LETTERA CIRCOLARE: LA PROFEZIA
Carissimi confratelli
Passate le feste natalizie e terminati tutti i Capitoli provinciali riprendiamo il nostro cammino di riflessione in preparazione al Capitolo generale.
Circa i temi particolari scelti per il Capitolo rimane da approfondire quello sulla profezia della nostra vita religiosa guanelliana. Sono fiducioso che anche su questo importante tema continuerete ad offrire il vostro contributo di riflessione e di proposte che il Consiglio generale sta utilizzando per preparare l’Instrumentum Laboris del Capitolo.
Vi saremo grati se potrete inviarci per metà febbraio le risposte alle domande che abbiamo formulato sul tema: ciò ci offrirà la possibilità di preparare e inviare con tempo a tutti i confratelli almeno lo schema dell’Instrumentum Laboris.
Certamente sul tema della profezia della vita religiosa avete avuto la possibilità di leggere vari sussidi, particolarmente in occasione dell’Anno della Vita Consacrata: ricordo gli interventi di Papa Francesco e le tre lettere della Congregazione per gli Istituti della Vita Consacrata: ‘Rallegratevi’ ‘Scrutate’ e ‘Contemplate’.
Come stimolo alla vostra riflessione propongo questi altri due testi:
La Vita Consacrata: profezia di Dio sul mondo, di P. Luigi Gaetani, Presidente della CISM italiana. (in allegato)
Una profezia feconda ad intra, del Ministro generale dei Frati minori, che potrete leggere nelle varie lingue facendo questi passi: - Andare su Sito Vidimus Dominum – Scegliere la lingua (in alto a destra) – Nella tendina di destra andare su Documenti e USG – Scegliere il testo di cui sopra.
I confratelli e le Comunità si sentano liberi di utilizzare altri sussidi per la loro riflessione.
Ciò che particolarmente chiediamo a tutti è la risposta al Questionario presente nel testo che vi presentiamo.
Riflessione sul tema della Profezia
Riprendo quanto dicevo nella prima lettera circolare in cui presentavo i temi del nostro XX C G a riguardo della profezia: “vogliamo accogliere con entusiasmo l’invito di papa Francesco che indica alla vita religiosa la profezia come elemento significativo per la nostra identificazione nella Chiesa: identificazione che deve basarsi sul nostro essere dei consacrati che vivono il Vangelo da imitatori di san Luigi Guanella”.
Allora ci dobbiamo domandare quali sono i passi che dobbiamo compiere perché, nella nostra fedeltà al carisma, sappiamo dire ‘parole nuove’ da parte di Dio a questo nostro mondo in continuo cambiamento.
Certamente è già profetico quanto facciamo per i poveri nella gestione delle nostre Opere e con la dedizione nella quotidianità della nostra vita con i poveri e nel nostro apostolato. Ma forse non basta più essere riconosciuti per l’efficacia dei nostri servizi sociali o per la nostra intraprendenza personale nell’apostolato, ma dobbiamo rendere maggiormente visibile ciò che più ci caratterizza e che può attrarre altri ad accogliere la vocazione guanelliana.
La Chiesa oggi, soprattutto attraverso il magistero di Papa Francesco, ci invita a ravvisare nella PROFEZIA il contributo specifico che la vita consacrata deve apportare alla vita e alla missione della Chiesa: “Mai un religioso deve rinunciare alla profezia”.
Con molta forza nella lettera ai Consacrati Papa Francesco ci scuote: “Mi attendo dunque…che sappiate creare “altri luoghi”, dove si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza della diversità, dell’amore reciproco. Tutti quei luoghi che la carità e la creatività carismatica hanno fatto nascere devono diventare sempre più il lievito per una società ispirata al Vangelo…”.
In questo nostro Capitolo siamo chiamati ad interrogarci su come essere profezia e in quali ambiti prioritari insistere per rispondere a quanto ci viene richiesto.
QUESTIONARIO in preparazione al XX CG
1. Essere profezia con la testimonianza della nostra vita da consacrati….
La profezia ci invita a giustificare e rende maggiormente visibile la nostra identità non a partire dalla funzionalità e dai compiti che svolgiamo, ma dalla sorgente da cui attingiamo il nostro impegno apostolico e caritativo.
- Quali suggerimenti concreti vogliamo proporre per rafforzare la nostra scelta fondamentale di vita in modo da suscitare vocazioni alla vita consacrata?
- Come far sì che il nostro servizio apostolico, venga maggiormente equilibrato con l’impegno richiesto per la nostra crescita spirituale e per curare la spiritualità nel nostro apostolato?
- Quali le forme più comuni di mondanità sono penetrate nella nostra vita personale e comunitaria che ci impediscono di essere veri testimoni della presenza di Dio nella nostra vita? Come affrontare queste difficoltà?
- Abbiamo forse abbandonato troppo anche i mezzi dell’ascetica cristiana nella nostra vita personale e comunitaria?
2. Essere profezia nella Chiesa locale ….
- Quale specifico apporto stiamo dando o possiamo dare alla Chiesa locale con la nostra presenza di religiosi guanelliani, sia da parte di chi è impegnato nella pastorale parrocchiale sia di chi opera nelle nostre Istituzioni caritative?
- Quali le differenze più significative che la gente dovrebbe cogliere per meglio comprendere la nostra identità di religiosi guanelliani?
- Come far sì che il nostro servizio pastorale e caritativo abbia un respiro missionario, aperto al mondo intero?
3. Essere profezia nella società in cui siamo inseriti…..
Oggi predomina il valore economico sui valori del dono e della gratuità e anche i nostri servizi caritativi possono correre il pericolo di seguire la logica aziendale, e mettere in secondo ordine la logica del carisma.
- Quali suggerimenti realistici possiamo dare per ricuperare maggiormente la gratuità nelle nostre opere di carità?
- Perché le nostre Opere possano essere profezia nella nostra società è necessario che sia sufficientemente condivisa dai nostri operatori laici l’identità carismatica del nostro apostolato. Come possiamo migliorare questo aspetto ed evitare che le nostre attività si riducano a sola prestazione di servizio sociale?
- Come eredità carismatica abbiamo ricevuto dal Fondatore l’impegno specifico della pastorale dei morenti, con la Pia Unione del Transito di S. Giuseppe. In che modo possiamo dare maggior vivacità a questo apostolato tanto profetico per la nostra società attuale?
4. Essere profeti con il nostro Progetto educativo
In varie occasioni abbiamo esaltato la bontà e attualità del nostro Progetto educativo basato sul metodo preventivo, con l’impegno a dare sufficientemente ‘Pane e Signore’ e a promuovere l’educazione integrale della persona, con speciale riguardo all’aspetto spirituale e religioso della persona.
- Cosa dovremmo fare per ribadire e rinnovare questa nostra scelta educativa?
- In quali aspetti il nostro Progetto educativo può essere ‘profezia’ per la cultura in cui operiamo?
5. Essere profeti con la nostra vita fraterna
“I religiosi sono chiamati ad essere ‘esperti di comunione’. Mi aspetto pertanto che la spiritualità della comunione, indicata da san Giovanni Paolo II, diventi realtà e che voi siate in prima linea nel cogliere la grande sfida che ci sta davanti in questo nuovo millennio: fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione” (Papa Francesco)
Le difficoltà nel vivere la vita fraterna vengono indicate come uno dei principali problemi delle nostre Comunità. Non possiamo non considerarlo quindi una sfida attuale anche per noi. Abbiamo già dato e raccolto le nostre riflessioni nel trattare il tema dell’interculturalità; qui vorremmo aiutare i confratelli capitolari a prospettare linee concrete di azione per rafforzare questo impegno fondamentale per la vita religiosa.
- Quali aiuti vicendevoli tra confratelli o da parte dei Superiori ci possono aiutare maggiormente a vivere la nostra vita fraterna?
- Normalmente le nostre Comunità non sono composte da molti membri e per di più con impegni apostolici differenti. Come far sì che questa realtà non diminuisca il nostro spirito di comunione?
6. Essere profezia nella gestione economica
Purtroppo l’economia, essendo un aspetto particolarmente globalizzato e trasversale nella società di oggi, si sovrappone e condiziona tutte le altre dimensioni della vita umana. La dinamica del mercato basato sulla concorrenza fa sì che tutto, comprese le relazioni umane, sia valutato sulla base di valori come l’efficienza e la produttività.
