Siamo alla vigilia di una radicale trasformazione delle due province guanelliane del Sacro Cuore (Nord Italia) e di San Giuseppe (Romana). Questa fusione non è una semplice somma aritmetica. La data scelta per la fusione, quella della nascita di don Guanella, è gravida di significati: è una nuova nascita!

di don Mario Carrera

All’inizio del dicembre 2022 i Servi della Carità in Italia hanno riorganizzato la struttura del loro “governo”, cosa che merita qualche riflessione. In precedenza le Case guanelliane in Italia erano divise in due “provincie” ed ora saranno riunite in una sola. Sembra una questione di poco conto; sembra un fatto “burocratico” e potrebbe esserci il pericolo di limitarsi a mettere insieme numericamente Case e confratelli, con una semplice somma aritmetica.

Una riflessione, che è avviata in vari contesti, tra teologi e responsabili a vari livelli di realtà sociali ed ecclesiali, potrebbe aiutarci ad unire a questo processo organizzativo l’aggettivo “generativo”.

Tale riflessione può accompagnare adeguatamente il giro di boa delle due provincie guanelliane, tentando di mettere al centro dei nostri interessi immediati la presenza e il servizio dell’altro. Se questo principio si può applicare nei più vari ambiti della società e della cultura, nella pastorale comporta il passaggio da una mentalità quantitativa e di “inquadramento” a un approccio che incontra le persone negli incroci esistenziali della loro vita.

La generatività è diventata sempre più un concetto e una prassi caratterizzata da un “cambiamento d’epoca” annunciato anche da papa Francesco. Una pubblicazione già di qualche anno fa indicava la generatività come nuova categoria sociologica e antropologica, fondamento di una società di uomini e donne veramente liberi. 

«Una personalità generativa – affermano gli autori – è una personalità che riesce ad ampliare il proprio spettro d’azione sia sull’arco temporale – non c’è solo il qui e ora, ma anche un prima e un dopo – sia su quello spaziale – non c’è solo la cerchia dei familiari e il microcosmo di appartenenza, ma ci sono altre persone e altri modi verso cui rivolgere l’attenzione. Sentendosi chiamata a dare il proprio apporto alla realtà che la circonda la personalità generativa contribuisce a renderla più bella ed accogliente. Capace di mettere in gioco la propria libertà al di là di sé stessa, diventa capace di “generare”» .

Si tratta, quindi, di “liberare la libertà” attraverso un nuovo modo di esercitarla, appunto diventando generativi, ovvero givers. In questa prospettiva vengono indicati quattro atteggiamenti generativi: desiderare, partorire, prendersi cura, lasciare andare. Tali atteggiamenti trovano, poi, una loro applicazione concreta in ambito culturale, sociale, economico e politico. 

Pastorale della gestazione

Anche in ambito pastorale, a partire dai contributi di P. Bacq, Ch. Theobald e A. Fossion, si parla sempre più di pastorale della gestazione non come un modello pastorale nuovo ma come un modo per risalire al principio stesso dell’azione pastorale che genera alla fede avendo a cuore prima di tutto le persone nei loro contesti concreti per comprenderne le domande e le possibilità di annuncio del Vangelo . 

La pastorale della gestazione o generativa si distingue dalla pastorale dell’inquadramento che ha caratterizzato per molti anni la vita della Chiesa. Nell’approccio dell’inquadramento la fecondità pastorale si misura secondo criteri quantitativi: quanti battesimi, quante comunioni, quanti matrimoni. Oggi questo è entrato in una profonda crisi. Non solo i numeri sono drammaticamente calati, ma si è costatato che integrare le file dell’organizzazione ecclesiastica a base di ricezione di sacramenti non voleva assolutamente dire che il messaggio di Gesù avesse cambiato la vita delle persone e della società che gli era attorno. 

Una pastorale generativa guarda, invece, ad attualizzare l’approccio che Gesù aveva con la gente che lo avvicinava. Gesù, infatti, stabilisce sempre una relazione significativa, intensa e piena di senso, trasformante, comunque, senza badare ai risultati immediati. Evidentemente, non si tratta di rifiutare la pastorale sacramentale – che sempre rimarrà fondamentale – ma di radicarla nell’incontro vivo con Gesù. 

Questo, ovviamente, richiede prossimità, vicinanza e tempo. In questo senso, una pastorale generativa è una pastorale itinerante, in uscita. Trova le persone, in modo particolare, negli incroci esistenziali dei momenti forti, critici, come una perdita, un fallimento, ma anche una scelta di vita, una decisione di futuro. 

Si parla anche di generativita come reciprocità.

Una pastorale generativa parte dal più piccolo e si apre all’infinito. Costruisce una comunità sempre più casa intessuta da palesi rapporti umani a partire da tante case comuni. Allora è domestica ed ecumenica allo stesso tempo. E perché generativa perché materna. Papa Francesco parla spesso della “cultura della tenerezza” e di una “cultura dell’incontro” (sinodo). Ha detto pure che «la vicinanza è lo stile di Dio». 

Queste espressioni sono molto più che degli slogan a buon mercato. Bisogna coglierle, invece, in tutta la loro profondità. Tenerezza significa, infatti, lasciarsi interpellare dall’altro nella sua corporeità, spesso sofferente, necessitante di amore concreto.

Incontro vuol dire che la generatività è sempre reciproca e la reciprocità è sempre generativa. La vicinanza, infine, ci dischiude l’orizzonte della fratellanza universale perché punta su ciò che ci accomuna in quanto esseri umani. 

Una cultura generativa spesso appare poco simpatica alla dittatura del “politicamente corretto”. 

Sorprende, infatti, come si possa pensare a una società fraterna senza padri e madri. La minaccia per il faraone egiziano ai tempi dell’Esodo degli ebrei era che questi facevano tanti figli. Gli ebrei erano generativi. 

Perché? 

Perché si sentivano un popolo benedetto da Dio? Tutto ha un legame con tutto. Le società più secolarizzate sono meno generative dal punto di vista biologico e si ritrovano allo stesso tempo più individualiste.  

Generatività, incontro, prossimità, reciprocità: fondamentali cambiamenti d’epoca, che aprono la comunità religiosa a scoprire una dimensione nuova che la rigenera e le fa riscoprire la propria missione nel mondo proprio a partire da essa, approfondendo sempre più il mistero che la abita.