MISSÃO MANAUS – FAMÍLIA GUANELLIANA

A Família Guanelliana foi convidada pela Arquidiocese de Manaus, no Amazonas, a trabalhar naquela cidade. Após visitas e avaliações houve a aprovação do projeto. Em setembro de 2019, a irmã Sonia Maria Southier, padre Antônio Francisco de Melo Viana e o Sr. Paulo Sivieri estiveram com o arcebispo e, acompanhados pelo padre Gastón Gabriel Aquino, guanelliano, visitaram os vários lugares indicados para avaliar qual serviço assumir. Por fim, o local de-finido foi a Colônia Antonio Aleixo, bairro de muita pobreza tanto material quanto espiritual e, em 4 de março, as Filhas de Santa Maria da Providência enviaram para a missão as irmãs Francisca Auri-ana Rocha, Marli do Carmo Pena e Zulmira Izidoro de Assis que estarão sediadas na comunidade São Francisco de Assis, pertencente à paróquia Nossa Senhora das Graças, na qual o padre Gastón é pároco.
Como a missão é da Família Guanelliana, os Guanellianos Cooperadores logo serão convidados a contribuir com os projetos sociais e de evangelização traçados pelas irmãs.
Nossos agradecimentos às irmãs que aceitaram a missão e nossas orações para que o Senhor Jesus conceda a elas muita luz para colocar naquela comunidade a marca do Carisma de São Luís Guanella, o Apóstolo da Caridade.

 

Lettera dall’Amazzonia da P. Gaston

Carissimo Don Umberto,
Pace di Cristo a lei! Spero stia bene e con buona salute di anima e corpo. Sono qui a raccontargli alcune importanti novità sulla nostra missione qui in Amazzonia.
1. ALCUNE NOVITA
Dopo il saluto della comunità a don Gianni Poli della diocesi di Trento che per lunghi anni ha operato in questa comunità, ora siamo noi a dare continuità a questa missione caritativo-pastorale nelle periferie di Manaus. Devo ringraziare tanto don Poli. Mi è stato sempre molto vicino. Egli ha fatto di tutto affinché io potessi inserirmi facilmente, potessi essere accolto con affetto, e mi potessi adattare a questa realtà non facile. Pur essendo lui diocesano, ci teneva tanto alla vita comune. Infatti, pregavamo insieme al mattino ogni giorno (ufficio e Lectio) e poi condividevamo i pasti, le riunioni ed altre attività. Lui davvero ama l’Amazzonia ed il suo popolo. In termini economici ha dato un grande impulso a questa zona così povera e marginale.

2. DESCRIZIONE DELLA MISSIONE
Vorrei adesso offrirgli una descrizione più in dettaglio della missione che ci è stata affidata. Alla fine di questo primo anno a contatto diretto con la realtà, non parlo più per “sentito dire” oppure mosso dallo stupore del primo impatto. La mia conoscenza è senz’altro molto più approfondita e vorrei raccontargliela.

a. La parrocchia “Nossa Senhora Das Graças”
La parrocchia “Nossa Senhora das Graças” è inserita in un vasto territorio periferico della città di Manaus nella regione amazzonica del Brasile. Ad essa appartengono due quartieri separati da un lago: d’una parte c’è “La Colonia Antonio Aleixo” e dall’altra il “Bela Vista”. Il primo quartiere compone circa l’80% del territorio parrocchiale. Entrambi sono segnati dall’evidente marginalità, povertà, degrado edilizio, morale e spirituale. Nei due quartieri è concentrata una popolazione di circa 40.000 abitanti. La popolazione parrocchiale ha una sua particolarità rispetto a tutta la città di Manaus: soprattutto gli anziani portano nel corpo segni di mutilazione. C’è chi di più, c’è chi di meno, ma questa situazione si verifica nella maggior parte dei casi. Come mai? La ragione è che alle origini in questo posto ci sono stati molti malati di lebbra.
A livello pastorale la parrocchia è suddivisa in 11 comunità o Cappelle già configurate che in un certo senso rappresentano le frazioni interne ai quartieri. Tuttavia, ci sono almeno altre 5 frazioni (alcune relativamente recenti) a cui non si è ancora arrivati con una presenza caritativo- pastorale stabile: Coração de mãe, Francisca Mendez, Barrio da fé, Buracão, familias ribeirinhas, ecc. Queste sono baraccopoli, luoghi distanti, un po’ isolati e di difficile accesso; alcuni si raggiungono attraversando il lago andando in diverse direzioni. Sono segnati da una forte presenza del narco traffico. Il livello di analfabetismo è anche alto dovuto alla localizzazione territoriale distante dai servizi educativi, i quali di per sé son già pochi in confronto alla crescente richiesta della popolazione. Un altro importantissimo luogo appartenente alla parrocchia che domanda in modo speciale le sue attività caritative e pastorali è la “UPP” (unidade prisional de Puraquequara), cioè il carcere, il quale ha una popolazione di circa 1500 persone.

