" ...Con gratitudine conserva memoria di coloro che il Padre ha già chiamato nella sua Casa: alla divina misericordia affida la loro vita ed eleva suffragi..." (Cost. n.23)
Nato a Laveno Mombello (VA) il 4 ottobre 1931
Noviziato a Barza d’Ispra il 12 settembre 1950
Prima Professione a Barza d’Ispra il 12 settembre 1952
Professione Perpetua a Barza d’Ispra il 12 settembre 1958
Sacerdote a Como il 26 giugno 1960
Morto a Barza d’Ispra il 14 novembre 2018
Sepolto nel cimitero di Mombello (VA)
Don Giuseppe Bini è nato a Laveno Mombello (Va) il 4 ottobre 1931 da Arturo e Brunella Maria, primo di dieci figli. Nella chiesa parrocchiale del paese riceve il Battesimo il 6 ottobre 1931 e il 3 giugno 1940 gli viene conferita la Cresima dal Beato Card. Ildefonso Schuster. Vissuto in una famiglia molto religiosa, fin da piccolo gli sono stati inculcati solidi principi di vita cristiana. Il contesto di fede in cui è vissuto e l’esempio di altri del parentado che intrapresero il cammino del seminario, hanno fatto sì che in lui sbocciasse il desiderio di servire il Signore come sacerdote, per cui in giovane età, dopo un primo tentativo presso il seminario diocesano milanese, nel 1949 si affacciò all’Opera don Guanella sul tracciato già segnato trent’anni prima dal guanelliano mombellese don Carlo De Ambroggi, divenuto poi Superiore generale dell’Opera. Così don Antonio Fontana, Direttore del nostro Seminario minore di Anzano del Parco (Co) in quegli anni, rispondeva al parroco di Mombello che presentava il giovane candidato per la quinta ginnasiale: «Posso assicurarla che viene accolto da noi in modo che lo possiamo provare per un anno e se ne sarà meritevole, potrà poi restare a far parte dell’Opera nostra». E il giovane Giuseppe passò la prova e da allora la Congregazione di don Guanella divenne per sempre la sua seconda famiglia. L’anno successivo, infatti, insieme ad altri 16 compagni seminaristi, da Anzano don Giuseppe passa a Barza d’Ispra (Va) dove, sotto la guida del padre maestro don Armando Budino, inizia la tappa formativa del Noviziato al termine della quale il 12 settembre 1952 emette la sua Prima Professione Religiosa. Sempre a Barza, sei anni più tardi, il 12 settembre 1958, emette i Voti Perpetui e il 26 giugno 1960 nella Cattedrale di Como, viene ordinato sacerdote per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di Mons. Felice Bonomini. Dopo il primo anno di sacerdozio trascorso a Milano come educatore-assistente tra i ragazzi del nostro Istituto San Gaetano, l’Obbedienza lo chiama a elargire le sue primizie sacerdotali nel campo missionario in terra cilena. Il 10 ottobre 1961, parte alla volta di Batuco e l’anno successivo, lo troviamo a Estacion Colina: per tutto il ventennio della sua esperienza missionaria in Cile, la sua attività e testimonianza di religioso e sacerdote la esercita fra queste due realtà caritative. Furono anni che rimasero indelebili nel cuore e nella mente di don Giuseppe; anni in cui si dedicò con grande spirito di sacrificio e con grande umiltà a ragazzi abbandonati e segnati dalla disabilità (i “buoni figli” di don Guanella), a quelli che vivevano nelle strade o nelle baracche. Tutti venivano accolti nella sua missione ed amorevolmente assistiti sia nel corpo che nello spirito. A molti di essi don Giuseppe, dotato di spirito pratico quale era, insegnò un mestiere, aiutandoli ad essere autosufficienti. Nel 1981, per motivi di salute, è costretto a lasciare la terra di missione e l’Obbedienza lo invia a Barza d’Ispra (Va), Cappellano fra gli anziani della Casa di Riposo. Ci rimane fino al 1988. Dopo un triennio a Castano Primo (Mi) come aiuto nel ministero pastorale (1988-1991), viene nuovamente destinato a Barza sempre con il medesimo mandato: la disponibilità all’aiuto dei parroci del territorio ma senza perdere di vista la cura e l’amore per la Casa. E fino a che le forze glielo hanno permesso, don Giuseppe si è sempre dimostrato esemplare nell’«amare la propria Casa come l’ape il proprio alveare», come insegnava don Guanella. Lo fece con grande umiltà e generosa semplicità, doti che lo hanno costantemente caratterizzato fino a che l’infermità e la malattia presero in lui il sopravvento in un lungo calvario preparatorio all’incontro con il Padre che, la mattina del 14 novembre, lo ha accolto nella Pasqua eterna del Suo Regno.
