L'incontro di tutti i Superiori in India è avvenuto il 20 luglio 2021 online. Padre Francis Selvaraj ha presentato il Progetto Scuola Serale riformulato dall'ASCI, vi è stata una discussione sul documento ed uno scambio di opinioni. Si è unito a quest'incontro anche Fr. Franco, Consigliere Generale. C'è stata una condivisione generale dei singoli Superiori e si è terminato con alcune comunicazioni. È stato davvero un momento di grazia e di condivisione fraterna. A metà dell'incontro il Rev.mo Padre Umberto Brugnoni, Superiore Generale, ha salutato l'assemblea. È stato infatti un momento per programmare insieme il nuovo anno, anche in vista della preparazione al Capitolo provinciale.
Si è svolto giovedì 15 luglio, nella Provincia della Divina Provvidenza, un incontro online sul tema della Pia Unione di San Giuseppe. I tre confratelli P. Sansone, P. Leone Giuseppe e P. Amalraj, hanno parlato su vari temi tra cui: Paternità di San Giuseppe; Origine e Progresso della Pia Unione e San Giuseppe come modello di Sacerdoti.
All'incontro hanno partecipato confratelli, suore e alcuni laici. È stato un momento molto istruttivo e utile di riflessione, soprattutto in quest'anno dedicato a San Giuseppe.
Inizio questo ricordo di don Mimi richiamando la lettera con cui, all’età di 78 anni, esprimeva il desiderio di “dedicarsi per un periodo di tre anni al lavoro in terra di Missione” per comprendere questo nostro fedele ‘Servo della carità’ fino a voler spendere le sue ultime energie per il bene della Congregazione che tanto ha amato.
E il Signore ha esattamente accolto il suo desiderio! Credo che in questi ultimi tre anni egli abbia raggiunto la pienezza della sua vocazione, tanto da sentirsi appagato spiritualmente con l’aiuto che ha potuto dare nella formazione dei nostri giovani confratelli e nel vedere realizzato uno dei sogni più belli della sua vita: portare il carisma guanelliano in Vietnam, alle porte della Cina a cui spesso pensava...
Mi sembra giusto, innanzitutto, mettere in evidenza le somiglianze tra don Mimì e don Guanella o meglio, come don Mimì ha tradotto la sua vocazione guanelliana seguendo lo spirito e l’esempio del Fondatore.
Posso dire che la sua figura mi è sempre apparsa circondata come da un alone di bontà semplice che sicuramente era frutto della sua spiritualità e del suo grande amore per la sua famiglia religiosa, quasi in continuità diretta dell’affetto che conservava per la sua famiglia, che è stata la famiglia che ha donato alle due Congregazioni guanelliane altri due suoi fratelli, Osvaldo e Oreste e una Figlia di Santa Maria della Provvidenza, Suor Giulietta, a cui si sentiva veramente legato, anche perché, essendo maggiore di lei di 5 anni, ha potuto condividere con lei alcuni anni della sua fanciullezza fino a quando a fine settembre 1941 lui è entrato in seminario a Fara Novarese.
L’amore per il Fondatore
Spesso don Mimì è stato chiamato a parlare di don Guanella, non solo in incontri che riguardavano la Famiglia guanelliana, dove certamente la sua esposizione rifletteva il suo vissuto personale per la passione con cui parlava: di questo abbiamo varie testimonianze, tra cui alcuni confratelli anche dell’America Latina, dove almeno in due occasioni è stato invitato a parlare del Fondatore e a sensibilizzare le nostre Comunità sul tema del rinnovamento delle nostre Costituzioni, negli anni in cui la Congregazione stava facendo un grande sforzo di studio sul proprio carisma e sulla propria missione, per rinnovare le Costituzioni, in obbedienza a quanto chiedeva la Chiesa dopo la celebrazione del Concilio Vaticano II. E a riguardo delle Costituzioni la nostra Congregazione deve a lui grande riconoscenza per l’impegno con cui poi ha collaborato a preparare il ‘Commento spirituale’ alle stesse, che rimane valido strumento per la formazione permanente dei confratelli.
