La beatificazione del cardinale Eduardo Pironio ha richiamato alla memoria la sua amicizia per l’Opera Don Guanella.
Paolo VI e Giovanni Paolo II lo vollero guida illuminata dei religiosi e dei laici cristiani
di don Gustavo De Bonis, Consigliere generale dei Servi della Carità
Giuseppe ed Enrichetta Pironio arrivarono in Argentina dal Friuli nel 1898 e si stabilirono a Nueve de Julio, in Provincia di Buenos Aires, tra i ricchi campi dell’immensa pampa argentina. Nel 1899, la nascita del loro primogenito Pedro Ángel fu un parto difficile e i medici sconsigliarono vivamente alla mamma di avere altri figli. Ma la giovane coppia si amava e avrebbe voluto una famiglia numerosa. Proprio in quell’epoca arrivò a Nueve de Julio, in visita pastorale, il vescovo ausiliare di La Plata, monsignor Alberti, che aveva la fama di uomo santo (nel 1925 avrebbe accolto nella sua diocesi i primi guanelliani in Argentina, destinandoli alla cittadina di Tandil).
A Giuseppe il vescovo Alberti suggerì di andare al santuario della Vergine di Luján, patrona dell’Argentina – distante quasi duecento chilometri – e con l’olio della lampada che arde davanti alla Vergine ungere la sua sposa. Giuseppe lo fece e sua moglie guarì completamente. La prova della grazia ottenuta è che i coniugi ebbero ventun figli, l’ultimo dei quali è il beato cardinale Eduardo Francisco.
Nato il 3 dicembre 1920, all’età di 11 anni Eduardo entrò nel seminario di San José de La Plata. Si distinse negli studi fino a ottenere i migliori voti; per questo i suoi superiori volevano che completasse gli studi a Roma, ma a causa della Seconda guerra mondiale il viaggio dovette essere rinviato. Il 5 dicembre del 1943, con altri sette compagni di seminario fu ordinato sacerdote nella Basilica Nazionale di Nuestra Señora de Luján; aveva appena compiuto 23 anni.
Era un sacerdote vicino alla gente, mosso dalla carità pastorale e si offrì generosamente al servizio di una diocesi rurale e molto estesa. Indirizzava gran parte delle sue energie, del suo studio e delle sue riflessioni alla formazione in seminario. Credeva in una formazione seria e integrale
Svolse il servizio pastorale nel seminario della sua diocesi come professore di letteratura, dogmatica, cristologia, teologia sacramentale, teologia fondamentale e filosofia. Nel 1953 fu inviato a Roma, dove conseguì la Licenza in Teologia presso l’Angelicum. Nel 1962 partecipò come osservatore alla sessione inaugurale del Concilio Vaticano II e l’anno seguente passò a far parte degli “esperti”. Nel 1964 fu nominato vescovo ausiliare di La Plata, di cui divenne titolare nel 1972; nel 1968 divenne segretario del CELAM, di cui fu anche presidente dal 1972 al 1975. Preziosa fu la sua opera per lo svolgimento della Conferenza di Medellín (26 agosto – 6 settembre 1968). Si fece conoscere in Vaticano durante gli esercizi spirituali predicati alla Curia Romana e il 18 settembre 1975 Paolo VI lo volle prefetto della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari e nel concistoro del 24 maggio 1976 lo creò cardinale.
Cercò di favorire la comunione tra i religiosi e di rendere la vita consacrata più vicina alla gente, ma anche profondamente inserita nella Chiesa, come era richiesto dal Concilio Vaticano II. Partecipava di frequente ai Capitoli generali delle congregazioni – arrivò a seguirne cinque in un giorno solo – ma visitava le case religiose anche in occasioni meno formali.
È in questo periodo (primavera 1976) quando il cardinale Pironio tenne un corso di esercizi spirituali per gli studenti guanelliani nel Seminario Teologico di Roma. Successivamente, il 26 luglio 1976, presiedette l’Eucaristia nel XII Capitolo generale dei Servi della Carità. Il 29 gennaio 1977 ordinò quattro diaconi guanelliani e il successivo 28 maggio 1977 conferì il sacerdozio a don Wladimiro Bogoni. Il 29 marzo 1980 ordinò sacerdote don Aniello Manganiello e il 30 gennaio 1982 ordinò altri due diaconi. L’ultimo gruppo dei diaconi da lui ordinati era composto da otto confratelli, che furono ordinati il 21 ottobre 1989. È pure da ricordare che il cardinale Pironio presiedette i solenni funerali del superiore generale don Olimpio Giampedraglia il 9 dicembre 1980.
Nel 1984 fu nominato Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. La sua azione si sviluppò attorno a tre priorità: formazione, comunione e partecipazione. Si impegnò pure, in sintonia con il papa san Giovanni Paolo II, per la promozione e il discernimento dei nuovi movimenti ecclesiali.
Il suo nome è legato soprattutto ai raduni e alle Giornate Mondiali della Gioventù, di cui fu uno degli ideatori. Il 6 agosto 1996 Giovanni Paolo II accettò la sua rinuncia da presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, perché la malattia (un tumore alla prostata) peggiorava. Seppe comunque sopportare con fiduciosa speranza le sofferenze sempre più acute, offrendole, come egli stesso scriveva, «per la Chiesa, i sacerdoti, la vita consacrata, i laici, il Papa, la redenzione del mondo». Morì a Roma il 5 febbraio 1998 e la sua salma fu trasferita in Argentina, nel santuario mariano di Luján.
L’unione profonda con Dio gli consentiva di avere uno sguardo soprannaturale sulla realtà. La speranza e la gioia furono i suoi tratti caratteristici, legati alla sua spiritualità mariana. In circostanze complesse e difficili fu un pastore paterno, accogliente, fermo ma comprensivo. Per lui erano preminenti le relazioni umane, per intessere amicizie e far crescere l’altro attraverso l’incontro. Questa sua pedagogia per i detrattori era una forma di debolezza; in realtà costituiva la sua forza. Ringraziamo Dio per il dono del beato Eduardo Pironio alla Chiesa e per la sua vicinanza alla congregazione guanelliana.