Don Guanella amava la semplicità, la concretezza e aborriva tutto quanto era falso, posticcio, artificioso. Così era anche nella devozione e nella pratica religiosa che non voleva inquinata dal sentimentalismo, dal facile entusiasmo. Tutto doveva essere fondato su una profonda fede e sull'esercizio quotidiano della carità fraterna verso chiunque si avesse a che fare durante una giornata.
Ebbe una volta sentore che le letture delle suore a S. Maria di Lora non fossero quelle che lui desiderava e chiese, parlando alle suore:
— Siate sincere, ditemi quali libri leggete e date a meditare alle novizie?
Nessuna delle interrogate voleva rispondere, ma dopo ripetute insistenze, venne fuori che le letture erano tutte del tipo: Le pagliette d'oro, Le scintille eucaristiche, Le stille di rugiada...
— Me l'ero immaginato, disse Don Guanella, benedette martorelle, non capite che sono tutte pagine dolciastre e piene di sentimentalismo? che sono più le esclamazioni, i sospiri, i puntini che le parole? Per vivere ci vogliono cibi nutrienti, veri alimenti: roba che sostiene anche se si fatica a masticarla. Non si può mica vivere di caramelle! Molto meglio il pane duro, meglio le croste di formaggio che quella roba che vale quanto mangiare aria. Voi non siete farfalle, né grilli, né cavallette: altro che stille di rugiada ci vogliono per voi, martorelle, chiamate ad essere piccole martiri di amore e di dolore!