La sinodalità chiede procedure e strutture che aiutino il cammino del Popolo di Dio
a cura di Michele Gatta
La seconda sessione dell’Assemblea del Sinodo dei vescovi, dal 2 al 27 ottobre 2024, ha preso inizio,con due giorni di ritiro (30 settembre-1° ottobre). Il tema è lo stesso della prima sessione, nel 2023: «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione».
La prima sessione del 2023 nella Relazione di Sintesi ha raccolto convergenze sulla domanda: «Come essere Chiesa sinodale in missione?». Attorno a questa domanda la seconda Sessione dovrà ora raccogliere prospettive e proposte, sulle quali l’Assemblea dovrà pronunciarsi per giungere a un Documento finale da consegnare al Santo Padre.
La domanda suddetta non ha quindi il fine teorico del “che cosa” significa essere Chiesa sinodale, ma quella pratica circa il “come” la comunità cristiana è chiamata a mostrarsi e a operare. Il documento preparatorio, Instrumentum laboris (IL), ha sottolineato che «tra i guadagni del processo fin qui svolto possiamo certamente annoverare l’aver sperimentato e appreso un metodo con cui affrontare insieme le questioni, nel dialogo e nel discernimento». Un metodo che poi si è precisato, con un ampio consenso, come Conversazione nello Spirito Santo.
Il documento precisa che quando si parla di Conversazione nello Spirito non si tratta di «una strategia gestionale, ma di una pratica da vivere e celebrare con gratitudine» (IL 20). Essa è «una conversione relazionale, che riorienti le priorità e l’azione di ciascuno, in particolare di coloro che hanno il compito di animare le relazioni a servizio dell’unità, nella concretezza di uno scambio di doni che libera e arricchisce tutti» (IL, Intr.).
Al numero 62 viene poi spiegato dettagliatamente che «il discernimento comunitario non è una tecnica organizzativa, ma una pratica esigente che qualifica la vita e la missione della Chiesa vissuta in Cristo e nello Spirito Santo. Per questo va sempre realizzato con la consapevolezza e la volontà di essere radunati nel nome del Signore Gesù (cf. Mt 18, 20), in ascolto della voce dello Spirito Santo. Come ha promesso Gesù, solo lo Spirito Santo può guidare la Chiesa sulla via della pienezza della verità
(cf. Gv 16, 13) e della vita, da dispensare a un mondo assetato di senso. Si radica qui il metodo con cui il Popolo di Dio vive il suo cammino di annuncio e testimonianza del Vangelo. È dunque prioritario imparare a praticare a tutti i livelli quell’arte evangelica che ha permesso alla comunità apostolica di Gerusalemme di sigillare il risultato del primo evento sinodale della storia della Chiesa con le parole: È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi (At 15, 28). In questo spirito si deve ricomprendere e riorientare la pratica della vita sinodale missionaria della Chiesa in luoghi, organismi ed eventi concreti».
In seguito si continua nel precisare che il “come” del discernimento sinodale va fatto «con i piedi per terra, cioè all’interno di un contesto concreto, di cui occorre conoscere il meglio possibile le complessità e le peculiarità» (IL 64). Si tratta, perciò, di far tesoro delle competenze di cui sono portatrici le diverse membra del Corpo di Cristo nella pluralità delle loro vocazioni, carismi e ministeri. Competenze, ovviamente, che saranno – a seconda dei casi – di natura teologica o sociale o amministrativa...
La Segreteria generale del Sinodo ha indicato le varie tappe della Conversazione nello Spirito: 1) Preparazione personale;
2) Prendere la parola e ascoltare; 3) Fare spazio agli altri e all’Altro; 4) Costruire insieme.
Ma perché queste tappe abbiano piena realizzazione occorre che ci si rivesta di alcuni atteggiamenti, quali la fede e la fiducia in Dio, l’ascolto, l’umiltà, la preghiera, il dialogo e la condivisione, la fiducia negli altri, la libertà interiore.
Sei numeri dell’IL sono dedicati ai “processi decisionali” (IL 67-72). Pur nella distinzione dei compiti, in rapporto al sacramento dell’Ordine, è segnalata la necessità di superare la contrapposizione fra “consultazione” e “deliberazione”: «nella Chiesa la deliberazione avviene con l’aiuto di tutti, mai senza l’autorità pastorale che decide in virtù del suo ufficio» (IL 70).
L’ultimo capitolo dell’Instrumentum laboris chiede di comprendere le relazioni e i percorsi nella prospettiva dello scambio di doni fra comunità che vivono in contesti diversi, riconoscendo la bontà dei legami che sussistono fra loro. Legami che assumono anche un volto istituzionale, come nel caso delle Conferenze episcopali, delle Assemblee continentali, dei Concili particolari o nel caso stesso dello specifico e imprescindibile servizio all’unità del vescovo di Roma, aiutato dalla Curia romana, dal Collegio dei cardinali, dal Sinodo dei vescovi, nell’ampio orizzonte delle relazioni ecumeniche.
In numeri, il Sinodo ha la seguente composizione. I membri sono 368 di cui 272 investiti dal munus episcopale e 96 non vescovi, cui vanno aggiunti gli 8 invitati speciali – tra cui, come nella prima sessione, anche Luca Casarini, tra i fondatori di Mediterranea Saving Humans – e i delegati fraterni, che da 12 sono passati a essere 16.
Tra i momenti salienti del percorso sinodale, va ricordata la Veglia dello scorso 1ottobre presieduta dal Santo Padre nella basilica di San Pietro, che è iniziata con tre testimonianze di persone che hanno subito il peccato degli abusi, il peccato della guerra, il peccato dell’indifferenza di fronte al dramma presente nel fenomeno crescente di tutte le migrazioni. Al termine papa Francesco ha rivolto, a nome di tutti i fedeli, la richiesta di perdono «a Dio e alle sorelle e ai fratelli di tutta l’umanità».