RIFLESSIONE SUL CARISMA GUANELLIANO
Contributi dei confratelli

Il carisma su cui si basa la nostra identità più profonda è il dono che lo Spirito Santo ha fatto a Don Guanellaper rivelare al mondo che Dio provvede ai suoi figli con sollecita cura di Padre rendendolo ardente di carità e inviandolo a sollevare le miserie umane’ (Cost. n. 1)
Questo dono viene trasmesso a noi: ‘A noi pure lo Spirito partecipa la grazia e l’ispirazione evangelica del Fondatore, per proseguire nella Chiesa il suo ministero di carità’ (Cost. n.2)
Questo dono costituisce il nostro proprio nome, definisce l’ideale da raggiungere, abbracciando tutti gli aspetti della nostra esistenza.
Essendo un dono è sempre da vivere e condividere con chi porta lo stesso nostro nome ‘guanelliani’. Esso crea vincoli più forti di quelli della carne e del sangue. E va vissuto per gli altri, perché non è in funzione della perfezione propria o della Congregazione, ma è dato a don Guanella per la Chiesa universale e per il mondo. (I Cor 1,7).
Con il carisma che abbiamo ricevuto il guanelliano sottolinea un aspetto particolare della realtà divina, la paternità di Dio per cui, illuminato da questo rapporto personale con Dio troviamo le motivazioni e la forza per rivolgerci al nostro prossimo con la missione di portare sempre questa immagine di Dio.

1. La nostra identità carismatica.

  • Il carisma è il nome col quale Dio mi ha chiamato alla vita e mi ha dato come cammino per realizzare la mia felicità e la mia vocazione nel mondo
  • Il carisma come dono, personale e comunitario, è una esperienza interiore di forte spiritualità che si alimenta continuamente con la preghiera personale e comunitaria.
  • La nostra identità carismatica cresce e si consolida attraverso l’adesione e l’impegno a realizzare il progetto comunitario.

§§§ Quanto è forte in noi questa identità?...

  • Sembra piuttosto debole la nostra identità carismatica a causa delle nostre fragilità personali.
  • “In ciascuno di noi c’è un cuore che palpita per questo dono che don Guanella ci ha lasciato e mostrato”. “Sembra che nella nostra Comunità si vive con convinzione il carisma guanelliano”.
  • “Noi sentiamo il carisma ben radicato nella nostra Comunità” nei suoi aspetti di: semplicità, accoglienza, compassione, allegria e sollecitudine.
  • Personalmente posso misurare il mio grado di identità al carisma confrontandomi con l’esempio dei miei confratelli. Mi sembra che questa identità sia più debole nei giovani confratelli, attratti più dalla ministerialità che dalla ‘guanellianità’.
  • Si è consapevoli che ci è chiesto un atteggiamento costante di conversione e rinnovamento, sia interiore che sul piano della testimonianza, per non farsi imprigionare dalla concezione del "si è sempre fatto così".

§§§ Quali sono oggi, nelle nostre Comunità, i segnali di debolezza della nostra identità carismatica e del senso di appartenenza?

  • Il cercare da soli la nostra realizzazione personale che ci rende difficile abbracciare i progetti comuni. Criteri diversi nell’interpretare il carisma.
  • La tendenza molto marcata a preferire la pastorale parrocchiale, piuttosto che all’attività caritativa.
  • La mancanza di dialogo e di condivisione tra confratelli. Lo scarso interesse per i temi comunitari, particolarmente per quelli formativi.
  • Debolezze nel tipo di formazione che diamo. Insufficienza di accompagnamento dei nostri giovani.
  • La logica individualistica sempre più diffusa ai nostri tempi che ci porta al ‘comodismo’ e al protagonismo personale.
  • L’attivismo che ci impedisce di condividere la vita della gente e di essere più presenti tra i nostri ospiti.
  • La complessità delle nostre Opere e la poca preparazione professionale dei confratelli, che si aggiunge alla difficoltà in alcune nazioni di avere personale laico preparato, per cui diventa impossibile per noi essere ‘nucleo animatore’.
  • In alcune nostre realtà (Africa) c’è necessità di migliori strutture per esprimere il nostro carisma.
  • Mancanza di impegno e serietà per la missione.

§§§ Cosa proponiamo per rafforzare in Congregazione la nostra identità carismatica?

