La Pia Unione nasce dalla particolare devozione di Don Guanella verso San Giuseppe. Una “cordata” che sale al Cielo allacciata alla potente “guida” del Protettore della Santa Chiesa e dei morenti: San Giuseppe.
La devozione a San Giuseppe nella Famiglia Guanelliana ha radici profonde. E’ nata e si è sviluppata in Don Guanella già nella fanciullezza e si è trasformata nella sua Congregazione fin dalla nascita, lievitando insieme alla sua Opera. Il contesto storico in cui si pone la nascita e lo sviluppo della Congregazione, nell’ambito ecclesiale, era propizio a una “riscoperta” del grande santo, il cui culto proprio nella seconda metà dell’Ottocento si sviluppò con un crescendo che non ha eguali su altri santi. Pio IX elesse San Giuseppe Patrono universale della Chiesa e i Papi successivi fecero a gara per arricchirlo di altri titoli.
Leone XIII, durante il cui pontificato prese l’avvio la Famiglia guanelliana, è tra i devoti più illustri del nostro Santo: “Se Dio diede Giuseppe alla Vergine come suo sposo - scrive il Papa nell’Enciclica “Quamquam pluries” - certamente non glielo diede soltanto come sostegno della vita, come testimone della sua verginità, come custode del suo onore; ma, in forza del vincolo coniugale, lo fece anche partecipe della eccelsa sua dignità. Da questa dignità derivano naturalmente tutti uri doveri che la natura impone ai padri di famiglia”.
Su questa riflessione don Guanella imposta la sua particolarissima predilezione verso San Giuseppe che egli colloca sul piedistallo più alto, perché - scrive - “Giuseppe fu scelto dal Padre eterno ad essere capo della Sacra Famiglia. Così il grande santo, al quale ubbidirono Gesù e Maria, deve “troneggiare” in tutte le Case dell’Opera”:
Tra le tante ragione che spiegano la grande devozione di don Guanella verso San Giuseppe c’è il fatto che il Santo Patrono ebbe il privilegio non solo di vivere ma anche di concludere la straordinaria esistenza assistito da Gesù e da Maria, meritando per tale privilegio il patrocinio del morenti. A questo titolo don Guanella volle dedicare l’erigenda chiesa romana al Trionfale, l’attuale Basilica parrocchiale di San Giuseppe, che ora sorge in un popoloso quartiere, ma che all’inizio del secolo (la costruzione ebbe inizio nel 1908 e fu inaugurata nel 1912) emergeva tra rare e povere casette (baracche) alle pendici di Monte Mario, solitario rifugio di pastori. E solitaria è anche tutta l’ansa della riva destra del Tevere, se il Santo Pontefice Pio X (all’anagrafe Giuseppe Sarto) altro devoto di San Giuseppe ed estimatore dell’Opera Guanelliana, poteva osservare dalla finestra del suo appartamento il lento crescere delle mura perimetrali della nuova basilica. Una nota significativa: per erigere la chiesa presso la quale avrebbe avuto la propria sede la “Pia Unione del Transito di San Giuseppe”, don Guanella aveva posto gli occhi, con sapiente chiaroveggenza, su un terreno al Trionfale, di cui era proprietaria niente meno che la Banca d’Italia: 7000 metri quadri per la somma di 70.000 Lire, cifra astronomica per le casse perennemente vuote del nostro beato. E si sa che le banche non usano far beneficenza.
Don Guanella versò l’anticipo di 2.000 Lire e per il resto si affidò, acme al solito, alla Provvidenza. Era il 1908. L’anno dopo, tra le casupole sparse qua e là, sorse la chiesetta provvisoria per riunire i fedeli della zona. Il 6 giugno di quell’anno, grazie al generoso aiuto di Pio X e dei benefattori, vennero gettate le fondamenta della Basilica di S. Giuseppe al Trionfale, destinata a diventare - sono parole di don Guanella - “un trono di grazie da cui i moribondi di ciascun giorno, attraverso il mondo intero, ricevessero i divini soccorsi per il grande passo all’eternità”.
La previsione del nostro beato si avverò, puntualmente come tant’altre. I Santi hanno facile accesso ai segreti di Dio. Il 19 marzo del 1912 don Guanella poté inaugurare la basilica celebrandovi la prima Messa. Fungeva da chierichetto l’ing. Aristide Leonori, che progettò e diresse i lavori della costruzione che per compenso chiese soltanto il privilegio di “servire” alla Messa d’inaugurazione. “Chi dà ai poveri riceve da Dio”, soleva dire don Guanella. E il pio e bravo ingegnere il compenso, in misura “colma e pigiata” l’aveva avuto spiccando il volo verso il Paradiso, assistito dal Santo patrono della buona morte.
E appunto per agevolare la conquista della Paradiso, don Guanella organizzò, dal nuovo tempio in tutta la chiesa una crociata (si diceva così, allora) di preghiere per i morenti, raccogliendo in una “Pia unione del Transito di San Giuseppe” sacerdoti e fedeli, che con le loro preghiere impetrassero da San Giuseppe una particolare assistenza a a quanti erano giunti all’ultima ora della loro esistenza terrena. La Pia Unione venne poi eretta canonicamente il 17 febbraio 1913 dal Card. Respighi con sede presso la nuova chiesa (che più tardi fu elevata al rango di Basilica Minore).
Pio X, poco prima di morire diede alla Pia Unione la definitiva approvazione decretando che ogni altra futura Pia Unione, per l’assistenza spirituale ai morenti, fosse aggregata alla “Primaria” cresciuta all’ombra della grande Famiglia Guanelliana. Per concludere, ecco quanto scrive in proposito il più autorevole biografo del nostro beato, don Mazzucchi, che di don Guanella fu il secondo successore, dopo il Servo di Dio Mons. Aurelio Bacciarini, primo parroco della Parrocchia di San Giuseppe al Trionfale: “…don Guanella volle che la nuova chiesa di Roma fosse dedicata ad onorare il beato Transito di San Giuseppe. Conseguiva che vi si istituisse un’Associazione diretta ad affidare la sorte spirituale dei morenti alla protezione dello Sposo di Maria Santissima…” . (L.Mazzucchi, La vita, lo spirito e le opere di Don Luigi Guanella - pag. 357).
Mario Sgarbossa
Testo tratto dalla prefazione di "San Giuseppe e Don Guanella" di Tito Credaro