Sono morte così. Trucidate mentre stavano servendo e dando da mangiare ai loro poveri nella loro umile casa ad Aden nello Yemen dove erano arrivate da nazioni e continenti diversi per testimoniare,
in semplicità ma anche con determinazione, il Vangelo di Gesù , la bella notizia dell’ Amore che è più forte dell’ odio, del male, della violenza.
Uccise, perfino calpestate, a terra col grembiule della carità intriso del loro sangue, missionarie fin all’ultimo, al servizio dei fratelli fino alla fine. Come quel Crocifisso che portavano appeso con uno spillo sul lembo del loro sari, vicino al loro cuore.
Le vogliamo ricordare queste sorelle coi loro nomi e la terra delle loro origini: Sr. Annselna, indiana; Sr. Margarita, ruandese, Sr Reginette, ruandese, Sr. Judith, keniota.
La notizia della loro tragica morte è stata portata dal Papa stesso alle sorelle Missionarie della Carità che anche a Roma si prendono cura dei poveri e dei senza tetto, proprio lì dove Pietro ha versato il suo sangue all’inizio della Chiesa.
“Questi sono i martiri di oggi… vittime dell’attacco di chi le ha uccise ma anche dell’indifferenza” così ha detto il Papa. Del sacrificio delle quattro religiose e dei loro undici collaboratori uccisi con loro, nemmeno una riga sui grandi giornali, dopo l’accaduto.
A tutte le comunità di Madre Teresa le nostre condoglianze e la nostra preghiera, segno della nostra vicinanza e solidarietà nella missione che ci accomuna e ci unisce in varie parti del mondo.
“Vivere e morire con i poveri” questo il programma di vita seguito e proposto alle sue sorelle dalla Beata di Calcutta, presto Santa.
Quale esempio di fedeltà e di coraggio dalle nuove martiri! Per la ‘Chiesa del grembiule’, per chi soffre per la fede. Per noi guanelliani chiamati a vivere e seminare carità dovunque, tra gli ultimi, costi quel che costi, fino alla fine…
Don Luigi De Giambattista