  • L’identità carismatica cresce con l’esperienza mistica (contemplazione dell’azione di Dio in noi e l’ascolto del grido dei poveri), con il cammino ascetico e con l’impegno apostolico, E’ necessario mantenere uniti questi tre aspetti nella Formazione permanente, particolarmente nel Tutorato.
  • In riferimento alla formazione iniziale, è necessario essere più esigenti e non guardare al numero ma alla qualità e discernere bene le motivazioni dei candidati. Rafforzare maggiormente l’impegno apostolico nelle formazione iniziale con esperienze carismatiche di presenza tra i nostri destinatari.
  • Si dovrebbero inviare più confratelli a frequentare studi specifici per la nostra missione
  • Aperture di altre frontiere nella missione ed evitare il rischio di accomodamento.
  • Una maggiore determinazione da parte dei superiori nell’esigere la programmazione comunitaria.
  • Ricuperare l’equilibrio tra consacrazione e attività apostolica.
  • Una maggior conoscenza del carisma, meditando e osservando le nostre Costituzioni e Regolamenti: fedeltà alla preghiera comunitaria e alla missione della Comunità.
  • Facendoci educare nel carisma dai poveri, con una maggiore famigliarità con loro.
  • E’ di grande importanza è "formare e formarsi insieme" (religiosi e laici) ai valori carismatici guanelliani.
  • Organizzando ogni anno una settimana di ritiro sul carisma.


2. Il carisma prima di essere il dono che ci abilita per un apostolato, è una esperienza interiore da far crescere con la preghiera personale e comunitaria perché abbiamo a trasformarci sempre più in figli del Padre, in Gesù Cristo.

§§§ In quali forme la nostra preghiera esprime la nostra identità carismatica?

  • Nel rendere meno rutinaria la nostra vita di orazione, cercando di rinnovarla.
  • Le nostre Costituzioni, se applicate con fedeltà, ci dicono chiaramente come deve essere la nostra spiritualità guanelliana!
  • “Ci sembra un po’ povera la nostra preghiera comunitaria come espressione della nostra identità carismatica”.
  • Pregare maggiormente con il popolo in forma semplice.
  • Sviluppare maggiormente alcune pratiche di pietà tipiche del patrimonio guanelliano.

§§§ Cosa possiamo suggerire, a livello di Congregazione, per dare maggior risalto nella nostra vita spirituale al dono del carisma ricevuto? (Nei numeri 29-37 delle nostre Costituzioni sono indicate alcune priorità da dare alla nostra spiritualità perché maggiormente corrisponda al carisma ricevuto).

  • Oltre che ricuperare le forme di pietà della nostra tradizione è necessario andare oltre e dare ad esse nuovi contenuti.
  • Questo tema tocca fortemente la nostra capacità di profezia in quanto testimoni autentici dell’amore misericordioso e provvidente di Dio tanto con la nostra fiducia e abbandono filiale che con i nostri gesti di paternità/maternità con i poveri.
  • Si può dubitare se noi sappiamo veramente integrare il povero come parte della nostra vita….
  • E’ servito molto il Piano pastorale ‘Ravviva la tua preghiera alle fonti del carisma’. Sarebbe da riproporre!
  • Non separare la vita spirituale da tutto ciò che riguarda la maturità umana e la relazione con il prossimo.
  • Essere aperti secondo la necessità dei tempi e dei luoghi; vivere nella povertà e nella gratuità.
  • Ciò che importa maggiormente è vivere con fedeltà ciò che propongono le Costituzioni “disponibili sempre a rinnovare propostiti e a scuoterci da inerzie e timori’.
  • Vivere veramente la mezz’ora di meditazione.
  • Per il nostro apostolato caritativo è importante migliorare il nostro spirito di famiglia nelle nostre comunità, condividendo di più i nostro progetti.
  • Valorizzare maggiormente gli scritti e le pubblicazioni guanelliane e divulgarle.

