Cappella dedicata a san Pio X nella Basilica di San Giuseppe al Trionfale

di don Lorenzo Cappelletti

La testata della navata sinistra della Basilica di san Giuseppe al Trionfale è dedicata a buon diritto a san Pio X. Diciamo “a buon diritto”, perché l’aiuto dato da san Pio X all’azione di don Guanella al Trionfale fu davvero decisivo. Fu lui a incoraggiare e a sostenere la costruzione della basilica e fu lui, che portava il nome del padre putativo di Gesù (Giuseppe Sarto), a volere l’approvazione nel 1913 e a elevare a primaria nel 1914 la “Pia Unione del Transito di S. Giuseppe per gli agonizzanti”, iscrivendosi a essa come primo associato. 

Così nel 1971, alla fine dei lavori di ampliamento della Basilica, si decise di ornare la testata di sinistra con tre opere che raffigurassero san Pio X, il quale nel frattempo era stato canonizzato dal suo omonimo successore Pio XII nel 1954. Sicuramente fu don Ezio Cova, direttore della Pia Unione dal 1955 al 1996 e postulatore nella causa che aveva portato alla beatificazione di don Guanella nel 1964, ad affidarne la realizzazione al suo conterraneo d’adozione Luigi Filocamo (Alessandria d’Egitto 1906 – Milano 1988), artista di valore come i contemporanei lombardi Silvio Consadori (Brescia 1909 – Burano 1994) ed Eros Pellini (Milano 1909 – Milano 1993), che lavorarono anch’essi in basilica nei primissimi anni Settanta e sui quali già ci siamo intrattenuti. 

La tela centrale rappresenta san Pio X in abiti pontifici che benedice in direzione di chi incede nella navata sinistra. C’è poco da rilevare in ordine a questo ritratto, se non il particolare del ciuffetto di candidi capelli che sappiamo da tante fotografie aver accompagnato il santo papa per tutta la vita.

Le due tele poste sui fianchi sono invece di carattere narrativo, ovvero rappresentano due circostanze storiche legate a san Pio X e a don Guanella. 

Quella sul fianco sinistro raffigura il Papa, assistito da un chierichetto, mentre distribuisce la comunione a due fanciullini e a due fanciulline inginocchiati. San Pio X, come si sa, stabilì con un decreto dell’agosto 1910 che la prima Comunione fosse amministrata ai fanciulli fin dai sette anni di età. È il tratto più noto, forse, del suo pontificato perché questa disciplina sacramentale ha caratterizzato la vita di tutta la Chiesa cattolica latina fin quasi alle soglie del nuovo millennio e fu subito salutata con gioia da don Guanella. La scena, peraltro, non è soltanto una “scena di genere” raffigurante l’amministrazione dell’Eucaristia ai bambini, ma è legata alla storia guanelliana, perché nel chierichetto si dice sia raffigurato l’adolescente Alessandrino Mazzucchi, il primo “seminarista” di don Guanella, morto, molto prima del Decreto di cui sopra, nel 1890, all’età di dodici anni.

Nella scena immaginata da Filocamo, oltre agli sguardi “parlanti” dei personaggi (attoniti e curiosi quelli dei ragazzini, assorto e caritatevole quello di san Pio X), colpisce la presenza in monocromo, alle spalle di san Pio X e quasi prosecuzione della sua figura, di un angelo che allarga le braccia ad accogliere i fanciulli, ammessi a nutrirsi del “pane degli angeli”. Ritroveremo anche nella cappella dedicata a san Luigi Guanella questa modalità di Filocamo di raffigurare in celestino le realtà spirituali. Ne parleremo meglio al momento, ma fin d’ora esprimiamo una qualche perplessità, non di ordine iconografico (ben si comprende l’intento del pittore di distinguere, così, i puri spiriti dai corpi), ma estetico: le massicce ali dell’angelo, squadrate in uno stile vagamente futurista, contrastano con la tenue monocromia in celestino, che a sua volta si staglia sullo sfondo ocra in maniera, secondo noi, troppo dissonante.

E veniamo alla tela sul fianco destro. Sembrerebbe a prima vista trattarsi, sotto lo sguardo incuriosito di un monsignore, della benedizione conferita da Pio X a don Guanella in uno dei tanti incontri che egli ebbe con papa Sarto. Mai come in questo caso, però (è quel che insegna la corretta analisi iconografica!), bisogna ricorrere all’ausilio delle fonti scritte per intendere appieno un episodio illustrato pittoricamente. In effetti, l’insieme dei personaggi che compongono questa scena e soprattutto lo sguardo fisso di don Guanella sul Papa si riferiscono, anche se non letteralmente, a un episodio di cui fu testimone monsignor Lazzaro Podestà, ammesso all’udienza del Santo Padre insieme con don Guanella, un giorno di ottobre del 1908. Quel sacerdote così testimoniò nell’interrogatorio del processo di canonizzazione: «Nella prima quindicina di ottobre del 1908 ebbi udienza dal Santo Padre Pio X […]. Nella stessa sala vi era anche il Servo di Dio [don Guanella] con una delle sue suore. Appena il Servo di Dio vide entrare il Santo Padre cadde in ginocchio a mani giunte e lo sguardo fisso, dicendo con voce smozzicata: “Il Vicario di Cristo!”. Il Santo Padre gli andò vicino, lo scosse alle spalle, gli scosse la testa e lo prese per le mani pizzicandolo, ma il Servo di Dio per nulla si riscosse, tanto che il Santo Padre concluse dicendo: “Lasciamolo riposare ancora un po’!”. Uscimmo dall’udienza che era ancora in quella posizione». Non tutti i particolari combaciano; probabilmente Filocamo, pitturando, non aveva davanti agli occhi il testo di questa deposizione, che forse gli fu semplicemente riferita. Non si può pretendere, d’altronde (è ciò che insegna la corretta interpretazione iconologica!), che la rappresentazione pittorica sia la pura e semplice traduzione in forme e colori di un testo scritto. Essa ne è sempre allo stesso tempo qualcosa di meno e qualcosa di più.