Il mercoledì delle ceneri, la cui liturgia è marcata storicamente dall’inizio della penitenza pubblica, che aveva luogo in questo giorno e dalla intensificazione della istruzione dei catecumeni, che dovevano essere battezzati durante la Veglia pasquale, apre oggi il tempo salutare della Quaresima.

Lo spirito unitario di preghiera, di sincerità cristiana e di conversione al Signore, che proclamano i testi della Sacra Scrittura, si esprime simbolicamente nel rito delle ceneri sparse sul nostro capo, al quale noi ci sottoponiamo umilmente in risposta alla Parola di Dio. Al di là del senso che queste usanze hanno avuto nella storia delle religioni, il cristiano le adotta in continuità con le pratiche espiatorie dell’A.T. come un simbolo austero del nostro cammino spirituale, lungo tutta la Quaresima, e per riconoscere che il nostro corpo, formato dalla polvere, ritornerà tale, come un sacrificio reso al Dio della vita in unione con la morte del suo Figlio Unigenito. Ed è proprio per questo che il mercoledì delle ceneri, come tutta la Quaresima non ha senso di per sé, se non in riferimento  all’evento della Risurrezione di Gesù Cristo, che noi celebriamo rinnovati interiormente e con la ferma speranza che i nostri corpi saranno trasformati come il suo. Proprio nel contesto di questa fede, nella certezza che il sacrificio di oggi troverà una risposta di senso e di premio un domani, noi celebriamo le esequie di Madre Elena. Con esse dichiariamo che con la morte non finisce tutto, ma tutto ricomincia nella sua pienezza in attesa della Risurrezione finale e della beata eternità!

Penso, allora, che guardando in senso retrospettivo la vita di suor Elena, noi possiamo ripercorrere le tappe che la liturgia della Quaresima ci propone. Tutto nella vita di Madre Elena è orientato alla Pasqua, meta che fa da calamita, da motivazione trainante del suo cammino, da giustificazione del sacrificio e delle sofferenze che gli sono state richieste, dalla serenità e dalla pace del cuore che ha animato il suo servizio. La sua parola direttiva sì, ma consolante e le scelte personali e di governo che ha dovuto fare come guida della sua Congregazione, lasciano intravedere la ricerca e la volontà di realizzare la volontà di Dio.

La vita di suor Elena è stata uno svolgersi armonioso nel tempo, nel tremendo quotidiano umano, cercando di dare ragione ai semi di speranza posti nel suo cuore dal Battesimo, dalla Cresima, dalla Professione religiosa. Tappe concrete, da lei rivisitate più volte nel tempo, che l’hanno segnata in modo significativo e resa capace di affrontare anche l’impossibile specie nel suo servizio di governo. Da Figlia di Santa Maria della Provvidenza ha sempre lasciato spazio  in lei, fino alla fine, anche nella verifica del suo trascorso con la Madre Vicaria prima dell’incontro finale con il Signore della Risurrezione, alle parole dell’angelo a Maria: Nulla è impossibile a Dio! Anche quando per lei era difficile, apparentemente impossibile, pregava, faceva atti di fede, sperava, chiedeva, invocava, supplicava e, alla fine, faceva serena esperienza che tutto cambiava. Perché? Perché a Dio nulla è impossibile! Da qui il motto che ha sempre contraddistinto le sue lettere e i suoi scritti: E’ Dio che fa! Come don Guanella! E come poteva essere diversamente per lei che era stata chiamata a rappresentarlo concretamente all’interno della Congregazione delle sue Figlie?

Mi piace sottolineare, partendo dalla Parola di Dio ascoltata, la sua vita, specie il suo ministero come Madre generale, per dodici anni della Congregazione delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza. Mi fa da indicatore sicuro il suo testamento spirituale, steso a 80 anni, nella calma della riflessione, della preghiera, della vita meno preoccupata, quando le grandi responsabilità sono finite e il tempo che resta è ora solo per il Signore, per la tua anima e quindi sei più capace di cogliere le motivazioni di fondo dell’accaduto, intravedere con certezza chi  ne ha tracciato le traiettorie e segnato i solchi negli anni. Diventi capace, come Maria, di tirar fuori dal tuo cuore gli eventi accaduti e rimeditarli e riordinarli alla luce della verità di Dio, della sua volontà.

1). La prima Lettura ascoltata ci ha offerto l’invito Forte e amoroso di Dio a ritornare a Lui, a non dubitare del suo amore e del suo perdono, a rifare con serenità e speranza il cammino a ritroso per incontrarlo di nuovo. Dio non conta le volte che ci ha perdonato, ma vive di misericordia per ciascuno di noi; Lui è Misericordia!  Nessuno sarà mai respinto dal suo cuore misericordioso. Porto nella mente le testimonianze di alcune  consorelle sul ministero di responsabilità di suor Elena: ci siamo sentite capite, amate, comprese, e riorientate a Cristo, ad una vita religiosa più viva, più dedicata; non ci siamo sentite rifiutate dalla nostra Congregazione anche se qualche volta in contrasto con essa, siamo state rimproverate e di dovere, ma mai abbandonate. E’ quanto conferma la stessa madre Elena nel suo testamento spirituale: “Credo di aver operato sempre con retta coscienza per la gloria di Dio e il bene della nostra Congregazione, eppure nel presentarmi a Dio sento il peso della mia povertà interiore e delle mie tante omissioni per le quali potrei aver portato danno alle anime. Di tutto quanto sono colpevole agli occhi di Dio, chiedo sinceramente il perdono, e mi affido alla sua misericordia. Domando ancora perdono a chiunque potessi aver offeso o mancato di fraterna carità”.

