Già negli anni passati presso don Bosco, mentre era direttore nel Collegio Salesiano a Trinità di Mondovì, don Guanella conobbe più da vicino il Terz’ordine di San Francesco di quella fraternità piemontese e il 19 Marzo del 1877 vi si affiliò, forse invitato da don Bosco, lui stesso terziario francescano.
di p. Gabriele Cantaluppi
Anche i suoi primi scritti pubblicati sono da lui firmati come terziario francescano. Prese sul serio i doveri annessi, come una spinta di impegno cristiano e sacerdotale avendo come guida e modello San Francesco d’Assisi, verso il quale nutriva sincera devozione, come pure si sentiva unito con speciale affetto a tutti i membri dei tre Ordini francescani.
Anche, al ritorno da don Bosco, riuscì ad aprire una sua istituzione a Traona in Valtellina in un ex Convento francescano con annessa Chiesa di San Francesco; un ritorno di tema e di ispirazione per lui e per la sua missione.
Papa Leone XIII, anch’egli terziario, nel 1882 pubblicò l’enciclica “Auspicato concessum” in occasione del settimo centenario della nascita del Santo di Assisi, favorendo così anche il sorgere di Istituti usciti dal Terz’Ordine, per rispondere alle necessità delle nuove classi sociali.
Ciò spinse don Guanella, parroco a Pianello del Lario, a dare alle stampe i volumetti: Un Poverello di Cristo e Il Terz’Ordine di S. Francesco e l’enciclica del Papa Leone XIII a cui aggiunse Regola recente del Terz’Ordine di S. Francesco, rivolti specialmente alla gente del popolo umile e semplice.
Nel libriccino Il Terz’Ordine… trapela anche la sua impronta personale in ciò che riguarda il contenuto spirituale. Di San Francesco sottolinea la povertà, l’umiltà, la semplicità vissute nell’ardente contemplazione del suo Signore; egli, invece, il povero prete montanaro, coglie l’esigenza di servire i poveri, vere immagini di Cristo nel continuo contatto con Dio, nella preghiera e nel sacrificio.
Entrambi i libretti documentano non solo una sua devozione, ma un rapporto di discepolato e di imitazione del Santo, una sorta di linea francescana nella sua spiritualità. E appare una conoscenza profonda del Poverello, con lunghi stralci di citazione delle Lettere del Santo, cosa abbastanza rara in quel tempo anche per i francescani stessi. Infatti trascorreva molti dei momenti liberi dagli impegni parrocchiali nel Convento di Dongo, dove in biblioteca trovava molti sussidi utili alle sue pubblicazioni, con particolare interesse sulla vita di San Francesco, sull’Ordine, sulle Fonti Francescane.
Talvolta condivideva coi frati il pasto frugale, sempre ben accolto e stimato. Per esprimere la sua fraterna gratitudine, anche ai frati dedicò nel 1883 un opuscolo: Un figlio illustre del popolo cristiano, biografia del francescano nativo di Dongo e Vescovo missionario in Cina, Fra’ Eusebio Maria Semprini. Nella dedica afferma di aver scritto questo opuscolo «per isfogo a quel spontaneo affetto che in ispecie sentomi verso a questi reverendi religiosi riformati in Dongo». Quando poi il Semprini tornò dalla Cina, dopo 32 anni di assenza, lo ospitò sia a Pianello che a Como e si mantenne in contatto epistolare con lui.
Di Pianello era anche il francescano padre Mario Bosatta, che, alla soppressione degli ordini religiosi del 1866, aveva ottenuto il permesso dai Superiori di poter dimorare al suo paese e abitava nella casa attigua alla chiesa e alla canonica.
Padre Gabriele Dell’Era, frate minore anche lui, nativo di Pianello, aveva avuto don Guanella come padrino di Sacerdozio e si tenne in contatto epistolare con lui per molto tempo.
In una delle sue tante visite al Convento di Dongo don Guanella fece colpo su un novizio francescano Filippo Bonacina, che restò colpito dalla venerazione in cui era tenuto dai frati suoi confratelli e, quando per varie circostanze dovette lasciare l’Ordine Francescano, divenne per sessant’anni esemplare sacerdote guanelliano.
Nella Fondazione della Casa di Como don Guanella pose tra i Santi protettori anche San Francesco d’Assisi, motivando la scelta: «dacchè tutti nella casa sono terziari francescani».
Inizialmente nelle Regole aveva invitato le sue Suore a iscriversi tutte al Terz’ordine, durante il Noviziato; ma poi la Santa Sede chiese di sopprimere quell’obbligo per incompatibilità di professione.
Restò sempre l’accenno a San Francesco ad ogni trattazione del tema ‘povertà’; sintonie e affinità andrebbero ricercate anche nello stile gaio, allegro e spigliato richiesto ai religiosi guanelliani, nella spiccata attenzione al mistero eucaristico, nello sguardo di fede sul creato, nel senso evangelico dei rapporti fraterni pensati per la comunità, ma soprattutto nel tema cardine della paternità di Dio rivelata nell’orazione del Padre Nostro.
Aperta la casa di Milano, Guanella iniziò a frequentare anche i Francescani di Sant’Antonio a Via Farini, nella zona di Porta Volta, dove ad inizio secolo fu ministro provinciale il padre Lodovico Antonelli. Sarà padre Agostino Gemelli, aiutato da don Guanella a superare momenti di forte crisi religiosa, nelle sue testimonianze ai processi per la Beatificazione di don Guanella, a confessare in che stima i Francescani tenessero don Guanella tanto da proporlo come modello di vita spirituale e di servizio alla Chiesa per i giovani frati in formazione.