Papa Francesco, nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium e nell’enciclica ‘Laudato sii’, ci porta a considerare un altro tipo di economia e di organizzazione. Secondo lui oggi dobbiamo darci da fare per promuovere un’economia dell’inclusione, cominciando proprio dal recupero delle radici umane. Oggi le “opere” e le attività che svolgiamo devono essere profetiche anche nell’ambito dell’economia e della trasparenza per saper rendere visibile, nella prassi, i valori evangelici della sobrietà e della condivisione, e gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa circa la comunione e la destinazione universale dei beni della terra.
- Oltre alla profezia della povertà personale come possiamo rendere più visibile la nostra povertà comunitaria? (Il Fondatore ci chiede di essere poveri di Congregazione più povera!…)
- In che forme possiamo vivere maggiormente il nostro abbandono nella Provvidenza?
- La nostra organizzazione delle Opere e dei nostri servizi rende sufficientemente trasparente il nostro carisma? Qualcosa da suggerire al riguardo?
Conclusione
Lascio aperto questo tema alla vostra riflessione, perché ognuno personalmente e ogni comunità si interroghi e approfondisca la riflessione e prenda coscienza dell’impegno che nel prossimo Capitolo generale vogliamo riaffermare di ravvivare con creatività la nostra fedeltà al carisma guanelliano.
Roma, 10 gennaio 2018 P. Alfonso
QUARTA CARTA CIRCULAR: A PROFECIA
Caríssimos Coirmãos.
Terminadas as festas natalinas e também todos os Capítulos provinciais retomamos nossa caminhada de reflexão em preparação ao Capítulo geral.
Em relação aos temas específicos escolhidos para o Capítulo devemos ainda refletir sobre a profecia da nossa vida religiosa guanelliana. Estou confiante que também sobre este importante tema vocês darão sua colaboração e também propostas que o Conselho geral utilizará para preparar o Instrumentum Laboris (= Documento base) do Capítulo.
Seremos agradecidos se vocês nos enviarem na primeira quinzena de fevereiro as respostas às perguntas que preparamos sobre este tema: isto oferecer-nos-á a possiblidade de preparar e enviar em tempo hábil a todos os coirmãos pelo menos o esquema do Instrumentum Laboris
Certamente sobre o tema da profecia da vida religiosa tiveram a possibilidade de ler vários subsídios, em maneira especial em ocasião da Ano da Vida Consagrada: lembro as várias reflexões do Papa Francisco e as três cartas da Congregação para os Institutos da Vida Consagrada: ‘Alegrai-vos’, ‘Perscrutai’ e ‘Contemplai’.
Como estímulo para a reflexão de vocês proponho estes textos:
La Vita Consacrata, profezia di Dio sul mondo, di P. Luigi Gaetani, Presidente della CISM (Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori).
Una profezia feconda ad intra, do Ministro geral dos Frades Menores, que vocês podem encontrar em várias línguas, ir ao site Vidimus Dominum – Escolher a língua (acima, na parte direita) – na janela à direita ir para DOCUMENTI e USG - escolher o texto acima.
Os coirmãos sintam-se livres de usar outros subsídios para a própria reflexão.
O que pedimos a todos são as respostas ao Questionário presente nesta carta.
Reflexão sobre o tema da Profecia
Retomo o que eu dizia na primeira carta circular na qual apresentava os temas do nosso XX CG a respeito da profecia: “queremos acolher com entusiasmo o convite do papa Francisco que indica à vida religiosa a profecia como elemento significativo para a nossa identificação na Igreja: identificação que deve fundamentar-se sobre o nosso ser pessoas consagradas que vivem o Evangelho como imitadores de São Luís Guanella.
Então devemo-nos perguntar quais são os passos que devemos fazer para que, na nossa fidelidade ao carisma, saibamos dizer ‘palavras novas’ por parte de Deus a este nosso mundo em permanente mudança.
Certamente é já profético o que realizamos para com os pobres na gestão de nossas Obras e com a dedicação diária da nossa vida para com os pobres e no nosso apostolado. Mas talvez não basta mais ser reconhecidos pela eficácia dos nossos serviços sociais ou pelo nosso espírito de iniciativa pessoal no apostolado, mas devemos tornar maiormente visível o que mais caracteriza-nos e que pode atrair outros a acolher a vocação guanelliana.
A Igreja hoje, sobretudo através do magistério do Papa Francisco, invita-nos a ver na PROFECIA a contribuição específica que a vida consagrada deve aportar à vida e à missão da Igreja: “Jamais um religioso deve renunciar à profecia”.
Com muita força na carta aos Consagrados Papa Francisco sacude-nos: “Espero então...que saibam criar ‘outros lugares’, onde se vive a lógica evangélica do dom, da fraternidade, da acolhida, da diversidade, do amor recíproco. Todos estes lugares que a caridade e a criatividade carismática fez nascer devem tornar-se sempre mais o fermento para uma sociedade inspirada ao Evangelho...”.
Neste nosso Capítulo somos chamados a interrogar-nos sobre como devemos ser profecia e em que âmbitos prioritários insistir para responder ao que nos pedem.
QUESTIÓNARIO em preparação ao XX CG
1. Ser profecia com o testemunho da nossa vida de consagrados...
A profecia invita-nos a justificar e torna maiormente visível a nossa identidade não a partir da funcionalidade e das tarefas que desenvolvemos, mas da fonte da qual haurimos o nosso empenho apostólico e caritativo.
- Quais sugestões concretas queremos apresentar para reforçar a nossa opção fundamental de vida em maneira que suscitem-se vocações para a vida consagrada?
- Como fazer para que o nosso serviço apostólico seja maiormente equilibrado com o empenho relacionado com o nosso crescimento espiritual e também para cuidar da espiritualidade do nosso apostolado?
- Quais são as formas mais comuns de mundanismo que penetraram na nossa vida pessoal e comunitária que impedem de ser verdadeiras testemunhas da presença de Deus na nossa vida? Como enfrentar estas dificuldades?
- Temos abandonado talvez demasiadamente também os meios da ascética cristã na nossa vida pessoal e comunitária?
2. Ser profecia na Igreja local...
- Qual específica contribuição estamos dando ou podemos dar à Igreja local com a presença de religiosos guanellianos, seja por parte de quem é empenhado na pastoral paroquial, seja por parte de quem age nas nossas Instituições caritativas?
- Quais as diferenças mais significativas que as pessoas deveriam perceber para melhor compreender a nossa identidade de religiosos guanellianos?
- Como fazer que o nosso serviço pastoral e caritativo tenha uma abertura missionária aberta ao mundo inteiro?
3. Ser profecia na sociedade na qual atuamos...
Hoje predomina o valor econômico sobre os valores do dom e da gratuidade e também os serviços caritativos podem arriscar de seguir a lógica dos negócios e pôr em segunda ordem a lógica do carisma.
- Quais propostas realísticas podemos apresentar para recuperar maiormente a gratuidade nas nossas Obras de caridade?
- Para que as nossas Obras podem ser profecia na nossa sociedade é necessário que seja suficientemente partilhada pelos nossos operadores leigos a identidade carismática do nosso apostolado. Como podemos melhorar este aspecto e evitar que as nossas atividades sejam somente uma prestação de serviço social?
- Como herança carismática recebemos do Fundador o empenho específico da pastoral dos moribundos, com a Pia União de Orações a São José pelos Agonizantes. Em qual maneira podemos dar maios vivacidade a este apostolado tão profético para a nossa sociedade atual?
4. Ser profetas com o nosso projeto educativo.
Em várias ocasiões exaltamos a bondade e atualidade do nosso Projeto educativo cuja base é o método preventivo, com o empenho de oferecer suficientemente ‘Pão e Senhor’ e promover a educação integral da pessoa, com atenção especial ao aspecto espiritual e religioso da mesma.
- O que deveríamos fazer para reafirmar e renovar esta nossa opção formativa?
- Em quais aspectos o nosso Projeto educativo pode ser ‘profecia’ para a cultura em que vivemos?
5. Ser profetas com a nossa vida fraterna.
“Os religiosos são chamados a ser ‘peritos em comunhão’. Espero, no entanto, que a espiritualidade de comunhão, indicada por São João Paulo II, torne-se realidade e que vocês estejam em primeira linha para acolher este grande desafio que está em nossa frente neste novo milênio: fazer da Igreja a casa e a escola de comunhão” (Papa Francisco).
