di padre Umberto Brugnoni,
Superiore generale dei Servi della Carità
Cari lettori di Servire, eccoci al nostro consueto incontro mediante l’editoriale della rivista di Congregazione. Il titolo che ho dato a questo mio articolo è lo stesso del XXI Capitolo generale della nostra Opera, che si celebrerà dal 6 al 24 ottobre 2024 nella nostra Casa di Barza d’Ispra (VA). Sono ormai trascorsi sei anni dall’ultimo Capitolo e, come le nostre Costituzioni richiedono, ci sarà la verifica del cammino compiuto, a cui seguirà la programmazione dei prossimi sei anni (2024-2030) e l’elezione del nuovo Padre generale e del suo Consiglio, formato da cinque confratelli.
Vorrei intrattenermi con voi sul significato che ha per noi guanelliani questo titolo, scelto per la nostra Assemblea capitolare e che diventerà il compito del prossimo Padre generale e del suo Consiglio. Come potete vedere, il titolo è composto da tre parti: 1) Fedeli e creativi nel carisma; 2) Corresponsabili nella missione; 3) Con Cristo cogliamo le sfide del nostro tempo.
La prima parte Fedeli e creativi nel carisma non ci lascerà nella tranquillità del già vissuto, del già raggiunto, ma ci proietterà in avanti esigendo creatività e fedeltà. Non si andrà avanti per inerzia o affermando: «Si è sempre fatto così, perché cambiare?». Questa espressione, specialmente se risuona nell’ambito della Vita religiosa, è propria di uomini e donne “seduti”, ma lo Spirito non la tollera perché lui è novità, è vita e risurrezione e ha il compito – nella Chiesa e anche nella Congregazione – di ravvivare, non di spegnere o affievolire. Se è vero ciò che diceva don Guanella: «È Dio che fa», cosa temiamo e di cosa ci lamentiamo? Perché ci preoccupiamo tanto del domani? Non dice la Scrittura che a ogni giorno basta la sua pena? Accogliamo l’invito di sant’Agostino: «Canta e poi cammina!». Animati dalla speranza, dobbiamo andare avanti collaborando con lo Spirito, per rendere la nostra vita serena e coinvolgente!
Il secondo segmento Corresponsabili nella missione sviluppa il messaggio del “non far da te”, del “non sentirti unico protagonista”, ma ci avverte che abbiamo bisogno degli altri accanto a noi, dei confratelli, delle consorelle, dei laici operatori per le nostre comunità religiose. È una grande ricchezza questa condivisione, questo coinvolgimento di altri nell’unica missione di carità che viene dal Vangelo. In vista del Capitolo generale, un questionario inviato ai confratelli guanelliani, conteneva la domanda: «All’interno delle nostre comunità e opere, come è vista la presenza del laicato che condivide con noi la stessa missione tra i disabili, gli anziani, i poveri che abitano le nostre Case?». Dalle risposte sono emerse posizioni molto diversificate. Alcune erano evidentemente legate alla propria cultura di origine, altre a situazioni di disagio sperimentate nel proprio cammino. Alcuni confratelli accentuavano la raccomandazione di prudenza nel coinvolgimento dei laici nella missione, specialmente quando si tratta di delegare il potere decisionale o la gestione diretta di alcune opere. Queste posizioni hanno bisogno di essere reimpostate. Ce lo dice la Chiesa, ce lo ricorda don Luigi Guanella, ce lo confermano la storia e la stessa legislazione. I collaboratori laici, corresponsabili della missione guanelliana, sono diventati un patrimonio per la Congregazione in questi ultimi venti anni e gli stessi Regolamenti della nostra famiglia religiosa affermano: «Gli organismi di governo della Congregazione ai vari livelli sappiano coinvolgere laici preparati e sensibili al nostro carisma anche affidando loro responsabilità specifiche nella gestione delle opere, favorendo così anche i confratelli nel ricoprire funzioni e ruoli di animazione spirituale e carismatica, sia per i destinatari come per gli operatori della Casa».
Da ultimo vi è la terza parte del tema capitolare Con Cristo cogliamo le sfide del nostro tempo. Occorre certamente, cari amici, saper “leggere” la società e la storia, ma il riferimento fondante di questa lettura deve essere sempre Cristo Signore, il Risorto che è vivo e operante in mezzo a noi. E questo vale per tutti gli uomini del mondo, anche per voi, cari amici! Non possiamo più fare a meno di lui. Egli è la strada, la chiave di interpretazione della storia, la novità e la creatività di ogni carisma personale o di congregazione. Rischiamo di perderci, se lo lasciamo fuori dai nostri calcoli e dalle nostre analisi. Perdiamo il contatto con il Padre che sta nei cieli, che ci ama e che ci rende suoi figli, se camminiamo lontani da lui. Lo abbiamo proclamato nella liturgia del Cero nella Veglia di Pasqua: Cristo era, Cristo è, Cristo sarà. Sempre! Gesù stesso ce lo ha promesso nel giorno della sua Ascensione al cielo: «Non temete. Io sarò con voi fino alla fine dei tempi».
Non possiamo vivere fuori dal mondo, fuori dal contesto di quanto si sta vivendo e soffrendo nell’umanità. Con il Battesimo siamo stati mandati come risposta di Dio al popolo implorante, in tante situazioni a volte drammatiche. Nostro dovere è dunque dare risposte chiare, non parole vuote o rassegnate. Le nostre devono essere risposte che ci coinvolgono in prima persona, come ha fatto Cristo, fino a dare la nostra vita. Don Guanella lo ricordava nel Regolamento del 1905: «Occorre dare mano, mente e cuore, fino a farsi vittima per i poveri di Gesù Cristo, perché è scritto che il buon Pastore dà la vita per le sue pecorelle».
A voi, cari lettori di Servire, chiediamo il dono della preghiera in questi mesi di preparazione e poi l’aiuto nel realizzare concretamente quanto lo Spirito Santo ci suggerirà di fare dopo il Capitolo. Grazie per il vostro ascolto e la vostra presenza accanto a noi in questi sei anni; ormai siete parte della nostra famiglia e noi siamo orgogliosi di condividere la vostra amicizia. Auguri di bene a tutti!