Ed è in questo clima di studio appassionato del Fondatore che don Mimì collabora efficacemente con altri confratelli a scoprire aspetti inediti di don Guanella. I temi che maggiormente entusiasmavano lui e i confratelli che lavoravano con lui (don Beria, don Pellegrini, don Pasquali, solo per ricordare alcuni...) erano logicamente quelli sul carisma: la Paternità di Dio, la carica apostolica del Fondatore come Buon Pastore, Sacerdote tra i poveri e per i poveri come specifica vocazione: ‘vocazione nella vocazione” la chiamava lui... e così la sentiva interiormente e con linguaggio poetico come di solito si esprimeva: “Quanto più si frequenta il nostro Fondatore, più lo si comprende come dono prezioso offerto dal Signore alla Chiesa, ai poveri, a noi. Sentiamo come una fortuna l'essergli diventati discepoli e figli, partecipi di un carisma e di una spiritualità straordinariamente elevati, pur nell'umiltà delle forme. Vengono in mente quei rivoli di acqua sorgiva dalle rocce di alta montagna: acqua semplice, umile, ma genuina e pura, alla quale è una festa dissetarsi... E aggiungeva: Che il Signore nella sua Provvidenza ce ne dia il gusto e la gioia di poterne fare dono!”.
Spesso a don Mimì piaceva ricordare don Guanella come ‘uomo della montagna’ e si soffermava spesso a meditare su quei valori che caratterizzavano la spiritualità del Fondatore, sentendosi interiormente coinvolto non solo nello spirito, ma anche quasi fisicamente nei luoghi e nel tempo in cui visse don Guanella, come dimostrano alcune sue espressioni: “In questi luoghi e nelle sue esperienze di vita noi, in qualche modo riconosciamo le nostre sorgenti. “Noi siamo suoi discepoli: anzi, suoi figli, continuatori del suo mandato, partecipi del suo spirito. Se volessimo paragonare la storia della prima infanzia di don Luigi Guanella ad un film, possiamo dire che il Regista ad un certo punto chiama anche noi ad entrare a nostra volta sulla scena per continuare la storia iniziata qui, con questo bambino, che è proseguita con lui nelle varie fasi della sua vita, con i suoi primi compagni di avventura, allargatasi poi con coloro che si sono succeduti: storia ora giunta all’oggi, con noi chiamati a sviluppare l’azione, protagonisti del medesimo unico progetto d’amore”.
La sua prima esperienza al Capitolo generale (il XII)
Era la prima volta che don Mimì partecipava ad un Capitolo generale, e quello del 1976 è stato uno dei più importanti della nostra storia, perché convocato per la stesura delle nuove Costituzioni.
In quel tempo egli era Rettore del Seminario teologico Mons. Bacciarini dove, come lui stesso ricorda: “gli studenti di teologia stavano passando dalle folte schiere dei 50 chierici annuali ai piccoli numeri sempre più sottili, fino ad arrivare a 9 presenze per i quattro anni di studi teologici. “Sentivo sulla mia pelle l’avanzare di questo deserto!” E commentava: “Ci si aspettava una primavera nella Chiesa, ci trovammo invece in un inverno glaciale.... Da una parte, si ricordavano le cose belle del carisma del Fondatore con le sue aperture di orizzonti ecclesiali ampi, universali; dall’altra si viveva la sofferenza del vuoto alle spalle... con la prospettiva di dover chiudere opere di grande prestigio...”.
E poi continua mettendo in risalto uno dei suoi pensieri che viveva con grande convinzione: “Immaginate come poté risuonare negli orecchi e negli animi dei capitolari un mio intervento che, proprio partendo da un tale stato di cose, proponeva un atto di coraggio: - Per quanto ci stiamo trovando in crisi di giovani, abbiamo tuttavia ancora la forza di seminare altrove il nostro carisma: in terre nuove, dove forse, con la grazia di Dio, potrebbe attecchire con rinnovata vitalità...”
Ma poi aggiunge: “A poco valsero le mie istanze missionarie, o i miei sogni di imprimere nuova vitalità ai nostri giovani. I tempi non erano ancora maturi. Occorreva attendere l’ora della Provvidenza!”
Negli anni seguenti le idee camminarono e le cose si chiarirono e noi possiamo dire che anche lui ha contribuito moltissimo perché si realizzasse quella sua provocazione o sogno, come lo si voglia chiamare.
