Dio, Padre di Gesù Cristo

 

Dicevamo che Gesù porta a compimento la rivelazione della paternità di Dio: dopo la sua  venuta Dio è riconosciuto non più solo come Padre di Israele ma come "il Padre del Signore nostro Gesù Cristo" (Ef1, 3).  

Non è più solo una paternità generica verso tutte le creature  (come Creatore) o verso il popolo eletto, ma esprime l'essenza stessa di Dio che dall'eternità genera un Figlio uguale a lui e a lui perfettamente unito mediante lo Spirito-Amore, e che attraverso il suo Figlio vuole far diventare anche tutti noi suoi figli e figlie, e quindi fratelli e sorelle tra noi. 

Con il suo stile di vita e con l'insegnamento Gesù rivela la sua identità di Figlio: "Il Padre conosce me e io conosco il Padre" (Gv 10, 15). Fuori di lui non si può scoprire la vera identità di Dio e riconoscerlo e incontrarlo come Padre: "Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Mt 11,27) - "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Gv 14, 6). Tanto che alla fine della vita Gesù potrà dire, rivolgendosi direttamente a Dio suo Padre, di aver compiuto fino in fondo la missione di rivelarne l'identità (il nome): "Padre ( ... ) ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini ( ... ) Il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto ( ... ) E io ho fatto conoscere loro il tuo nome" (Gv 17, 1.6.25-26).  

Tutta la persona di Gesù - parole e gesti - svela compiutamente chi è il Padre. In polemica con i farisei, ad esempio dice: "Se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio" (Gv 8, 19). A Filippo che, prima della passione e morte di Gesù, esprime l'eterno desiderio dell'umanità di conoscere Dio ("Signore, mostraci il Padre e ci basta"), risponde:  "Chi ha visto me ha visto il Padre ( ... ). lo sono nel Padre e il Padre è in me" (Gv 14, 8 ss.). 

Il rapporto di Gesù con il Padre è davvero speciale e unico, diverso da quello che possono avere i suoi discepoli, ai quali pure insegna di riconoscerlo come loro Padre. Mai Gesù parla di Dio o si rivolge a lui chiamandolo "Padre nostro" (eccetto quando insegna ai discepoli a invocarlo così), ma sempre "Padre" o "Padre mio" oppure "il Padre vostro celeste". Una volta sottolinea esplicitamente questa distinzione, parlando alla Maddalena dopo la resurrezione: "Va' dai miei fratelli e di' loro: lo salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro" (Gv 20, 17). 

Gesù ha chiara consapevolezza di questa relazione esclusiva con il Padre: "Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato" (Gv 5,23) - "So da dove vengo e dove vado"(Gv 8, 14) - "Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre" (Gv 16, 28) - "Sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato" (Gv 17, 8). Addirittura Gesù arriva a indicare una loro reciproca  "inabitazione" e quasi identificazione: "Come tu, Padre, sei in me e io in te" (Gv 17, 21) - "lo sono nel Padre e il Padre è in me"(Gv 14, Il) - "lo e il Padre siamo una cosa sola" (Gv 10,20). 

In forza di questo rapporto unico, Gesù fa quello che il Padre vuole. Ancora dodicenne dimostra già di possedere questa coscienza filiale: a Maria e Giuseppe che lo cercavano credendolo perduto nella confusione di una festa a Gerusalemme, dice: "Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Le 2, 49). E ai farisei: "Non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato" (Gv 5,30). E sa di essere sempre esaudito in ciò che chiede: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. lo sapevo che sempre mi dai ascolto" (Gv Il,41-42) - "Tutto mi è stato dato dal Padre mio" (M! Il,27) - "Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa" (Gv 3,35). 

Oltre all'insegnamento, sono le opere prodigiose che Gesù compie a "certificare" la sua provenienza dal Padre. Ai discepoli del Battista che a suo nome gli chiedono: "Sei tu colui che deve venire?" (cioè il Messia che Dio ha promesso di inviare all'umanità), Gesù risponde operando della guarigioni e conclude: "Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto" (Lc 7, 9 ss.). E in un'altra occasione rivendica esplicitamente: "Le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato" (Gv 5,36). 

 

"Continuiamo la nostra riflessione, dopo il Tempo di Natale, sul tema della paternità di Dio, tema tanto caro a don Luigi Guanella e che, in questa rubrica, vogliamo sviluppare in questo anno centenario della sua morte."