Inizio questo ricordo di don Mimi richiamando la lettera con cui, all’età di 78 anni, esprimeva il desiderio di “dedicarsi per un periodo di tre anni al lavoro in terra di Missione” per comprendere questo nostro fedele ‘Servo della carità’ fino a voler spendere le sue ultime energie per il bene della Congregazione che tanto ha amato.
E il Signore ha esattamente accolto il suo desiderio! Credo che in questi ultimi tre anni egli abbia raggiunto la pienezza della sua vocazione, tanto da sentirsi appagato spiritualmente con l’aiuto che ha potuto dare nella formazione dei nostri giovani confratelli e nel vedere realizzato uno dei sogni più belli della sua vita: portare il carisma guanelliano in Vietnam, alle porte della Cina a cui spesso pensava...
Mi sembra giusto, innanzitutto, mettere in evidenza le somiglianze tra don Mimì e don Guanella o meglio, come don Mimì ha tradotto la sua vocazione guanelliana seguendo lo spirito e l’esempio del Fondatore.
Posso dire che la sua figura mi è sempre apparsa circondata come da un alone di bontà semplice che sicuramente era frutto della sua spiritualità e del suo grande amore per la sua famiglia religiosa, quasi in continuità diretta dell’affetto che conservava per la sua famiglia, che è stata la famiglia che ha donato alle due Congregazioni guanelliane altri due suoi fratelli, Osvaldo e Oreste e una Figlia di Santa Maria della Provvidenza, Suor Giulietta, a cui si sentiva veramente legato, anche perché, essendo maggiore di lei di 5 anni, ha potuto condividere con lei alcuni anni della sua fanciullezza fino a quando a fine settembre 1941 lui è entrato in seminario a Fara Novarese.
L’amore per il Fondatore
Spesso don Mimì è stato chiamato a parlare di don Guanella, non solo in incontri che riguardavano la Famiglia guanelliana, dove certamente la sua esposizione rifletteva il suo vissuto personale per la passione con cui parlava: di questo abbiamo varie testimonianze, tra cui alcuni confratelli anche dell’America Latina, dove almeno in due occasioni è stato invitato a parlare del Fondatore e a sensibilizzare le nostre Comunità sul tema del rinnovamento delle nostre Costituzioni, negli anni in cui la Congregazione stava facendo un grande sforzo di studio sul proprio carisma e sulla propria missione, per rinnovare le Costituzioni, in obbedienza a quanto chiedeva la Chiesa dopo la celebrazione del Concilio Vaticano II. E a riguardo delle Costituzioni la nostra Congregazione deve a lui grande riconoscenza per l’impegno con cui poi ha collaborato a preparare il ‘Commento spirituale’ alle stesse, che rimane valido strumento per la formazione permanente dei confratelli.
Ed è in questo clima di studio appassionato del Fondatore che don Mimì collabora efficacemente con altri confratelli a scoprire aspetti inediti di don Guanella. I temi che maggiormente entusiasmavano lui e i confratelli che lavoravano con lui (don Beria, don Pellegrini, don Pasquali, solo per ricordare alcuni...) erano logicamente quelli sul carisma: la Paternità di Dio, la carica apostolica del Fondatore come Buon Pastore, Sacerdote tra i poveri e per i poveri come specifica vocazione: ‘vocazione nella vocazione” la chiamava lui... e così la sentiva interiormente e con linguaggio poetico come di solito si esprimeva: “Quanto più si frequenta il nostro Fondatore, più lo si comprende come dono prezioso offerto dal Signore alla Chiesa, ai poveri, a noi. Sentiamo come una fortuna l'essergli diventati discepoli e figli, partecipi di un carisma e di una spiritualità straordinariamente elevati, pur nell'umiltà delle forme. Vengono in mente quei rivoli di acqua sorgiva dalle rocce di alta montagna: acqua semplice, umile, ma genuina e pura, alla quale è una festa dissetarsi... E aggiungeva: Che il Signore nella sua Provvidenza ce ne dia il gusto e la gioia di poterne fare dono!”.