As dificuldades em viver a vida fraterna são um dos principais problemas das nossas Comunidades. Devemos considerá-lo um desafio atual também para nós. Já damos e recebemos as nossas reflexões quando tratamos o tema da interculturalidade: aqui desejaríamos ajudar os coirmãos capitulares a apresentar linhas concretas de ação para reforçar este empenho fundamental para a vida religiosa.
- Quais ajudas mútuas entre os coirmãos ou por parte dos superiores podem ajudar-nos maiormente a viver a nossa vida fraterna?
- Normalmente as nossas Comunidades não são formadas por muitos membros e além do mais com muitos encargos apostólicos diferentes. O que fazer para que esta realidade não diminua o nosso espírito de comunhão?
6. Ser profecia na gestão econômica
Infelizmente a economia, sendo um aspecto particularmente globalizado e transversal na sociedade de hoje, sobrepõe-se e condiciona todas as outras dimensões da vida humana. A dinâmica do mercado fundamentado sobre a concorrência faz que tudo, incluídas as relações humanas, seja avaliado sobre a base de valores como a eficiência e a produtividade. Papa Francisco, na Exortação apostólica Evangelii Gaudium e na Encíclica ‘Laudato sii’, levá-nos a considerar um outro tipo de economia e de organização. Segundo o Papa hoje devemos trabalhar para uma economia da inclusão, começando exatamente da recuperação das raízes humanas. Hoje as ‘Obras’ e as atividades que desenvolvemos devem ser proféticas também no âmbito da economia e da transparência para tornar visíveis, na prática, os valores evangélicos da sobriedade e da partilha, e os ensinamentos da doutrina social da Igreja a respeito da comunhão e da destinação universal dos bens da terra.
- Além da profecia da pobreza pessoal como podemos tornar mais visível a nossa pobreza comunitária? (O nosso Fundador pede-nos de sermos pobres de Congregação mais pobre!...)
- A nossa organização das Obras e dos nossos serviços torna suficientemente transparente o nosso carisma? O que vocês sugerem a respeito?
Conclusão
Deixo aberto este tema para a sua reflexão, para que cada um pessoalmente e cada comunidade se questione e aprofunde a reflexão e tome consciência do empenho que no próximo Capítulo geral queremos reafirmar para reavivar com criatividade a nossa fidelidade ao carisma.
Roma, 10 de janeiro de 2018
Pe. Alfonso
CUARTA CARTA CIRCULAR: LA PROFECIA
Queridos cohermanos,
Concluidas las fiestas navideñas y terminados todos los Capítulos provinciales retomamos nuestro camino de reflexión en preparación al Capítulo general.
Respecto a los temas elegidos para el Capítulo nos queda profundizar acerca de la profecía de nuestra vida religiosa guanelliana. Confío que también que para este tema tan importante seguirán ofreciendo su contribución en la reflexión y en las propuestas que el Consejo general está utilizando para preparar el Istrumentum Laboris del Capítulo.
Les agradeceremos se pueden enviarnos para la mitad de febrero las respuestas a las preguntas que hemos realizado sobre el tema que nos ofrecerá la posibilidad de preparar y de enviar con tiempo a todos los cohermanos al menos el esquema del Istrumentum Laboris.
Ciertamente que sobre el tema de la profecía de la vida religiosa tuvieron la posibilidad de leer distintos subsidios, particularmente para la ocasión del Año de la Vida Consagrada. Recuerdo las intervenciones de Papa Francisco y las tres cartas de la Congregación para los Institutos de Vida Consagrada: “Alegraos” “Escrutad” y “Contemplad”.
Como estímulo para su reflexión les propongo otros dos textos:
- La Vita Consacrata: profezia di Dio sul mondo, di P. Luigi Gaetani, Presidente della CISM italiana.
- Una profezia feconda ad intra, del Ministro generale dei Frati minori, che potrete leggere nelle varie lingue facendo questi passi: - Andare su Sito Vidimus Dominum – Elijan el idioma (in alto a destra) – En la ventana a la derecha ir a Documentos y USG – Elegir el texto.
Los Cohermanos y las comundiades siéntanse libres de poder utilizar otros contribuciones para la propia reflexión.
Lo que les pedimos de forma particular a todos es la respuesta al cuestionario presente en el texto que les presentamos
Reflexión sobre el tema de la Profecía
Retomo lo que les decía en la primera carta circular en la que presentaba los temas de nuestro XXCG respecto a la profecía: “queremos recibir con entusiasmo la invitación de Papa Francisco que señala a la vida religiosa la profecía como elemento significativo para nuestra identificación en la Iglesia. Identificación que debe basarse en nuestro ser consagrado que viven el Evangelio como imitadores de San Luis Guanella”.
Entonces nos tenemos que preguntar cuales son los pasos que tenemos que realizar ara que en nuestra fidelidad al carisma, sepamos decir ‘palabras nuevas’ de parte de Dios a este mundo en cambio continuo.
Ciertamente que es ya profético lo que hacemos para los pobres en el conducir nuestras Obras y con la dedicación en la cotidianidad de nuestra vida con los pobres y en nuestro apostolado. Pero a lo mejor no es suficiente ser reconocidos por la eficacia de nuestros servicios sociales o por nuestra dinamicidad personal en el apostolado, sino que tenemos que hacer más visible lo que más nos caracteriza y que puede atraer a otros para que reciban la vocación guanelliana.
La Iglesia hoy, sobre todo a través del magisterio de Papa Francisco nos invita a distinguir en la PROFECIA la contribución específica que la vida consagrada debe aportar a la vida y a la misión de la Iglesia: “un religioso no debe nunca renunciar a la profecía”.
Con mucha fuerza en la carta a los consagrados Papa Francisco nos sacude: “ Espero por tanto… que sepan crear “otros lugares”, donde se viva la lógica evangélica de la donación, de la fraternidad, de la acogida a la diversidad, del amor recíproco. Todos aquellos lugares que la caridad y la creatividad carismática han visto nacer deben transformarse siempre más en la levadura para una sociedad inspirada en el Evangelio…”.
En nuestro Capítulo estamos llamados a preguntarnos de que forma ser profecía y en que ámbitos prioritarios insistir para responder a lo que se nos pide.
CUESTIONARIO en preparación al XXCG
1. Ser profecía con el testimonio de nuestra vida de consagrados…
La profecía nos invita a justificar y hace mayormente visible nuestra identidad no a partir de la funcionalidad y por las actividades que realizamos sino en el manantial del cual obtenemos nuestro compromiso apostólico y caritativo.
- ¿Qué sugerencias concretas queremos proponer para reforzar nuestra elección fundamental de vida para poder suscitar vocaciones para la vida consagrada?
- ¿De qué forma realizar nuestro servicio apostólico para que sea más equilibrado con el compromiso necesario para nuestro crecimiento espiritual y para proteger la espiritualidad en nuestro apostolado?
- ¿Cuáles son las formas más comunes de mundanidad que penetraron en nuestra vida personal y comunitaria que nos impiden ser verdaderos testigos de la presencia de Dios en nuestra vida? ¿Cómo enfrentar estas dificultades?
- ¿Quizás hemos abandonado demasiado también los medios ascéticos cristianos en nuestra vida personal y comunitaria?
2. Ser profetas en la Iglesia local…
- ¿Qué aporte específico estamos dando o podemos dar en la Iglesia local con nuestra presencia de religiosos guanellianos, ya sea por parte de quien está comprometido en la pastoral parroquial como de quien trabaja en nuestras instituciones caritativas?
- ¿Cuáles son las diferencias más significantes que la gente debería percibir para comprender mejor nuestra identidad de religiosos guanellianos?
- ¿Cómo hacer para que nuestro servicio pastoral y caritativo tenga un respiro misionero abierto al mundo entero?
3. Ser profecía en la sociedad en la que estamos insertos
Hoy predomina el valor económico sobre los valores de la donación y de la gratuidad y también nuestros servicios caritativos pueden correr el peligro de seguir la mentalidad empresarial y poner en segundo lugar la lógica del carisma.
- ¿Qué sugerencias reales podemos dar para recuperar más la gratuidad en nuestras obras de caridad?
- Para que nuestras Obras puedan ser proféticas en nuestra sociedad es necesario que sean suficientemente compartidas con nuestros trabajadores laicos la identidad carismática de nuestro apostolado. ¿Cómo podemos mejorar este aspecto y de esta forma evitar que nuestras actividades se reduzcan a una simple prestación de servicio social?
