La presa di possesso della basilica del Trionfale si è svolta tra
le solennità del cerimoniale romano e la semplicità cordiale del cardinale titolare Emil Paul Tscherrig.
di B. Capparoni
Puntuale perché svizzero e nel medesimo tempo semplice e cordiale, è venuto il cardinale Emil Paul Tscherrig a prendere possesso di quella che potremmo chiamare la “sua” chiesa, cioè la basilica di san Giuseppe al Trionfale. Sulla facciata il parroco don Tommaso ha provveduto a esporre, a sinistra del portone, il suo stemma cardinalizio, che porta impressa una parola confortante: «Spes mea Christus. La mia speranza, Cristo».
Il rito si è svolto secondo le prescrizioni del cerimoniale romano, sotto la direzione del cerimoniere pontificio monsignor Massimiliano Boiardi. Al suo arrivo il Cardinale ha baciato il crocifisso, offertogli dal Parroco; poi ha asperso i fedeli con l’acqua lustrale e ha percorso la navata fino all’altare, dove si è fermato qualche tempo in adorazione dell’Eucaristia. Poi è entrato in sacrestia dove erano radunati i concelebranti. Da parte dell’Opera Don Guanella erano presenti il superiore generale padre Umberto Brugnoni e il vicario generale don Nico Rutigliano, il superiore provinciale don Alessandro Allegra, tutta la comunità religiosa di San Giuseppe al Trionfale, i superiori e seminaristi del Seminario Monsignor Bacciarini. Erano anche venuti i Consiglieri della Nunziatura apostolica d’Italia monsignor Filippo Colnago e monsignor Giuseppe Trentadue, il parroco di Santa Lucia don Alessandro Zenobbi prefetto, il parroco di Santa Maria delle Grazie don Antonio Fois e vari altri sacerdoti.
All’omelia, il Cardinale ha esordito: «Desidero anzitutto esprimere la mia profonda gratitudine al santo padre Francesco che, nel Concistoro del 30 settembre scorso, mi ha nominato membro del Collegio Cardinalizio e, inserendomi nel clero di Roma, mi ha affidato la diaconia di questa chiesa parrocchiale di San Giuseppe al Trionfale. Mentre prima ero vescovo di una Chiesa titolare che fisicamente non esiste più, ora, essendo ospite presso la vostra comunità, appartengo di nuovo a una famiglia viva di fratelli e sorelle. Considero questa appartenenza un privilegio e sono felice di poter essere qui tra di voi. Grazie per la vostra cordiale accoglienza. Sono specialmente riconoscente ai Padri guanelliani, i padroni di casa, per avermi ricevuto come un fratello».
È poi passato a illustrare la parabola evangelica dei talenti (Mt 25, 14-30) della liturgia domenicale. Tra l’altro ha detto: «Il mistero di un’esistenza fruttuosa non consiste nel trattenere i nostri talenti per paura di perderli o per il rischio che ogni vita comporta, ma piuttosto nel farne dono con generosità. Questa generosità include anche una particolare attenzione verso i poveri. Proprio questa domenica si celebra la Giornata Mondiale dei Poveri, fortemente voluta da papa Francesco, che stamattina ha celebrato la santa Messa per i poveri e con i poveri nella Basilica di san Pietro e ha poi condiviso con loro il pranzo. Con questo gesto il Papa invita a far parte dei nostri beni a coloro che sono meno fortunati e ad accogliere tutti come fratelli».
La celebrazione eucaristica è proseguita con i canti del coro parrocchiale e la presenza di molti fedeli, che hanno espresso la loro gratitudine al Papa per aver affidato la diaconia di San Giuseppe al cardinale Tscherrig. Al termine, in sacrestia, il Cerimoniere pontificio, in veste di protonotario apostolico, ha dato lettura dell’atto rogato della presa di possesso e ha invitato tutti i sacerdoti presenti a controfirmarlo.
Dopo la Messa, il cardinale Tscherrig si è fermato con la comunità guanelliana per le cena e ha mostrato ancora una volta la sua amabilità intrattenendosi con i confratelli. Ritornando alla Nunziatura apostolica, ha assicurato che verrà più spesso alla sua e nostra chiesa, specialmente per pregare san Giuseppe di cui è molto devoto.