In cerca delle sorgenti della spiritualità guanelliana
Un motivo ricorrente negli scritti e nelle conferenze di don Mimì è quello di cercare e trovare la spiegazione della spiritualità guanelliana e della azione caritativa del Fondatore nell’ambiente e nelle circostanze di vita che la Provvidenza gli ha fatto vivere. Così scrive don Mimì: “Le prime radici stanno nell’ambiente familiare, dove si deposita nel cuore con vigore di fondamento il rapporto così decisivo, essenziale e ricco nella costruzione della persona: la relazione con il padre e la madre. Pa’ Lorenzo, mamma Maria stanno come profeti di Dio nello sviluppo della personalità di Luigino. Dall’insieme della loro presenza operosa, amorevole, segnata da lavoro e sacrificio e tutta orientata per il bene dei figliuoli, Luigino trae elementi per strutturare nell’intimo il suo sentimento filiale verso il grande Dio, invocato continuamente in casa, in chiesa, a scuola, con il dolcissimo nome di ‘Padre’ per farne sua esperienza personale della preghiera e del ministero”.
Parlando di don Guanella in una conferenza don Mimì ci diceva: “per capire meglio il cuore di don Guanella, occorre andare più in là delle sue semplici parole, bisogna sintonizzarsi con l’ambiente in cui è nato: la montagna, il paesello, i valori e la spiritualità della famiglia patriarcale contadina, quale è stata la sua”, e dicendo questo don Mimì si illuminava e faceva trasparire anche esternamente l’entusiasmo per quei luoghi che anche lui ha amato nei suoi anni giovanili a Fraciscio, durante le esperienze dei campi vocazionali che si organizzavano agli inizi degli anni ’60.
Lui stesso spesso lo ha confermato: “Mi piace vederlo così don Guanella: una sentinella montanara, un genuino testimone di civiltà alpina che induce ad atteggiamenti riflessivi, quasi contemplativi per rileggere i nostri eventi alla luce della spiritualità montanara”. Poi don Mimì con linguaggio poetico enumera i valori che vede riflessi in don Guanella, ma che anche lui apprezza moltissimo, se è vero che quando ci entusiasmiamo per risaltare qualcosa in una persona noi esprimiamo anche i nostri sentimenti: il senso del maestoso e del sublime, il senso del bello, il sentirsi un tutt’uno con la natura, le voci interiori che si percepiscono nei profondi silenzi dell’ambiente montano, l’ospitalità e l’istinto a correre in aiuto a chi è in difficoltà....e si potrebbe continuare a evidenziare quegli atteggiamenti e quelle esperienze che poi nella vita matura diventano linee guida del proprio agire e che hanno la loro spiegazione anche nelle esperienze dei primi anni di vita e nell’ambiente che ci circonda. È lo stesso don Mimì che mette l’accento sulle voci interiori che si percepiscono particolarmente in certi ambienti: “Meraviglioso questo tema delle ‘voci del cuor’, cui don Luigi accenna ripetutamente nei suoi scritti, specialmente quando vive gli impulsi interiori della vocazione, così simile alle descrizioni che i profeti fanno della propria ispirazione”.
La sua collaborazione nello studio su don Guanella
Quando il Centro Studi Guanelliani stava preparando l’edizione del VI volume dell’Opera Omnia del Fondatore: ‘Scritti Inediti e Postumi’ del Fondatore era stato affidato a don Mimì il compito di scriverne la Presentazione. Da quello che emerge nei suoi scritti, egli ha preso con vero impegno questo compito, ampliando molto il discorso, come spesso faceva anche nel suo insegnamento, tanto che spesso non arrivava a svolgere tutto il programma dell’anno. La stessa cosa è avvenuta con questo impegno, anche perché, gli ultimi passi per terminare questo testo vennero rallentati dall’ invio nelle Filippine dove ebbe ad affrontare altre impegnative responsabilità come quella di padre maestro di noviziato con la necessità di rispolverare la lingua inglese.... Ma certamente questo suo ‘Inedito’ sarebbe da riprendere ed eventualmente completare, perché è ricco di spunti utili a comprendere sempre meglio la figura del Fondatore, ma anche l’amore che don Mimì aveva per tutto quello che riguardava don Guanella.