- Como herencia carismática recibimos del Fundador el compromiso específica de la pastoral para los moribundos con la Pía Unión del Tránsito de San José. ¿De qué forma podemos dar mayor vivacidad a este apostolado tan profético para nuestra sociedad actual?
4. Ser profetas con nuestro Proyecto Educativo
En varias ocasiones hemos resaltado la bondad y la actualidad de nuestro Proyecto Educativo basado en el método preventivo, con el compromiso de dar suficientemente ‘Pan y Señor’ y promover una educación integral de la persona, con especial atención al aspecto espiritual y religioso de la persona.
- ¿Qué deberíamos hacer para subrayar y renovar esta opción educativa?
- ¿En qué aspectos nuestro Proyecto educativo podría ser ‘profecía’ en la cultura en la cual trabajamos?
5. Ser profetas con nuestra vida fraterna
“Los religiosos están llamados a ser ‘expertos en comunión’. Espero por consiguiente que la espiritualidad de la comunión, indicada por San Juan Pablo II, se haga realidad y que ustedes estén en primera línea en acoger el primer desafío en este nuevo milenio: hacer de la Iglesia la casa y la escuela de comunión” (Papa Francisco).
Las dificultades en el vivir la vida fraterna se señalan como uno de los principales problemas de nuestras comunidades. Tenemos que considerarlo por tanto como un desafío actual también para nosotros. Hemos ya dado y recogido nuestras reflexiones en el tratar el tema de la interculturalidad, querríamos ayudar a los cohermanos capitulares a formular líneas concretas de acción para reforzar este compromiso fundamental para la vida religiosa.
- ¿Qué ayudas recíprocas entre los cohermanos y por parte de los Superiores nos pueden ayudar más aún para vivir nuestra vida fraterna?
- Normalmente nuestras comunidades no están compuestas por muchos miembros y hasta con muchos compromisos apostólicos diferentes. ¿Cómo hacer para que esta realidad no disminuya nuestro espíritu de comunión?
6. Ser profecía en la administración economía
Desafortunadamente la economía, siendo un aspecto particularmente globalizado y transversal en la sociedad de hoy, se sobrepone y condiciona todas las dimensiones de la vida humana. La dinámica de mercado basado sobre la competencia hace que todo, incluso las relaciones humanas se evalúen en base a los valores come la eficiencia y la productividad.
Papa Francisco, en la exhortación apostólica Evangelii Gaudium y en la Encíclica Laudato sii, nos lleva a considerar otro tipo de economía y de organización. Según su parecer hoy tenemos que prodigarnos para promover una ‘economía de la inclusión’ comenzando por las mismas raíces humanas. Hoy las “obras” y las actividades que realizamos deben ser proféticas también en el ámbito de la economía y de la transparencia para saber hacer visible en la práctica los valores evangélicos de la sobriedad y del compartir, y las enseñanzas de la doctrina social de la Iglesia acerca de la comunión y el destino universal de los bienes de la tierra.
- Además de la profecía de la pobreza personal, ¿cómo podemos hacer más visible nuestra pobreza comunitaria? – ¡El fundador nos pide ser pobres de congregación más pobre aún!
- ¿De qué forma podemos vivir más nuestro abandono a la Providencia?
- ¿La organización de nuestras Obras y de nuestros servicios transparentan suficientemente nuestro carisma? ¿Algo por sugerir al respecto?
Conclusión:
Dejo abierto este tema para la reflexión de ustedes, para que cada uno personalmente y en cada comunidad se pregunten y profundicen la reflexión y tomen conciencia del compromiso que en el próximo Capítulo general queremos reafirmar e impulsar con creatividad nuestra fidelidad al carisma guanelliano.
Roma, 10 de enero de 2018
P. Alfonso
FOURTH CIRCULAR LETTER: PROPHECY
Dear confreres.
Having just closed the Christmas season and celebrated all provincial chapters, we continue our journey of reflection in preparation for the General Chapter.
Regarding the particular topics selected for the Chapter, it remains for our reflection the topic of the prophecy of our Guanellian religious life. I am confident that on this important issue also, you will continue to give your contributions, reflections and proposals in helping the General Council to prepare the Instrumentum Laboris of the chapter.
We would be very grateful if you can send us to mid-February the answers to the questions that we have formulated on the topic. This will give us the opportunity to prepare on time and submit to all the confreres at least the outline of the Instrumentum Laboris.
Certainly, on the subject of the prophecy of religious life you had a chance to read many sources, particularly on the occasion of the year of consecrated life, especially Pope Francis’ interventions and the three letters of the Congregation for the Institutes of Consecrated Life, 'Rejoice!' 'Keep Watch!' and 'Contemplate'.
As an incentive for your reflection I propose also the following two texts:
Consecrated life: God's prophecy on the world, by Fr. Luigi Gaetani, President of CISM (Italian Council of Major Superiors).
A fruitful prophecy ad intra, by the Minister General of the Friars Minor, which can be read in various languages by doing these steps: - Go to Site ‘Vidimus Dominum’ – choose the language (top right) – check Documents and USG – Click the above text.
Confreres and communities are free to use other sources for their reflection.
What we ask is that everyone should answer the questionnaire present in the text that we offer…
Reflection on the theme of Prophecy
I repeat what I have said in the first circular letter when presenting the themes of our 20th CG about prophecy: “We accept with enthusiasm the invitation of Pope Francis who calls religious life to embrace prophecy as the significant element of our identification in the Church. This identification must be based on our being consecrated persons who live the Gospel by imitating Saint Louis Guanella.”
Then, we should ask ourselves which steps we need to take because, in our fidelity to the charism, we have to say 'new words’ from God to our changing world.
Certainly what we do for the poor is already prophetic. We carry out the charitable works of ours with dedication day by day being with the poor and in our apostolate. Perhaps, it is no longer enough our being recognized for our social services or for our personal resourcefulness in the apostolate, but we must make visible what most characterizes us and may attract others to embrace the Guanellian vocation
The Church today, especially through the Magisterium of Pope Francis, invites us to see in the PROPHECY the specific contribution that consecrated life must offer to the life and mission of the Church: "Never a religious must renounce his being a prophet."
In his Letter to the Religious, Pope Francis shakes us: “I expect you to create other opportunities to live Evangelical logic of gift, fraternity, acceptance of diversity, and mutual love. All those opportunities that charity and charismatic creativity offered must become more and more yeast to a society inspired by the Gospel.”
During our General Chapter we are going to question ourselves about how we should be prophetic and about the priorities we should respond among the many requests we receive.
QUESTIONNAIRE in preparation for the XX CG
1. Being prophecy by witnessing our consecrated life.
Prophecy is inviting us to justify and make more visible our identity not by what we offer and perform, but because of the source from which we draw our Apostolic and charitable commitment.
- Do you have concrete suggestions to propose regarding strengthening our choice of life so as to raise vocations to consecrated life?
- What should we do to ensure that our apostolic service is more balanced in regard to the required effort to grow spiritually and to take care of our spirituality while working in our apostolate?
-List the most common forms of worldly life that penetrated into our personal and community life, forms that prevent us from being true witnesses of the presence of God in our lives? How should we deal with these difficulties?
-Have we abandoned also the means of Christian asceticism in our personal and community life?
2. Being prophecy in the local Church.
- Can you describe your specific contributions, as Guanellian religious, you already offer to the local Church or you may give it in the future both on the part of religious engaged in parish Ministry and those who work in our charitable institutions?
- What are the most significant differences that people should be aware of to better understand our Guanellian religious identity?
- How should we ensure that our pastoral and charitable service may have a missionary expression, open to the whole world?
3. Being prophecy within the society in which we are inserted.
Today, financial values come before the values of self-giving and gratuitousness. Even our charitable services can run the risk of following the logic of business, and put at a second place the logic of our charism.
- Do you have suggestions we can take in consideration in order to recover the gratuity in our charitable work?
- If we desire that our ministry be a prophetic one within our society, it is necessary that the Guanellian charism be sufficiently shared by the lay staff. How can we improve this and avoid that our activities be reduced to mere social services?
- Another charismatic heritage we have received from the Founder is the specific commitment of ours toward the pastoral care of the dying, the Pious Union of St. Joseph. How can we raise more interest to this apostolate so prophetic for our society?
