A novant’anni dalla morte di madre Marcellina Bosatta (4 febbraio 1934), la sua figura saggia e materna brilla di una nuova luce. Don Guanella ne richiedeva sempre il consiglio anche nelle questioni più gravi
di don Gabriele Cantaluppi
Sul letto di morte don Guanella lasciava ai Servi della Carità un’eredità: «Vi lascio una buona madre, suor Marcellina. Non temete!». Era stata fin dagli inizi sua fedele collaboratrice e ne aveva assimilato lo spirito. Don Leonardo Mazzucchi, sul bollettino La divina Provvidenza del marzo 1934, mese successivo alla sua morte, la definiva «la madre tacita e operante, nascosta e sentita presente, fedele dispensatrice del tesoro dello spirito e degli indirizzi di lui».
Alle 12,15 di domenica 4 febbraio 1934 spirava a Como; dal 30 dicembre precedente, quando era stata colpita dal male, aveva vissuto la sua preparazione all’incontro con il Signore, sempre conformata alla volontà di Dio, nella preghiera e nell’attesa dell’Eucarestia che le veniva recata ogni giorno. Quando qualcuno cercava di mettere in evidenza la sua sofferenza, ella subito rimandava al ricordo del patire di don Guanella, di cui era stata testimone.
Si sentiva debitrice anche verso la sorella suor Chiara, che il 20 aprile 1887 aveva offerto la sua vita perché lei potesse continuare l’opera iniziata: «La Superiora [così chiamavano Marcellina] ha a sopravvivere, perché lei sì che farà del bene: quanto a me, miserabile e povero impaccio, è meglio che me ne parta presto».
Era domenica anche la notte del 21 marzo 1847, quando era nata in Pianello del Lario, quinta di dodici figli. La famiglia Bosatta, profondamente radicata da generazioni in paese, viveva un cristianesimo convinto, legato alle tradizioni locali. Del padre Alessandro, che purtroppo morì ancora giovane a causa di una polmonite, don Guanella lasciò scritto che «pareva vivesse per far del bene a tutti». Mamma Rosa Mazzucchi era una madre veramente cristiana, con una vita intessuta di preghiera e di carità.
A Camlago, una frazione del paese, il 18 ottobre 1872 il parroco don Carlo Coppini aveva aperto un piccolo ospizio, dando anche l’avvio a una comunità religiosa di quattro giovani donne. Il 18 ottobre 1878 esse presero i voti religiosi e Marcellina divenne superiora, assumendo il nome di suor Angela; il nome di battesimo lo riprese poi con don Guanella.
Questi giunse a Pianello l’11 novembre 1881, preceduto dalla fama di essere testa calda e imprudente. Furono alcune lettere di Don Bosco e una di don Luigi Anglesio, primo successore di san Giuseppe Cottolengo a Torino, mostrate a Marcellina da don Leone Ostinelli, viceparroco del vicino paese di Cremia, che contribuirono a sciogliere il clima di diffidenza e a permettere a don Guanella di fare brevi visite all’ospizio alcune volte alla settimana, per una conferenza formativa. La sua austera vita convinse poi le suore a prenderlo come loro guida.
Marcellina resterà vicino a lui per “imparare” il suo spirito, ma anche per avvertire e curare i suoi bisogni, per custodirne il denaro della carità, ma anche per ricambiargli, umilmente richiesta, il saggio consiglio pratico. Avrà sempre a cuore anche la congregazione maschile e, in occasione della morte del Fondatore, ribadirà «la fedeltà più scrupolosa a quello spirito di unione che deve aleggiare sempre sui due Istituti [dei Servi della Carità e delle Figlie di santa Maria della Provvidenza] e che il Padre comune lasciò in testamento sul letto della sua santa morte».
Fu il braccio destro di don Guanella nel fondare l’opera e svilupparla. Per trent’anni, tra il 1885 e il 1915, le fatiche, gli ardori di carità, le contraddizioni, i sacrifici, le speranze e le gioie, i frutti di bene che hanno segnato la vita del santo Fondatore, furono da lei condivisi e divennero lode e merito della fedele collaboratrice.
Di lei don Guanella diceva, un po’ iperbolicamente, che era la vera fondatrice delle congregazioni e delle sue opere, affermando di non prendere nessuna decisione senza il parere di suor Marcellina. Nelle sue testimonianze al processo canonico diocesano, preparatorio della beatificazione di don Guanella, ricorda, anche se con sfumature diverse dalle memorie autobiografiche Le vie della Provvidenza, episodi dell’infanzia e della vita di don Guanella rivelati da lui stesso. Afferma però anche di non ricordare sempre con precisione i particolari cronologici a causa della memoria, ma di essere sicura nelle cose importanti.Riconosce esplicitamente che don Guanella ascoltava i suoi consigli. Questo perfino nella rielaborazione delle Regole e Costituzioni delle due congregazioni. A questo proposito, in riferimento al modo di vivere la Regola, attesta che don Guanella insegnava a vivere le norme con grande libertà di spirito.
I rapporti tra suor Marcellina e don Guanella emergono anche dalle lettere intercorse tra di loro, dove talvolta il Fondatore si mostra severo e quasi autoritario. Toccava allora a suor Marcellina, con la sensibilità femminile, chiudere un occhio e venire a un confronto costruttivo con lui. Marcellina Bosatta, quando lo riteneva necessario, non temeva di esprimere il suo dissenso dal Fondatore, che spesso poi doveva riconoscere la bontà del consiglio di lei e ritornare sui suoi passi.
Dopo la morte di don Guanella nel 1915, suor Marcellina sarà un punto di riferimento per tutto il mondo guanelliano. Lo precisano bene le parole di don Pietro Pasquali, superiore generale dei Servi della Carità, nel cinquantesimo della sua morte, il 4 febbraio 1984: «Fu madre non solo per le sue figlie spirituali, ma anche per i Servi della Carità, madre in un certo senso dello stesso Fondatore; a lui donava il suo prezioso consiglio e l’illuminato sostegno e anche lo provvedeva del necessario per la vita di ogni giorno e per le opere di carità».