Spesso a don Mimì piaceva ricordare don Guanella come ‘uomo della montagna’ e si soffermava spesso a meditare su quei valori che caratterizzavano la spiritualità del Fondatore, sentendosi interiormente coinvolto non solo nello spirito, ma anche quasi fisicamente nei luoghi e nel tempo in cui visse don Guanella, come dimostrano alcune sue espressioni: “In questi luoghi e nelle sue esperienze di vita noi, in qualche modo riconosciamo le nostre sorgenti. “Noi siamo suoi discepoli: anzi, suoi figli, continuatori del suo mandato, partecipi del suo spirito. Se volessimo paragonare la storia della prima infanzia di don Luigi Guanella ad un film, possiamo dire che il Regista ad un certo punto chiama anche noi ad entrare a nostra volta sulla scena per continuare la storia iniziata qui, con questo bambino, che è proseguita con lui nelle varie fasi della sua vita, con i suoi primi compagni di avventura, allargatasi poi con coloro che si sono succeduti: storia ora giunta all’oggi, con noi chiamati a sviluppare l’azione, protagonisti del medesimo unico progetto d’amore”.
La sua prima esperienza al Capitolo generale (il XII)
Era la prima volta che don Mimì partecipava ad un Capitolo generale, e quello del 1976 è stato uno dei più importanti della nostra storia, perché convocato per la stesura delle nuove Costituzioni.
In quel tempo egli era Rettore del Seminario teologico Mons. Bacciarini dove, come lui stesso ricorda: “gli studenti di teologia stavano passando dalle folte schiere dei 50 chierici annuali ai piccoli numeri sempre più sottili, fino ad arrivare a 9 presenze per i quattro anni di studi teologici. “Sentivo sulla mia pelle l’avanzare di questo deserto!” E commentava: “Ci si aspettava una primavera nella Chiesa, ci trovammo invece in un inverno glaciale.... Da una parte, si ricordavano le cose belle del carisma del Fondatore con le sue aperture di orizzonti ecclesiali ampi, universali; dall’altra si viveva la sofferenza del vuoto alle spalle... con la prospettiva di dover chiudere opere di grande prestigio...”.
E poi continua mettendo in risalto uno dei suoi pensieri che viveva con grande convinzione: “Immaginate come poté risuonare negli orecchi e negli animi dei capitolari un mio intervento che, proprio partendo da un tale stato di cose, proponeva un atto di coraggio: - Per quanto ci stiamo trovando in crisi di giovani, abbiamo tuttavia ancora la forza di seminare altrove il nostro carisma: in terre nuove, dove forse, con la grazia di Dio, potrebbe attecchire con rinnovata vitalità...”
Ma poi aggiunge: “A poco valsero le mie istanze missionarie, o i miei sogni di imprimere nuova vitalità ai nostri giovani. I tempi non erano ancora maturi. Occorreva attendere l’ora della Provvidenza!”
Negli anni seguenti le idee camminarono e le cose si chiarirono e noi possiamo dire che anche lui ha contribuito moltissimo perché si realizzasse quella sua provocazione o sogno, come lo si voglia chiamare.
In cerca delle sorgenti della spiritualità guanelliana
Un motivo ricorrente negli scritti e nelle conferenze di don Mimì è quello di cercare e trovare la spiegazione della spiritualità guanelliana e della azione caritativa del Fondatore nell’ambiente e nelle circostanze di vita che la Provvidenza gli ha fatto vivere. Così scrive don Mimì: “Le prime radici stanno nell’ambiente familiare, dove si deposita nel cuore con vigore di fondamento il rapporto così decisivo, essenziale e ricco nella costruzione della persona: la relazione con il padre e la madre. Pa’ Lorenzo, mamma Maria stanno come profeti di Dio nello sviluppo della personalità di Luigino. Dall’insieme della loro presenza operosa, amorevole, segnata da lavoro e sacrificio e tutta orientata per il bene dei figliuoli, Luigino trae elementi per strutturare nell’intimo il suo sentimento filiale verso il grande Dio, invocato continuamente in casa, in chiesa, a scuola, con il dolcissimo nome di ‘Padre’ per farne sua esperienza personale della preghiera e del ministero”.
Parlando di don Guanella in una conferenza don Mimì ci diceva: “per capire meglio il cuore di don Guanella, occorre andare più in là delle sue semplici parole, bisogna sintonizzarsi con l’ambiente in cui è nato: la montagna, il paesello, i valori e la spiritualità della famiglia patriarcale contadina, quale è stata la sua”, e dicendo questo don Mimì si illuminava e faceva trasparire anche esternamente l’entusiasmo per quei luoghi che anche lui ha amato nei suoi anni giovanili a Fraciscio, durante le esperienze dei campi vocazionali che si organizzavano agli inizi degli anni ’60.
