«Non una rassegnata diagnostica della crisi, ma una lettura pasquale che sappia individuare come e perché la crisi possa sorprendentemente migliorarci; una feconda indicazione di metodo e di contenuto ci è venuta dal magistero di papa Francesco». Sono in sintesi le parole di presentazione dell’incontro da parte ddell’abate Bernardo Gianni, presidente Cism della Toscana.

A guidare la riflessione dell’incontro sono due professori dell’Univesità cattolica di Milano, Chiara Giaccardi e Mauro Magatti.

Ha iniziato Magatti citando Adrien Candiard là dove scrive: «la speranza non è ottimismo, ma una virtù spirituale che nasce da una promessa»; Paolo VI ci ha invitato a leggere i segni e a trasfigurare la realtà – ha proseguito il relatore – dobbiamo chiederci cos’è questa crisi e da dove arriva. «Dalla fine degli anni novanta all’attuale guerra in Ucraina, il cambiamento climatico... non sono massi erratici caduti per caso, ma la conseguenza di questa grande accelerazione che ha provocato disordini. A livello scientifico si parla di entropoia cioè di un effetto di disorganizzazione che ha prodotto la cultura dello scarto; a livello filosofico si parla di nichilismo, del “tutto è uguale a tutto”, con un individualismo diffuso e infine a libello biblico si parla di un tempo diabolico, dove appunto il diavolo sta per divisione e infatti niente più resta insieme. Stiamo di fatto entrando in un’altra stagione storica – ha continuato lo studioso – e non sappiamo che cosa ci aspetta, quello che è evidente e che gli equilibri che avevamo trovato dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989 non reggono più. Tutta questa situazione produce incertezza e in tutte le religioni si crea tanto fondamentalismo, ci si chiude, nel tentativo di proteggersi, nel proprio fortino di convinzioni. In mezzo a tutte queste tensioni mondiali c’è papa Francesco che cerca in tutti i modi di trovare unità!

Non c’è una soluzione precostituita, si deve fare un percorso, c’è da fare un cammino, un esodo, cercando di capire tutti questi segni e trasfigurare la realtà. A partire dall’Evangelii Gaudium e poi con Laudato si’ e Fratelli tutti, il Santo Padre ha toccato il punto fondamentale e cioè che dobbiamo fare il salto di riconoscere che nel cosmo non esiste niente se non in relazione con l’altro da sé; la vita è relazione come ci insegna anche la Trinità. Siamo in un’epoca dove l’Occidente vive un certo benessere tecnologico, sanitario... preghiera invece ha la stessa radice di precario... L’antagonismo della fede è la tecnoscienza, siamo sempre dentro una realtà fatta dall’uomo, non ci rivolgiamo più alla natura; il cristianesimo si deve domandare qual è il linguaggio più efficace per il “più vita”. Le nostre realtà di comunità sono “più vita?”».

Chiara Giaccardi ha iniziato il suo intervento dicendo che, in questo tempo di grande fragilità, possiamo lasciare andare quello che non serve e dalle nostre crepe vedere che entra la luce. Ci sentiamo tristi, pieni di dubbi; il nostro niente, come ci ricorda Romano Guardini, «è un deserto che ci chiama»; la pandemia ci ha insegnato che la morte e la vita sono legate e che tutti siamo interdipendenti. Cosa vuol dire la fede? Fides vuol dire corda, legame, «la fede – ha proseguito la docente – è un affidamento, la fede presuppone un cammino (“Io sono la via, la verità e la vita”), prima di tutto un movimento; la dialettica feconda tra forma e vita dev’essere ripensata alla luce del dinamismo della vita. Nelle comunità il tema dell’autorità deve far capire che si deve trasmettere all’altro generatività, forza che crea del nuovo e quindi crea vita; solo così nelle comunità noi avremo la valorizzazione delle singole personalità e della diversità. La fraternità riconosce l’interdipendenza che diventa laboratorio di trascendimento dei limiti e delle situazioni; ognuno è una storia sacra».  

L’invito finale  della Giaccardi è di guardare al cielo, di puntare in alto, perché come scrive in una poesia Emily Dickinson, «chi non ha trovato il Cielo quaggiù, lo manchera lassù!». C’è bisogno di una visione di relazione, di un’eccedenza di amore e di fede per allargare i nostri orizzonti, per creare nuovi spazi di umanità e di futuro.

(a cura di m.g.)