(ANS – Roma) – “La povertà amorosa è solidarietà, condivisione e carità e si esprime nella sobrietà, nella ricerca della giustizia e nella gioia dell’essenziale”. Così diceva Papa Francesco in un suo messaggio dell’8 marzo 2014. Da lì è ripartito il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, nel suo intervento tenuto alla 87ª Assemblea semestrale dell’Unione dei Superiori Generali.
Egli ha sottolineato che i valori richiamati dal Papa sono “attitudini di vita” che conducono i consacrati a sperimentare una povertà non teorica, ma concreta. Come la vita consacrata rappresenta spesso la presenza più di frontiera della Chiesa, attiva nelle periferie più povere ed emarginate del pianeta, essa sa bene che è chiamata a toccare la carne di Cristo negli umili, nei poveri e negli ammalati, e a confidare pienamente nella logica del Vangelo e nella Provvidenza di Dio.
Poi ha portato la riflessione sulle linee orientative per la gestione dei beni promulgate nel 2014 dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, affermando che la centralità degli elementi più essenziali del proprio carisma non dev’essere mai distolta da preoccupazioni di gestione amministrativa. Quanto ad esse è invece opportuno lavorare per diffondere la cultura del monitoraggio e della trasparenza, provvedere ad una adeguata formazione degli economi, avvalersi della competenza e della professionalità di laici di provata fiducia… tutti elementi in grado di allontanare la “tentazione del potere” e di rilanciare la dimensione di radicale profezia propria della Vita Consacrata.
E ha concluso: “credo che si possa dire che, in generale, religiosi e religiose, a titolo personale viviamo in modo semplice e sobrio” e ha poi stimolato i Superiori a ragionare su come concretizzare l’audacia rinnovata e la profezia evangelica anche nella gestione delle opere.