Don DOMENICO SCIBETTA
" ...Con gratitudine conserva memoria di coloro che il Padre ha già chiamato nella sua Casa: alla divina misericordia affida la loro vita ed eleva suffragi..." (Cost. n.23)
Profilo di Padre Giuseppe Minuzzo scritto da Don VINCENZO ZOLLA e don CESARE PEREGO
Nato a Vallonara di Marostica (VI) il 16 gennaio 1932
Noviziato a Barza d’Ispra dal 24 settembre 1962
Prima Professione a Barza d’Ispra il 24 settembre 1964
Professione Perpetua a Chiavenna il 24 settembre 1966
Sacerdote a Como il 20 dicembre 1969
Morto a Nuova Olonio di Dubino il 19 gennaio 2020
Sepolto nel cimitero di Nuova Olonio (SO)
Don Giuseppe Minuzzo è nato il 16 gennaio 1932 a Vallonara di Marostica, ridente paese delle Prealpi Venete, in provincia e diocesi di Vicenza. La terra di origine gli ha donato l’inconfondibile accento veneto, che lo ha sempre accompagnato, anche se gran parte della sua vita si è spesa in Lombardia. I suoi genitori furono Vittorio e Maria Gina Cantoni; la famiglia fu ricca di fede e di quattro figli, tre fratelli e una sorella; tra i fratelli ricordiamo Giulio, che seguì don Giuseppe nella vita guanelliana e che lo precedette di un anno nella Casa del Padre, il 31 gennaio 2019. Don Giuseppe abbracciò la vita religiosa a venticinque anni, una età un po’ avanzata e non secondo le consuetudini del tempo. Prima dovette aiutare col lavoro la famiglia e poi per 23 mesi la Patria, con il servizio militare, che svolse dal 1951 al 1953 a Belluno. Un ufficiale dell’esercito, che ne apprezzava la fedeltà e il senso del dovere, lo volle come attendente a Torino: rimase al suo servizio per alcuni anni. La vita militare non intaccò minimamente la sua solida fede cristiana ereditata in famiglia. Le circostanze lo condussero poi a Como dove frequentò il convento dei frati Cappuccini e conobbe don Silvio Riva, grande animatore in diocesi dei giovani di Azione Cattolica, molti dei quali da lui indirizzati verso il sacerdozio e la vita religiosa, in particolare guanelliana. Don Silvio Riva, presentandolo ai guanelliani il 27 giugno 1957, insisteva con il direttore della nostra Casa di Como perché lo si accogliesse, usando queste precise parole: «Veda di considerare la cosa: è una vocazione buonissima da non lasciar passare. È collaudata già molto bene. Penso che riuscirà benissimo, anzitutto per la eccellente preparazione spirituale, poi per la forza di volontà e la diligenza. Lo affido a lei: Giuseppe è un dono di Dio». Così nel 1957, venticinquenne, entrò nel seminario minore di Anzano del Parco per frequentare le medie e poi il ginnasio, avendo come compagni di classe ragazzi molto più giovani di lui. Lo aiutò il fatto di essere piccolo di statura e persona di grande semplicità e disponibilità. Nel settembre 1962 entrò in noviziato presso la Casa Don Guanella di Barza d’Ispra, dove emise la prima professione religiosa il 24 settembre 1964, completando gli studi liceali fino al 1966 quando, esentato dal biennio di tirocinio, iniziò a ottobre nella Casa di Chiavenna gli studi teologici con altri compagni di seminario. Qui emise la professione religiosa perpetua il 24 settembre 1968 e saliva i gradini del ministero sacerdotale, ricevendo prima gli ordini maggiori e poi l’ordinazione sacerdotale a Como il 20 dicembre 1969. Poté così finalmente dare inizio al suo servizio fedele e costante nelle case guanelliane là dove veniva chiamato dall’obbedienza, col fermo proposito di essere il riflesso della misericordia di Dio. Un primo triennio, dal 1970 al 1973, lo trascorse presso la Casa di Gino a Lora-Como nella cura dei giovani disabili mentali lì ospitati. Poi don Giuseppe fu incaricato dell’attività educativa tra i ragazzi, in una prima tappa trascorsa nel piccolo Collegio di Duno Valcuvia dal 1973 al 1978, poi nell’Istituto San Luigi di Albizzate dal 1978 al 1983. In seguito il suo servizio fu indirizzato prevalentemente alle persone anziane. Fu superiore della Casa di riposo di Castano Primo dal 1983 al 1988. Fu poi inviato come superiore a Nuova Olonio dal 1988 al 1994. Durante quest’ultimo sessennio don Giuseppe accompagnò il passaggio della Casa Madonna del Lavoro da una gestione autonoma delle persone anziane e disabili all’odierna conduzione in stretta collaborazione con la regione Lombardia. Furono così poste le basi degli attuali servizi: la RSA: residenza per persone anziane; l’IEAH (poi RSD): residenza sanitaria per persone disabili; il CSE (poi CDD): servizio diurno per persone disabili. Contemporaneamente, in dialettica collaborazione con l’economo della Casa don Guido Dall’Amico, portò avanti importanti ristrutturazioni in vari padiglioni: nuovo padiglione di laboratori dopo l’incendio della stalla (1988), rifacimento del padiglione A per l’IEAH (1992), inizio dei lavori (1994) per la ricostruzione della RSA che sarebbero terminati nel 1999. In seguito i superiori inviarono don Giuseppe alla Casa Don Guanella di Barza d’Ispra, dove rimase dal 1994 al 2001: prima 5 anni come superiore, poi come economo. A Barza soprattutto offrì, a chi lo accostava, la sua esperienza spirituale nel ministero sacerdotale e nella delicata attenzione al Sacramento della Confessione. Qui in particolare ereditò e portò avanti il ministero carismatico iniziato da don Armando Budino (ex Superiore generale 1964-72, morto il 24 settembre 1993) nei confronti delle persone ammalate e dei loro parenti: li riceveva alla spicciolata ogni giorno, ma soprattutto, una volta al mese, durante una frequentatissima celebrazione che si concludeva con una commovente benedizione di ciascun ammalato. Conclusa la permanenza a Barza, per un anno fu presente nell’Istituto Alessandro Manzoni di Lecco dal 2001 al 2002 e da lì venne nuovamente alla Casa Madonna del Lavoro (era il settembre 2002) senza più allontanarsene. In questi 18 lunghi anni di permanenza fu a lungo primo consigliere e addirittura, durante tre anni di transizione (2009-2012), superiore della comunità. Ma la sua figura discreta e silenziosa si caratterizzò soprattutto per l’attenzione alle persone e ai loro bisogni spirituali. Ricordiamo la sua disponibilità quotidiana ad accogliere coloro che desideravano confessarsi: molti da Nuova Olonio, dai paesi vicini e dal Varesotto, gli chiedevano questa disponibilità. Nel medesimo tempo stava accanto agli ospiti della Casa Madonna del Lavoro, al personale e ai confratelli, con una presenza semplice, saggia, di poche parole, ma sempre di incoraggiamento. Soprattutto la sua presenza in questa casa brillò per la luce del suo esempio. Tutti infatti hanno potuto vedere la sua preghiera costante e fedele; tutti hanno potuto ammirare la sua pazienza nel bene e nel male, nella salute e nella malattia. Infine, chi lo ha accostato in questi ultimi tempi ha potuto ammirare la sua attesa e la sua speranza, rivolta verso il Grande Incontro che egli vedeva sempre più vicino.
Il Signore lo ha chiamato al mattino del giorno della Risurrezione, domenica 19 gennaio 2020, dopo una giornata di quieta agonia. Crediamo che la sua anima abbia incontrato l’abbraccio del Padre, mentre il suo corpo riposa nel cimitero di Nuova Olonio, accanto ai confratelli che lo hanno preceduto nel sonno della pace.