Qui ci si limita a raccogliere qualche passo significativo, che ci fa conoscere innanzitutto la venerazione che don Mimì aveva per gli scritti di don Guanella che considerava un ‘vero patrimonio ereditario di famiglia perché ci consegnano parole del Fondatore e come tali costituiscono per noi un’eredità confidenziale, carica di memorie e rivelativa di una spiritualità: quasi reliquie del Fondatore.... Ci permettono di risalire alle origini e di esplorare le sorgenti stesse della nostra storia per acquisire ulteriori elementi di conoscenza sul carisma, la spiritualità, lo stile di vita, e altre notizie relative al Fondatore e alle sue istituzioni.
Caratteristico anche questo rilievo che mette in evidenza la stessa capacità di don Mimì di interpretare con il cuore e comprendere, sotto le righe, quello che superficialmente non appare e apprezzare anche i particolari, come fanno gli archeologi con i minimi reperti che trovano. Durante la preparazione del volume degli inediti di don Guanella (il VI Volume dell’Opera Omnia) così si esprimeva: “Questi suoi scritti ci presentano il Fondatore sorpreso al vivo, nel suo ambiente di lavoro, mentre inventa, segue le attività, interviene, incoraggia, scrive e così racconta cosa faceva, come sentiva, cosa pensava il Fondatore quando scriveva queste righe. La lettura delle parole del Fondatore avviene in un clima di affetto: mentre si legge, insieme agli occhi e all’intelligenza avviene qualcosa anche nel cuore, come una brezza di emozione assai simile a ciò che avviene nel cuore di un figlio che scorre parole del suo papà. Il cuore induce ad una lettura più profonda; fa scoprire dettagli ed aspetti che sfuggono ad un estraneo; il senso delle parole, le memorie, le allusioni... assumono altra rilevanza nello spirito di coloro che si sentono di famiglia con l’autore di questi messaggi. Facendo un paragone con l’archeologia, persino un piccolo frammento, con il passare degli anni e dei secoli, può diventare prezioso e addirittura inestimabile per la testimonianza che implicitamente può contenere per la sua relazione con eventi e fatti importanti. Essi possono essere semplici frammenti, che però rivelano una grande storia o una grande realtà!
A testimoniare il suo apprezzamento per gli studi guanelliani può servire l’augurio che don Mimì da Manila manda alla équipe del Centro Studi Guanelliani che stava organizzando il Convegno in ricordo della professione religiosa del Fondatore e dei primi nostri confratelli (24 marzo 1908) e dell’approvazione della Congregazione femminile da parte della Chiesa: “Da molti giorni il mio pensiero di simpatia e di coinvolgimento sta occupando il mio spirito, convinto dell’attualità e della forza che promana dalla memoria di un momento storico così intenso di eventi e di grazia. Auguro un Convegno, non solo scientifico per i mezzi e i metodi di ricerca storica messi in opera da parte dei relatori, tutti nobilissimi per professionalità e passione. Ma anche auguro attenta accoglienza di quello che promana dagli eventi di cui fate memoria... per poter entrare in profonda sintonia con ciò che è realmente avvenuto quella sera del 24 marzo 1908 per noi Servi della Carità, e quando le nostre sorelle, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza si videro riconosciute dal Magistero della Chiesa con quel Decreto tanto desiderato. È bello entrare in questo cono di luce che ancora oggi discende dai Cieli aperti sulla piccola nostra realtà di discepoli del Fondatore. Siate benedetti. Poi attenderò con impazienza gli Atti.
Il desiderio di vedere don Guanella Santo
Tra gli avvenimenti di Congregazione che avrebbero certamente riscaldato il suo cuore avrebbe dovuto esserci la partecipazione alla canonizzazione del Fondatore, che però non ha potuto vivere, perché è sopraggiunto il Signore a chiamarlo a celebrarla in cielo. Ecco alcuni dei suoi sentimenti quando ha conosciuto la notizia della prossima canonizzazione. Così scrive alla sorella Suor Giulietta: “La notizia che il 23 ottobre prossimo sarà canonizzato il nostro Fondatore ci sta elettrizzando tutti. In questi giorni abbiamo la fortuna di avere tra noi non solo il superiore generale in visita canonica, ma anche il Consiglio provinciale al completo. Immagino quanta energia di bene stia suscitando in Casa generalizia...”
