Nuovi orizzonti per il carisma
guanelliano in Ghana. Ai consueti bisogni si provvede con rinnovata carità.
Perché «fermarsi non si può» quando
c’è l’aiuto della divina Provvidenza.

di padre Sorsai Rathinam,  Consigliere generale referente per l'Africa

Insieme al Superiore generale padre Umberto Brugnoni ho avuto modo di visitare per la seconda volta le comunità guanelliane presenti in Ghana. Il nostro viaggio è durato due settimane; abbiamo avuto incontri con i confratelli, con il personale laico che lavora con i guanelliani, con alcuni vescovi del Ghana, con i giovani italiani del servizio civile, con gli stessi destinatari della nostra opera in quel paese.

È sempre un’esperienza bella e forte, quando si tocca con mano la ricchezza e gioia del nostro carisma operante in terra africana. Mi sembra bello, cari lettori di Servire, condividere con voi quanto abbiamo visto e raccolto come richiesta di speranza in questo nostro viaggio, al fine di favorire  la vostra conoscenza della nostra opera in Ghana.

In Africa l’Opera don Guanella è presente in quattro nazioni: Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Ghana e Tanzania, l’ultima arrivata. Il Ghana è una nazione dell’Africa Occidentale, situata sul Golfo di Guinea, con una popolazione di circa 32 milioni di persone. Il Cristianesimo è la religione più diffusa. I cristiani rappresentano circa il 71% della popolazione.

Noi guanelliani siamo presenti ad Abor, una città nel sud-est del Ghana che si trova a est del fiume Volta. Abbiamo una grande scuola, St. Theresa Centre, per ragazzi portatori di handicap fisici che condividono la vita e la scuola con ragazzi della città. Vi è curata la formazione professionale sia delle cosiddette persone normodotate che delle persone con disabilità fisica. Fu aperto il 29 aprile 1989 da un missionario comboniano, padre Angelo Confalonieri. Dieci anni dopo, precisamente il 29 gennaio 1999, la direzione del centro fu affidata alla Congregazione dei Servi della Carità. Vi sono diversi laboratori (sartoria, dipartimento di tecnologia dell’informazione e della comunicazione, laboratorio del cuoio, tipografia, laboratorio di elettronica, officina per impianti elettrici e palestra di fisioterapia). Il centro ha preparato studenti che hanno acquisito abilità e conoscenze e che oggi sono ben inseriti nella società locale con le loro attività commerciali, mentre altri hanno trovato altri impieghi nel mondo lavorativo.

Le sfide che il centro si trova ad affrontare oggi:

– La manutenzione della struttura. Fino adesso è stata possibile grazie al supporto economico dell’ASCI e di altri benefattori italiani. 

– La necessità di strumenti e attrezzature nei vari dipartimenti dell’apprendimento.

– La formazione adeguata del personale per una fornitura di servizi più efficace.

–Uno scuolabus per la mobilità degli studenti dai paesi limitrofi alla scuola.

– L’incremento del personale, sia insegnante che non insegnante, per una migliore erogazione di servizi alla persona.

Oltre che ad Abor, i guanelliani in Ghana sono presenti ad Adidome nella “The Good Samaritan Home”, una struttura sorta nel 2010. Si tratta di un centro di riabilitazione per persone con disabilità intellettiva. Adidome dista da Abor circa 60 km. Attualmente vi sono venticinque persone con disabilità, che per la maggior parte sono orfani e provengono da famiglie povere. La casa si distingue per un bellissimo clima di allegria e familiarità, che sembra toccare tutti: ragazzi, confratelli, volontari, personale dipendente. Qui si vive di provvidenza e per continuare la missione si fa affidamento sulla beneficienza e generosità della società locale, che si è impegnata a sostenere la casa.

Anche in questa comunità ci sono sfide che devono essere affrontate: 

– infrastrutture, specialmente dormitori per ragazze e ragazzi;

– sala di fisioterapia con attrezzature e sedie a rotelle adatte alle loro condizioni;

– vitto per i ragazzi e gli operatori, che vivono di quello che viene prodotto o donato;

– stipendio adeguato ai lavoratori;

– consulenza medica.

Abbiamo promesso che, una volta rientrati in Italia, ci saremmo dati da fare per chiedere l’aiuto a loro necessario. Per questo dalla rivista Servire lanciamo l’SOS pro Ghana, per gli handicappati della scuola di Abor e per la comunità di Adidome.