Saluto a Don Giuseppe Minuzzo da parte del Superiore Generale, Don Umberto Brugnoni:
" In partenza per la Spagna e il Brasile affido a questo pensiero il mio desiderio che esprime a don Giuseppe, a nome del Consiglio generale, il grazie doveroso per la sua testimonianza di religioso e sacerdote guanelliano, testimonianza ricca di motivazioni spirituali e di trasparenza fedele del dire e dell’agire di Gesù Buon Pastore e pietoso Samaritano.
Hai appena celebrato il 50° della tua Ordinazione sacerdotale lo scorso 20 dicembre e consapevole di quanto dono ti investiva il Signore con l’Ordine Sacro, cinquat’anni fa scrivevi sulla immaginetta ricordo una frase intensa e impegnativa di Sant’Agostino: “O grande dignità del sacerdote nelle cui mani, come nel seno della Vergine Maria, s’incarna il Figlio di Dio”.
Grazie don Giuseppe, la tua vita sacerdotale ha sempre fatto risplendere questa dignità, davvero anche tu come Maria, hai lasciato trasfigurare dal tuo sacerdozio quello di Cristo offrendoci la sua Parola e il suo esempio nel tuo dire e nel tuo fare.
Don Silvio Riva presentandoti alla nostra Congregazione il 27 giugno 1957 insiste con il direttore della nostra Casa di Como perché ti accolga con queste parole: “Veda di considerare la cosa: è una vocazione buonissima da non lasciar passare. E’ collaudata già molto bene. Penso che riuscirà benissimo anzitutto per la eccellente preparazione spirituale, poi per la forza di volontà e la diligenza. Lo affido a lei: Giuseppe è un dono di Dio”.
Caro don Giuseppe la Congregazione ti è grata per quanto hai fatto risplendere in mezzo a noi, nelle varie comunità che ti hanno visto confratello, superiore, direttore, animatore e sofferente. Il tuo passaggio tra di noi, nella Congregazione dei Servi della carità è stato davvero un dono di Dio che ci sprona tutti alla vita di preghiera, di raccoglimento, di solitudine riempita della presenza di Cristo, di servizio.
Grazie per essere stato un progetto di Dio portato a compimento con la tua adesione convinta e partecipata. Siamo orgogliosi di te come confratelli!
Riposa in pace e prega per noi perché possiamo continuare ad essere “mendicanti di Dio” e “ricercatori della verità” nel cammino della nostra vita terrena, superando le difficoltà e gli ostacoli che spesso ci impediscono di stare con il Signore.
Grazie don Giuseppe! "
Per la tua Famiglia religiosa.
Padre Umberto.
" ...Con gratitudine conserva memoria di coloro che il Padre ha già chiamato nella sua Casa: alla divina misericordia affida la loro vita ed eleva suffragi..." (Cost. n.23)
Nato a Yerraguntapalli (India) il 1o giugno 1982
Noviziato a Bangalore il 30 maggio 2009
Prima Professione a Bangalore il 31 maggio 2010
Professione Perpetua a Chennai l’11 febbraio 2017
Sacerdote a Cuddalore il 22 agosto 2017
Morto a Eluru il 13 febbraio 2020
Sepolto nel cimitero a Yerraguntapalli
Stralcio del saluto a Fr. Maria Bala Yusu da parte del Superiore Generale, Don Umberto Brugnoni:
"...Ha sofferto molto in questo ultimo anno, ma chi lo ha incontrato porta nel cuore il ricordo dei suoi occhi limpidi, del sorriso che caratterizzava sempre il suo volto, della disponibilità a farsi in quattro, come si dice, per i poveri e per chi ricorreva al suo aiuto.
Amava la sua vocazione sacerdotale e c’era passione nelle sue celebrazioni Eucaristiche e nei suoi forti e coraggiosi messaggi omiletici.
Tu Signore lo hai voluto con te così presto, così giovane, ancora pieno di tanta energia e forza per il ministero. Perché Signore?
Noi non sappiamo rispondere a questo tremendo interrogativo, ma Tu sì, lo sai perché e questo a noi basta. Nessun uomo viene sulla terra per caso o per il nulla; su ogni uomo c’è un tuo progetto d’amore che ha un tempo, che Tu sai, per compiersi e dare frutto.
A noi la certezza che padre Maria Bala Yesu l’ha compiuto in pienezza; ha bruciato le tappe della sua corsa impegnando tutto di se stesso. Tu Dio d’amore e Padre di misericordia lo hai già ritenuto degno del premio della eternità.
E noi siamo certi di avere un nuovo angelo che, insieme a san Luigi Guanella, dal cielo veglia su di noi e ci aiuterà a diventare migliori percorrendo ogni giorno il tratto di strada che ci avvicina al Regno, a Te o Padre Buono .
Carissimi, per padre Maria Bala Yesu chiedo a tutti la preghiera di suffragio e la capacità di portare nel cuore l’eredità bella e ricca di fede e di amore ai poveri che lo hanno distinto.
A lui, anche a nome vostro, il grazie per aver testimoniato nei pochi giorni passati con noi sulla terra la gioia di mettersi dalla parte del Signore, di aver saputo spendersi per il nostro carisma guanelliano e di aver prediletto concretamente quel popolo per il quale lo stesso Figlio di Dio ha consacrato e offerto tutta la sua vita.
Grazie padre Maria Bala Yesu, dopo padre Thanasekar, sei il secondo guanelliano che il nostro santo Fondatore questa sera presenterà al Padre del cielo, orgoglioso come ogni padre quando parla e presenta agli altri il suo figlio diletto.
Vorrei portarvi tutti, cari Fratelli, nella comunione della solidarietà e della vicinanza, presso la famiglia di padre Maria Bala Yesu e vicini all’intera Divine Providence Province, in questo momento di tanto dolore e prova. Coraggio! Ci siamo anche noi a portare il peso di questo dolore immenso.
Caro padre Bala, riposa in pace!
Con don Guanella anche noi siamo fieri di averti avuto fratello, amico per un tratto, piccolo ma intenso della nostra vita. Grazie. Vivi in Dio!