2). Nella seconda lettura Paolo ha descritto molto chiaramente quale deve essere la nostra collaborazione con Dio in vista della salvezza dei fratelli: “Noi siamo ambasciatori di Cristo: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta”. Possiamo dunque dire che madre Elena ha celebrato il suo ministero di autorità come ambasciatrice del Signore, come profeta dell’Altissimo, portavoce di Dio e del Fondatore per la sua Congregazione. I suoi interventi  avevano di mira quello di riagganciare la consorella, le comunità, la Congregazione all’essere profezia attuale e creativa della volontà di Dio nell’oggi della Congregazione, riaccendere gli animi sfiduciati al progetto del volere divino su di loro. E quello che chiedeva alle altre cercava in tutti i modi di viverlo lei in prima persona. Aveva fatto suo il motto del Fondatore: Fate sempre precedere i fatti alle parole!  Sempre nel suo testamento spirituale diventa chiaro che vuol essere di buon esempio agli altri fino alla fine, fino alla morte: “Vorrei fare della mia morte un atto di puro amore, di obbedienza filiale al Padre in unione ai sentimenti di Cristo morente sulla croce per la salvezza di ogni uomo. Nel consegnare la mia anima al Padre vorrei esprimergli un grazie grande  per quanto mi ha donato nel corso della mia vita. E’ lui che ha fatto tutto, io non ho fatto nulla! (don Guanella).

3). Il Vangelo di questo mercoledì delle ceneri si è aperto con una forte denuncia: “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il padre vostro che è nei cieli”. Vivere in prima persona i valori tipici della Quaresima: la preghiera, il digiuno e l’ elemosina, non per essere notati, esaltati, applauditi, ricompensati dagli uomini, ma come segno intimo, nascosto nel cuore, della nostra appartenenza totale e per sempre a Cristo. La testimonianza è legata intimamente al nascondimento a quel rapporto con Cristo interiore, intimo, profondo che poi naturalmente si manifesta all’esterno nel nostro dire e nel nostro fare, come conseguenza del nostro essere, della nostra identità e non perché io lo voglio, lo ricerco. E allora gli altri si accorgono, come Paolo ci ricorda, che dentro la tua vita c’è valore, c’è novità, entusiasmo:  “non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. E’ l’esaltante testimonianza del cristiano, del consacrato, del discepolo che è convinto che lui deve diminuire ed è invece Cristo che deve essere annunciato e offerto agli altri come dono. Ricordate quel significativo episodio nella vita del nostro santo Fondatore, raccontato proprio da lui sulla Divina Provvidenza del settembre 1900: “La sezione del Pius Verein di Bellinzona e Riviera celebrava presso il collegio di don Guanella la sua festa annuale…Dopo il banchetto sociale servito da don Guanella con molto decoro, sul prato presso il collegio, gli oratori si succedettero sull’ambone che era addossato a una quercia…Quando don Guanella salì sull’ambone, scoppio un grande applauso e don Guanella domandò: perché mi applaudite che non ho ancora detto niente? E molte voci risposero: Applaudiamo a quello che fa, non a quello che dice”. E’ la logica  di chi opera nel nome di Dio, spesso non appare l’uomo, ma l’azione che compie ci parla direttamente del Signore, ci rappresenta concretamente che non è farina del suo sacco umano, è opera di un Altro, appunto…di Dio!   

Ed è tutta la gratitudine che madre Elena esprime alla fine della sua vita al Signore; Lui al centro di tutto quanto gli è accaduto e non per caso, ma per amore: “Nel consegnare la mia anima al Padre vorrei esprimergli un grazie grande per quanto  mi ha donato nel corso della mia vita. Il dono della famiglia che mi ha accolto, amata, educata alla fede. La parrocchia che attraverso il cammino formativo di Azione cattolica mi ha aperta all’ideale della donazione totale a Dio e al suo Regno. La Congregazione delle FSMP mia seconda famiglia, mi ha accolta e accompagnata nell’assumere e amare il carisma della carità di san Luigi Guanella e della Beata Chiara Bosatta. Rendo grazie a Dio per tutto quanto mi ha donato nella sua misericordia e tanta riconoscenza la devo alla nostra cara madre della Divina Provvidenza perché l’ho sempre sentita madre  nelle esperienze difficile e dolorose della vita”.

Vorrei chiudere citando una ulteriore promessa presente nel testamento di madre Elena, promessa che anche il Vangelo di oggi ci ha ricordato: la preghiera di intercessione per gli altri, quella che il padre sente, accoglie ed esaudisce. A questa ci appelliamo in questo momento di saluto terreno a Madre Elena, sicuri che lei la porterà a compimento: “Saluto con affetto ogni consorella, a tutte il mio saluto riconoscente. La nostra sincera fraternità continuerà in cielo e vi assicuro che non cesserò di intercedere grazie su ciascuna di voi sulla terra. Chiederò poi a Dio Padre per la nostra amata Congregazione la continua assistenza dello Spirito Santo perché sia fedele allo spirito del Fondatore e possa gioire per il dono di nuove e sante vocazioni.” Davvero un gran dono, cara madre Elena, in questo momento di prova.

Davanti all’esempio così luminoso di madre Elena sarà più facile quest’anno percorrere il cammino quaresimale, orientati alla Risurrezione di Cristo che ci attrae e rende disponibili ad ogni sacrificio, rinuncia e conversione convinti che le sofferenze di questo tempo presente non sono paragonabili alla gloria che ci attende alla fine. Riposa in pace Madre Elena e grazie di averci resi partecipi della tua spirituale eredità.  Amen.