Il 6 novembre 2023 dal Papa delegazioni
di bambini da tutto il mondo. Presente anche
la Scuola San Giuseppe al Trionfale di Roma. 

di don Salvatore Alletto, direttore della Scuola San Giuseppe al Trionfale di Roma

Cappellini colorati, bandierine da tutto il mondo e un chiassoso vociare hanno fatto da corredo all’incontro del Papa con i bambini del mondo, svoltosi lo scorso 6 novembre nell’Aula Paolo VI. Fra i seimila bambini, anche 80 alunni della Scuola Primaria san Giuseppe al Trionfale di Roma, accompagnati dagli insegnanti e dal personale scolastico.

«Vi aspetto tutti per imparare anch’io da voi!», sono state queste le parole con le quali papa Francesco ha invitato i bambini a un pomeriggio davvero speciale. E loro hanno risposto con grande entusiasmo e slancio. L’incontro organizzato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione aveva proprio l’obiettivo di sensibilizzare gli adulti in modo che possano tornare ad avere sentimenti puri come i bambini. Sono loro infatti che ci insegnano la limpidezza delle relazioni, l’accoglienza spontanea di chi è forestiero e il rispetto per tutto il creato. 

Più volte, nel corso dell’udienza, le parole del Papa si sono unite a quelle dei bambini. Il primo invito di Francesco è stato per riscoprire la bellezza della vita come dono: «La vita è un dono e noi siamo  fratelli, tutti!». Non è mancato poi il ricordo verso tutti quei bambini che in tante parti del mondo soffrono per la guerra o la povertà. Il pensiero è andato in particolare ai piccoli della Terra Santa e dell’Ucraina, ma anche ai bambini di varie parti del mondo che vivono situazioni difficili per i disastri climatici, per la fame, per la guerra e per la povertà. E ancora le parole del Papa si fondono e confondono con quelle dei bambini: «Voi sapete che c’è gente cattiva che fa del male, che fa la guerra, distrugge… Voi, volete fare del male? [i bambini rispondono in coro: No!] Voi volete aiutare? [rispondono: Sì!] Mi piace questo, mi piace».

È un vero e proprio dialogo quello che si instaura fra i bambini che iniziano a porre delle domande al Papa, il quale abbraccia idealmente tutti i fanciulli del mondo. Sono sempre grandi le domande dei piccoli e soprattutto capaci di toccare in maniera semplice temi profondi e importanti. Quando i bambini parlano della guerra, il volto di papa Francesco sembra quasi incupirsi. «Secondo te, perché uccidono i bambini, durante la guerra, e nessuno li difende?», chiede Antranik, un bimbo siriano. E ancora: «Volevo capire questo: se non hanno ascoltato te, che sai così tante cose, perché dovrebbero ascoltare noi, e come possono farlo?», domanda limpidamente Kim Ngan, vietnamita di undici anni. Papa Francesco ricorda che, a causa della crudeltà della guerra, i bambini sono coloro che hanno la peggio, e ha invitato tutti i piccoli a non rassegnarsi, anche se sembra che la loro voce non venga ascoltata, perché i bambini sono messaggeri di pace. 

Arriva poi il momento di Ivan dall’Ucraina, che chiede come si fa a fare la pace. «Non c’è un metodo per imparare a fare la pace, no – afferma papa Francesco – C’è un gesto: la pace si fa con la mano tesa, con la mano dell’amicizia tesa, sempre cercando di coinvolgere le altre persone per andare insieme. La mano tesa. Vi domando: voi volete fare la pace? [rispondono: Sì!] Facciamo un gesto, tutti insieme: la mano tesa, tutti insieme». Tante mani pronte a stringere la mano dell’altro sembrano quasi una profezia o un sogno e tutti siamo chiamati seguendo l’esempio dei bambini a dare il nostro contributo per essere anche noi messaggeri di pace.

Sono tante anche le domande sul futuro del pianeta Terra e sui rischi del riscaldamento climatico. A Luxelle, proveniente dal continente africano, papa Francesco dice: «La tua domanda è molto importante. Tu domandi: perché in questo tempo fa così caldo, anche se è autunno? Domandi questo. Sapete perché? Perché noi, le persone, non custodiamo il creato, non custodiamo la natura e la natura si ribella. Dobbiamo imparare a custodire il creato, a custodire la natura e non a sporcare la natura. Insieme diciamo: “custodire la natura”. Insieme! Perché la natura è il nostro futuro».

Non mancano poi le domande sulla vita personale del Pontefice. La proverbiale curiosità dei bambini apre un varco nel cuore di Francesco, che come un nonno saggio, tra un sorriso e una carezza, si apre raccontando anche alcuni aspetti della sua vita. I sogni durante la notte («Ma io non so cosa sogno, perché dormo!»), gli amici dentro e fuori dal Vaticano («…e anche qualche Cardinale è mio amico!»), l’organizzazione della giornata («Lavoro! E c’è tanto lavoro, qui. Lavoro ascoltando la gente, sistemando le cose, pensando come andare avanti, facendo che le cose vadano meglio. Io lavoro: mi alzo presto, prego e lavoro») e come gestire i momenti di rabbia («Quando sei arrabbiato, prima di rispondere, bevi un bicchiere d’acqua»).

Con una catena formata dalle mani dei bambini e una preghiera per la pace si conclude un incontro che ha toccato il cuore di piccoli e grandi. Si torna a casa con il sorriso stampato sulle labbra, la gioia nel cuore per aver ascoltato le parole del Papa e con le mani piene, non solo della dolce merenda ricevuta, ma di tanti sogni di pace da costruire nel cantiere della vita. 

Piccoli sì, ma con grandi sogni. E noi adulti proviamo a imparare da loro!