Roma, 13 febbraio 2020
Padre Umberto
Homage to our confrere Fr. Maria Balayesu
Dear Confreres, Sisters & Cooperators
Greetings. The memorial day for Fr. Bala was held on Feb. 21. There was a blessing of the tomb and prayer service in the burial ground along with the family members.It was followed by the Holy Eucharist in his native place followed by paying homage to him. The messages of Fr. Soosai Rathinam, Fr. Visu and Fr. Samson were read to the people. Many other priests, religious, catechists and faithful joined this event and paid homage to him. Let us keep in our prayers the beloved confrere and the bereaved family.
Fr Ronald J
" ...Con gratitudine conserva memoria di coloro che il Padre ha già chiamato nella sua Casa: alla divina misericordia affida la loro vita ed eleva suffragi..." (Cost. n.23)
Nato a Senna Comasco (CO) il 23 agosto 1925
Noviziato a Barza d’Ispra dal 12 settembre 1946
Prima Professione a Barza d’Ispra il 12 settembre 1948
Professione Perpetua a Barza d’Ispra il 12 settembre 1952
Sacerdote a Milano il 3 aprile 1954
Morto a Como il 21 marzo 2019
Sepolto nel cimitero di Lipomo
Don Mario Castelnuovo nasce il 23 agosto 1925 a Senna Comasco, provincia di Como ma Diocesi di Milano, all’interno di un nucleo familiare che comprende oltre ai genitori, Giuseppe e Maria Monti, una sorellina, di nome Vittorina, di 3 anni più grande di lui. Riceve il battesimo qualche giorno dopo, il 30 agosto 1925, nella chiesa parrocchiale dei santi Gervaso e Protaso di Cucciago, la stessa nella quale riceverà la Cresima il 22 novembre 1931 dalle mani del cardinal Schuster. Vive gli anni della sua infanzia ed adolescenza a Senna, per poi trasferirsi con la famiglia a Lipomo. Compie il suo percorso scolastico, conseguendo la maturità classica, in momenti difficili, coincidenti con il periodo bellico, ed è ormai un giovanotto quando ottiene un posto di lavoro al Comune di Como presso l’ufficio anagrafe. Ed è proprio in questa fase ormai giovanile della sua vita che matura il desiderio di abbracciare la vita consacrata. Viene a contatto con la Congregazione guanelliana e decide di intraprendere il cammino formativo che lo porterà ad essere prete guanelliano: inizia quindi il noviziato il 12 settembre 1946 nella casa di Barza d’Ispra, in provincia di Varese, ed emette i voti religiosi, sempre a Barza, esattamente due anni dopo, il 12 settembre 1948. Intraprende quindi gli studi teologici, che affronta a partire dalle solide basi acquisite negli studi classici, ancora a Barza, e nel contempo compie i passi definitivi della vita religiosa e sacerdotale: la professione perpetua, a Barza, il 12 settembre 1951; l’ordinazione diaconale a Milano, il 19 dicembre 1953 e l’ordinazione sacerdotale sempre a Milano, il 3 aprile 1954, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria dello stesso cardinal Schuster che gli diede la cresima 22 anni prima. Inizia a questo punto la sua attività nelle case guanelliane. Dal 1954 al 1958 è educatore ed assistente presso il nostro seminario minore ad Anzano del Parco, in provincia di Como, poi l’obbedienza lo porta a Como per un anno con la stessa mansione a contatto con i ragazzi del collegio. Successivamente lo troviamo in Svizzera, dove svolgerà larga parte del suo ministero educativo e di insegnamento: è infatti a Riva San Vitale, in Canton Ticino, dal 1959 al 1960, e per 26 anni, dal 1960 al 1986 a Roveredo, nel Canton Grigioni. Ha sempre dimostrato grande amore per l’insegnamento, cercando di unire alla tradizione l’innovazione: ha per quasi tre decenni avviato generazioni di ragazzi svizzeri e italiani alla conoscenza degli elementi di base della matematica e della lingua italiana; immediato e paziente nelle spiegazioni a scuola, preciso nelle verifiche e nella correzione dei compiti. Dall’insegnamento traspirava tutto il suo voler bene ai giovani affinché potessero diventare cittadini responsabili e desiderosi di vivere la loro vita con onestà. Felice di poter celebrare l’Eucaristia ogni giorno, è sempre stato fedele alla vita comunitaria e alle pratiche di pietà vissute con fede e impegno. Collaboratore prezioso nella cura pastorale della parrocchia di Roveredo Grigioni con una presenza assidua, concreta e discreta nella celebrazione dell’eucaristia domenicale e nel ministero della confessione e della direzione spirituale. Rientra quindi in Italia, dapprima nella casa di Nuova Olonio, in provincia di Sondrio, in aiuto alle molteplici attività educative, assistenziali e pastorali di quella casa. Vi starà dal 1986 al 1988, anno in cui si sposterà a Gatteo, in Romagna, dove avrà in mano la gestione della Pia Opera e curerà la corrispondenza con i benefattori dell’Istituto. Rimane a Gatteo fino al 1990, e proprio in quell’anno i superiori gli chiedono la disponibilità a tornare in Svizzera, a Roveredo, stavolta come superiore della Casa. Don Mario acconsente, consapevole di dover far fronte a situazioni impegnative per via di alcuni problemi che all’epoca toccavano quell’istituto. Fu in questi anni che si impegnò per le migliorie strutturali dell’immobile del Collegio Sant’Anna e l’aggiornamento degli strumenti scolastici ed educativi (aula di informatica, accrescimento dell’aula di scienze e delle attività visive) cercando con competenza e fantasia l’aiuto economico di associazioni e fondazioni elvetiche. Torna poi in Italia, precisamente nella casa di Anzano del Parco, nel 1993, all’epoca ancora seminario minore, con il compito di aiuto nel ministero nelle parrocchie limitrofe. Si rende disponibile successivamente al cambiamento di casa, portandosi nel 1995 a Barza d’Ispra, sempre in supporto al servizio ministeriale dei parroci che venivano in quella casa a chiedere un aiuto nel ministero. Vi rimane fino al 2000: in quell’anno l’obbedienza lo porta a Como, dove riceve il mandato di dirigere la Pia Opera, compito che svolgerà curando i rapporti con i benefattori della Casa e sensibilizzandoli intorno ai molteplici bisogni materiali della stessa. Andando avanti con gli anni aumentano anche gli acciacchi di salute. Ci saranno due episodi importanti che segneranno l’ultima parte del cammino della sua vita: un primo ictus, nel 2006, dal quale riuscirà a riprendersi, ed un secondo, nel 2008, stavolta più devastante, che farà addirittura pensare ad un decesso imminente. Così non sarà, ma da quel momento in avanti don Mario sarà costretto a dimorare presso la nostra RSA a Como per dieci anni, circondato dall’affetto dei parenti, dei confratelli e degli operatori, prima di spegnersi a seguito di alcune complicazioni, la mattina dello scorso 21 marzo. Questi anni hanno rappresentato per don Mario un’esperienza lunga, faticosa e fortemente limitata anche dall’impossibilità di comunicare verbalmente. Ciononostante, non ha smesso di comunicare, trovando altri modi per manifestare all’esterno la ricchezza della sua interiorità. Pur in questa situazione di forte limite, non sono venute meno in don Mario alcune caratteristiche della sua persona che lo hanno sempre determinato e caratterizzato nel suo modo di essere e di agire, che è bello ricordare e lasciare come esempio che rimane e edifica.
