La Congregazione dei Servi della Carità, comunemente conosciuta come Opera don Guanella, a somiglianza della Chiesa è una realtà non solo spirituale, ma anche sociale e giuridica; è dotata perciò di organismi di governo. Essa si compone di comunità locali e provinciali ed è regolata al vertice da un governo generale. Nell’ambito della Congregazione ciò che definiamo “Provincia” riunisce un certo numero di comunità locali in una comunità più ampia, la cui guida e animazione è affidata al Superiore provinciale, coadiuvato in questo delicato compito da altri confratelli che costituiscono il cosiddetto “Consiglio”.
In merito alla storia delle Province, la Congregazione guanelliana registra una data importante: quella del 15 maggio 1971. L’allora superiore generale, don Olimpio Giampedraglia, costituiva la Provincia del Nord Italia, poi denominata “Provincia Sacro Cuore”, e quella del Centro-Sud Italia successivamente intitolata “Provincia Romana San Giuseppe”. Lo faceva per imprimere vigoroso impulso alle opere, consentire una conoscenza diretta delle situazioni locali e promuovere ampie forme di partecipazione.
Dopo cinquant’anni – pur restando validi i motivi che hanno portato alla nascita delle due Province guanelliane italiane, ma anche in altre ragioni del mondo dove è presente l’Opera Don Guanella –, stiamo ritornando all’unificazione di tali organismi. Le ragioni di questo passo sono molteplici; vi è l’opportunità di dare un esempio di unità e di fraternità, ma anche l’occasione per riposizionarci in maniera nuova nella missione. Non è da escludere la possibilità di rilanciare l’animazione vocazionale nei nostri centri e nelle parrocchie a noi affidate. Va anche considerata la convenienza di rimodularsi in ambito organizzativo-gestionale ed economico-amministrativo.
Nell’ultimo decennio, infatti, le due Province guanelliane italiane, se per un verso sono già state realtà interconnesse, chiamate a condividere e ad affrontare comuni incombenze in diversi ambiti della loro vita, dall’altro hanno compreso come – sperimentando sinergie concrete e strategie comuni – possono ritrovarsi più vive, più feconde e più speranzose circa il loro futuro. Pertanto, dopo aver consultato i confratelli appartenenti alle due Province sopra menzionate, il superiore generale padre Umberto Brugnoni le ha unificate istituendo la nuova “Provincia San Luigi Guanella”. L’ufficializzazione è avvenuta il 19 dicembre 2022, durante la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dallo stesso superiore generale nel Santuario Sacro Cuore in Como, nel giorno anniversario della nascita del Padre Fondatore san Luigi Guanella.
La nuova Provincia San Luigi Guanella comprende le comunità della Provincia “Sacro Cuore” e della Provincia Romana “San Giuseppe”, insieme alle comunità guanelliane presenti in Svizzera e Israele. Si tratta di una realtà che abbraccia 28 comunità, 159 confratelli sacerdoti e fratelli, molti laici cooperatori e collaboratori, inseriti in Opere per ragazzi, strutture per persone con disabilità intellettiva, centri per anziani, parrocchie, case di accoglienza per senza fissa dimora, profughi e prigionieri a fine pena e tanti altri servizi di carità. Il Consiglio provinciale della nuova Provincia è composto dal padre provinciale, don Alessandro Allegra, che scrive questa pagina, e da cinque consiglieri: don Francesco Sposato (vicario e segretario provinciale), don Salvatore Apreda (economo provinciale), don Guido Matarrese, don Pino Venerito e don Vincenzo Zolla.
Le iniziative intraprese per l’unificazione delle due Province ci hanno aiutato a riscoprire la ricchezza del confronto e dell’appartenenza reciproca, a partire dalla nostra unica identità carismatica. Questo passo unificatore viene anche a coincidere con quanto la Chiesa ci raccomanda in questi tempi, il metodo sinodale, come strumento atto alla costruzione di realtà ecclesiali capaci di dialogo con gli uomini e le donne d’oggi e in grado di dare risposte alle sfide emergenti.
Un’idea luce che sta accompagnando i primi passi del nuovo Consiglio provinciale è quella di stare dentro questo nostro tempo con fiducia, intelligenza e passione. Per riuscirci ci stiamo sforzando di leggere il presente con gli occhi di domani, valorizzando quanto da tutti noi, religiosi e laici, è stato finora acquisito in termini di fede, carisma, spiritualità, stile relazionale, apostolato, approccio culturale, metodo pedagogico-riabilitativo-assistenziale, animazione pastorale, organizzazione interna e gestione delle Opere. L’unificazione delle due Province ci sta consegnando, infatti, la bella opportunità di sviluppare l’eredità umana e spirituale di san Luigi Guanella, quella dei confratelli e dei laici guanelliani di ieri e di oggi, e ci sta permettendo di continuare a trasmetterla efficacemente a tutti coloro le cui vicende si intrecciano con i nostri percorsi. Se è Dio che fa (così ci insegnava don Guanella), sappiamo che tutto si compirà in pienezza, indipendentemente da noi. A noi però resta pur sempre l’impegno di nulla tralasciare e di far parte di quel capitolo nuovo della nostra storia che è appena iniziata.
