di padre Umberto Brugnoni
Superiore generale dei Servi della Carità
Cari amici lettori di Servire, buon Natale nel Signore che viene ancora una volta in mezzo a noi!
Ho scelto di partire da una breve citazione evangelica (Lc 24,31) per la nostra conversazione, perché è il titolo del percorso che la Diocesi di Roma sta facendo in questo anno, dopo la prima fase del grande Sinodo sulla sinodalità. È una frase che non riguarda il Natale quanto piuttosto la Pasqua, perché ci riporta sulla strada che da Gerusalemme va a Emmaus e ci fa incontrare due discepoli di Gesù, delusi e amareggiati perché non hanno saputo riconoscere la sua risurrezione; scappano da Gerusalemme per poter più facilmente dimenticare quanto di bello e di grande avevano vissuto con lui, che è rimasto nei loro cuori soltanto come nostalgico ricordo. Gesù di Nazareth, il loro Maestro, era morto in croce e loro l’avevano visto appeso al legno sul Calvario. Tutto dunque era finito!
Questa frase del vangelo di Luca esprime bene l’esigenza che abbiamo tutti, in questo particolare momento pieno di guerre e invasioni: è il bisogno urgente di riconoscere che il Bambino che nasce a Natale è non solo il Figlio di Dio, ma anche il Re della Pace. Questo riconoscimento è la soluzione ai problemi gravi e amari che feriscono il nostro tempo, ai quali stiamo assistendo inermi e forse anche rassegnati.
Dobbiamo tutti invece aprire gli occhi alla sua venuta e riconoscerlo come l’unico che può ricostruire pace, fraternità, rispetto fra i popoli, benessere spirituale e umano. Perché purtroppo la chiusura degli occhi a questo evento dell’amore di Dio, la chiusura della mente e del cuore alle possibilità che egli ci può offrire ci lasciano schiavi dell’egoismo e del tornaconto personale, nella difesa degli pseudo-diritti dei quali ci ergiamo paladini e difensori, l’uno contro l’altro. Aprire gli occhi e riconoscerlo come il Dio della Pace salverà il mondo intero dalle guerre, dalla violenza disumana a cui stiamo assistendo da mesi in tutto il mondo.
Anche don Luigi Guanella ha vissuto momenti difficili, quando un grande conflitto travolse tutto il mondo. Visse con preoccupazione drammatica la Prima Guerra Mondiale quando, avendo già fondato le Figlie di santa Maria della Provvidenza e i Servi della Carità, dovette assistere impotente alla morte di tanta gente e anche di qualcuno dei suoi.
Il 25 aprile 1915 rivolse ai confratelli di allora alcune esortazioni che vorrei far mie e trasmettere anche a voi, cari lettori, come messaggio di conforto e di speranza: «La guerra divampa sempre più atroce e minacciosa; ed è purtroppo a temere che non cessi ed estenda più ancora ed anche alla patria nostra i suoi disastri. [...] Imitiamo il santo Pontefice [Benedetto XV], nel cui cuore paterno si radunano tutte le lagrime, fanno eco tutti i pianti e si ripercuotono laceratrici tutte le sventure dei suoi figli, figli che soffrono nel corpo per la miseria e per la guerra, figli che si rovinano nell’anima. Perciò egli prega e supplica per la conversione e la pace del mondo. Anche noi non possiamo sottrarci al bisogno di prostrarci dinanzi al Signore gridando: Misericordia, misericordia!».
E aggiungeva la preghiera che Benedetto XV aveva composto per quella triste occasione, esortando i confratelli a recitarla comunitariamente e in privato, più volte al giorno e davanti all’Eucarestia. Di questa preghiera vi riporto alcuni brevi stralci che potremmo anche far nostri, oggi, mentre viviamo la medesima situazione.
«Sgomenti dagli orrori di una guerra che travolge popoli e nazioni, ci rifugiamo, o Gesù, come a rifugio supremo nel vostro amantissimo Cuore; da voi, Dio delle misericordie, imploriamo con gemiti la cessazione dell’immane flagello; da voi, Re pacifico, affrettiamo con i voti la sospirata pace. Dal vostro Cuore divino voi irradiaste nel mondo la carità perché, tolta ogni discordia, regnasse fra gli uomini soltanto l’amore. Deh, si commuova dunque il Cuore vostro anche in quest’ora grave per noi di odi funesti, di così orribili stragi. Ispirate voi ai governanti e ai popoli consigli di mitezza; componete i dissidi che lacerano le nazioni. Fate che tornino gli uomini a darsi il bacio della pace, voi, che a prezzo del vostro sangue ci rendeste fratelli».
Gli fa eco da tempo papa Francesco nelle continue esortazioni a riconoscere in Gesù che viene il Re della Pace: «Guardando il Bambino nel presepe, Bambino di pace, pensiamo ai bambini che sono le vittime più fragili delle guerre, ma pensiamo anche agli anziani, alle donne maltrattate, ai malati. Le guerre spezzano e feriscono tante vite! Il dono prezioso del Natale è la pace e Cristo è la nostra vera pace. E Cristo bussa ai nostri cuori per donarci la pace, la pace dell’anima. Apriamo le porte a Cristo!».