Discorso ai
pellegrini appena giunti a Roma, piazza San Pietro,
3 settembre 1925

 

Siamo a Roma, la città del Vicario di Gesù Cristo, la sede del maestro dei popoli e delle genti: O Roma felix! O Roma beata, che possiedi il Cristo in terra! Siamo a Roma, la città dei martiri! Si può dire che in questa città non v’è zolla che non sia stata imporporata dal sangue dei confessori della fede. Si direbbe che Dio ha voluto lavare col sangue dei suoi servi generosi il suolo di Roma pagana per farne la Roma novella, il centro della sua Chiesa, in cui non è macchia di corruzione né ombra di errore! Siamo a Roma, la città dei santi! Non vi è nel mondo cattolico città che vanti tanti santi quanti ne vanta questa Roma gloriosa. Qui i santi fiorirono numerosi come i fiori immacolati delle nostre alpi. È Dio che così ha disposto, per fare di questa fortunata città l’immagine vivente della celeste Gerusalemme, la patria dei santi. Siamo a Roma, la città indistruttibile come è indistruttibile Gesù Cristo. Qui Gesù Cristo regna nel suo Vicario a dispetto della persecuzione, a dispetto delle eresie, a dispetto della empietà: non v’ha nemico che lo possa vincere, non v’ha forza che lo possa abbattere. Fuggite, o forze del mondo; o forze dell’inferno congiurate assieme, fuggite! Qui vince il Leone di Giuda, che ha fatto e fa e farà di Roma la capitale delle sue divine conquiste!

O Roma immortale e santa! Noi ti rechiamo l’omaggio dei nostri cuori, l’omaggio del nostro popolo, il saluto della nostra terra lontana e cara! Irrigidisca la nostra mano destra, si attacchi al palato la nostra lingua, cessi di battere il nostro cuore prima che ci scordiamo di te! E inaridiscano le nostre sorgenti alpine e crollino le cime delle nostre montagne prima che il nostro popolo cessi di guardare a te, maestra di verità, faro di civiltà, speranza della umanità!

Siamo a Roma non solo, ma siamo nel cuore di Roma, perché il cuore di Roma è questa basilica incomparabile. Entrando noi ci siamo inginocchiati a baciare il suolo di questa basilica colla fede stessa e collo stesso amore dei pellegrini antichi. È giusto: questo luogo è straordinariamente santo. Sotto a questo suolo riposano le spoglie degli apostoli, dei martiri del Signore e dei pontefici sommi. È giusto: qui sotto è collocata dalla mano di Dio quella pietra fatidica di cui Gesù Cristo ha detto: «Super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam», «Sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa». È giusto. Prima di noi si inginocchiarono al bacio ardente gli antenati della nostra fede, i campioni dell’amore a Gesù Cristo, alla Chiesa, al Papa, da Carlo Magno ai cavalieri delle crociate, dai soldati di Lepanto agli zuavi di Castelfidardo, da san Luigi re di Francia a san Carlo Borromeo, da sant’Ignazio a santa Teresa del Bambino Gesù! È giusto e santo il bacio a questo suolo e a queste mura: è la basilica del Papa. Qui il Papa celebra i sacri riti nella maestà più sublime della liturgia cattolica, qui benedice il mondo, qui insegna come Pietro, e come Pietro conferma nella fede i suoi fratelli e pasce il suo gregge.

I discorsi tenuti 
dal vescovo Bacciarini a Roma saranno pubblicati
integralmente sul n. 4
della rivista
Pagine Guanelliane,
attualmente in preparazione