Lui stesso spesso lo ha confermato: “Mi piace vederlo così don Guanella: una sentinella montanara, un genuino testimone di civiltà alpina che induce ad atteggiamenti riflessivi, quasi contemplativi per rileggere i nostri eventi alla luce della spiritualità montanara”. Poi don Mimì con linguaggio poetico enumera i valori che vede riflessi in don Guanella, ma che anche lui apprezza moltissimo, se è vero che quando ci entusiasmiamo per risaltare qualcosa in una persona noi esprimiamo anche i nostri sentimenti: il senso del maestoso e del sublime, il senso del bello, il sentirsi un tutt’uno con la natura, le voci interiori che si percepiscono nei profondi silenzi dell’ambiente montano, l’ospitalità e l’istinto a correre in aiuto a chi è in difficoltà....e si potrebbe continuare a evidenziare quegli atteggiamenti e quelle esperienze che poi nella vita matura diventano linee guida del proprio agire e che hanno la loro spiegazione anche nelle esperienze dei primi anni di vita e nell’ambiente che ci circonda. È lo stesso don Mimì che mette l’accento sulle voci interiori che si percepiscono particolarmente in certi ambienti: “Meraviglioso questo tema delle ‘voci del cuor’, cui don Luigi accenna ripetutamente nei suoi scritti, specialmente quando vive gli impulsi interiori della vocazione, così simile alle descrizioni che i profeti fanno della propria ispirazione”.
La sua collaborazione nello studio su don Guanella
Quando il Centro Studi Guanelliani stava preparando l’edizione del VI volume dell’Opera Omnia del Fondatore: ‘Scritti Inediti e Postumi’ del Fondatore era stato affidato a don Mimì il compito di scriverne la Presentazione. Da quello che emerge nei suoi scritti, egli ha preso con vero impegno questo compito, ampliando molto il discorso, come spesso faceva anche nel suo insegnamento, tanto che spesso non arrivava a svolgere tutto il programma dell’anno. La stessa cosa è avvenuta con questo impegno, anche perché, gli ultimi passi per terminare questo testo vennero rallentati dall’ invio nelle Filippine dove ebbe ad affrontare altre impegnative responsabilità come quella di padre maestro di noviziato con la necessità di rispolverare la lingua inglese.... Ma certamente questo suo ‘Inedito’ sarebbe da riprendere ed eventualmente completare, perché è ricco di spunti utili a comprendere sempre meglio la figura del Fondatore, ma anche l’amore che don Mimì aveva per tutto quello che riguardava don Guanella.
Qui ci si limita a raccogliere qualche passo significativo, che ci fa conoscere innanzitutto la venerazione che don Mimì aveva per gli scritti di don Guanella che considerava un ‘vero patrimonio ereditario di famiglia perché ci consegnano parole del Fondatore e come tali costituiscono per noi un’eredità confidenziale, carica di memorie e rivelativa di una spiritualità: quasi reliquie del Fondatore.... Ci permettono di risalire alle origini e di esplorare le sorgenti stesse della nostra storia per acquisire ulteriori elementi di conoscenza sul carisma, la spiritualità, lo stile di vita, e altre notizie relative al Fondatore e alle sue istituzioni.
Caratteristico anche questo rilievo che mette in evidenza la stessa capacità di don Mimì di interpretare con il cuore e comprendere, sotto le righe, quello che superficialmente non appare e apprezzare anche i particolari, come fanno gli archeologi con i minimi reperti che trovano. Durante la preparazione del volume degli inediti di don Guanella (il VI Volume dell’Opera Omnia) così si esprimeva: “Questi suoi scritti ci presentano il Fondatore sorpreso al vivo, nel suo ambiente di lavoro, mentre inventa, segue le attività, interviene, incoraggia, scrive e così racconta cosa faceva, come sentiva, cosa pensava il Fondatore quando scriveva queste righe. La lettura delle parole del Fondatore avviene in un clima di affetto: mentre si legge, insieme agli occhi e all’intelligenza avviene qualcosa anche nel cuore, come una brezza di emozione assai simile a ciò che avviene nel cuore di un figlio che scorre parole del suo papà. Il cuore induce ad una lettura più profonda; fa scoprire dettagli ed aspetti che sfuggono ad un estraneo; il senso delle parole, le memorie, le allusioni... assumono altra rilevanza nello spirito di coloro che si sentono di famiglia con l’autore di questi messaggi. Facendo un paragone con l’archeologia, persino un piccolo frammento, con il passare degli anni e dei secoli, può diventare prezioso e addirittura inestimabile per la testimonianza che implicitamente può contenere per la sua relazione con eventi e fatti importanti. Essi possono essere semplici frammenti, che però rivelano una grande storia o una grande realtà!