Innanzitutto, la sua bontà d’animo. Chi lo ha incontrato, anche in questi ultimi anni di malattia, si è trovato di fronte a un uomo buono, capace di comunicare e di diffondere bene, di trasmettere positività, di provare ed esprimere sentimenti buoni nei confronti degli altri. La sua bontà si è manifestata anche nell’accettare le situazioni della vita e in particolare la sua malattia con serenità, senza intristirsi, conservando sempre e comunque un sorriso per chiunque lo incontrasse. In secondo luogo, la sua giovialità e allegria. Don Mario ha comunicato giovialità ed allegria e, negli anni in cui è stato privato della possibilità di usare la parola, lo ha fatto comunicando efficacemente con gli occhi e col sorriso. Ha saputo trasmettere allegria, buon umore, senza mai far pesare la sua condizione e senza indulgere ad atteggiamenti di ripiegamento nella propria sofferenza. Nei 10 anni trascorsi nella RSA di Como, tutti gli operatori lo hanno conosciuto così, come un diffusore di buon umore, di serenità e di allegria. Può far sorridere questo particolare, ma anche l’abitudine subentrata negli ultimi mesi (quella di cantare continuamente) ha espresso, probabilmente in modo solo inconscio, la sua indole di persona gioviale ed allegra. Un altro particolare che ci rivela l’interiorità di don Mario e ci fa affacciare alle sue profonde convinzioni e motivazioni, merita di essere raccontato. Don Mario nella sua lunga strada di malattia non ha mai voluto godere della possibilità, che pure c’era, di avere una camera singola, ma ha scelto di condividere la stanza con altri ospiti. Che sia stata la decisione di non godere di un privilegio oppure il desiderio comunque di stare con gli altri, in ogni modo anche con questo gesto, semplice ma impegnativo, ha espresso valori importanti e significativi per ciascuno di noi in ordine ad una vita semplice, povera, priva di pretese. Nel Regolamento del 1910, a proposito dei Sacerdoti, don Guanella scrive: «devono i Sacerdoti precedere con ogni sorta di belle virtù, specialmente di umiltà e di dolcezza...devono essere ansiosi di spargere i frutti spirituali e corporali del loro ministero santo». In questo senso, don Mario è stato un buon Religioso e Sacerdote guanelliano, che ha saputo spargere semi di buon esempio e di bontà nel servizio di Dio e dei fratelli nel corso della sua lunga vita e che per questo ora è in festa, forse anche cantando, in paradiso.
Don DAVIDE PATUELLI
" ...Con gratitudine conserva memoria di coloro che il Padre ha già chiamato nella sua Casa: alla divina misericordia affida la loro vita ed eleva suffragi..." (Cost. n.23)
Nato a Trecate (NO) il 9 ottobre 1927
Noviziato a Barza d’Ispra dal 12 settembre 1944
Prima Professione a Barza d’Ispra il 12 settembre 1946
Professione Perpetua a Barza d’Ispra il 12 settembre 1950
Sacerdote a Roma il 26 ottobre 1952
Morto a Como il 2 dicembre 2018
Sepolto nel cimitero di Trecate (NO)
Don Pietro Pasquali nasce a Trecate, provincia e diocesi di Novara, il 9 ottobre 1927, figlio di Lorenzo e di Angela Serrate, terzo di 4 fratelli. Diventa figlio di Dio nel Battesimo ricevuto nel paese natale lo stesso giorno della nascita, presso la chiesa di Santa Maria Assunta, la stessa nella quale riceverà la Cresima alcuni anni dopo, il 14 aprile 1935. Nel 1931, quando il piccolo Pietro ha solo 4 anni, vive l’esperienza dolorosa della perdita del papà. Sono anni difficili in cui la mamma si assume il peso della famiglia. In quei primi anni di vita, a causa di alcuni problemi di salute, trascorre quasi un anno di cura in Liguria e in seguito, insieme al fratello Carlo, entra nel collegio guanelliano di Gozzano, sul lago d’Orta, denominato Pia Casa San Giuseppe. I sacerdoti dell’Istituto notano subito in lui non solo una vivace e pronta intelligenza, che gli permetterà di recuperare brillantemente l’anno perso a motivo della salute, ma anche i segni della vocazione al Sacerdozio e per questo passa, nel 1940, nell’Istituto San Gerolamo di Fara Novarese, che allora era il seminario minore dei guanelliani. Lì inizia a maturare le prime scelte di consacrazione religiosa, che lo porteranno ad entrare in noviziato a Barza d’Ispra, provincia di Varese, il 12 settembre 1944, e ad emettere la prima professione religiosa sempre a Barza, due anni dopo, il 12 settembre 1946.
