La parola “profeta”, a partire dal Vaticano II, è entrata a far parte del vocabolario quotidiano nella Chiesa e fuori di lei. Si applica a tutti quelli che denunciano le strutture di potere e dominio; a chi promuove la lotta per la giustizia e si mette dalla parte dei poveri; a quelli, infine, che vivendo profondamente l'esperienza di Dio annunciano il messaggio liberatore di Cristo in molteplici e diverse forme. Ognuna di queste applicazioni
risponde solo parzialmente a quello che è un profeta biblico, perché questo unisce in sé quei diversi aspetti: è qualcuno che, radicato nella problematica esistenziale, scopre Dio come Essere vivo e, alla luce di questa esperienza, sa contemplare gli avvenimenti della storia, discernerli e manifestare a voce alta il suo senso, le esigenze di Dio, le sentenze dell'uomo.
Il Vaticano II ha ricordato che tutti i cristiani, uomini e donne, per il fatto di essere battezzati, condividono la funzione sacerdotale, reale e profetica di Cristo e che questo, il gran Profeta, "compie la sua missione profetica... non solo attraverso la Gerarchia che insegna nel suo nome e col suo potere, ma anche per mezzo dei laici a chi, conseguentemente, costituisce in testimoni e li dota del senso della fede e della grazia della parola" ... Queste riflessioni dottrinali del Concilio permisero che, più avanti, a partire da moltissime attestazioni profetiche di cristiani, impegnati nella lotta contro il peccato sociale in America Latina, il Documento di Puebla potesse constatare già, alla fine degli anni settanta, un'intensificazione della funzione profetica nella Chiesa latinoamericana.
La dimensione profetica della vita cristiana tende ad esprimersi con maggiore forza in persone e gruppi dentro la Chiesa. La sua storia è marcata dalla presenza di profeti che annunciarono il progetto di Dio con la loro vita e la loro parola e denunciarono tutto quello che a lui si opponeva. La vita religiosa è, parlando in generale, uno di quei gruppi nei quali la dimensione profetica del seguace di Gesù si è concentrata con forza caratterizzante. Sin dalle loro origini, i religiosi sottolinearono l'assoluto di Dio e del Regno e, con la loro stessa vita, si trasformarono in segni della Sua presenza nella storia.
Il Vaticano II ha riconosciuto questa significativo segno profetico della vita religiosa quando, nella Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, ha affermato che “simbolizza, prefigura, manifesta, rappresenta e proclama i valori del Regno”, trasformandosi così in "simbolo che può e deve attrarre efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vocazione cristiana". Non bisogna dimenticare che profetica è la forma di vita e non necessariamente tutti i religiosi/e. Tuttavia, questo stile di vita deve sfidare i suoi membri affinché esercitino questo carisma profetico ed offrir loro aiuto ed appoggio affinché si mantengano fedeli a lui.
Bisogna anche ricordare che in alcune epoche della storia ed, ancora oggi, una eccessiva istituzionalizzazione della vita religiosa e la clericalizzazione della stessa, l'hanno privata della sua forza profetica. Allo stesso tempo, è importante aver presente che non si può qualificare come profetico un atteggiamento sfidante dell'autorità nonostante i casi in cui questo abbia ragione per discutere comportamenti o atteggiamenti chiaramente errati.
Considereremo successivamente il senso e le dimensioni della vocazione profetica nella Bibbia, e la vita consacrata come segno profetico nel mondo di oggi.
di Camilo Maccise, OCD
Testo completo Strade per una vita religiosa profetica oggi, di Camilo Maccise, OCD