3. Il carisma ci affida un preciso ministero apostolico, frutto dell’illuminazione dello Spirito, che ‘ci fa partecipi del mandato di Gesù, ricevuto dal Padre, di annunziare ai poveri il lieto messaggio della salvezza’ (Cost. n. 61)… E in concreto ‘a quei fratelli che, in situazione di fragilità e di abbandono, come il Paralitico del vangelo, vengono gemendo: -Signore, non ho nessuno!-’ (Cost. n. 64) specificando nei nn. seguenti chi sono i nostri destinatari privilegiati….
La dimensione apostolica guanelliana diventa un elemento importante per valutare la nostra fedeltà all’originaria ispirazione carismatica. Qui la nostra riflessione si amplifica abbracciando il tema delle Opere e delle Attività con cui concretizziamo il carisma, e che sono soggette al mutamento della società, per cui devono essere aggiornate continuamente e ‘inculturate’ con creatività, ma sempre in fedeltà all’essenza del carisma.

§§§ Partendo dalla realtà e dall’esperienza della propria Comunità e Provincia (o Delegazione), quale riflessione possiamo offrire su come rendere più significativo il carisma nel nostro apostolato caritativo?

  • Domandarci con umiltà e coraggio se le nostre opere continuano a rispondere ai bisogni reali dei nostri poveri. Stiamo spendendo energie nel sostenere quello che già abbiamo al posto di avventurarci alla ricerca di chi è veramente solo e non ha nessuno.
  • Secondo le possibilità, moltiplicare la tenda della carità. ‘Uscire’ a cercare i poveri e non solo ad accogliere quelli che ci cercano.
  • Avere attenzione alle nostre famiglie, nelle loro necessità.
  • Preparare i giovani ad affrontare il mondo d’oggi…
  • Rafforzare la nostra pastorale come Parrocchia Samaritana.
  • Il nostro carisma di carità (forse da definire meglio anche da un punto di vista più specifico nostro) si deve esprimere oggi nell’impegno a scoprire e a soccorrere, insieme alle antiche povertà (anziani, handicappati, ragazzi…) anche le nuove povertà, alle quali la Chiesa ci invia con sempre maggiore urgenza.
  • Per conoscere problemi e povertà da soccorrere, serve la collaborazione con gli Enti ecclesiastici e gli Enti pubblici, con i quali essere continuamente in contatto.
  • In base alla nostra realtà riteniamo importante non far terminare il nostro servizio ai disabili anche nell’età adulta.
  • Favorendo il protagonismo dei laici rafforzando la loro formazione crisamtica.
  • Condividendo maggiormente la vita dei nostri poveri.

§§§ Siamo sufficientemente soddisfatti di come il nostro apostolato nelle Parrocchie e nelle nostre Case trasmette il carisma, dando a sufficienza ‘Pane e Signore’?... nel rispetto del proprie scelte religiose… ?

  • “Si tenta. Non mancano buoni propositi!”. “Bisognerebbe fare di più”.
  • “Ci sembra di dare abbastanza Signore e ancor di più “il pane”.
  • “Mi sembra povero il nostro dare Signore”.
  • “Siamo abbastanza soddisfatti perché coinvolgiamo le famiglie nella nostra missione”.
  • Dovremmo essere dei pionieri per esempio nella catechesi ai nostri ‘buoni figli’, sia nelle nostre Case che nelle nostre Parrocchie.
  • Oggi ci viene richiesto di partecipare di più alla vita pastorale della Chiesa locale ed all'animazione del territorio, con lo specifico del nostro Carisma, e di lavorare in rete con altre Associazioni.

§§§ I laici che ci affiancano sono sufficientemente aiutati a vivere il loro lavoro come vocazione e secondo lo spirito guanelliano? Quali sono state finora le migliori esperienze?
Abbiamo nel carisma una grande potenzialità per chiamare laici, parrocchiani e volontari per testimoniare il vangelo della carità.
Si sono fatti buoni passi nel coinvolgimento dei laici nella nostra missione. Vanno maggiormente aiutati e guidati.
Mi sembra che i laici sono assunti come dipendenti per necessità e meno per condividere il nostro carisma. “Si fa fatica a farli partecipare alla nostra formazione e a qualche incontro di preghiera”.
E noi facciamo fatica a dar loro autonomia e li preferiamo sottomessi a noi.
Quando sono stati inseriti in equipe di lavoro hanno dimostrato molta efficacia.
Spesso sono loro che assicurano la continuità del progetto di una Casa con la capacità di conoscere meglio la realtà.
Riconosciamo la povertà delle loro motivazioni: “non sembrano molto interessati al nostro carisma”.
“Le migliori esperienze vengono dai laici impegnati nella nostra Parrocchia”
“Nella nostra Provincia ci sono varie realtà ben gestite dai laici” appoggiate alle nostre Parrocchie.


