Cari amici, buon cammino di Quaresima verso la Pasqua!
Il tempo corre veloce e già ci siamo messi sul percorso che ci condurrà a vivere la Risurrezione del Signore come esperienza di vita rinnovata, come possibilità di ricreare dentro e fuori di noi uno stile nuovo di comportarci, più autentico e vero, più profetico e incisivo anche per la vita degli altri che ci vivono accanto.
Papa Francesco ci esorta in questo tempo di preparazione alla Pasqua a non stancarci nel cammino verso quella pienezza di vita che non è adesso, ma che verrà: «La Quaresima ci ricorda ogni anno che il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno. A Dio va chiesto dunque la paziente costanza dell’agricoltore (cfr. Gc 5, 7) per non desistere nel fare il bene, un passo alla volta. Chi cade, tenda la mano al Padre che sempre ci rialza. Chi si è smarrito, ingannato dalle seduzioni del maligno, non tardi a tornare a lui che “largamente perdona” (Is 55, 7). In quest
o tempo di conversione, trovando sostegno nella grazia di Dio e nella comunione della Chiesa, non stanchiamoci di seminare il bene. Abbiamo la certezza nella fede che “se non desistiamo, a suo tempo mieteremo” e che, con il dono della perseveranza, otterremo i beni promessi (cfr. Eb 10, 36) per la salvezza nostra e altrui (cfr. 1 Tm 4, 16)» (Messaggio Quaresima 2022).
Preparandomi alla visita fraterna alla nostra comunità di Nazareth ho trovato una preghiera ebraica meravigliosa che dice: «Se dopo averci fatto uscire dall’Egitto, tu non ci avessi sostenuto con la manna, ci sarebbe bastato, Signore. Se dopo averci sostenuti con la manna, tu non ci avessi consegnato la tua Legge, ci sarebbe bastato, Signore. Se dopo averci consegnato la tua Legge, tu non ci avessi fatto entrare in Israele, ci sarebbe bastato, Signore!». Amici, questo canto che ci ripropone l’esperienza della notte di Pasqua esprime l’idea che il Signore fa sempre qualcosa di più e di meglio per noi. Non è ripetitivo, ma creativo e non mette mai un termine alla sua azione di attenzione e premura nei nostri confronti, anzi è sempre attento ai dettagli, quando si tratta dell’uomo.
La Scrittura, quando ci parla di Dio, ce lo presenta come un padre, per il quale nulla dell’uomo, nulla di ciò che ciascuno di noi vive è trascurabile, “approssimativo” . È l’esperienza che in forma più limitata siamo capaci di vivere anche noi nelle nostre relazioni umane: padre e madre verso il proprio bambino, l’uomo verso la sua donna, il consacrato verso le persone bisognose per le quali ha donato la sua vita, l’amico verso la persona che ama e stima. Anche noi nelle nostre relazioni possiamo essere capaci di curare il particolare, il momento, l’aspetto non essenziale, non centrale e farlo diventare tale. Quando si ama, si cura il particolare, specie quando si sa che questa attenzione è gradita alla persona a cui vogliamo bene. Spiritualmente i santi nella loro relazione quotidiana con Dio non si accontentavano di evitare il male, il peccato, per non offendere il Signore, ma erano attenti anche agli aspetti minimi, secondari, a quelle delicatezze che esprimono davvero predilezione e adesione totale dell’anima.
Vi ricordate la bella pagina evangelica raccontata da Marco (12, 41-44), quando Gesù si trova nel Tempio di Gerusalemme ed è attratto dalla figura di una povera vedova che sta gettando nel tesoro del Tempio due spiccioli? Nessuno si accorge che la sua offerta è tutto quello che possiede e che da quel momento la sua vita diventa precaria, senza prospettiva sicura per il futuro. Gesù invece si accorge, non gli sfugge quel particolare, che dà valore a tutte le azioni di quella giornata, e sottolinea per i presenti, superbi e ricchi, che quella povera donna ha dato molto più di loro, ha dato non il superfluo, quello che non gli serviva, ma la vita stessa per amore di Dio. Quante volte mi sono chiesto: chissà se Gesù avrà aiutato quella povera donna? Il Vangelo non parla più di lei, eppure è impossibile che il Signore non l’abbia soccorsa e premiata. Forse l’avrà anche invitata a seguirlo e a stare con le altre donne che appaiono nel Vangelo, a servizio dell’Annuncio nuovo, testimoni del miracolo che la presenza di Cristo andava operando nella vita dell’umanità.
Ecco, a Pasqua Cristo risorge per essere vivo accanto a noi. Lo hanno crocifisso, ma il Padre lo vuole presente e operante accanto ad ogni uomo in cammino sulla terra verso il Regno. «Cristo è risorto. Alleluia! – annuncerà la Liturgia nella notte santa di Pasqua, nella Veglia, madre di tutte le Veglie – Questo è il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci e in esso esultiamo!». È vero, cari amici, la nostra gioia sarà rinnovata dalla presenza del Risorto in mezzo a noi. Lui vincitore della morte, del peccato, accanto ad ogni uomo per suggerirgli che il Padre lo guarda come qualcosa di “non approsimabile”, qualcosa in cui ogni sfumatura è importante, in cui perfino ciascuno dei capelli del capo è nei suoi pensieri di padre (cfr. Matteo 10, 30). Con lui vincitore sul peccato si apre anche per noi un mondo di visioni positive, di vittorie, di resistenze nella fedeltà a Dio e nella sua Legge, di promozione degli altri fratelli e sorelle partendo dal bisogno di ciascuno di loro. Don Guanella era solito usare questa frase: «Il bene non è di chi fa molto, ma di chi ama molto!».
Nella imminenza della Pasqua auguro a ciascuno di voi e alle vostre famiglie questa meravigliosa esperienza: Il Risorto è il Dio di tutti e davvero ciascun uomo può dire: a Dio interessa tutto quello che vivo io!
Buona Pasqua!