4. Being prophets through our educational project
On several occasions we have praised the excellence and timeliness of our educational project based on the preventive method. It commits us to sufficiently give 'Bread and Lord' and to promote the integral formation of people, with special attention to their religious and spiritual needs.
- What should we do to reaffirm and renew our educational choice?
- In what areas our educational project can be 'prophecy’ for the culture in which we operate?
5. Being prophets by our fraternal life
"Religious are called to be 'experts of communion'. I expect, therefore, that the spirituality of communion, indicated by Saint John Paul II, may become a reality and that you may be at the forefront in seizing the great challenge facing us in this new millennium: making the Church the home and the school of communion (Pope Francis).”
The difficulty to live fraternal life is listed as one of the major problems of our communities. We have to take action and consider such difficulty a challenge for us all. We have already given and gathered together our thoughts in dealing with the topic of interculturality. Here we would like to help the Confreres at the Chapter to envisage concrete lines of action for strengthening this fundamental commitment to religious life.
- Which mutual help among confreres or from superiors can help us to live our fraternal life more and more?
- Normally, our communities are formed by few confreres whose commitments are diversified. What can we suggest so that this fact may not diminish our spirit of communion?
6 . Being prophecy regarding financial management
Unfortunately the economy, being particularly globalized and transversal in today's society, overlaps and influences all other dimensions of human life. The dynamics of the market based on competition causes the fact that everything, including human relations, is assessed on the basis of values such as efficiency and productivity. Pope Francis, in his Apostolic exhortation Evangelii Gaudium and Encyclical 'Laudato sii', leads us to consider another type of economy and organization. According to him, today we need to do to promote an economy of inclusion, starting precisely from the recovery of our human roots. Today the "Houses" and our activities are to be prophetic even in the field of economy and transparency. They should be able to visibly show the Gospel values of sobriety and sharing, together with the teachings of the Church's social doctrine about the communion and the universal destination of the goods of the Earth.
- In addition to the prophecy of personal poverty, how can we increase the visibility of our community poverty? (The Founder asks us to be poor members of a poorer Congregation! ...)
- In what kind of forms can we live our abandonment in Divine Providence?
- Are our organization and our services making our charism sufficiently clear? Do you have something to suggest in this regard?
Conclusion
I will leave this topic to your reflection, so that everyone, personally and with his own community, may deepen his reflection and become aware of the commitment that during the next General Chapter we want to reaffirm the Guanellian charism and to rekindle it with creativity fidelity.
Rome, 10 January 2018
Father Alfonso Crippa, SdC - Superior General
CIRCULAR LETTER ON INTERCULTURALITY
Introduction.
This particular topic is not important to the today civil society only, but also to the Church and Religious Life. There are around many publications on this subject giving us some help for reflection, especially, on how to put it into practice. It asks from us to be open to listen, ‘to be open-minded’ (Fr. Guanella), and open to conversion.
I offer to your reading the Enclosed n. 1, “Journeying towards internationality” by Fr. Rinaldo Paganelli (Dehonian Father) from which you can find good observations and applications to our reality.
Some confrere, in his answering to the First Circular Letter, offered some of his reflections. I recommend to read Enclosed n. 2, the reflection of Bro. Franco Laini on his own experience of over twenty years of living inside an intercultural community life, and some reflections from ‘Agenda di Famiglia’, the monthly bulletin of the Sacred Heart Province.
The subject of interculturality was already taken in consideration in different documents of our Congregation. Enclosed n. 3 offers a great synthesis of the Congregation Documents regarding the subject. Among them, you can find also the modified or even new numbers of the Regulations that were approved during the past years.
The same subject has been discussed during the last Meeting of the Superior General held in Rome on May 2017.
In the web-site ‘Vidimus Dominum’, we can find more material in different languages, like the Report of the General Superior of the Jesuits (Interculturality, Catholicity, and Consecrated Life), and some reflections of General Superiors on “Discernment in our contemporary world.”
Click: http://vd.pcn.net/it/index.php?option=com_docman&Itemid=11
PROPOSALS FOR OUR REFLECTION ON THE SUBJECT.
First Track:
Starting from the proposed texts, or from others you know, you should apply
to our Congregation what you think it is more important in helping out our human and spiritual journey toward an interculturality founded upon the evangelical values and our charism.
Because your reflection regards the future General Chapter, it should be important to review what the previous General Chapters have said and show what has not yet been completed.
The Provincial Superiors are free to replace the proposed texts with other useful documents.
Second Track
Thinking about personal experiences and those of our local communities, you should interpret the signs of the times that the Holy Spirit offers in guiding us into the next years in regard to the subject in question that is becoming more and more relevant in the life and development of the Institute.
It is not a work reserved only to those confreres who are inserted into a new culture, but also – and especially – to those who welcome confreres from other cultures, to foresee and prepare a future of grace for the mission entrusted to us by the Lord.
-
Transcultural values of the Guanellian charism fundamentally valid in every cultures in which we are present.
As the Gospel, lived with radical conviction, has the force to give life to every culture, so also our charismatic values, founded on the same Gospel, can be valid and carried out inside every culture by transforming it and making it richer.
Questions requesting and answer
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List the transcultural Guanellian values that are ‘inalienable’ and ‘non-negotiable’ that are to be lived in every culture and make easier to live fraternal communion among us.
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List what of our tradition is contingent (accidental) and open to changes according to the different cultures without damaging our fraternal communion.
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List the elements of your own culture that you think may offer richer innovations to a better commitment in living the Guanellian charism and mission inside our broadened presence in the world.
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As a religious family open to the whole world (all the world is your homeland), explain how we are concretely collaborating with the mission of the Church in building bridges of peace and reconciliation to all, in healing wounds, mending rips, overcoming prejudices, and deep divisions both inside the civil society and the Church.
-
Unity in diversity is a great ideal! How can we reach it and express it?
Not when a culture superimposes itself to another one perceived as weaker. Not when a cultural integration is limited to a mere living together with other confreres who co-exist, one near the other, apparently equal but separated, running the risk of creating groups…
Not when, in front of the challenge and commitment in reaching a good community integration, confreres hide themselves behind the alibi of their ‘cultural difference’, defending personal immaturities or refusing the hard work of living their own vocation in a radical way.
The result is that those, who have to insert themselves into a new community, don’t make sufficient efforts to ‘enculturate’ themselves, and those who are supposed to welcome them into the new community don’t understand and respect the different culture of the new member of the community.
Questions:
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What can we do so that the presence in the community of confreres coming from other cultures may bring real advantages to our spiritual life, fraternity and mission?
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Can you mention some positive experience of community enrichment from different cultures?
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Can you detail some major difficulties regarding fraternal life originating from the different cultures present among the confreres of the same community? (Cultural diversity not only regarding to nationality, but also regarding to particular sub-cultures).
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Can you say something on the major difficulties which have prevented a more visible interculturality in the Congregation? On which aspects should we insist more in order to overcome such difficulties? On which paths should we walk together and faster?
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International Communities
In the recent past, the Congregation pressed a lot on the formation of international communities. We read in n. 5 of our last General Chapter, “In the perspective of the communion of goods, which identifies the confreres themselves as the greatest treasure to be shared, and with a view to more effective cultural exchanges of the charism, the General Chapter requests the General Council, in dialogue with the Superiors and Councils, both Provincial and of the Delegation, to establish international communities throughout the entire Congregation. This should be done, where appropriate, as early as the initial formation period.”
Questions
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What’s the main reason on which this insistence stands? Is it the necessity to keep open the Houses...or something else?
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List some positive steps and difficulties you have met in carrying out this objective.
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How can we raise generosity and availability among the confreres to leave their country and be sent to particular missions of the Congregation?
On different occasions, we have underlined the necessity both of preparing confreres to be sent to other Provinces and of preparing the communities to welcome the new confreres.
-
What is missing in carrying out these two conditions,
-
in regard to the preparation to the mission ‘ad extra?
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in regard to welcoming the ‘missionary’ confreres?
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Formation to interculturality
On one hand, there are valid reasons to say that the initial formation, especially during the first years, should be carried out in the cultural context of the formandi, with formators belonging to their own culture. On the other hand, there are valid motives for offering to the young confreres periods of formation spent in different places than their own. Often it has been underlined the problem of having few formators or even the lack of an adequate preparation of formators among the young people in formation during the first years of our presence in new countries and contexts.
