di p. Fabio Pallotta

Corre voce da sempre che i Guanelliani non siano uomini di penna e di scienza, ma piuttosto ‘asini’ di lavoro come amava chiamarli il fondatore. Lungo la nostra storia, non poche volte, coloro che desideravano studiare hanno dovuto sudare contro questa mentalità piccina che arrivava a nutrire seri sospetti sulla loro stessa vocazione.

La realtà smentisce questo pregiudizio, considerati i molti guanelliani che al di là degli studi minimi obbligatori, si sono specializzati in diverse discipline scientifiche. Anche se la ricerca scientifica in quanto tale non rientra, da sempre, nelle prospettive dei figli di don Guanella, piuttosto dediti al lavoro concreto nei diversi campi di missione.

Eppure abbiamo avuto molti confratelli brillanti in diversi settori, soprattutto quelli della seconda e terza generazione dopo il Fondatore.

E non si dimentichi che, per oltre settant’anni della nostra storia, abbiamo avuto scuole e studi teologici interni, così che molti guanelliani ebbero come missione la docenza e alcuni con risultati straordinari. Sarebbe interessante poter scrivere un giorno circa i Guanelliani insegnanti.

Fossero stati messi nelle circostanze adatte oggi sarebbero famosi, tanto per fare qualche nome, anche un don Tognini, don Previtali, don Preatoni, don Osvaldo Saginario, don Cantoni, don Beria e soprattutto quei due geni di don Luigi Ragazzoni e don Luigi Monti.

Senza dubbio, tuttavia, il più notevole di tutta la nostra storia è stato don Mario Erbetta, docente universitario per oltre quarant’anni e fine ricercatore in campi abbastanza desueti delle scienze bibliche dove il suo nome resta indimenticabile, quello delle lingue orientali e l’ambito scientifico dei testi apocrifi, soprattutto del Nuovo testamento.

Era nato circostanzialmente a Novara, ma la famiglia viveva in provincia, tra le colline novaresi, a Cavaglietto; fu inviato bambino al nostro collegio di Gozzano e, grazie alla guida del nostro straordinario don Cremonesi, decise di intraprendere il camino guanelliano: Fara Novarese, Barza d’Ispra, Roma, distinguendosi sempre per il suo talento fuori misura negli studi, soprattutto delle lingue.

Prete novello di tre anni, nell’Ottobre del 1952, fu già investito della docenza universitaria nell’allora prestigiosa Università Urbaniana, con l’incarico di insegnare lingue orientali: sirocaldeo, greco classico e biblico, copto. Diede corsi di Sacra Scrittura in ogni settore, dell’Antico e del Nuovo Testamento.

Nel 1966 pubblicò, con l’editrice Marietti, il suo capolavoro, che resta un classico nel suo ambito, ancor oggi: l’edizione critica dei testi Apocrifi del Nuovo Testamento, in quattro volumi.

Per diversi anni fu direttore della rivista scientifica dell’Università Urbaniana, Euntes Docete, e apprezzato collaboratore della Santa Sede nelle pubblicazioni sulle lingue orientali, come esperto patentato.

Nell’insegnamento, come spesso capita alle persone fuoriserie e geniali, era tanto assorto e distratto dalla sua materia da non rendersi conto di quanto avveniva in aula e di quanto lo seguissero gli alunni; non insegnava per routine o per lo stipendio, era la passione della sua vita, nella quale si coinvolgeva e si divertiva.

Anche molti di noi Guanelliani, come me, siamo stati suoi alunni, ma era prudenziale non presentarsi come tali perchè non ci avrebbe fatto troppi sconti, per evitare favoritismi.

La sua passione lo portò a spaziare nei testi copti, etiopici, armeni, arabi, siriaci, persiani, sumerici…e a cavalcare anche le lingue moderne, anche quelle più complicate come il russo. E lo portò a viaggiare nei posti più reconditi per raccogliere testimonianze di culture antiche.

Esercitò il suo sacerdozio nell’insegnamento e nel servizio pastorale alle nostre consorelle di Santa Maria della Nocetta a Roma e alle ragazze disabili. In tanti anni ospitò nella sua casa di cappellano decine e decine di studenti stranieri con difficoltà economiche, perchè terminassero gli studi e conseguissero la licenza. Molti di quei studenti oggi sono Vescovi e lo ricordano con gratitudine.

Colpiva soprattutto, in chi lo accostava, il tratto modesto e senza pretese, mai ostentoso della sua grandezza, che pure era consistente.

Il 13 Marzo 2002 moriva nella sua Casa della Nocetta, circondato dalla stima e dall’affetto di quella comunità e dell’intera Congregazione che lo ricorda come il più famoso dei suoi figli in campo scientifico.