Sempre alla sua cara sorella confida i suoi sentimenti di come interpreta la stessa canonizzazione come conseguenza dell’apertura che la Congregazione sta facendo verso nuove presenze missionarie: “Ho vissuto un momento profondo di vita spirituale nel vedere tanta gioia e vivacità di cuori e di progetti, animati dal desiderio di avere presto la canonizzazione del Fondatore e dall'impegno di decidere un ulteriore passo per l'espansione della nostra Opera in questo Estremo Oriente. Ho avuto la sensazione che le due cose siano in qualche modo collegate tra loro. Come se la canonizzazione di don Luigi stesse in attesa delle nostre decisioni per linee programmatiche più decise circa la missione. Come se ci fosse una condizione da parte della Provvidenza: Don Luigi sarà canonizzato dalla Chiesa quando voi vi sarete decisi a dare un chiaro impulso di fervore alla missione che ho affidato a voi, Servitori della carità, a voi, Figlie di Santa Maria. Quando avrete messo piede anche in Vietnam come segno direzionale di cammino, allora sarà tempo maturo anche della canonizzazione.”
E conclude: “Che ne dici? A me pare evidente. Occorre dare senso forte all'evento della glorificazione canonica del Fondatore. Stiamo vivendo vigilie profetiche di slancio e di santità! Che ne sia benedetto il Signore. Con questi pensieri mistici, ti saluto…Simili sentimenti egli esprime a un confratello: “... Che bello! come se si fossero aperti i cieli. Il nostro don Luigi nella gloria dei Santi! Con tutta verità anche noi ora possiamo dire: ‘Siamo figli di Santi’. Qui non abbiamo suonato le campane perché non le l'abbiamo. E poi era già notte quando abbiamo ricevuto la notizia da Roma.”
In quei giorni c'era qui tra noi il Superiore generale, il quale mi ha confermato due cose: di venire a Roma per la canonizzazione, in modo da potermi prendere un po' di vacanza. E poi mi ha permesso di ritornare nelle Filippine verso la metà di novembre, se la salute continua a tenere...”
E così scriveva ad un amico: “Io mi propongo di venire in Italia verso metà ottobre prossimo. Il giorno 23 ottobre, infatti, avremo la proclamazione ufficiale del nostro Fondatore come ‘Santo’, riconosciuto a livello mondiale. Ne sono contento e vorrei partecipare alla grande liturgia che il Papa celebrerà in quel giorno nella Basilica o sulla Piazza San Pietro”.
Don Mimì ha condiviso in cielo con lo stesso Fondatore la festa per la sua glorificazione!
P. Alfonso Crippa
A Manila non si poteva non ricordare in modo speciale il decimo Anniversario della dipartita del carissimo don Mimi per l’ eternità , avvenuta proprio qui nella nostra casa di formazione che è anche la Casa Madre della missione guanelliana nell’Estremo Oriente.
La santa messa domenicale concelebrata, nell ampio spazio del campo di basket, da confratelli rappresentanti le tre comunità nelle Filippine, ha visto la bella partecipazione di un folto gruppo di fedeli, amici , ospiti ,collaboratori, sorelle guanelliane e beneficiari della nostra missione caritativa. Significativa la presenza di un buon numero di giovani e delle quindici famiglie del Progetto “ Guanella Social Housing per Persone disabili” fortemente appoggiato da don Mimì tanto da averne fatto argomento della sua ultima fraterna conversazione con un nostro Cooperatore poco prima di salire nella sua cameretta e consegnare, quella sera dell’ 11 luglio 2011, la sua anima a Dio.
Tramite una lettera indirizzata a tutte le comunità della Delegazione, p. Luigi , invitando le varie espressioni della famiglia guanelliana qui presenti a fare memoria e tesoro dell esempio e testimonianza di questo bravo e generoso confratello, ha sottolinato in particolare alcuni tratti caratteristici della sua persona: la sua giovialità e cordialità nell’ incontro con ogni persona, la sua fede vibrante, il suo amore appassionato per il fondatore e per la congregzione, il suo zelo missionario che ha contributo ad aprire nuovi impensabili orizzonti al nostro carisma e alla nostra missione di carità.
Don Mimì ha speso tra noi qui in Oriente ‘la stagione’, a suo dire , ‘più bella della sua vita’, già carico di anni ma con il cuore visibilmente giovane, lasciando un segno indelebile e una testimonianza trasparente di una vita tutta regalata alla causa del Vangelo. Davvero un discepolo\apostolo di Gesù a tutta prova, fin all’ ultimo respiro. Il suo esempio ci stimoli a ricaricare le notre batterie con fede genuina, speranza solida e carità contagiosa.