Question
-
Can you list some experiences, suggestions and reflections which may help us in preparing and carrying out more positively the vocation discernment and initial formation according to the intercultural categories?
It is always possible to offer many other reflections you think are useful to deepen this subject.
Thank you.
Rome, June 25, 2017
Fr. Alfonso
TERCERA CARTA CIRCULAR XX CG – INTERCULTURALIDAD
Introducción.
El tema es de gran interés no sólo a nivel civil, sino también para la Iglesia y a nivel de vida religiosa. Hay muchos estudios y publicaciones sobre el tema que nos pueden ayudar en la reflexión y especialmente para vivir este importante aspecto, que también para nosotros los religiosos requiere capacidad de escucha, amplitud mental (don Guanella) y capacidad de conversión.
Propongo como lectura el Anexo n. 1 "In camino verso l’interculturalità" del P. Dehoniano Rinaldo Paganelli, en el cual se pueden sacar muchas reflexiones y aplicaciones a nuestra propia realidad.
Ya algunos hermanos, en respuesta a la primera carta circular para el XX CG, han querido ofrecernos algunas reflexiones. Aconsejo leer el Anexo n. 2, que contiene la reflexión de nuestro Hno. Franco Lain, quien puede contar sobre veinte años de experiencia de vida comunitaria intercultural en África y algunos pensamientos tomados de ‘Agenda di famiglia’.,
En nuestros documentos de Congregación el tema de la interculturalidad ha sido tocado varias veces. En el Anexo n. 3 Uds. pueden encontrar un amplio resumen de las orientaciones y decisiones tomadas por la Congregación sobre el tema. A continuación Uds. pueden encontrar las propuestas de modificación de nuestros Reglamentos, que recogen dichas orientaciones y decisiones.
El tema fue también tratado en la última Asamblea de Superiores Generales, celebrada en Roma el pasado mes de mayo.
En el sitio web 'Vidimus Dominum' se puede encontrar una buena variedad de material en diferentes idiomas, incluyendo el texto de la conferencia del Superior General de los Jesuitas: 'La interculturalidad, la catolicidad y la vida consagrada’ además de algunas experiencias sobre ‘discernimiento en un mundo intercultural’.
Hagan clic en: http://vd.pcn.net/it/index.php?option=com_docman&Itemid=11
Propuestas para reflexionar sobre el tema.
Primera pista de reflexión:
Teniendo como base los textos propuestos, u otros que Uds. pueden encontrar, aplicar a nuestra realidad concreta de Congregación lo que se considera más importante para promover nuestro camino humano y espiritual hacia una interculturalidad basada en los valores del Evangelio y de nuestro carisma.
Dado que la reflexión debe servir al Capítulo general, será importante examinar lo que los anteriores Capítulos Generales ya han dicho sobre el tema, para indicar las pistas a seguir para el futuro.
En alternativa a los textos propuestos, los superiores provinciales se sientan libres de ofrecer otros documentos útiles para nuestra reflexión.
Segunda pista
Basándose en la experiencia personal y de nuestras comunidades, tratar de interpretar los signos de los tiempos con que el Espíritu nos quiere guiar en un futuro próximo con referencia al enriquecimiento que el carisma puede recibir de las distintas culturas. El tema no debe considerarse exclusivo de los cohermanos enviados a otra cultura, sino también dirigido a aquellos que son llamados a recibir hermanos de otra cultura y, entre todos, saber prever y preparar un futuro de gracia para la misión que el Señor nos ha confiado.
A) Los valores transculturales del carisma guaneliano, válidos en todas las culturas en las que estamos presentes.
Al igual que el Evangelio, vivido con radicalidad, tiene el poder de dar vida a todas las culturas, también nuestros valores carismáticos, precisamente por estar fundadas en el Evangelio, puede ser experimentado en todas las culturas, enriqueciendo y transformándola
Preguntas a responder
⎫ ¿Cuáles son los valores guanelianos transculturales que creemos 'irrenunciables', 'no negociables' y que debemos vivir en todas las culturas para facilitar la comunión fraterna entre nosotros?
⎫ ¿Qué aspectos de nuestra tradición aparecen menos esenciales y, por tanto, con posibilidad de expresarse de forma diferente en sintonía con la variedad de culturas, salvaguardando al mismo tiempo la solidez de nuestra comunión fraterna?
⎫ ¿Qué elementos de tu propia cultura pueden ofrecer nuevos estímulos para enriquecer el carisma y la misión guaneliana en nuestro contexto mundial?
⎫ ¿Cuáles aportes está dando o puede dar nuestra familia religiosa en la misión de la Iglesia para construir puentes de paz y reconciliación, para curar heridas, reparar fracturas, superar prejuicios y divisiones, en nuestro mundo y en la misma Iglesia?
B) Unidad en la diversidad es un gran ideal! Cómo lograrlo y expresarlo?
No ciertamente cuando una cultura quiere sobreponerse a otra, considerándola inferior; ni siquiera cuando la integración cultural se limita a ser mera 'convivencia' de los miembros que conviven bajo el mismo techo en la misma comunidad religiosa, aparentemente "iguales pero separados", con el riesgo evidente de la creación de grupos.
Y ni siquiera cuando la gente apela o se esconde detrás de la excusa de la "diversidad cultural', para defender inmadureces personales o para rechazar el esfuerzo de vivir su propia vocación de forma más radical.
Así ocurre que los que tienen que llegan a una nueva comunidad no saben 'aculturación' suficientemente y los que reciben los cohermanos no saben comprender y respetar las diferentes culturas del nuevo miembro de la Comunidad.
Preguntas:
⎫ ¿Cómo hacer que la presencia en la Comunidad de cohermanos de diferentes áreas culturales, aporten beneficios reales a nuestra vida espiritual, a la fraternidad y a la misión?
⎫ Indicar algunas experiencias positivas en las que se evidencia cómo diferentes elementos culturales pueden enriquecen nuestra vida comunitaria.
⎫ ¿Cuáles son las mayores dificultades que hemos experimentado en nuestras Comunidades y que pueden tener su origen en la diversidad cultural de sus miembros? (Diversidad cultural no sólo en referencia a diferentes nacionalidades, sino también a sub-culturas específicas).
⎫ En qué aspectos tendríamos que insistir para superar estas dificultades?
C) Las Comunidades Internacionales
En la Congregación hemos insistido mucho sobre la creación de Comunidades internacionales. Así se expresa nuestro último Capítulo general al no. 5: "En la perspectiva de la comunión de los bienes por la cual los Cohermanos son nuestra mayor riqueza para compartir y en función del enriquecimiento che los intercambios culturales pueden dar al carisma, el Capítulo General pide al Consejo General, en diálogo con los Superiores y Consejos y provinciales y de Delegación, favorezcan, en todas las latitudes de la Congregación, el establecimiento de Comunidades internacionales, incluso en el periodo de formación.
Preguntas :
⎫ ¿Cuál es la razón principal que está a la base de esta insistencia? La necesidad de preservar las Obras… o algo distinto?
⎫ ¿Cuáles son los pasos positivos realizados y las dificultades encontradas para lograr este objetivo?
⎫ ¿Cómo suscitar la generosidad y la disponibilidad de los Cohermanos a salir de su país para ser enviados a determinadas misiones de la Congregación?
⎫ Que es lo que nos ha faltado, hasta ahora, para lograr estos dos objetivos?
- Con respecto a la preparación de los Cohermanos para la nueva misión.
- O en relación a la acogida e inserción de los Cohermanos en la nueva misión?
D) La formación a la interculturalidad.
Por un lado hay una buena razón para decir que la formación inicial, especialmente en los primeros años, debe hacerse en el contexto cultural de los formandos y con formadores de su propia cultura. Pero sin duda hay razones también para ofrecer a nuestros jóvenes Cohermanos periodos de formación en lugares distintos a los de su propia origen.
También a menudo se puso de relieve la escasez o falta de preparación adecuada de los formadores para nuestros jóvenes, especialmente en los primeros años de nuestra presencia en países y contextos culturales nuevos.
Pregunta abierta sobre la realidad de nuestra pastoral vocacional y de nuestra formación.
⎫ Experiencias ... ... sugerencias… y reflexiones.…que nos pueden ayudar a planificar y realizar positivamente el servicio de discernimiento y formación inicial en perspectiva transcultural ...
Siempre es posible ofrecer otras reflexiones que nos parecen útiles para tratar este tema de la interculturalidad.
Muchas gracias.