§§§ Opere tradizionali e nuove povertà… Quale proposte? Quali nuove spinte promuovere?

  • La nostra sfida è quella di saper affidare le nostre grandi strutture ai laici per potere andare alle periferie con opere più semplici ma più significative.
  • Il tema di fondo però rimane quello di cambiare la nostra mentalità borghese che possiamo mantenere anche andando nelle periferie….
  • Non si tratta quindi di ‘reclutare’ vocazioni o preparare confratelli per coprire i vuoti nelle nostre opere tradizionali, ma di preparare una nuova presenza di Chiesa nel mondo d’oggi.
  • E’ necessario aprire un dibattito serio sulle nostre Opere per poter equilibrare la sostenibilità economica e l’attenzione ai poveri: normalmente nelle nostre Opere abbiamo ‘poveri protetti’. E’ necessario fare più prevenzione oltre che assistenza…
  • Le nuove povertà esigono maggior attenzione da parte nostra e non devono essere lasciate all’iniziativa personale, ma assunte dalla Comunità.
  • Uscire maggiormente ad incontrare i poveri ‘sulla strada’, negli ospedali, nella loro casa, e i giovani dove vivono….
  • In vari nostri contesti la difficoltà maggiore l’abbiamo nella mancanza di risorse economiche per mantenere i nostri progetti.
  • Dovremmo consolidare maggiormente la nostra missione educativa (scuole) con un maggiore preparazione specifica dei confratelli al riguardo.

4. Il carisma dona forma specifica anche alle nostre relazioni: tra noi confratelli, verso i destinatari della nostra missione e in genere con le persone con cui realizziamo la nostra vocazione. Lo spirito di famiglia e il sistema preventivo fanno parte del nostro patrimonio carismatico. “Il carattere, ossia il distintivo dei Servi della Carità nell'ordine spirituale, religioso, dev'essere uno spirito di molta tolleranza, uno spirito di larghe vedute, inchinevole alla misericordia più che non alla giustizia”.

§§§ Alcuni suggerimenti per migliorare il nostro spirito di famiglia all’interno delle nostre Comunità, in relazione alla Famiglia guanelliana e ai nostri ospiti.

  • Semplificare la nostra vita e renderla più conforme alla nostra opzione fondamentale e quindi superare di considerare i confratelli come mano d’opera nei servizi che stiamo realizzando.
  • Vivere con allegria la propria vocazione.
  • Abbiamo bisogno di ri-umanizzare le nostre Comunità e introdurre più Vangelo nelle nostre vite e non solo mirare al buon funzionamento delle nostre Opere.
  • Coltivare una nuova relazione tra confratelli anziani e confratelli giovani per vivere un nuovo modello di fraternità, più basato sull’amore e la grazia che sul rendimento umano.
  • Non è necessario ricercare novità in questo aspetto ma basta vivere la condivisione della quotidianità dei nostri impegni come buoni religiosi e con i nostri poveri e riconoscendo il positivo dei nostri confratelli.
  • Anche in relazione alla Famiglia guanelliana lo spirito di famiglia si migliora condividendo…Abbiamo già una buona ricchezza di gruppi laicali che dobbiamo continuare a seguire
  • Dare importanza alla formazione umana nella formazione iniziale.

5. Il carisma anche nell’economia - Il n. 144 delle nostre Costituzioni che introduce il breve capitoletto sull’amministrazione dei beni riassume i nostri più importanti valori carismatici a riguardo dell’economia con mezzo necessario per ‘fare un po’ di bene’.
Propongo alcuni spunti presi dal discorso di Papa Francesco al Simposio organizzato dalla Congregazione dei Religiosi proprio sul tema dell’economia.