Vi abbiamo elencato  le necessità più urgenti perché, se qualcuno di voi vuole aiutarci, renderemo davvero felici questi nostri fratelli poveri. Don Guanella ci diceva: «Chi dona al povero, regala a Dio». E sappiamo che Dio è molto largo nel contraccambiare la nostra generosità fatta ai fratelli più bisognosi.

 le parrocchie hanno iniziato le loro attività con un auspicato un passo di partecipazione questa a livello personale è esigiti dal nuovo stile di sentirsi membri attivi di una comunità i per ascoltare la polifonia della voce dello Spirito e così camminare insieme, spogliati dai nostri personalismi per realizzare quel piano divino che permette a tutti i  cristiani di affacciarsi alla fontana   delle qualità evangeliche per fecondare e mietere frutti di una pace con il profumo inebriante dell’evangelo.

Dopo lunghi anni di obbedienza pacificata all’autorità, ora in questi anni alla luce dei germogli dello spirito del Concilio Vaticano II si tenta di vivere un’obbedienza responsabile nella consapevolezza di vivere in comunità ecclesiali   che hanno assunto la consapevolezza di essere un popolo in costante ascolto del dono lo Spirito presente in ogni battezzato.

L’umiltà è la lunghezza d’onda che ci permette di acquisire, sviluppare ed offrire come dono gratuito alle sorelle e ai fratelli con l’impegno reciproco di ascoltarsi usare le braccia in un’azione corale.

«L’avvio del Sinodo, avvenuto il 9 ottobre dello scorso anno, significa porre la domanda su che cosa significa oggi essere Chiesa e quale sia il suo senso nella storia».

Sullo sfondo di questo cammino c’č il Documento conciliare della Lumen gentium (la Chiesa luce delle genti), nel nostro immaginario collettivo, siamo abituati a pensare la Chiesa piů come una costruzione di mattoni piů che un insieme di cellule collegate tra loro.  Un’immagine piů attuale potremmo meglio pensarla come una relazione sinfonica, cioč un insieme di note diverse che danno vita a una composizione. Se dovessimo proseguire usando questa immagine, direi che «non si tratta di una sinfonia dove le parti sono giŕ scritte e assegnate, ma. di un concerto jazz, dove si suona seguendo l’ispirazione condivisa nel momento». Musicisti diversi con diversi strumenti per esprimere una piacevole armonia.Mario CarreraSe c’è un’immagine che può fotografare la vitalità della Chiesa è la stagione primaverile.  Dopo il letargo apparente dell’inverno, le parrocchie hanno iniziato le loro attività con un auspicato un passo di partecipazioneuesta a livello personale è esigiti dal nuovo stile di sentirsi membri attivi di una comunità i per ascoltare la polifonia della voce dello Spirito e così camminare insieme, spogliati dai nostri personalismi per realizzare quel piano divino che permette a tutti i  cristiani di affacciarsi alla fontana   delle qualità evangeliche per fecondare e mietere frutti di una pace con il profumo inebriante dell’evangelo.

Dopo lunghi anni di obbedienza pacificata all’autorità, ora in questi anni alla luce dei germogli dello spirito del Concilio Vaticano II si tenta di vivere un’obbedienza responsabile nella consapevolezza di vivere in comunità ecclesiali   che hanno assunto la consapevolezza di essere un popolo in costante ascolto del dono lo Spirito presente in ogni battezzato.

L’umiltà è la lunghezza d’onda che ci permette di acquisire, sviluppare ed offrire come dono gratuito alle sorelle e ai fratelli con l’impegno reciproco di ascoltarsi usare le braccia in un’azione corale.

«L’avvio del Sinodo, avvenuto il 9 ottobre dello scorso anno, significa porre la domanda su che cosa significa oggi essere Chiesa e quale sia il suo senso nella storia».

Sullo sfondo di questo cammino c’č il Documento conciliare della Lumen gentium (la Chiesa luce delle genti), nel nostro immaginario collettivo, siamo abituati a pensare la Chiesa piů come una costruzione di mattoni piů che un insieme di cellule collegate tra loro.  Un’immagine piů attuale potremmo meglio pensarla come una relazione sinfonica, cioč un insieme di note diverse che danno vita a una composizione. Se dovessimo proseguire usando questa immagine, direi che «non si tratta di una sinfonia dove le parti sono giŕ scritte e assegnate, ma. di un concerto jazz, dove si suona seguendo l’ispiraz