Roma, 25 de Junio 2017 P. Alfonso
CARTA CIRCULAR SOBRE A INTERCULTURALIDADE
Introdução.
O tema é muito atual não somente em nível civil, mas também em nível de Igreja e de Vida religiosa. Muitos são os estudos e as publicações sobre este tema que podem ajudar-nos na nossa reflexão e especialmente a viver este importante aspecto que, também para nós religiosos, requer capacidade de escuta, de ‘ampla visão’ ( Pe. Guanella) e de conversão.
Proponho como base de leitura o anexo n.1 “In cammino verso l’inculturalità” do Pe. Dehoniano Rinaldo Paganelli, do qual podem-se tirar muitas observações e aplicações à nossa realidade.
Alguns coirmãos, em resposta à Primeira Carta circular para o XX Capítulo geral apresentaram algumas reflexões. Aconselho ler o anexo n. 2 que contêm algumas reflexões do Irmão Franco Lain, nosso missionário em África, que certamente tem como base a sua experiência de mais vinte anos de vida comunitária intercultural e alguns pensamento tirados da Agenda de Família, informativo da Província Sacro Cuore.
Nos documentos da Congregação o tema da interculturalidade foi estudado várias vezes. No anexo n. 3 poderão ler uma ampla síntese das orientações da Congregação a respeito. Em relação isso temos propostas de mudança dos nossos Regulamentos exatamente para inserir as normas aprovadas nos últimos anos nos vários Capítulo gerais.
O tema foi tratado também na última Assembleia dos Superiores gerais celebrada em Roma no mês de maio deste ano.
No site “Vidimus Domunum” vocês podem encontrar reflexões em várias línguas, e entre outras também o texto da palestra do Superior geral dos Jesuítas: ‘Interculturalidade, Catolicidade e Vida Consagrada’ e algumas experiências de Superiores gerais sobre o discernimento num mundo intercultural.
Clica: http://vd.pcn.net/it/index.php?opcion=com_docman&Itemid=11
PROPOSTAS PARA A REFLEXÃO SOBRE A INTERCULTURALIDADE
Primeira pista de reflexão:
Tomando como referencia os textos propostos, ou outros que vocês conhecem, aplicar à nossa realidade concreta de Congregação o que vocês pensam mais importantes para ajudar o nosso itinerário humano e espiritual a fim de chegar a uma interculturalidade baseada sobre os valores do Evangelho e do nosso Carisma.
Visto que a reflexão é solicitada em vista do Capítulo geral, é importante rever o que os Capítulos gerais anteriores dizem a respeito e propor um itinerário a ser cumprido.
No lugar dos textos apresentados, os Superiores provinciais sintam-se a vontade de propor outros textos úteis para a reflexão.
Segunda pista de reflexão:
Refletindo sobre a experiência pessoal de cada um e das nossas comunidades, procurem interpretar os sinais dos tempos com os quais o Espírito quer guiar-nos no próximo futuro neste âmbito que influencia sempre mais a vida e o desenvolvimento da Congregação.
Não é um compromisso reservado somente a quem chega numa nova cultura, mas também, e especialmente, a quem é chamado a acolher os coirmãos de outra cultura e a saber prever a preparar um futuro de graça para a missão que o Senhor nos confiou.
-
Os valores transculturais do carisma guanelliano, a serem vividos fundamentalmente em cada cultura na qual vivemos.
Como o Evangelho que, vivido com radicalidade, tem a força de vivificar cada cultura, também os nossos valores carismáticos, pelo fato que são baseados no Evangelho, podem serem vividos em cada cultura, enriquecendo-a e transformando-a.
Perguntas a serem respondidas:
+ Quais são os valores guanellianos transculturais que pensamos que são ‘irrenunciáveis’ e ‘não negociáveis’ a serem vividos em cada cultura e que tornam mais fácil a comunhão fraterna entre nós?
+ Quais aspectos da nossa tradição parecem mais contingentes e por isso abertos a serem vividos em formas diferentes, em sintonia com a variedade das culturas, sem mexer na solidez da nossa comunhão fraterna?
+ Quais são os elementos da própria cultura que parecem oferecer novidades enriquecedoras e estímulos para uma maior partilha na vivência do carisma e da missão guanelliana, no nosso sempre mais amplo contexto global?
+ Como família religiosa aberta para o mundo ( Todo o mundo é vossa pátria) como estamos concretamente colaborando com a missão da Igreja para construir pontes de paz e de reconciliação para com todos, sarando feridas, superando preconceitos e profundas divisões das quais não somente o mundo traz em si as feridas, mas que estão presentes também na mesma Igreja?
-
A unidade na diversidade é um grande ideal! Mas como alcançá-lo e expressá-lo?
Não certamente quando uma cultura quer sobrepor-se em tudo a uma outra ‘julgada mais fraca’. Nem quando a integração cultural limita-se a uma pura ‘convivência’ em comunidade religiosa de membros que coexistem um perto do outro, aparentemente ‘iguais, mas separados’, com o evidente risco de criar grupos fechados...
Nem mesmo quando diante do desafio e do empenho requerido para obter uma boa integração comunitário apelam-se e defendem-se com a desculpa ou álibi da ‘diversidade cultural’, defendendo imaturidades pessoais ou rejeitando a fadiga de viver a própria vocação com radicalidade.
Assim acontece que quem foi chamado a inserir-se numa nova Comunidade não sabe ‘aculturar-se’ suficientemente e quem o deveria acolher não sabe compreender e respeitar a diversa cultura do novo membro da Comunidade.
Perguntas:
+ O que fazer para que a presença nas comunidades de coirmãos de áreas culturais diferentes, traga vantagens reais à nossa vida espiritual, à fraternidade e à missão?
+ Pode indicar alguma experiência positiva na qual se destaca como os elementos culturais diferentes enriquecem de fato a nossa vida comunitária?
+ Quais são as maiores dificuldades que experimentamos na nossa fraternidade e que podem ter origem na diversidade cultural dos membros de uma Comunidade? ( Diversidade cultural não somente referentes à diversa nacionalidade, mas também nas especificas subculturas, isto é nas culturas internas do mesmo país).
+ Sobre quais aspectos deveríamos insistir maiormente para superar estas dificuldades? Quais atalhos percorrer para caminhar mais expeditamente juntos?
-
As Comunidades internacionais
Na Congregação insistiu-se muito sobre a formação de Comunidades internacionais. Assim se expressa o nosso último Capítulo geral ao n. 5: “Na perspectiva da comunhão dos bens que indivídua nos coirmãos a riqueza maior a ser partilhada e em vista de mais incisivos intercâmbios do carisma, o Capítulo geral pede ao Conselho geral que, em diálogo com os Superiores e Conselhos provinciais e de Delegação implemente, em cada latitude da Congregação, a constituição de comunidades internacionais; e onde é oportuno, desde a primeira formação.
Perguntas:
+ Qual a principal motivação que está como alicerce desta insistência? Necessidade de conservar as Obras...ou outra coisa?
+ Quais os passos positivos feitos ou as dificuldades encontradas para realizar este objetivo ?
+ Como suscitar a generosidade e a disponibilidade dos coirmãos para deixar a própria nação a fim de serem enviados a viver especiais missões da Congregação?
+ O que faltou até agora para a realizar estas duas condições:
-
Em relação à preparação à missão ‘ad extra’?
-
Em relação à acolhida dos coirmãos ‘missionários’?
-
A formação à interculturalidade
De um lado têm válidas razões para afirmar que a formação inicial, especialmente no primeiros anos, deve acontecer no contexto cultural dos formandos, com formadores da própria cultura. Mas têm certamente motivos válidos para dar aos jovens coirmãos períodos de formação fora da própria cultura de origem.
Além do mais sabemos que temos poucos ou falta de preparação adequada de formadores para os nosso formandos, especialmente nos primeiros anos da nossa presença nas novas culturas.
Pergunta:
+ Quais experiências...sugestões...e reflexões nos podem ajudar para organizar e levar adiante sempre mais positivamente o serviço do discernimento vocacional e da formação inicial em perspectiva intercultural...?
-
É sempre possível apresentar outras reflexões que a vocês parecem úteis para aprofundar este tema.
Obrigado!
Roma, 25 junho de 2017
Pe. Alfonso Crippa
LETTERA CIRCOLARE XX CG - INTERCULTURALITA’
Introduzione.