A testimoniare il suo apprezzamento per gli studi guanelliani può servire l’augurio che don Mimì da Manila manda alla équipe del Centro Studi Guanelliani che stava organizzando il Convegno in ricordo della professione religiosa del Fondatore e dei primi nostri confratelli (24 marzo 1908) e dell’approvazione della Congregazione femminile da parte della Chiesa: “Da molti giorni il mio pensiero di simpatia e di coinvolgimento sta occupando il mio spirito, convinto dell’attualità e della forza che promana dalla memoria di un momento storico così intenso di eventi e di grazia. Auguro un Convegno, non solo scientifico per i mezzi e i metodi di ricerca storica messi in opera da parte dei relatori, tutti nobilissimi per professionalità e passione. Ma anche auguro attenta accoglienza di quello che promana dagli eventi di cui fate memoria... per poter entrare in profonda sintonia con ciò che è realmente avvenuto quella sera del 24 marzo 1908 per noi Servi della Carità, e quando le nostre sorelle, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza si videro riconosciute dal Magistero della Chiesa con quel Decreto tanto desiderato. È bello entrare in questo cono di luce che ancora oggi discende dai Cieli aperti sulla piccola nostra realtà di discepoli del Fondatore. Siate benedetti. Poi attenderò con impazienza gli Atti.
Il desiderio di vedere don Guanella Santo
Tra gli avvenimenti di Congregazione che avrebbero certamente riscaldato il suo cuore avrebbe dovuto esserci la partecipazione alla canonizzazione del Fondatore, che però non ha potuto vivere, perché è sopraggiunto il Signore a chiamarlo a celebrarla in cielo. Ecco alcuni dei suoi sentimenti quando ha conosciuto la notizia della prossima canonizzazione. Così scrive alla sorella Suor Giulietta: “La notizia che il 23 ottobre prossimo sarà canonizzato il nostro Fondatore ci sta elettrizzando tutti. In questi giorni abbiamo la fortuna di avere tra noi non solo il superiore generale in visita canonica, ma anche il Consiglio provinciale al completo. Immagino quanta energia di bene stia suscitando in Casa generalizia...”
Sempre alla sua cara sorella confida i suoi sentimenti di come interpreta la stessa canonizzazione come conseguenza dell’apertura che la Congregazione sta facendo verso nuove presenze missionarie: “Ho vissuto un momento profondo di vita spirituale nel vedere tanta gioia e vivacità di cuori e di progetti, animati dal desiderio di avere presto la canonizzazione del Fondatore e dall'impegno di decidere un ulteriore passo per l'espansione della nostra Opera in questo Estremo Oriente. Ho avuto la sensazione che le due cose siano in qualche modo collegate tra loro. Come se la canonizzazione di don Luigi stesse in attesa delle nostre decisioni per linee programmatiche più decise circa la missione. Come se ci fosse una condizione da parte della Provvidenza: Don Luigi sarà canonizzato dalla Chiesa quando voi vi sarete decisi a dare un chiaro impulso di fervore alla missione che ho affidato a voi, Servitori della carità, a voi, Figlie di Santa Maria. Quando avrete messo piede anche in Vietnam come segno direzionale di cammino, allora sarà tempo maturo anche della canonizzazione.”
E conclude: “Che ne dici? A me pare evidente. Occorre dare senso forte all'evento della glorificazione canonica del Fondatore. Stiamo vivendo vigilie profetiche di slancio e di santità! Che ne sia benedetto il Signore. Con questi pensieri mistici, ti saluto…Simili sentimenti egli esprime a un confratello: “... Che bello! come se si fossero aperti i cieli. Il nostro don Luigi nella gloria dei Santi! Con tutta verità anche noi ora possiamo dire: ‘Siamo figli di Santi’. Qui non abbiamo suonato le campane perché non le l'abbiamo. E poi era già notte quando abbiamo ricevuto la notizia da Roma.”
In quei giorni c'era qui tra noi il Superiore generale, il quale mi ha confermato due cose: di venire a Roma per la canonizzazione, in modo da potermi prendere un po' di vacanza. E poi mi ha permesso di ritornare nelle Filippine verso la metà di novembre, se la salute continua a tenere...”
E così scriveva ad un amico: “Io mi propongo di venire in Italia verso metà ottobre prossimo. Il giorno 23 ottobre, infatti, avremo la proclamazione ufficiale del nostro Fondatore come ‘Santo’, riconosciuto a livello mondiale. Ne sono contento e vorrei partecipare alla grande liturgia che il Papa celebrerà in quel giorno nella Basilica o sulla Piazza San Pietro”.
Don Mimì ha condiviso in cielo con lo stesso Fondatore la festa per la sua glorificazione!
P. Alfonso Crippa