one of us, part of the Province, and he wrote some of the most interesting pages of our history. I think it is worth talking about him, because he was a gift we have received from above. One of the most difficult task of his future biographers will be to establish which Province of the Congregation he belonged to, because he served the Congregation everywhere: Italy, Latin America, United States of America, the Philippines and even Africa if his health have been in good shape. We know that his illness prevailed and so he was not allowed to serve in Africa. But his desire to go there was always present. One of his brothers belonged to the White Fathers as a religious Brother. He spent a quite few years in Congo, was beaten by rebels, and shipped to Italy to die afterwards for the wounds received. Fr. Paul had the missions in his family blood. He has been a missionary since birth, a man of a mission and of the missions. He was open and ready to go until the end of the earth, as the Gospel says, following the desire of the Founder, “All the world is your homeland.”
His earthly journey
His homeland was Lombardy, the same Northern-Italy region where the Founder was born. He was born in Pioltello, close to Milan, on November 17, 1943. The patron saint of his parish church is St. Andrew, one of the first disciples called by Jesus to become a fisher of men. He left the fishing nets and gave his whole life for the Gospel. Still young, he entered among the spiritual sons of Father Guanella. In September 1961 he began his novitiate at Barzad’Ispra and on September 24, 1963 he made his first profession among the Servants of Charity. In Barza he spent the following three years attending Liceo, the Italian secondary school. They were exceptional years because he had the opportunity to participate to the Beatification of the Founder (1964) and to the glorious pilgrimage of the body of the Founder in Northern Italy (1965). Those same years were also exceptional for two major reasons: the event of the Vatican II Council with its renewal, and the presence at the seminary of special teachers that accompanied his spiritual and cultural formation. He fondly remembered Fr. Luciano Botta, superior and master of novices, Fr. Giuseppe Cantoni, Fr. Carlo Bernareggi, Fr. Luigi Ragazzoni, Fr. Luigi Monti and other extraordinary Servants of Charity. He spent his two years of Regency (Practicum) in our boarding school at Vellai di Feltre (Belluno County) in the Northern part of Veneto Region, next to Austria, surrounded by the splendid and superb and unique Dolomite Mountains he loved so much, under the brilliant guidance of Fr. Angelo Rollino. The last formative stage was spent in Chiavenna under the good direction of Fr. Pietro Pellegrini, his mentor. There, he spent his four years of theology during the time when our Constitutions were totally re-written and approved during the memorable 1969-1970 General Chapter. During that same Chapter Fr. Olimpio Giampedraglia was elected Superior General. Fr. Paul witnessed the birth of the Provinces, too. His class was the last one studying theology in Chiavenna, because on the following year teachers and seminarians moved to Rome in the newly built seminary in Via Aurelia Antica. On December 19, 1970, on the birthday of the Founder, Fr. Paul was ordained a priest in Milan by Cardinal Giovanni Colombo, Archbishop of Milan.
He received his first obedience as a priest and sent to Milan, at San Gaetano House. After only three years, in 1973, he was moved to Chiavenna to replace Fr. Pellegrini and be the new local superior of that community. He spent there nine years. New obediences brought him to other continents among the poorest of the por. His long journey as a missionary brought him to South America, to North America, until he reached Asia: many countries, many climates, and many languages. And yet, he was all the time available, open, enthusiast, and a hard worker. His great help was his strong personality and his extraordinary willpower until the end. When his body said, “It’s enough”, he asked to go back to his original Province and die in Como, near the Founder he loved so much.
The mission
Evangelization. It is the word that accompanied Fr. Paul in all his life. Evangelization comes from listening. Many of us remember him as a man of prayer and study, a man of listening and close examining. He was never a lazy and dull evangelizer, a tiring and repetitive announcer. His life invites us to be men of good and constant listening, a listening forever refreshed so that the way the Gospel is preached is always anew and amazing, always able to attract and wake up people. We know that when we announce something in a mechanical way, repeated over and over in the same tired and boring way, we don’t go anywhere. People will not listen, even though what we say is important and true. Even the way we preach is important for a good proclamation of the Gospel. Another characteristic of his priesthood: the first way of evangelizing people is to establish a personal contact with the listeners. It is a simple and humble way that doesn’t require many fancy technological means. It is always very effective. And yet it is not an easy way because, today, everything seems to be automatic and computerized while human relations are simple and intimate. No one can proclaim the Gospel if he is unable to relate with people, if he tends to close himself to them and refuses to communicate with people. There is another thing that we should highlight in the Guanellianity of Fr. Paul. It is his evangelization starting from the least ones. Of course, we must proclaim the gospel to everyone, for God doesn’t divide people into different groups. He loves the first ones and the least ones as well. For the latter, He shows preference and his preference removes, not makes differences. Fr. Paul learned from the Founder the fact that God prefers the least ones because they are marginalized. It is unjust to them to be stuck there for ever and ever, but not because they cannot one day be famous or rich. No, we have to love the least ones like Jesus loved them. He was one of them living like them, being himself a least one. Fr. Paul too, after spending his life among the children of God struck in body and soul, was tested in his body and his mind. He has to face an illness that wears down, an illness that reveals whom you are, what you are, and of what material you are made of. He gave his answer as a believer and consecrated as well. I think about our provincial community that sends its missionary priests to every corner of the Congregation and opens up new charitable works, soon even in the fifth continent. We Servants of Charity are very small, almost the least ones, and during this centennial we will have the privilege to light the flame of charity in one of the poorest nations of the world, the Solomon Islands. We somehow accomplish the vocation of our Founder who since ever felt the passion to go and proclaim the Gospel to the end of the world. He never did it. Fortunately, today, we his spiritual children can concretely accomplish what he only desired. Our Divine Providence Province joins the Mother Province of the Congregation in honoring Father Paul. With pride, we consider Father Paul one of the best members of our Province and we would like to give thanks to God for his inspiring witness. Pray for us, Padre Paolo.
Your most humble and obedient servant!
Fr. A. SOOSAI RATHINAM