Casa Santa Maria della Provvidenza. Facciata della chiesa
Casa Santa Maria della Provvidenza. Facciata della chiesa

La Casa Santa Maria delle suore guanelliane. Studi, testimonianze e documenti in un ricco volume di storia che conclude le celebrazioni per il centenario

di Fabrizio Fabrizi

Avevano raccolto oltre 150 mila lire del 1922 (più di 170 mila euro) «nonostante il caro vivere» ed erano riuscite a ottenerne 100 mila da Benedetto XV: a Roma le suore di don Guanella volevano «allargare le tende per accogliere tutte le domande di infelici che da ogni parte ci vengono rivolte». Non potevano certo scrivere Posti esauriti all’entrata della Casa Pio X a San Pancrazio, dove dal 1908 ricoveravano anziane, orfane, disabili psichiche e fisiche. Quindi misero in pratica ciò che don Guanella – quasi senza pensarci – aveva scritto nel 1893, parole che sono l’emblema della sua santità: «Finirla non si può, finché vi sono poveri a ricoverare, bisogni a provvedervi. Più si fa, più la Providenza farà: e di fare è gran bisogno».

Così dalla Santa Sede ottengono il permesso di acquistare una ex-conceria sull’altro lato di Villa Doria-Pamphili. Poi, senza preoccuparsi troppo dei pagamenti futuri né delle ristrutturazioni necessarie ai vasti locali ubicati in una zona alquanto degradata, cominciano a fare, confidando nella Provvidenza.

Inaugurata con l’arrivo delle prime quattro Figlie di santa Maria della Provvidenza il 18 novembre 1923, la Casa Santa Maria in via della Nocetta da cento anni incarna e testimonia l’autentico spirito guanelliano, cioè la vocazione a “farsi prossimo” alla persona abbandonata, e un’instancabile attività per offrire ai più deboli «pane e Signore», cioè condizioni di vita dignitose insieme al dono della grazia di Cristo.

Le molteplici iniziative per la celebrazione del centenario si sono chiuse nel novembre 2024 con la pubblicazione di Roma per tutti. Santa Maria 1923-2023 Casa per le nostre ragazze (Velar, 373 p.), un ampio e articolato volume di storia curato da Michela Carrozzino, guanelliana, pedagogista e attuale direttrice della Casa Santa Maria, e Grazia Loparco, salesiana, docente di Storia della Chiesa nella Pontificia Facoltà di Scienze dell’educazione Auxilium.

Nella prefazione monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, spiega che l’impegnativo titolo «richiama il senso dell’attributo dell’antica Roma “communis patria” (la patria comune) che il cristianesimo fece suo, dandogli nuovi e più profondi significati, com’è scritto nel frontale della Basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma, “mater et caput omnium Ecclesiarum” (madre e capo di tutte le Chiese)».

L’espressione compiuta dell’universalità di Roma trova il suo fondamento nella carità, di cui la Casa Santa Maria rappresenta un «monumento», come giustamente affermano le curatrici nella puntuale introduzione. Qui viene delineato lo sviluppo istituzionale e funzionale della Casa, che nel volume trova adeguato approfondimento.

La prima parte è dedicata ai saggi storiografici, «attraverso i quali si possono cogliere aspetti cronologici significativi dell’opera, il suo sviluppo nel contesto della città e della Congregazione delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza». Dopo l’inquadramento in una dettagliata cronologia, lo studio di Augusto D’Angelo traccia la mappa della Roma “guanelliana” tra le trasformazioni urbane e sociali dagli inizi del Novecento fino al dopoguerra, mentre la nascita, lo sviluppo, l’organizzazione e le finalità della Casa Santa Maria sono presentate da Eva C. Müller-Preafcke attraverso un rigoroso ed efficace esame di documenti d’archivio. Segue poi un episodio estremamente significativo, documentato da Grazia Loparco: l’accoglienza del generale ebreo Emanuele Pugliese, che insieme alla compagna e ad altri ricercati fu nascosto da aprile 1944 fino alla liberazione di Roma: una pagina esemplare (e non fu la sola) che le guanelliane e i guanelliani scrissero con la più coraggiosa e luminosa carità in tempi di oscura violenza e cieca sopraffazione.

La seconda parte del volume comprende comunicazioni e testimonianze che illustrano i decenni di maggior trasformazione dell’opera, dagli anni Settanta agli inizi del XXI secolo. Attraverso i contributi di Marisa Roda, che fu «una delle prime suore guanelliane preparate professionalmente come assistente sociale», Valerio Fiumana, medico psichiatra, e due “storiche” operatrici, Luciana Zoncheddu e Luisa Alberighi, viene ripercorsa un’epoca che vide l’evoluzione di Casa Santa Maria: da «luogo di custodia definitiva per persone non integrabili nella società» ad ambiente specializzato dove «si tiene conto della fragilità, ma anche del potenziale della persona disabile, cercando, secondo ruolo e competenza, di prevenire o curare le molteplici sofferenze mantenendo o promuovendo le capacità dell’individuo».

La terza parte del libro è una ricca miniera documentaria costituita dalla pubblicazione dei chronicon. che coprono sistematicamente trent’anni, dal 1947 al 1978. Ne risultano 120 pagine di registrazioni frequenti e quasi sempre brevissime, spesso ripetitive e qualche volta un po’ banali e ingenue. Eppure nella loro umiltà quotidiana descrivono, nel complesso e tra le righe, una vita semplice e serena, un’armonia familiare tra religiose, assistenti, ospiti. Il documento scritto si colora sul piano emotivo grazie al vasto apparato fotografico che chiude il volume: un rapido viaggio nel tempo dominato da volti contenti, occasioni di gioia, momenti di vita comunitaria. La condivisione, lo “stare insieme” è la radice, tipicamente guanelliana, del servizio di carità delicato, nascosto e necessario, che Roma per tutti ci presenta: la storia di una casa dove – come disse san Giovanni Paolo II di san Benedetto – «l’eroico si è fatto quotidiano e il quotidiano eroico».