§§§ Possiamo leggere ed evidenziare alcuni (pochi) punti che particolarmente crediamo importanti per noi, in modo da vivere questo aspetto in conformità al nostro proprio spirito. (vedi Allegato n.2)

  • Siamo chiamati a far sì che le nostre Opere siano strumenti efficaci per trasmettere la tenerezza di Dio più che perseguire la loro sostenibilità.
  • Condividere il discernimento e il cammino con altre Famiglie religiose.
  • Ripensare la sussidiarietà a livello di Congregazione e di Provincia.
  • Alcune frasi che vogliamo risaltare: - “Essere fedeli ci impegna ad un lavoro assiduo di discernimento affinché le opere continuino ad essere strumenti efficaci per far giungere a molti la tenerezza di Dio”; -
  • “La logica dell’individualismo può intaccare anche le nostre comunità”; - “Dobbiamo educarci ad una austerità responsabile”.
  • La nostra debolezza sta nel considerare l’economia estranea al carisma che, a volte si esprime con la frase: “Non mi sono fatto religioso o sacerdote per questo!”
  • E’ necessario prendere nella dovuta considerazione sia il pensiero del Papa che le indicazioni che dà la Congregazione per la Vita consacrata al riguardo.
  • La necessità di guardare al bene della Chiesa, in dialogo anche con le altre Congregazioni, quando bisogna discernere su che cosa fare delle nostre Opere in difficoltà…
  • E’ auspicabile una maggiore sensibilizzazione anche ai problemi dell’ambiente.
  • Definire bene i criteri per lasciare una Opera, e non pensare solo all’aspetto economico. Mantenere un’Opera ‘in perdita’, ma che sia veramente necessaria può essere un segno profetico.
  • Collaborazione di tutti! Sporcarsi le mani!...
  • Dobbiamo essere più attenti ai bisogni più urgenti dei poveri anche all’esterno della Casa.
  • E’ necessario un maggior discernimento sull’affidare i servizi a Cooperative o Enti esterni.
  • Per la Delegazione Africana è necessario intervenire per stabilire un budget più sicuro per le nostre opere in favore dei più poveri.

6. Possibilmente date anche un po’ di tempo alle modifiche proposte ai nostri Regolamenti sul tema del CARISMA (vedi Allegato n. 1)

  • “Ritengo opportuni le modifiche proposte ai Regolamenti”
  • Aggiungere al n. 57 ”En las reuniones de comunidad se evalúe periódicamente la vivencia de la pobreza y la gestión económica de la comunidad.” di dare spazio a ogni confratello di esprimere come sta vivendo e come si sente.


RIFLESSIONE PIU’ ARTICOLATA DA PARTE DI UNA COMUNITA’.
I punti proposti con la I^ Lettera Circolare del XX CG sono stati trattati in forma più articolata, per cui non è stato facile sintetizzarli in semplici risposte ai quesiti proposti e quindi vengono qui proposti in forma più discorsiva. (Sono stati tolti tutti i riferimenti agli autori delle varie riflessioni…)
1) Carisma e identità
+ La valutazione del carisma ricevuto in dono potrà essere valutato al di fuori di noi stessi e quindi saranno gli altri a valutarlo. Purtroppo sembra essere poco visibile nelle nostre strutture se non scritto su carta.
+ Il carisma è presenza dello Spirito Santo in noi. Spesso è stata trasmessa o recepita un’idea di Carisma in formato ridotto, traducendo carisma con ‘mission’(termine aziendale). Come conseguenza ne viene la confusione a riguardo delle nostre opere ben organizzate sotto0 l’aspetto del servizio sociale ma che trasmettono poca attrazione e profezia. E’ necessario ricuperare la forza di questa realtà: Carisma = Spirito Santo, cuioè carisma come grazia (‘charis’).
+ Il pericolo di questa riduzione può essere la perdita del sapore profetico e di appiattirsi nell’imborghesimento e nelle logiche umane, dando molto più valore alla professionalità dei laici che alla testimonianza dei confratelli.


2) Carisma e esperienza interiore

+ La Spiritualità si riferisce a tutto il vissuto spirituale cristiano, cioè deve toccare il modo con cui ci rapportiamo, fraternizziamo, preghiamo, serviamo… viviamo.
+ Noi suggeriamo che nei nostri ambienti si torni a vivere di più di Provvidenza e traspaia di più dai nostri modi di fare e di essere la Paternità di Dio alla quale ci ispiriamo. Provvidenza e Paternità di Dio: perni attorno ai quali far ruotare innanzitutto la vita della comunità religiosa con scelte e orientamenti molto concreti.
+ Le nostre opere, essendo ormai recepite nella categoria dei ‘servizi sociali’, sono strettamente vincolati dalla legislazione vigente e le leggi ci limitano in questo. Almeno nel vissuto e nell’impostazione della nostra vita comunitaria rendiamo più evidenti i due perni: - vivere più di Provvidenza che di sicurezze, invocarla… e condividerla…! - manifestare paternità nell’ascolto, paternità nel servizio, paternità nel guidare la comunità!

