Dai primi brevissimi a quelli più prolungati, “straordinari”, i Capitoli generali hanno cadenzato il cammino dei guanelliani. Con lo sguardo al passato, ci prepariamo al XXI Capitolo generale nel prossimo ottobre
di Fabrizio Fabrizi
«Quando gli incaricati a convocare il Capitolo generale daranno avviso ai membri dell’istituto per l’elezione del superiore generale e dei membri del consiglio, i dipendenti riceveranno questo come voce dell’angelo e con le ali ai piedi si affretteranno per compiere anche in questo i divini voleri, i divini voleri unicamente e non mai gli interessi dell’amor proprio». Questo era lo spirito che, nel Regolamento del 1910, don Luigi Guanella chiedeva ai suoi religiosi per partecipare al Capitolo.
Per il Codice di Diritto Canonico il Capitolo generale ha «suprema autorità» in ogni istituto religioso e lo rappresenta interamente come «vero segno della sua unità nella carità». Secondo le Costituzioni dei Servi della Carità «suo compito primario è custodire con fedeltà il carisma del Fondatore e quanto costituisce il patrimonio spirituale dell’istituto per renderlo operante nella vita e nell’apostolato»; in forza della sua dimensione collegiale, è l’organo che esercita potere elettivo e legislativo ed emana «norme che tutti sono tenuti a osservare», a cominciare dal superiore generale, eletto per eseguire con i suoi consiglieri le disposizioni ricevute.
Dal 6 al 24 ottobre prossimi i Servi della Carità terranno il loro XXI Capitolo generale nella “storica” casa di Barza, tra le colline lombarde del Lago Maggiore, e ancora una volta faranno il bilancio del periodo trascorso e stabiliranno direttive per il futuro.
I rappresentanti dei quasi 600 guanelliani presenti nei cinque continenti si riuniranno per riflettere, ascoltare, confrontarsi e decidere, ispirandosi al tema del Capitolo: “Fedeli e creativi nel carisma, corresponsabili nella missione. Con Cristo cogliamo le sfide del nostro tempo”. Li aspetta il grande impegno di custodire e “rilanciare” verso il futuro il dono di carità che lo Spirito ha fatto a san Luigi Guanella, segno di speranza che la Chiesa offre all’umanità sofferente, particolarmente in un’epoca complessa e piena di contraddizioni come l’attuale. Nella Lettera di indizione il superiore generale don Umberto Brugnoni affida i lavori allo Spirito Santo, invocandolo affinché «ci illumini e ci aiuti a cogliere le manifestazioni del suo amore negli avvenimenti della nostra storia».
Continuare una storia di fede e di bene è il compito fondamentale di ogni Capitolo, è dovere di consapevolezza in chi vi partecipa mettendo al servizio di tutti le proprie esperienze e capacità. I Capitoli generali scandiscono la storia dei Servi della Carità, dal primo celebrato a Milano il 28 marzo 1908, quattro giorni dopo la prima professione dei voti religiosi che rendeva ufficiale la loro presenza nella Chiesa. Dopo le votazioni per eleggere il consiglio generale, seguì un breve indirizzo del Fondatore, che – secondo lo stringato verbale – «esortò gli eletti e ciascuno dei confratelli convenuti a far sì che tutti abbiano a corrispondere alla vocazione di cui Dio ci volle favoriti e a dar opera che maggiormente abbia ad accrescersi la novella congregazione». È una raccomandazione valida ancora oggi: se la congregazione non è più «novella», deve però continuare a svilupparsi, nella geografia e nei numeri, ma soprattutto nella testimonianza cristiana e nel servizio al Vangelo.
In venti Capitoli sono stati eletti dieci successori del Fondatore alla guida dei Servi della Carità, a cominciare da Aurelio Bacciarini che nel 1917 fu nominato vescovo di Lugano e continuò l’ufficio di superiore generale fino al 1924. Iniziò poi il lungo periodo di Leonardo Mazzucchi, che fu rieletto nel 1930 e nel 1936, rimanendo però in carica fino al 1946 a causa della guerra. Seguirono Luigi Alippi, confermato nel 1952, e Carlo De Ambroggi per un solo mandato, dal 1958 al 1964. Armando Budino fu il superiore generale della beatificazione di don Guanella, anch’egli con un solo mandato. Eletto nel 1970, Olimpio Giampedraglia, fu confermato nel 1976 ma non terminò il secondo mandato poiché morì nel 1980. Pietro Pasquali fu eletto nel 1981 e confermato nel 1987; poi nel 1993 fu la volta di Nino Minetti, che governò fino al 2006. Dopo i due mandati di Alfonso Crippa e la canonizzazione di don Guanella, nel 2018 si giunge al governo in carica, guidato da Umberto Brugnoni. Una galleria di nomi e di volti distanti nel tempo e umanamente molto diversi, che hanno tramato un’unica, lunga storia di cristiana carità.
L’elezione del superiore e dei consiglieri generali è solo uno degli atti del Capitolo, ma resta il più rilevante e atteso, espressione della libera decisione e della responsabilità personale, eppure determinante per tutta la congregazione e per ogni religioso che ne fa parte. Don Guanella nel 1910 indicava ai confratelli capitolari un criterio per la loro scelta: «I cristiani sono chiamati a godere della libertà, di cui Gesù Cristo colla sua morte li ha donati, l’abolizione dalla schiavitù dei peccati e dei vizi. La Chiesa, figlia del cielo e madre di tutti i viventi, educa i suoi figli a questa libertà di spirito. Per eccellenza nelle congregazioni religiose, che sono gli orti e i giardini eletti per coltivarvi le anime a santità, la Chiesa provvede con diligentissime cure perché i superiori e direttori di una famiglia religiosa siano nominati tali che tengano degnamente il luogo di Dio e conducano le persone loro confidate nel cammino della prosperità e pace, pace e prosperità che si acquistano nell’esercizio della virtù e che si godono con gioia spirituale nell’abbraccio della carità di Gesù Cristo». Parole di un santo che restano sempre attuali!