A Fara Novarese, a pochi chilometri da Gozzano, nella bassa valle del Sesia, dal 1916 c’era il seminario minore dei Guanelliani e questo avrà permesso al vescovo della diocesi, monsignor Giuseppe Gamba, di conoscere l’Opera Don Guanella. Fu appunto nel 1923 (cento anni fa!) che egli prese accordi con monsignor Aurelio Bacciarini, superiore generale della Congregazione guanelliana, per dare un futuro alla Pia Casa San Giuseppe del Suffragio in Gozzano.  

Si trattava di un’opera di carità e di educazione, avviata da madre Carolina Riboldi, giunta a Gozzano da Verano Brianza nel 1873 con alcune compagne, per formare un gruppo di consacrate, chiamate Suore Giuseppine. Con loro c’erano anche alcuni uomini, tutti della famiglia Citterio, uniti dai voti religiosi e chiamati Fratelli di San Giuseppe.

Questo “focolare” di carità assisteva bambini e bambine, minorati fisici e psichici, vecchi e vecchie. Le suore si dedicavano anche alla assistenza domiciliare dei malati. Purtroppo, però, come spesso nelle opere di bene, non mancarono le difficoltà, e questa volta furono vocazionali. A differenza delle Suore, che crescevano di numero, non era così per i Fratelli. In due anni morirono sia il fondatore Giuseppe Felice Citterio che la Riboldi. Ad aggravare la situazione giunse la Prima Guerra mondiale e l’epidemia di febbre spagnola. Fu in questa situazione che il vescovo Gamba prese in mano le redini della Pia Casa e, fallito un tentativo con le suore del Cottolengo, si rivolse ai Guanelliani. 

La Pia Casa sorgeva ai piedi della rocca su cui si erge la maestosa basilica di san Giuliano, risalente al IX secolo; annesso vi era il palazzo dove il vescovo di Novara, secondo tradizione, trascorreva diversi mesi, anche per fuggire l’afa estiva del capoluogo.

I due superstiti Fratelli di San Giuseppe, Giuseppe Enrico e Giuseppe Massimino, emisero la professione religiosa fra i Servi della Carità, mentre le Suore entrarono tra le Figlie di Santa Maria della Provvidenza. E così, dal 1923 iniziava la storia guanelliana della casa di Gozzano, con numerosi e intraprendenti direttori che apportarono migliorie secondo le esigenze dei tempi. 

Il 2 agosto 1936 venne inaugurata una nuova ala, grazie all’impegno di don Giovanni Riva. Poi il numero crescente dei ragazzi e la condizione sociale assai modesta delle famiglie  impegnarono don Gerolamo Cremonesi (1936-42) a organizzare una “Pia Opera” per la raccolta della beneficenza. Il 27 ottobre 1940 crollò il vecchio reparto della Pia Casa, fortunatamente senza vittime. Iniziò subito la costruzione di una nuova chiesa, per sostituire quella vecchia e insufficiente. La necessità di reperire risorse alimentari dopo la Seconda guerra spinse don Francesco Frigo (1945-52) a costruire una nuova e moderna stalla. Inoltre, per permettere ai ragazzi di trascorrere in modo piacevole le vacanze, acquistò a Bracchio, sul lago di Mergozzo, una villa che adibì a colonia estiva, sostituita più tardi, da don Antonio Gozzo, con una a Macugnaga ai piedi del Monte Rosa.

Nell’istituto erano state presenti fin dall’inizio le scuole elementari statali, com’era in uso nella maggior parte della Case guanelliane. Nei primi anni cinquanta don Enrico Alimandi introdusse anche la scuola di Avviamento professionale, che durò fino al 1962, quando nacque la scuola media unificata. Sempre don Alimandi diede avvio all’Associazione Ex-Allievi.

Dagli anni sessanta cambiò la tipologia degli ospiti:  non più soltanto orfani, ma ragazzi di famiglie operaie i cui genitori, impegnati nel lavoro, preferivano lasciarli durante il giorno in un ambiente sicuro. Iniziavano così a essere presenti anche i semiconvittori che alla sera rientravano nelle loro famiglie. L’evolversi delle condizioni sociali e le leggi della Regione Piemonte influirono sul calo progressivo delle presenze,  accentuato anche dal fatto che la direzione scolastica di Gozzano non concesse più le classi interne al Collegio. Per molti genitori venne meno la motivazione di affidare i propri figli. 

Anche la crisi di vocazioni intervenne a sostituire l’azione educativa dei chierici guanelliani, che fino al 1975 svolgevano nel Collegio il loro tirocinio pratico, con la presenza di personale laico, favorendo una pluralità di competenze nel campo pedagogico.

A cavallo del nostro secolo, don Agostino Frasson, forte di una pluriennale esperienza maturata a Genova, pensava di dare vita a una moderna realtà educativa nella località Mombellino, poco distante dall’istituto; l’iniziativa era stata già tentata da don Giancarlo Pravettoni decina d’anni prima. Purtroppo non fu possibile, a causa dei vincoli ambientali posti su quella località

La soluzione, che continua ancora oggi, fu quella di trasformare l’edificio della vecchia stalla in una struttura adatta per gruppi-famiglia: inaugurata nel 2009, oggi ospita una moderna comunità educativa. Il vecchio collegio fu ceduto nel 2008 al Comune di Gozzano che ha realizzato ventuno alloggi popolari.

Un pensiero gratissimo va alle Suore, Figlie di Santa Maria della Provvidenza, che fin dall’inizio furono presenti nei vari servizi di cucina e di guardaroba fino al 1992, quando non fu più possibile assicurarne la presenza. In tutte le Case guanelliane la presenza delle Suore è stata testimonianza di carità materna e spesso eroica, soprattutto nei periodi bellici.

Dal 2016 presso la Casa San Giuseppe di Gozzano non vi è più la presenza stabile di religiosi guanelliani e il direttore dell’opera è un laico.

don Gabriele Cantaluppi