b. I Gruppi Parrocchiali
La partecipazione dei gruppi in parrocchia è in questo modo: II gruppo più consolidato è quello delle coppie di sposi. Essi sono numerosi e molto coinvolti nella vita della comunità. C’è anche una piccola espressione di pastorale giovanile, ma su questo bisogna investire molto di più. Le strade sono strapiene di giovani e bambini. Purtroppo, non ci sono proposte sportive e ludiche significative per essi. Mancano itinerari formativi, spirituali e catechistici adatti ai giovani. Tante volte la droga è la porta più facile e immediata per tentare di uscire dal senza senso e dalle situazioni di sofferenza e povertà di casa. C’è bisogno urgente di una proposta di pastorale giovanile seria, profonda, ben organizzata e attraente che possa risvegliare i grandi ideali dei giovani nella concretezza della loro realtà, e che mostri loro la bellezza della santità come scelta possibile.
C’è poi la pastorale degli anziani. Un gruppo di circa 40 “nonni” che portano i segnali evidenti della malattia. Specchio della tenerezza di Dio, anch’essi sono tra i nostri prediletti.
Un gruppo di pastorale della salute visita gli ospedali e le case di persone mutilate. Si celebra l’eucaristia una volta a settimana nelle loro case e si festeggiano i compleanni.

c. Strutture Caritative
A livello caritativo, la parrocchia possiede una struttura di accoglienza per bambini in situazione di disagio chiamata “ECAE” (è molto simile al nostro “Techo fraterno”). È divisa in 6 nuclei; albergano in tutto circa 500 bambini in età di scuola elementare, in due turni: mattino e pomeriggio. I nuclei stanno dentro le strutture parrocchiali e ad esse appartengono. Hanno alla guida uno o due educatori a seconda della quantità dei bambini. Il contrato degli educatori è più o meno sullo stile del “servizio civile italiano”. La cosa più interessante è che con questo sistema si offre un aiuto anche a quei ragazzi/e universitari della parrocchia perché possano anch’essi assumere le loro spese di studio.
L’intenzione principale di questo spazio è quella di rafforzare l’acquisizione delle nozioni basiche della scuola elementare, attraverso tecniche didattiche che fanno leva sul proprio coinvolgimento nel processo di apprendimento. Inoltre, si offre ai bambini altri laboratori di buona qualità: musica, arti marziali, informatica, disegno, ecc. L’ECAE si preoccupa anche della nutrizione dei bambini, solo che per adesso riesce ad offrire solo la prima colazione e la merenda. L’iniziativa riesce a sostentarsi grazie alla sponsorizzazione di organizzazioni civili caritative italiane “Aleimar”, americane “Amazon Relieve”, e locali “CSELA”. Tuttavia, la situazione economica non ha raggiunto ancora una stabilità soddisfacente. Vista la necessità nei bambini, l’ideale sarebbe che accanto ad ogni comunità possa nascere uno di questi nuclei, ma per ora siamo solo a metà strada. L’iniziativa comunque è da lodare in tutti i sensi. Sia per la risposta che offre ai bisogni dei bambini e dei giovani, sia per la buona fama che acquista il cattolicesimo in mezzo ad un terreno gremito di sette evangeliche, sia ancora per l’accesso alle famiglie della comunità attraverso i bambini.
Ci sono poi delle strutture caritative appartenenti al comune che aprono le porte ben volentieri all’azione pastorale della chiesa: un ospedale per malati di lebbra, un ospedale di maternità, un pronto soccorso, ed un centro di riabilitazione per bambini handicappati (proprio di fronte alla parrocchia principale). Una casa per buoni figli, dunque, proprio di fronte alla parrocchia!! Come faccio a non pensare che questo posto stava già aspettando noi guanelliani?

