DON GUANELLA E LE LINGUE STRANIERE
Durante gli studi nel Collegio Gallio don Guanella studiò il tedesco (allora obbligatorio poiché la Lombardia era sotto il dominio dell’impero asburgico) e dall’anno scolastico 1855-1856 (II classe di grammatica) fino al 1857-1858 (IV grammatica) la sua valutazione è sempre di Eminente, con l’ultimo giudizio espresso in questi termini: «Conosce assai bene la grammatica, è corretto pronto e felice nelle traduzioni».
Si dedicò poi allo studio del francese, probabilmente nel periodo salesiano 1875- 1878, tanto che nel 1880 tradusse un breve opuscolo di meditazione. Ma poi, preso da altri interessi e occupazioni, fu costretto ad abbandonare gli studi linguistici, che più di altri richiedevano una applicazione regolare. Lo riconoscerà con dispiacere, ma anche con realismo ed ironia, ripensando al periodo della sua formazione quando nel 1913-1914 dettava l’autobiografia: «[...] ma poi mancando l’esercizio fu tempo perduto, come nello studio del tedesco ed anche del francese. Se cresciuti adulti si ripassassero le materie studiate se ne avrebbe profitto e soddisfazione non poca. Ma quis est hic et laudabimus eum? [Chi è costui? Lo proclameremo beato (Sir 31,9)]».
Da persona intelligente e istruita, comprendeva l’importanza di conoscere una lingua straniera e già nel 1907 indicava ai novizi dei Servi della Carità di applicarsi a questo studio. Inoltre mandava volentieri i chierici nel seminario di Coira, dove si preparavano al sacerdozio anche con lo studio del tedesco, necessario per l’apostolato nelle valli svizzere riformate.
Durante il viaggio negli Stati Uniti, osservando le condizioni degli italiani e delle altre popolazioni emigrate, riconobbe nell’ignoranza dell’inglese uno tra i principali motivi delle loro difficili condizioni e giunse ad una chiarissima conclusione: «Chi non sa la lingua del paese sarà sempre poco apprezzato». Chiese alle sorelle Leonori di insegnare un po’ di inglese alle suore destinate agli Stati Uniti; a queste prime missionarie dedicò un utile vademecum nel quale un intero capitolo è dedicato alla necessità di apprendere la lingua: «Chi ripudia lo studio della lingua [...] si prepari a non poche umiliazioni e ad essere e dirsi persona a metà. Vero è che le suore italiane si introducono per avere cura speciale degli italiani; ma non datevi a conoscere che voi volete limitarvi alla cura e quindi alla lingua degli italiani, perché questo vi farebbe meno accette alle autorità civili ed anche alle autorità ecclesiastiche e non potreste aspirare ad essere credute religiose internazionali e tanto meno suore cosmopolite, se non vi dedicate allo studio ed alla pratica della lingua inglese».
Don Guanella pensava in grande per le sue congregazioni e desiderava che si sviluppassero su prospettive «internazionali» e «cosmopolite», incarnate da persone capaci di superare i confini della propria originaria appartenenza culturale e linguistica per divenire cittadini del mondo, capaci di rapportarsi a tutti i popoli innanzitutto con il linguaggio universale della carità evangelica.