Gli anni della formazione filosofica li vive a Barza d’Ispra. Si distingue fin da subito per la capacità di comprensione e di sintesi espositiva della ma teria, e questo fa sì che i Superiori lo scelgano, insieme al giovane Confratello Piero Pellegrini, per un investimento maggiore nello studio, in vista di un futuro insegnamento nelle nostre Case di formazione. Per questo motivo si trasferisce a Roma dove consegue la laurea in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Urbaniana. Nel contempo, il giovane Pietro porta a compimento la scelta definitiva di donazione al Signore nella famiglia guanelliana emettendo i voti perpetui il 12 settembre 1950 a Barza d’Ispra, ricevendo l’ordinazione diaconale a Roma il 29 giugno 1952 e l’ordinazione sacerdotale sempre a Roma, Casa San Giuseppe, il 26 ottobre 1952, per l’imposizione delle mani del Cardinale Clemente Micara, Vicario del Papa. I primi anni del suo ministero li trascorre a Roma. Dal 1952 al 1956 i Superiori lo inseriscono nel nostro Seminario minore, ove svolge le mansioni di educatore, di assistente degli aspiranti alla vita religiosa guanelliana ed anche di insegnate nella scuola media. Gli alunni di quegli anni lo ricordano come insegnante, sì esigente, ma attento a ciascuno e creativo nella didattica. Sono anche anni in cui collabora nella Pontificia Università Urbaniana, al fianco di Mons. Piolanti, di cui diventa Assistente nell’insegnamento della Teologia Dogmatica. In questi anni e negli anni successivi, don Pietro ha modo di conoscere e raccogliere le testimonianze dirette di tanti Confratelli che hanno conosciuto e vissuto con il Fondatore. Questi contatti gli permetteranno di acquisire una approfondita conoscenza del Fondatore e della storia della Congregazione. Successivamente i Superiori gli chiedono di spendere le competenze acquisite nei vari anni di studio e di insegnamento della teologia: eccolo quindi, appena ventinovenne, insegnante di Teologia Dogmatica e di Sacra Scrittura nel nostro Seminario Teologico di Chiavenna, dove sarà un pilastro del corpo docente dal 1956 al 1964. Sono anni di insegnamento impegnativo e appassionato dove don Pietro mette in evidenza le sue capacità di sintesi e di chiarezza espositiva, che tutti i chierici teologi di quegli anni gli riconoscono. Sono anche anni in cui si sviluppa in lui anche la passione per la montagna che sempre lo accompagnerà fin oltre la soglia degli ottant’anni. Nel 1964 inizia la sua lunga esperienza nel servizio di governo della Congregazione. Il Capitolo Generale di quell’anno lo elegge consigliere generale, ruolo che sarà confermato nel successivo Capitolo del 1970, con l’assegnazione anche del compito di Segretario Generale, che svolgerà con molta precisione e competenza. Nel Capitolo del 1976 viene nominato Vicario Generale, e nel 1980, a seguito della scomparsa prematura di don Olimpio Giampedraglia, che in quel periodo governava la Congregazione, assume ad interim la guida della stessa. Il successivo Capitolo Generale, da lui convocato nel 1981, lo elegge Superiore Generale, e quello del 1987 lo conferma alla guida del nostro Istituto per un secondo sessennio. Nel corso del primo mandato, nel 1986 presenterà alla se de, dopo un intenso lavoro di studio, approfondimento e preparazione, il testo rinnovato delle Costituzioni e dei Regolamenti della Congregazione. Dopo 29 anni, vissuti a vario titolo nel governo della Congregazione, nel 1993 arriva a Como, in Casa Madre. Questa sarà la sua residenza, d’ora in avanti fino alla fine. Con stile riservato ed anche un po’ solitario in tutti questi anni non perde l’amore allo studio e alla lettura, ma si presta anche per alcune mansioni: si inserisce nella vita della Comunità e della Provincia religiosa mettendo a disposizione le sue doti di predicatore di ritiri e di esercizi spirituali; frequentemente viene chiamato per conferenze; è Cappellano delle nostre suore della vicina comunità di Santa Marcellina. Pur dimorando a Como, si occupa dell’attività della nostra casa alpina di Gualdera, vicino al paese natale di don Guanella, Fraciscio, coronando così una passione che lo ha sempre contraddistinto lungo tutta la sua esistenza, quella per la montagna. Sempre tenace nel determinare le sue scelte, lui stesso si accorge del progressivo venir meno delle forze e, suo malgrado e non senza qualche fatica, prende atto della necessità di dover essere maggiormente accudito nella cura della sua persona per il venire meno di tante autonomie. Per questo motivo vive gli ultimi due anni della sua vita presso la nostra casa di riposo di Como, dove, dopo tante salite di montagna, affronta quella più impegnativa della malattia che lo ha accompagnato nell’ultimo anno di vita. Si spegne per andare incontro al Signore il 2 dicembre 2018, prima domenica di Avvento.
(a cura di don DAVIDE PATUELLI e don MARCO GREGA)
" ...Con gratitudine conserva memoria di coloro che il Padre ha già chiamato nella sua Casa: alla divina misericordia affida la loro vita ed eleva suffragi..." (Cost. n.23)
Nació en Lourdes, Norte de Santander - Colombia,
el 10 de noviembre de 1973
Noviciado en Lujan el 29 de junio de 2011
Primera profesión en Lujan el 29 de junio de 2012
Votos perpetuos en Madrid el 26 de mayo de 2018
Ordenación sacerdotal en Madrid el 25 de noviembre de 2018
Murió en Madrid el 6 de enero de 2019
El padre Rubén Darío Vargas Villamizar nació el 10 de noviembre de 1973, en un pueblo de Norte de Santander, llamado Lourdes (Colombia). Fue el fruto de la unión matrimonial entre el Señor Antonio Vargas Rivera y la Sra. Gladys Villamizar Ayala; siendo el mayor de 5 hijos y único hijo varón. Su infancia transcurrió entre juegos y ayudar con la crianza de sus cuatro hermanas. Era un apasionado por los animales, la flora y la fauna. Sus padres se preocuparon por darle el mejor ejemplo, asegurándose que la oración y la fe fueran el fundamento de su vida cotidiana. Estudió la primaria y el bachillerato en su pueblo natal, concluyendo sus estudios en 1995, en el Colegio Raimundo Ordoñez Yáñez, en donde se destacó por su compañerismo y sus capacidades artísticas.