Il tema è di grande attualità non soltanto a livello civile, ma anche a livello di Chiesa e di Vita Religiosa. Molti sono gli studi e le pubblicazioni sul tema che possono aiutarci nella nostra riflessione e specialmente a vivere questo importante aspetto che, anche a noi religiosi, richiede capacità di ascolto, ‘di larghe vedute’ (don Guanella) e di conversione.
Propongo come lettura di fondo l’Allegato n.1 “In cammino verso l’internazionalità” del P. Dehoniano Rinaldo Paganelli, da cui si possono ricavare tante osservazioni e applicazioni alla nostra realtà.
Già qualche confratello, in risposta alla Prima Lettera Circolare per i XX CG ha voluto offrire alcune riflessioni che riporto nell’Allegato n. 2 con la riflessione di Fratel Franco Lain, che certamente ha come base la sua esperienza più che ventennale di vita comunitaria interculturale in Africa e con alcuni pensieri presi da Agenda di Famiglia.
Nei nostri documenti di Congregazione il tema dell’interculturalità è stato toccato varie volte. Nell’Allegato n. 3 potrete trovare un’ampia sintesi degli orientamenti indicati dalla Congregazione sul tema. A loro complemento ci sono le proposte di modifiche ai nostri Regolamenti appunto per inserire le norme approvate in questi ultimi anni.
Il tema è stato trattato anche nell’ultima Assemblea dei Superiori generali celebrata a Roma nel maggio scorso.
Nel Sito ‘Vidimus Dominum’ potete trovare vario materiale in diverse lingue, tra cui il testo della Relazione tenuta dal Superiore generale dei Gesuiti: ‘Interculturalità, Cattolicità e Vita Consacrata’ e alcune esperienze di Superiori generali sul tema del Discernimento in un mondo interculturale.
Clicca: http://vd.pcn.net/it/index.php?option=com_docman&Itemid=11
PROPOSTE PER LA NOSTRA RIFLESSIONE SUL TEMA.
Prima pista di riflessione:
Prendendo lo spunto dai testi proposti, o da altri che potete conoscere, chiediamo di applicare alla nostra realtà concreta di Congregazione quanto si ritiene più importante per favorire il nostro cammino umano e spirituale verso una interculturalità fondata sui valori del Vangelo e del nostro carisma.
Dato che la riflessione è sollecitata in funzione del Capitolo generale, è importante rivisitare già quello che i Capitoli generali hanno già detto e indicare il cammino ancora da compiere.
In sostituzione ai testi proposti i Superiori provinciali si sentano liberi di offrire altri documenti utili per la nostra riflessione.
Seconda pista
Riflettendo sull’esperienza personale e delle nostre Comunità, cercare di interpretare i segni dei tempi con i quali lo Spirito ci vuole guidare nel prossimo futuro in questo ambito che riveste una sempre maggiore rilevanza nella vita e nello sviluppo della Congregazione.
Non è un impegno riservato solo a chi viene inserito in un nuova cultura, ma anche, e specialmente, indirizzato a chi è chiamato ad accogliere confratelli di altra cultura e a saper prevedere e preparare un futuro di grazia per la missione che il Signore ci ha affidato.
- I valori transculturali del carisma guanelliano, da vivere fondamentalmente in ogni cultura in cui siamo presenti.
Come il Vangelo che, vissuto con radicalità, ha la forza di vivificare ogni cultura, anche i nostri valori carismatici, appunto perché fondati sul Vangelo, possono essere vissuti in ogni cultura, arricchendola e trasformandola
Domande a cui rispondere
- Quali elementi della tua propria cultura ti sembrano offrire novità arricchenti e stimoli a vivere con maggior forza il carisma e la missione guanelliana?
- Quali aspetti della nostra tradizione appaiono invece più contingenti e perciò aperti ad essere espressi in forme diverse, in sintonia con la varietà delle culture, pur senza intaccare la solidità della nostra comunione fraterna?
- Quali sono i valori guanelliani transculturali che riteniamo ‘irrinunciabili’, ‘non-negoziabili’ da vivere in ogni cultura e che rendono più facile la comunione fraterna tra noi?
- Come famiglia religiosa spalancata sul mondo intero (‘tutto il mondo è patria vostra’) come stiamo concretamente collaborando con la missione della Chiesa nel costruire ponti di pace e di riconciliazione con tutti, nel guarire ferite, ricucire strappi, superare pregiudizi e profonde divisioni di cui non solo il mondo porta i segni ma che affiorano anche nel tessuto stesso della Chiesa?
b. L’unità nella diversità è un grande ideale! Ma come raggiungerlo ed esprimerlo?
Non certamente quando una cultura vuole sovrapporsi in tutto ad un’altra ritenuta più debole. Neppure quando l’integrazione culturale si limita a una pura ‘convivenza’ di membri che vivono l’uno accanto all’altro, apparentemente “uguali ma separati”, con l’evidente rischio di creare gruppi …
Neppure quando di fronte alla sfida e all’ impegno richiesto per ottenere una buona integrazione comunitaria ci si appella e ci si nasconde dietro l’alibi della ‘diversità culturale’, difendendo immaturità personali o rifiutando la fatica di vivere la propria vocazione con radicalità.
Così capita che chi è chiamato a inserirsi in una nuova Comunità non sa ‘acculturarsi’ sufficientemente e chi lo dovrebbe accogliere non sa comprendere e rispettare la diversa cultura del nuovo membro della Comunità.
Domande:
- Come far sì che la presenza in comunità di confratelli di aree culturali diverse, porti vantaggi reali alla nostra vita spirituale, alla fraternità e alla missione?
- Puoi indicare qualche esperienza positiva in cui si metta in risalto come elementi culturali diversi arricchiscono di fatto la nostra vita comunitaria?
- Quali sono le maggiori difficoltà che abbiamo sperimentato nella nostra fraternità e che possono aver origine dalla diversità culturale dei membri di una Comunità? (Diversità culturale non solo in riferimento a diversa nazionalità ma anche a sub-culture specifiche).
Su quali aspetti dovremmo insistere maggiormente per superare queste difficoltà? Su quali sentieri camminare più speditamente insieme?
c. Le Comunità internazionali
In Congregazione si è insistito molto sulla formazione di Comunità internazionali. Così si esprime l’ultimo nostro capitolo generale al n. 5: “Nella prospettiva della comunione dei beni che individua nei confratelli la ricchezza più grande da condividere e in vista di più incisivi interscambi culturali del carisma, il Capitolo generale chiede al Consiglio generale che, in dialogo con i Superiori e i Consigli provinciali e di Delegazione, implementi, ad ogni latitudine della Congregazione, la costituzione di comunità internazionali, già a partire dalla prima formazione dove ritenuto opportuno”.
Domande
- Quale la principale motivazione che sta a fondamento di questa insistenza? Necessità di conservare delle opere… o altro?
- Quali i passi positivi fatti o le difficoltà incontrate per realizzare questo obiettivo?
- Come suscitare la generosità e la disponibilità dei confratelli a lasciare la propria Nazione per essere inviati a particolari missioni della Congregazione?
Varie volte si è evidenziata la necessità della preparazione dei confratelli inviati ad altre Province e corrispondentemente della capacità di accoglienza da parte della Comunità dove il confratello veniva inviato.
- Cosa è mancato finora nel realizzare queste due giuste condizioni?
- A riguardo della preparazione alla missione ‘ad extra?
- A riguardo dell’accoglienza dei confratelli ‘missionari’?
d. La formazione all’interculturalità
Da una parte ci sono valide ragioni per affermare che la formazione iniziale, specialmente nei primi anni, deve avvenire nel contesto culturale dei formandi, con formatori della propria cultura. Ma ci sono certamente anche motivi validi per offrire ai nostri giovani confratelli periodi di formazione in luoghi diversi da quelli della propria origine.
Si è inoltre spesso evidenziato il problema della scarsità o mancanza di adeguata preparazione di formatori per i nostri giovani, specialmente nei primi anni della nostra presenza in nuove nazioni e contesti
Domanda
- Quali esperienze… suggerimenti… e riflessioni ci possono aiutare nell’impostare e portare avanti sempre più positivamente il servizio del discernimento vocazionale e della formazione iniziale in prospettiva interculturale…?
E’ sempre possibile offrire altre riflessioni che a voi sembrano utili per approfondire questo tema.
Grazie!.
Roma, 25 giugno 2017
P. Alfonso