Don Guanella e il suo rapporto con don Bosco 

di Antonio Tarallo

Le pagine del Vangelo sono costellate da incontri. La Chiesa è incontro e i santi s’incontrano, sempre. Nella storia della Chiesa vi è sempre stata una sorta di forza attrattiva, dai tratti misteriosi e affascinanti, tra le aureole dorate; così è stato fra i santi Giovanni Bosco e Luigi Guanella, del quale il 24 ottobre (giorno della sua morte) si celebra la memoria liturgica. Il primo sentore della grandezza del sacerdote piemontese era giunto a don Guanella grazie all’eco di una predicazione straordinaria tenuta da don Bosco al seminario di Bergamo, avvenuta nel febbraio del 1861, alla vigilia della Quaresima; un’ammirazione fulminea che crescerà poi negli anni, alimentata dal vivo desiderio di poter visitare la grande opera salesiana realizzata a Torino.

Il sogno diviene realtà il 29 gennaio 1875, quando don Guanella — all’epoca trentaduenne e sacerdote da quasi nove anni — dalla città lombarda di Savogno arriva nel capoluogo piemontese; qui trascorre circa un anno tra predicazioni e missioni, fino alla direzione dell’Oratorio San Luigi a Porta Nuova; incontra don Bosco, frequentemente, chiedendogli consigli, parlando con lui delle sue aspirazioni, dei suoi sogni e progetti; alla fine del 1875 viene mandato a Trinità, una cittadina in provincia di Cuneo, come primo direttore di un nuovo collegio maschile e vi resterà fino al novembre 1878, partecipando anche al primo Capitolo generale salesiano.

All’età di 60 anni Luigi Guanella poteva affermare: «Chi scrive ebbe la sorte di passare con don Bosco i tre più belli anni della vita». Quell’incontro, infatti, rappresenterà un punto cruciale del suo ministero sacerdotale, della sua vocazione a essere vicino agli ultimi, a chi «ha fame e sete». Dal suo maestro apprende l’arte della missione, del non fermarsi davanti alle difficoltà, del lavorare con tenacia e perseveranza per Dio e i fratelli: «Fermarsi non si può fin quando ci sono poveri da soccorrere», afferma. Vede nel santo piemontese un «vero filosofo cristiano» che misura «con lo sguardo la terra» e la vede «ardere come un deserto di sabbie infuocate», scrive nel 1884, presentando la figura di don Bosco in un opuscolo dal titolo Cenni intorno alla vita di Anna Succetti della congregazione di Maria Ausiliatrice. Giovanni Bosco, che «con l’occhio scrutatore riusciva» a penetrare «nell’intimo dei cuori umani», era entrato nell’animo di don Guanella, di questo giovane che si affacciava alla vita sacerdotale: un padre e un figlio (fra i due c’erano ventisette anni di differenza) uniti dall’amore e nell’amore di un Abbà Padre comune a entrambi, il Signore che ispira i passi nel cammino della loro missione.

Ma, come in ogni storia di un padre e di un figlio, avviene anche il momento del distacco che, seppur doloroso, rimane necessario: «Reputo grandissima fortuna essere venuto con don Bosco, ma il mio cuore sentirebbe un vuoto per tutta la vita, perché non parrà vero ma continua in me il pensiero di fabbricare qualche ciabotto in patria mia», è la risposta che darà all’offerta di ricoprire incarichi di responsabilità nell’opera salesiana. La sua strada è un’altra: nel novembre 1881, quando arriva a Pianello del Lario, in provincia di Como, in veste di parroco, trova un gruppo di ragazze dedite all’assistenza dei più poveri; quel gruppo di giovani donne diventerà il primo nucleo di una nuova congregazione, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza; più avanti, nel 1908, sarà la volta del ramo maschile, i Servi della Carità.

Nell’esaminare queste due biografie, c’è un dato che risulta alquanto interessante, segno dell’influenza che don Bosco ebbe nella vita di Guanella, come apostolo della fede per mezzo della stampa. Una volta rientrato da Torino, don Luigi Guanella si dedicò a un intenso apostolato della stampa: dal 1880 al 1889 scrive e pubblica ben quarantaquattro opuscoli; sono catechesi, pubblicazioni a carattere morale, agiografico, devozionale; seimila pagine che parlano della bellezza di un incontro ancora più vasto, quello dell’umanità, soprattutto sofferente, con il Signore.