Un particular ahínco de formación cristiana, fue trasmitido por las hermanas de la Congregación Siervas del Santísimo y de la caridad, fundadas por la Sierva de Dios María Jesús Upegui Moreno († 1921) en 1901 en Medellín (Colombia), quienes estaban a cargo de la educación y la formación de los jóvenes Lourdenses; marcando en muchos de ellos el amor a Dios a través de la eucaristía. Al terminar sus estudios iniciales viaja a la ciudad de Medellín a estudiar ingeniería en sistemas, después de terminar su carrera siente el llamado del Señor en donde hace el discernimiento vocacional y recibe orientación de parte del P. Carlos Vargas Stapper SdC (primo hermano de Rubén) y habiendo cursado estudios de filosofía, entra al seminario guaneliano de Bucaramanga Santander, en el año 2009, en donde hace la etapa del aspirantado y postulantado. En octubre de 2011 viaja a Argentina al año de noviciado, en donde satisfactoriamente hace su primera profesión el 29 de junio de 2012. Se incorporó al Seminario Teológico Iberoamericano, el 13 de enero del 2013. Terminando sus estudios de teología, en enero del año 2016, es enviado España para realizar el año de tirocinio en la comunidad de Madrid, en el barrio San Blas. En el mes de septiembre fue diagnosticado, un leiomiosarcoma grado 3 en progresión, localizado en su pierna derecha. Prestó su servicio pastoral animando la catequesis de primera comunión, en el Centro Don Guanella para los menores del barrio y como animador de la pastoral juvenil vocacional. El tiempo de sus vacaciones los dedicaba al «campamento familiar de los niños», en donde les inculcaba la fe, los valores y el carisma guaneliano. El 26 de mayo de 2018 emite sus votos en perpetuidad, en donde son testigos su madre la Sra. Gladis, su hermana Yaquelin, la comunidad guaneliana y los parroquianos del lugar. Para Rubén emitir sus votos, fue su máxima alegría, lo cual expresaba en los diálogos espontáneos y en los formativos, porque le consagraría su vida al Señor y se sentiría miembro en plenitud de la gran familia guaneliana. En el transcurso de su enfermedad, sintió la cercanía y el apoyo de la comunidad local (P. Fernando, P. Enrico, P. Teo), a quienes les expresa su infinita gratitud y supo reconocerles como verdaderos hermanos en Cristo Jesús. El 25 de Noviembre de 2018, recibió en el mismo día su ordenación diaconal y sacerdotal en manos de Monseñor José Cobo, en Madrid - España, se consagra sacerdote para siempre y como el mismo expresa: «Una emoción tan grande que no sabría describir con exactitud y precisión». Numerosos sacerdotes de la Congregación Siervos de la Caridad, laicos y del arciprestazgo de San Blas, estaban presentes, se habían trasladado desde Colombia, Italia, México, Santiago de Compostela, Palencia, Huelva, Alicante, Zaragoza, Valladolid..., con el fin de acompañar al neo sacerdote, para expresar el afecto y la fe. Un día después, cumple el sueño de celebrar su primera misa, junto a los cohermanos y la comunidad parroquial de San Joaquín, en Madrid - España. Fallece el día 6 de enero de 2019, en el hospital Monclova a causa de un edema pulmonar agudo; era la fiesta de la epifanía del Señor, ha seguido la estrella de Cristo y se ha detenido justo ahí, donde el encuentro con el Señor será eterno, donde el Señor se manifiesta, se le revela para siempre. El padre P. Alfonso Martínez Herguedas, Provincial nos dice: «Se nos fue con 45 años y con 42 días de ser ordenado sacerdote y diácono. Se nos fue de sacerdote para seguir celebrando en el cielo las Bodas del Cordero, la alabanza sin fin de los santos de Dios. Se nos fue después de haber cumplido una misión, muy cortita pero muy intensa: dar testimonio de que Dios no abandona en la enfermedad, en el dolor, en la muerte. Quizá, fue su padecimiento profundamente religioso, sereno y esperanzado lo que mejor supo hacer nuestro hermano... ese testimonio callado del dolor que nunca pudo apagar su alegría de vivir, su esperanza de sanación y su confianza en una intervención divina. Quizá, esa fue su mejor homilía...». Gracias al camino de fe que durante años ha venido afianzando, descubrió la presencia de Dios en medio de su sufrimiento. Fue capaz de crecer y madurar en la fe. Llegó a comprender que Dios nunca lo abandonó en los momentos más difíciles de su enfermedad, se reconcilió con Dios y puso su dolor al pie de la cruz. Aliviado de esa carga, fue capaz de abrir su corazón a la voluntad de Dios para el paso a la vida eterna, en donde muchos le recordaremos. Termino esta crónica recordando las palabras que P. Carlos comentaba y que escuchó de P. Rubén, parafraseando a San Pablo: «Si vivimos, vivimos para Él, si morimos, para Él morimos». El Superior General don Umberto Brugnoni, en su carta el día 9 de enero de 2019, dirigida a los cohermanos, describe cuatro características específicas, que nos deja como herencia espiritual el P. Rubén:
1. Fe en Dios Padre-providente.
2. Amor a la Congregación por la que ha estado dispuesto al sacrificio de la vida.
3. Sufrir en el cuerpo, pero con la serenidad en el rostro.
4. Vivió con esperanza hacia el encuentro feliz con Dios Padre.
El lunes 11, día de la Virgen de Lourdes, fueron llevadas sus cenizas a la catedral de Cúcuta Norte de Santander – Colombia, (después de haber celebrado el día anterior la eucaristía en su pueblo natal precedida por el P. Provincial y muy concurrida por sus paisanos y familiares). Allí, en una solemne ceremo nia presidida por el ordinario del lugar, Mons. Víctor Manuel Ochoa, dimos el último adiós a nuestro P. Rubén y se depositaron sus cenizas en un nicho del pasillo que conduce de la catedral a la sacristía, en la fila superior, en el tercer nicho contando por la izquierda, bajo la imagen de un Cristo yacente. En la catedral de Cúcuta tenemos un lugar guaneliano, no nos olvidemos de ello. Descanse en la paz del Señor para siempre.
