Il secondo amore mariano di don Luigi Guanella è invece per la Madonna del lavoro. È la devozione che orienta la sua attività di fondatore. Alla Madonna del lavoro, don Luigi, dedica la chiesa di Nuova Olonio San Salvatore, una delle sue conquiste pedagogiche e riabilitative.

In quella zona paludosa era riuscito, coinvolgendo anche un gruppo di suoi disabili, a portare la bonifica del terreno e a ricostruire l’antico paese  di Olonio.  Era per lui un orgoglio aver dimostrato che nessuno è così incapace e sprovveduto da non portare alcun aiuto e soccorso agli altri. Fin dagli inizi del suo apostolato aveva, in sintonia con San Benedetto, coniato il suo motto: Oremus et laboremus. Aveva appreso questa devozione forse dall’ingegner Sartirana e dal congresso di Amiens nel 1894 che aveva tanto raccomandato la devozione a “Notre Dame du Travail”. Don Guanella intendeva così mettere sotto il manto di Maria le ansie, le speranze, i dolori e le attese, i lutti e i contrasti come i benefici e le gioie che dal lavoro l’uomo può ricevere: benessere attraverso il sacrificio. Era sua intenzione tutta particolare affidare a questa Madre i più deboli, i più esposti alla sopraffazione, i più incapaci di competere in questa dura e spesso violenta lotta per la vita. Al riguardo scriveva: “Lavoriamo, ma credendo in Dio, sperando in una vita futura, amando il prossimo nostro per amare il Signore. E la Vergine Santa alimenti in noi quelle virtù che, rendendoci operosi, ci faranno utili e buoni”(LDP, 1906).

Quale è la motivazione principale del nostro lavoro, dei nostri sacrifici?