Per l’avvenire vorremmo continuare a vivere con gratitudine la nostra vocazione, a essere memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù e vorremmo rinnovare quotidianamente lo stile di Dio nelle nostre parole, nella nostra presenza e nei legami di amicizia. L’auspicio è quello di poter crescere, come comunità di Provincia, rafforzando i legami tra noi, camminando insieme ai laici e rinvigorendo la nostra passione per la promozione umana e spirituale di chi ci sta intorno.
Dopo il letargo apparente dell’inverno, le parrocchie hanno iniziato le loro attività con un auspicato un passo di partecipazione questa a livello personale è esigiti dal nuovo stile di sentirsi membri attivi di una comunità i per ascoltare la polifonia della voce dello Spirito e così camminare insieme, spogliati dai nostri personalismi per realizzare quel piano divino che permette a tutti i cristiani di affacciarsi alla fontana delle qualità evangeliche per fecondare e mietere frutti di una pace con il profumo inebriante dell’evangelo.
Dopo lunghi anni di obbedienza pacificata all’autorità, ora in questi anni alla luce dei germogli dello spirito del Concilio Vaticano II si tenta di vivere un’obbedienza responsabile nella consapevolezza di vivere in comunità ecclesiali che hanno assunto la consapevolezza di essere un popolo in costante ascolto del dono lo Spirito presente in ogni battezzato.
L’umiltà è la lunghezza d’onda che ci permette di acquisire, sviluppare ed offrire come dono gratuito alle sorelle e ai fratelli con l’impegno reciproco di ascoltarsi usare le braccia in un’azione corale.
«L’avvio del Sinodo, avvenuto il 9 ottobre dello scorso anno, significa porre la domanda su che cosa significa oggi essere Chiesa e quale sia il suo senso nella storia».
Sullo sfondo di questo cammino c’č il Documento conciliare della Lumen gentium (la Chiesa luce delle genti), nel nostro immaginario collettivo, siamo abituati a pensare la Chiesa piů come una costruzione di mattoni piů che un insieme di cellule collegate tra loro. Un’immagine piů attuale potremmo meglio pensarla come una relazione sinfonica, cioč un insieme di note diverse che danno vita a una composizione. Se dovessimo proseguire usando questa immagine, direi che «non si tratta di una sinfonia dove le parti sono giŕ scritte e assegnate, ma. di un concerto jazz, dove si suona seguendo l’ispirazione condivisa nel momento». Musicisti diversi con diversi strumenti per esprimere una piacevole armonia.Mario CarreraSe c’è un’immagine che può fotografare la vitalità della Chiesa è la stagione primaverile. Dopo il letargo apparente dell’inverno, le parrocchie hanno iniziato le loro attività con un auspicato un passo di partecipazioneuesta a livello personale è esigiti dal nuovo stile di sentirsi membri attivi di una comunità i per ascoltare la polifonia della voce dello Spirito e così camminare insieme, spogliati dai nostri personalismi per realizzare quel piano divino che permette a tutti i cristiani di affacciarsi alla fontana delle qualità evangeliche per fecondare e mietere frutti di una pace con il profumo inebriante dell’evangelo.
Dopo lunghi anni di obbedienza pacificata all’autorità, ora in questi anni alla luce dei germogli dello spirito del Concilio Vaticano II si tenta di vivere un’obbedienza responsabile nella consapevolezza di vivere in comunità ecclesiali che hanno assunto la consapevolezza di essere un popolo in costante ascolto del dono lo Spirito presente in ogni battezzato.
L’umiltà è la lunghezza d’onda che ci permette di acquisire, sviluppare ed offrire come dono gratuito alle sorelle e ai fratelli con l’impegno reciproco di ascoltarsi usare le braccia in un’azione corale.
«L’avvio del Sinodo, avvenuto il 9 ottobre dello scorso anno, significa porre la domanda su che cosa significa oggi essere Chiesa e quale sia il suo senso nella storia».
Sullo sfondo di questo cammino c’č il Documento conciliare della Lumen gentium (la Chiesa luce delle genti), nel nostro immaginario collettivo, siamo abituati a pensare la Chiesa piů come una costruzione di mattoni piů che un insieme di cellule collegate tra loro. Un’immagine piů attuale potremmo meglio pensarla come una relazione sinfonica, cioč un insieme di note diverse che danno vita a una composizione. Se dovessimo proseguire usando questa immagine, direi che «non si tratta di una sinfonia dove le parti sono giŕ scritte e assegnate, ma. di un concerto jazz, dove si suona seguendo l’ispiraz