3) Carisma e ministero apostolico

+ Occorre recuperare la dimensione della gratuità, del dono, della carità nel nostro apostolato. Si vede bene l’apertura a nuove forme di povertà dove si potrebbe esprimere la dimensione della gratuità: i carcerati, gli anziani che vivono soli nelle loro case, il ministero di ascolto per tanti “poveri” che cercano di condividere le esperienze profonde, ecc. Con piccole strutture verso le nuove povertà.
+ Anche nelle grandi strutture possiamo vivere la gratuità e a dimensione di famiglia con il coinvolgimento vero dei confratelli formati anche professionalmente ma soprattutto in mansioni concrete.
+ L’operatività si è espressa in varie forme nella nostra storia. Se assolutizziamo il modello ‘opera’ a scapito della finalità e cioè ‘fare un po’ di bene’ rischiamo di non essere più profetici perché oggi, il modello “opera” non è più come un tempo, liberamente condotto da un’istituzione benefica con un suo personale (religioso o anche laico) ma secondo i criteri dettati dal proprio Carisma e tradizione ma dalla legislazione che può mortificare anche la freschezza del Carisma.
+ Oggi il servizio sociale è progredito molto e il modello “opera” può benissimo continuare grazie a laici scelti, formati e corresponsabili con noi del carisma guanelliano, ma la dimensione profetica che in un tale modello non trova spazio, deve spostarsi su altri modelli di servire per “fare un po’ di bene”, pena l’inefficacia profetica e la ridotta espressività carismatica. Chi sono oggi gli ‘ultimi’ e i più abbandonati?....

4) Carisma e relazioni

+ Costatiamo che lo stile di vita caratterizzato dallo spirito di famiglia che don Guanella ci ha tramandato non è sempre presente tra noi, se non in alcune realtà.
+ Noi guanelliani, in quanto consacrati, abbiamo un ‘asso nella manica’ che è la fraternità in stile evangelico-guanelliano. Se ce lo giochiamo male, perdiamo la partita con il mondo cioè non siamo più competitivi, profetici. Fra di noi (Provincia, Congregazione) ci sono confratelli di grande creatività e intelligenza, molto capaci di realizzare opere belle, accattivanti… ma purtroppo se queste opere non partono dalla piattaforma di una fraternità vera, queste opere sono pure e semplici opere sociali. Se il nostro ‘fare carità’ non ha a monte un ‘fare comunità’ reale e convinto, facciamo semplicemente ciò che potrebbero fare tutti e magari anche meglio di noi.
+ Certo è necessaria anche la sostenibilità per non vivere di poesia e dare garanzie di continuità, ma prima ancora di questa è primaria la fraternità in cui matura e si sviluppa un progetto. Non siamo una onlus, come ci ricorda spesso Papa Francesco.
+ L’impressione è che c'è poca comunione nelle nostre Comunità, non ci vogliamo bene.

5) Carisma e economia

+ Si fa fatica a vivere uno stile di vita caratterizzato dalla sobrietà e austerità. Dovremmo pensare alle esperienze di essenzialità vissute nella nostra propria casa paterna prima di farci religiosi oppure allo stile di vita vissuto oggi da tanti poveri. Certo, noi viviamo in strutture e gestiamo patrimoni più grandi di noi ma dobbiamo farlo da poveri e non da ricchi.
+ A volte perdiamo di vista il valore delle cose, anche quello monetario (si viaggia senza porsi il problema che il carburante ha un costo e così i mezzi, tanto …chiedo al superiore!). Non sempre curiamo il patrimonio che la Provvidenza temporaneamente ci affida in favore dei poveri.
+ Per ciò che riguarda lo stile di vita comunitario non possiamo prendere a scusa le leggi che, nel contesto della comunità religiosa, non possono legiferare (altro discorso va fatto sull’opera).