A 150 anni dalla nascita di Aurelio Bacciarini, Lavertezzo,
il suo paese natale, testimonia la sua eredità spirituale.
di don Bruno Capparoni, postulatore generale
A metà mattina della prima domenica di novembre un sole autunnale, tiepido ma luminoso, è venuto a splendere sul Canton Ticino, a far brillare le cime delle montagne svizzere già innevate, a rendere gradevole la salita verso Lavertezzo, il piccolo paese della Valle Verzasca. L’anniversario della nascita di Aurelio Bacciarini cadeva propriamente mercoledì 8 novembre, ma l’appuntamento è stato anticipato alla domenica precedente, 5 novembre, per consentire la maggior partecipazione della gente della valle. E l’aspettativa non è andata delusa.
Erano presenti alcuni sacerdoti della diocesi di Lugano e alcuni Servi della Carità; la concelebrazione è stata presieduta dal vicario generale dei guanelliani don Nico Rutigliano, in rappresentanza del Superiore generale. Numerose erano pure le suore guanelliane, venute dalle varie case svizzere e anche dall’Italia, insieme alla vicaria generale suor Neuza Maria Giordani. La loro presenza ha testimoniato la gratitudine delle Figlie di santa Maria della Provvidenza verso la memoria di Bacciarini e il ricordo ancora vivo delle parole che la loro fondatrice suor Marcellina Bosatta, poco dopo la morte di don Guanella, gli rivolse: ««Io tengo Lei come don Luigi [Guanella], quindi faccio quanto Vostra Eccellenza mi suggerisce». Parole dette in momenti difficili per le suore guanelliane e quindi ancor più significative.
Erano presenti anche alcune Sorelle della Compagnia di santa Teresa di Gesù Bambino, a rappresentare tutto l’Istituto secolare suscitato dal vescovo ticinese, che ha ormai valicato i confini del Canton Ticino con uno sviluppo inaspettato in Romania.
Soprattutto erano presenti i montanari di Lavertezzo e della Valle Verzasca. Lassù le comunità locali sono rarefatte a causa dello spopolamento della montagna, ma chi è rimasto ricorda bene monsignor Bacciarini poiché la sua memoria viene trasmessa di padre in figlio, come si trasmettono i ricordi familiari più cari.
L’attaccamento alla propria storia da parte di questa gente seria e tenace si sta manifestando nella ristrutturazione completa della chiesa parrocchiale di Lavertezzo, che racchiude molte memorie del vescovo Bacciarini, prima fra tutte il battistero in cui ricevette la grazia di figlio di Dio; si tratta di un impegno economico che supera i due milioni di franchi svizzeri. Ma oltre che per la vista del battistero, chi scrive si è commosso di poter usare nella santa Messa lo stesso suo calice, regalato al vescovo da don Giovanni Rossi nel dicembre 1917 e dono probabilmente del cardinal Ferrari; Bacciarini lo ha utilizzato lungo tutto il suo episcopato fino al 1935 e lo ha poi lasciato «alla sua nativa parrocchia», come si legge al di sotto della base.
La celebrazione semplice e dignitosa, i canti ben curati, la chiesa nitida e addobbata a festa: tutto ha sottolineato il coinvolgimento della parrocchia nella partecipata commemorazione. Al termine, sul sagrato della chiesa, il Consiglio parrocchiale ha offerto ai presenti un gradito aperitivo, per aggiungere clima di amicizia all’unione di preghiere della celebrazione eucaristica.