3. PROSPETTIVE FUTURE E PRIORITÀ PASTORALI
Pur essendo ancora in fase di osservazione della realtà, già incomincio ad intravedere delle situazioni a cui bisogna dare risposta. Provo a buttare giù alcune idee:
1. I giovani. C’è bisogno urgente di investire mezzi, risorse, strutture, e tempo nell’accoglienza dei giovani. Bisogna disporre tutti i nostri ambienti e renderli attraenti alla gioventù. Dovrebbero nascere in tutte le comunità degli oratori festivi o strutture simili rivolte a favorire lo sviluppo integrale dei giovani.

2. Gli anziani. Ce ne sono tanti dispersi nei quartieri. Non sappiamo ancora quanti ed in quali condizioni. Il loro stato di salute delicato (ed in molti casi aggravato dalla lebbra) chiede a noi di visitarli con più frequenza, portandogli il necessario per una vita degna. La stessa cosa è valida per gli ospedali.

3. Caritas. La parrocchia non ha un’organizzazione di soccorso ai bisogni dei poveri. C’è bisogno di strutturare l’organismo della “charitas” parrocchiale per raccogliere donazioni di ogni genere (soprattutto alimenti e medicinali) e poi distribuirli in modo organizzato.

4. La missione. Ci sono molti territori a cui la nostra parrocchia non riesce ancora ad arrivare con una presenza significativa. Seppur tutta la parrocchia è di condizione precaria in termini economici, questi posti lo sono ancora di più per essere più lontani e di difficile accesso (bisogna attraversare fiumi e laghi).

5. L’educazione. Le strutture educative non riescono a coprire tutte le richieste della popolazione. Non ci sono scuole di arti e mestieri, scuola elementare e Liceo superiore sufficienti. La disoccupazione e la mancanza di mano d’opera qualificata è un problema serio. Bisogna aprire anche dei “nuclei ECAE” nelle comunità dove ancora non ce l’hanno (almeno altri 5), e poi andare laddove non si è ancora arrivati.
Ci sarebbero altre urgenze, soprattutto di carattere spirituale, che non sono messe nell’elenco precedente. Ho fatto uno sforzo di sintesi e priorità. Sono convinto che le iniziative spirituali devono per forza accompagnare lo sviluppo di queste altre.

4. SPAZI GUANELLIANI DI VOLTO AMAZZONICO
Da prete guanelliano, il mio sogno è quello di far crescere la nostra famiglia religiosa in questo posto, e che essa possa svilupparsi e offrire un servizio sempre migliore. Per questo mi trovo a organizzare uno spazio riservato al centro studi guanelliani dell’amazzonia (mi faccia passare la battuta... ma forse potremmo andare a concorrere con altre biblioteche guanelliane dell’America Latina... qual è quella più completa?).
Pian piano vorrei sensibilizzare le comunità sull’importanza delle Cappelle di adorazione “il nostro paradiso in terra”. I poveri di questo posto hanno bisogno di ricevere la “buona notizia guanelliana” della fiducia nella Divina Provvidenza. Di fatto già sto incominciando a proporre la preghiera della nostra “coroncina” (È proprio emozionante pregare attraversando il lago per portare del cibo alle famiglie povere). Insomma, c’è bisogno di un maggior coinvolgimento della parrocchia nelle strutture caritative, bisogna iniziare la promozione e formazione del laicato guanelliano, e poi favorire ancora di più le esperienze di incontro con gli anziani e i buoni figli. Sono attento anche a quei segnali di vocazione ad una speciale consacrazione tra i giovani. Essi sono molto sensibili.

