Don Guanella era a Roma, per partecipare al XVI Congresso Eucaristico Internazionale, quando il 1° giugno 1905 ebbe notizia della morte di monsignor Giovanni Battista Scalabrini. Sembra quasi che parlasse di se stesso quando in un commosso ricordo di alcuni giorni dopo lo definiva un pastore ricco di spirito di preghiera e di abbandono completo alla divina Provvidenza. E veramente erano questi i tratti, fra tanti altri, che accomunavano i due amici e che affioravano, rivivendo il ricordo degli anni in cui erano stati compagni nel Collegio Gallio a Como nel 1859-60 come prefetti di studio.

di p. Gabriele Cantaluppi

Ricorda don Guanella che già allora, maggiore più di tre anni di lui, Scalabrini si distingueva perché la sua non era una semplice sorveglianza morale e disciplinare, ma soprattutto una guida ad ascoltare, a indirizzare e sostenere, ricercata dagli studenti ed apprezzata dai Superiori.

La loro amicizia era fondata sulla comune volontà di fedeltà alla propria vocazione e sostenuta dal reciproco aiuto nell’esempio e nella preghiera. Allo Scalabrini Luigi aveva tra l’altro chiesto aiuto per trattare la questione circa l’ammissione fra ii Somaschi, che lo avrebbero voluto con loro. 

Si ritroveranno poi nel Seminario Teologico negli anni 1862-63: Guanella al primo anno, Scalabrini all’ultimo.

Diventati sacerdoti, don Guanella sarà inizialmente parroco a Savogno, un piccolissimo borgo di quattrocento anime a mille metri di altezza, mentre Don Scalabrini sarà parroco di San Bartolomeo in Como, la parrocchia più prestigiosa della città, di seimila anime, ma anche carica di problemi sociali legati al mondo operaio e all’emigrazione.

Ad una richiesta perchè gli procurasse un posto in città, lo Scalabrini obiettò scherzosamente a don Guanella: “Tu sei troppo rivoluzionario”.

La frase alludeva alla situazione in cui si trovava don Guanella dopo la pubblicazione del “Saggio”, un’operetta in cui denunciava i pericoli della linea anticlericale e laicista assunta dalla politica del tempo e che lo aveva collocato nella lista nera dell’autorità civile e anche di qualche frangia ecclesiastica.

Giovedì il 12 Dicembre 1912 don Luigi Guanella, accompagnato da don Silvio Vanoni, da Como si dirigeva a Piacenza, nella Casa Madre dei Padri Scalabriniani, che lo stimavano come un santo e gli erano grati anche perché aveva fatto pubblicare la prima biografia del loro Fondatore. A tavola con alcuni confratelli poté rievocarlo, rivivendo tanti ricordi di collaborazione con lui.

In una lettera a don Mazzucchi qualche giorno dopo don Luigi così raccontava la visita piacentina perché se ne parlasse poi su “La divina Provvidenza”, bollettino della Casa di Como: “Partenza giulivo con don Silvio a Piacenza. Incontro festoso padre Gregori e padre Agnesi”.

Egli era alla vigilia di recarsi, ormai a 70 anni di età, negli Stati Uniti per valutare la possibilità di qualche istituzione in favore degli emigranti italiani: nel maggio dell’anno successivo invierà un primo drappelle delle sue suore.

Con la pubblicazione della sua prima operetta “Ammonimenti” nel 1872, don Guanella aveva posto in primo piano anche la perdita della fede e l’assenza di un’adeguata cura per le anime dei tanti migranti che lasciavano la terra italiana per cercare migliore tenore di vita all’estero.

Anche per questo motivo, si sentirà in linea con lo spirito dello Scalabrini, che sentiva sempre più l’impulso per la fondazione di un’opera che potesse evangelizzarli. I rapporti di don Guanella con lo Scalabrini e con le sue Congregazioni, soprattutto con alcuni sacerdoti, si mantenne vivo, anche se ognuno poi seguì la sua strada. 

Una prova evidente è stato il già accennato viaggio negli Stati Uniti in compagnia dello scalabriniano padre Vittorio Gregori, parroco a Boston, che lo ospitò dalla vigilia di Natale del 1912 al successivo dopo Epifania e che lo aiutò molto in vista della successiva opera delle suore guanelliane. Alla generosità della sorella di mons. Scalabrini si deve anche la fondazione del ricovero dell’Immacolata per cronici e disabili di Roveredo, inizialmente istituito da don Guanella nella casa da lei donata. Fu poi fedele collaboratrice nelle iniziative a Como a favore della *Casa della Divina Provvidenza”: faceva parte del comitato di signore per la fiera di beneficenza tenuta nel marzo del 1898 ed ebbe un ruolo di rilievo nella pesca che nel 1906 fruttò “buone migliaia di lire”.

Nata a Fino Mornasco (Como) nel 1854, ultima di otto figli, fu nella famiglia la più vicina per sentimenti e opere al fratello fin da quando era parroco a S. Bartolomeo in Como, dirigendo, ad esempio, l’asilo parrocchiale aperto nel 1874. Rimasta vedova nel 1886, sposò in seconde nozze il nobile Alessandro De Orchi, medico benemerito fondatore case di cure per scrofolosi a Como ed in altre città. Fu benefattrice del seminario e dell’ospedale civile di Como.

Scrisse don Guanella: “Lo spirito eletto dell’uomo che parve suscitato da Dio per ministrare l’opera della Provvidenza… aleggi pure su di noi e sulle povere opere nostre da lui amate e protette, e ci faccia imitatori del suo eroismo e delle sue virtù”.