P. CARLOS VARGAS STAPPER
" ...Con gratitudine conserva memoria di coloro che il Padre ha già chiamato nella sua Casa: alla divina misericordia affida la loro vita ed eleva suffragi..." (Cost. n.23)
Nato a Cosio Valtellino (SO) il 6 gennaio 1941
Noviziato a Barza d’Ispra dal 12 settembre 1957
Prima Professione a Barza d’Ispra il 12 settembre 1959
Professione Perpetua a Chiavenna il 24 settembre 1965
Sacerdote a Regoledo di Cosio il 3 aprile 1954
Morto a Nuova Olonio il 14 gennaio 2019
Sepolto nel cimitero di Regoledo di Cosio
Don Santo Barlascini è nato a Regoledo di Cosio Valtellino il 6 gennaio 1941, da Giuseppe e Angelini Maria. Il giorno dopo ha ricevuto il battesimo; mentre è stato cresimato da mons. Felice Bonomini il 1o ottobre 1950. Dopo gli studi medi e ginnasiali nel seminario guanelliano di Anzano del Parco (CO), entrò in noviziato a Barza d’Ispra (VA) nel settembre 1957: qui emise la prima professione religiosa tra i Servi della Carità di don Guanella il 12 settembre 1959. Dopo gli studi liceali a Barza, per un triennio (1961-64), operò come educatore nelle case guanelliane di Fara Novarese (2 anni) e di Lecco (1 anno). Portò poi a termine gli studi teologici presso la Casa don Guanella di Chiavenna (1964-’68). Durante il quarto anno fu ordinato sacerdote nella chiesa parrocchiale di Regoledo di Cosio, il 23 dicembre 1967, da mons. Ambrogio Galbiati, vescovo missionario. Il giorno dopo, IV domenica di Avvento, sempre a Regoledo, don Santo ha celebrato la Prima santa Messa solenne. Terminò a Chiavenna gli studi teologici nel settembre 1968. La sua vita e la sua missione di sacerdote la trascorse per quasi trent’anni con i disabili; fu inviato come educatore presso la Casa Sereni di Perugia, dove ha operato per tre anni nel centro di riabilitazione per disabili adulti. Nel 1971 (dopo la divisione dell’Opera Don Guanella in Italia in due province distinte) fu richiamato nel Nord d’Italia, a Nuova Olonio, con l’importante incarico di responsabile della Scuola Speciale per bambini disabili mentali sorta 3 anni prima in questa Casa, in collaborazione tra l’Opera Don Guanella e la provincia di Sondrio. A Nuova Olonio don Santo ha operato per ben 17 anni, gestendo nello stesso tempo, a partire dal 1976, anche la parrocchia di Cercino che era rimasta vacante. Dopo aver lasciato la Casa Madonna del Lavoro nel 1988, don Santo, per periodi più brevi, tra il 1988 e il 2007, fu inviato dai superiori, come direttore ed economo, in diverse case dell’Opera, sia per ragazzi che per disabili. A Genova per 3 anni; a Caidate per altri 2 anni; a Voghera superiore per 4 anni, a Como Lora superiore per altri 4 anni, a Chiavenna per un anno. Quindi a Gozzano come economo per 5 anni. Don Santo si è sempre mostrato disponibile ad assumere gli impegni che i superiori via via gli affidavano. Con le caratteristiche della sua persona, si è fatto prossimo alle persone fragili, ha condiviso la vita con loro, le ha accolte e accompagnate, le ha risollevate riconoscendo in loro dignità e bellezza. È stato strumento della missione di Gesù e lo ha fatto da sacerdote guanelliano, seguendo l’esempio di don Guanella. Nel 2007, memori della sua esperienza parrocchiale a Cercino, il padre provinciale lo inviò di nuovo presso la Casa guanelliana di Voghera, stavolta con l’incarico pastorale in due piccole parrocchie di quella diocesi. Vi resterà per 9 anni. Attraverso l’esercizio della carità nei confronti dei più fragili, il Signore gli ha chiesto di conformarsi sempre di più a Lui, gli ha chiesto, come lo chiede ad ogni sacerdote, di rendere vero nella vita quanto ogni giorno ha celebrato nell’eucaristia, gli ha chiesto di farsi dono per gli altri, ed è bello pensare che il cammino della sua vita di prete non sia stato tanto il cammino di questa o quella cosa fatta o realizzata, quanto invece il cammino della sua configurazione a Gesù che dona la sua vita per gli uomini, fino alla fine, fino alla croce. Nel 2016, proprio a causa del deteriorarsi delle sue condizioni di salute lo accolse la Comunità di Nuova Olonio, salvo alcuni mesi trascorsi ad Ardenno come cappellano della Casa S. Lorenzo, gestita dalle suore guanelliane. Don Santo è entrato nel reparto sacerdoti della RSA nel settembre 2017, chiamato dal Signore a vivere l’apostolato della preghiera e del disagio fisico, dovendo anzitempo dipendere dagli altri, ma anche sperimentando la vicinanza dei confratelli, del personale e dei suoi cari familiari. Don Santo non ha vissuto in solitudine l’esperienza del decadimento fisico e della sofferenza, il nipote medico e la sorella gli sono stati vicini, possiamo dire che Gesù gli è venuto in aiuto e ha condiviso la sua sofferenza. Don Santo ha compiuto, nei disegni di Dio, un percorso di conformazione a Gesù Crocifisso, nel quale la sofferenza, con il suo carico di ingiustizia e di inutilità, ha avuto, come per la croce di Gesù, un valore di salvezza. Di quest’ultimo periodo ricordiamo con gioia la celebrazione del 50o di sacerdozio il 6 gennaio 2018 a Regoledo di Cosio e a Nuova Olonio. Fu per lui un giorno gioioso e faticoso, diede il massimo in impegno e in riconoscente partecipazione, abbandonandosi poi gradualmente alla volontà del Signore che lo attendeva.
Don CESARE PEREGO
" ...Con gratitudine conserva memoria di coloro che il Padre ha già chiamato nella sua Casa: alla divina misericordia affida la loro vita ed eleva suffragi..." (Cost. n.23)
Sabato 3 agosto alle ore 05.00 presso l’Ospedale Santo Spirito di Roma è venuto a mancare don Vincenzo Altieri. Aveva 96 anni ed era il decano della Congregazione. Nel pomeriggio la salma è stata traslata presso la Parrocchia San Giuseppe al Trionfale.
Lo ricordiamo nella celebrazione dell’Eucaristia e, in questo momento di dolore, portiamo nella preghiera anche i suoi familiari.