Ad Arca (Spagna) l’Assemblea della Delegazione Europea dei Servi della Carità

di don Nico Rutigliano, vicario generale

Dal 7 all’11 novembre scorso, si è svolta ad Arca, in Spagna, l’Assemblea della Delegazione Europea della Congregazione dei Servi della Carità. Ha visto coinvolti 25 confratelli provenienti da otto Paesi che attualmente lavorano nelle quattro nazioni della stessa Delegazione (Spagna, Polonia, Germania e Romania). 

Don Fabio Pallotta, superiore della Delegazione, nella sua riflessione iniziale ha presentato la situazione della Delegazione dal suo punto di vista, mettendo subito a fuoco l’importanza della vita comunitaria, che soffre a volte di una mancanza di fraternità. 

Una delle caratteristiche di questa Delegazione è che vi sono enormi distanze culturali e linguistiche (4 lingue, 4 monete, 19 confratelli di 8 nazioni), ma è vero pure che la Delegazione è giovane (età media 45 anni). Non si parla di ridimensionamento, anzi, c’è entusiasmo, desiderio di crescita, tutti motivi di speranza. 

è pure necessario nelle opere di carità in cui si è coinvolti di lasciarsi ispirare sempre di più al PEG (Documento base per Progetti educativi guanelliani), dove è bene indicato come puntare alla educazione integrale della persona. Viene così delineato anche l’evangelico nesso che esiste tra testimonianza e chiamata. I giovani sempre più vogliono vedere testimoni. Non bisogna correre il rischio di accontentarsi della semplice assistenza. «Il nostro servizio – ricorda don Fabio – dovrebbe essere qualificato e dovrebbe attrarre vocazioni con la nostra testimonianza. La pastorale vocazionale purtroppo non decolla ancora: non agganciamo i giovani, abbiamo solo due gruppi di cooperatori, il volontariato è scarso.

Si è in cammino e la conversione deve iniziare in primis da noi stessi». Un principio sempre valido che i confratelli della Delegazione sentono in maniera forte. Occorre continuare ad avere una guida spirituale, fare continuamente discernimento spirituale, curare la qualità delle nostre relazioni, resistere alla tentazione del mondo virtuale quando genera dipendenza. Dobbiamo cioè reagire alla deriva formativa e spirituale della nostra società non più cristiana.

Anche negli interventi dei confratelli in assemblea, tanto preziosi e profondi, è emerso il desiderio di un rinnovamento spirituale continuo: dove curare bene le relazioni sembra la migliore strategia anti-secolare. «Dobbiamo migliorare le nostre relazioni, aprire il nostro cuore allo Spirito. Tutto il resto ci verrà di conseguenza», diceva qualcuno nel suo intervento.

Si è parlato anche delle crisi che possono attraversare i confratelli già in avanti negli anni, quando a volte ci si può sentire inconsistenti nell’azione pastorale e caritativa, con perdita della propria identità, con a volte vere crisi di fede o debolezze dovuta alla scarsa formazione umana.

Il lavoro di assemblea è proseguito nei lavori di gruppo. Nel rientro in sala i confratelli hanno avuto modo di presentare le loro Case (vita di comunità, ruoli dei confratelli, attività svolte). Poi don Fernando de la Torre, economo della delegazione, ha preso la parola per mostrare la situazione economica delle case e della Delegazione, e don Uche ha avuto occasione per far conoscere il tema della Procura delle missioni (dalla sua nascita alle attuali possibilità che offre, qualora vi siano progetti presentati in modo adeguato ed esaustivo nelle loro componenti).

La pastorale delle vocazioni si rende sempre più urgente. È stato invitato, pertanto, un religioso del Verbo Incarnato che ha portato la sua esperienza. Dopo la sua esposizione, è nato un dialogo fruttuoso, prima con lui e poi tra di noi. Tutto questo porterà ciascuna comunità ad adottare nuove strategie, a pensare modalità diverse per attuare l’importante compito di lavorare per l’animazione vocazionale. 

Dal dialogo sono emersi alcuni capisaldi che non devono mancare nella pastorale delle vocazioni: testimonianza; cura della qualità e non del numero; continuare senza stancarci nella animazione vocazionale a tutti i livelli (dai chierichetti agli universitari); preghiera vocazionale. 

Non c’è un’unica ricetta, ma diverse strategie per ogni nazione; creare occasioni per incontrare giovani ed invitarli anche alle nostre feste; organizzare pellegrinaggi a santuari; favorire incontri con i testimoni della fede.