5. CONDIVISIONE DI SENTIMENTI E RICHIESTA
Caro don Umberto, innanzitutto vorrei che sappia che sono ben felice di stare qui. Sono grato a Dio e a lei per avermi permesso questa opportunità. In verità sento che Dio mi ha portato fin qui e nella sua bontà mi ha offerto uno spazio dove poter offrire il mio ministero sacerdotale tra il povero popolo, e soprattutto tra le pecore senza pastore. Mi sentivo chiamato e desideravo questo più di qualsiasi altra cosa. Qui vivo in maniera austera ma dignitosa. Benché la gente del posto sia calorosa, affettuosa e, di una cordialità e rispetto senza paragoni, sono ben consapevole di essere osservato anche dalle organizzazioni mafiose, le quale mi rispettano, ma allo stesso tempo non vogliono lo sviluppo del posto. Abbiamo qui un campo sconfinato di apostolato. Questa realtà è chiaramente guanelliana! ne sono sempre più convinto. Che la nostra realtà parrocchiale sia effettivamente tra le più povere e periferiche lo attesta qualunque persona dell’intera città di Manaus: lo dicono gli stessi sacerdoti, religiosi, laici, credenti e non credenti. Abbiamo detto di sì ad un posto voluto da nessuno. Credo forse radica proprio qui la nostra felicità: noi siamo nati per “quelli di nessuno”.
Non posso nascondergli che vorrei tanto condividere con la nostra famiglia tutta questa meraviglia. Certo che ci vorrebbe qui una nostra comunità religiosa per rispondere in modo più efficace a tutte le sfide; ma non mi spinge a dire questo solo delle ragioni di opportunità o di convenienza, condividere la vita e portare avanti insieme una missione credo sia proprio un mio bisogno vitale. Io sono religioso guanelliano per vocazione. Lo lascio nelle mani del Signore e di voi superiori.
A volte mi chiedo sulla possibilità di aprire l’esperienza a qualche altro fratello nostro per venire qui, magari qualcuno che si senta chiamato a fare un’esperienza di missione tra i poveri. Forse si potrebbe lanciare la proposta a qualcuno che se la senta di venire. Niente di definitivo. Ma stando qui e lavorando insieme si potrebbe valutare meglio questa realtà. Io non voglio convincere nessuno di cose che non ci sono. Non voglio neanche riempirmi la bocca chiedendo di aiutare i poveri se questi non esistono. Per questo vorrei aprire le porte della casa parrocchiale a qualche fratello affinché possa vedere e valutare la realtà. Io non ho bisogno di avere nessun ruolo di responsabilità comunitaria, potrebbe averli lui. Grazie a Dio non ho niente da nascondere e non voglio forzare una decisione, tanto meno vorrei fare dei capricci. L’ideale sarebbe un sacerdote (io dovrei celebrare almeno 6 volte la domenica e altrettanto il sabato, e poi durante la settimana), ma il fatto di stare insieme è già la cosa più importante.

6. ALTRE NOTIZIE, RINGRAZIEMENTI E SALUTO
Questa settimana arriveranno le nostre suore della comunità di São Gabriel da Cachoeira. Vengono ad accompagnarmi nella Messa di accoglienza e si fermano una decina di giorni. Vengono pure i miei genitori. Sono grato a Dio per avere la famiglia in casa e per poter condividere con loro quello che il Signore ci chiede in questa zona.
Suor Maria Eni, provinciale delle suore del Brasile, mi ha scritto dicendomi che alla fine di settembre dovrebbe venire un’altra comitiva a valutare la situazione (un confratello, una suora ed un laico). Essi hanno chiesto di passare anche dalla nostra parrocchia per conoscerla. Io gli ho risposto, come d’accordo con lei don Umberto, che le porte sono sempre aperte a chiunque.
In questo mese di marzo 2020 approderanno qui in Parrocchia in modo stabile tre FSMP che si prenderanno cura dei poveri. Con loro collaboreranno i Guanelliani Cooperatori del Brasile disposti a venire ogni qualvolta ce ne sarà bisogno.
Caro don Umberto, innanzitutto devo dirgli grazie ancora una volta per la fiducia deposta nei miei confronti. Grazie per il suo incoraggiamento ad ogni momento. Grazie al nuovo Consiglio della Provincia Nostra Signora di Guadalupe che presto manderà un altro confratello a collaborare con me. Sono doni così grandi di cui non finirò mai di ringraziare Dio e voi tutti Superiori. Grazie anche per stimolare la nostra congregazione a camminare sui passi della Chiesa che in quest’anno rivolge il suo sguardo con particolare attenzione verso l’Amazzonia. La saluto con grande affetto e gli assicuro la mia preghiera per le sue intenzioni insieme al ricordo del suo nome nella santa Messa accanto alla preghiera per il Santo Padre e i Vescovi. Il Signore renda fecondo ogni suo sforzo.

IN OMNIBUS CHARITAS
P. GASTON G. AQUINO SDC