Grazie don Mimì. Sei sempre con noi! Benedici dal Paradiso la famiglia guanelliana in missione nel mondo intero, tra i poveri che anche qui tu hai incontrato e amato tanto!
P. Luigi
Penso spesso a don Mimì, a quanto ha significato nella mia vita fin da quando ben 33 anni fa varcavo le soglie dell’amata Provincia. La sua fede, la sua semplicità, i discorsi importanti che facevamo nei ritagli di tempo nel suo ufficio, le andate e i ritorni dall’aereoporto quando sempre entusiasta come un bambino mi raccontava del suo ultimo viaggio. All’ospedale Santo Spirito ha chiuso gli occhi a mio padre morto giovane e mia madre ancora ricorda la profondità di quell’attimo così importante perché intriso di fede profonda. Quando ci scrivevamo via mail dalle Filippine mi raccontava del dono che il Signore gli aveva fatto e che malgrado l’età si era ancora fidato di lui. Gli aneddoti che puntualmente mi raccontava su Padre Pio che aveva conosciuto personalmente e che gli aveva profetizzato la sua storia sacerdotale, ancora risuonano nella mia mente e nel mio cuore.
La Congregazione che è opera di Dio poggia saldamente la sua storia e la sua profezia sui santi sacerdoti che l’hanno accompagnata e che l’accompagnano ogni giorno.
Sentivo il bisogno di condividere questo semplice pensiero.
Toni
Da Manila e dalle comunita' Delegazione Stella Maris, un particolare ricordo di Don Mimì, carico di affetto e riconscenza.
Let us remember with deep gratitude this joyful confrere and treasure his legacy.
Ten years ago, exactly on July 11, 2011, our dear Fr. Mimì went back home to the Father from our Quezon City community in the Philippines , the mother house of our guanellian mission in the Far East Asia. It was a sudden departure that caught us all by surprise, and left us dismayed and certainly unprepared to say good bye to a confrere who ,in spite of his white hair and his no longer young age, was not giving any signs of particular fatigue or illness . He truly died in ‘the trench’, quietly , peacefully , going home to his and our God whom he had loved passionately and served faithfully in a variety of roles and tasks assigned to him and always embraced with deep faith and admirable availability.
Sister death visited him late that afternoon, while he was preparing to give a talk to a group of young seminarians and praying with the community in our Tandang Sora Formation House. It was the feast of St. Benedict , whose well know motto ‘ora et labora’ has certainly inspired Fr. Mimi’, constantly focused on giving himself with youthful enthusiasm for the growth of the Kingdom and the development of the congregation.
Personally, I will never forget the moment the sad news reached us right after the morning Eucharistic celebration in our East Providence parish in Rhode Island where I was visiting our USA communities. Rushing back with a heavy heart to Manila was the longest and most painful trip that brought me home after more than 48 hours to celebrate, in the middle of the night, the Holy Mass alone in our small seminary chapel, looking at him , a father , a teacher , an older brother and zealous missionary, whose beautiful soul was resting in the Lord’s hands and whose lifeless body was there, lying at the side of the altar and the tabernacle… as a flower unexpectedly picked from the earth only to be transplanted in the garden of paradise.
An unforgettable encounter, a long silent dialogue, a night loaded with emotions, memories, inspirations, lots of open questions but also of grateful prayers…
On this tenth Anniversary of Fr. Mimì departure for heaven, allow me to share what I recall of the second ‘wake’ held in the Good Shepherd Church within our International seminary in Rome. A prayer vigil before his funeral and the burial of his body in the same grave where his other two brothers and guanellian priests were already resting. More recently even the last one in the family, his dear guanellian sister Giulietta was also placed to rest in God’s peace, in the same site.
Let me first quote the words expressed by the then Superior General Fr. Alfonso Crippa in receiving the sad news of Fr. Mimì death:
“Don Mimì carries to the Lord, besides the merits of his virtuous life, a considerable period of the history of our Congregation that has entrusted to him important responsibilities of animation and governance.
We can say that a large number of confreres have received much from him: his love for the Founder and for the Congregation; his enthusiasm in dreaming and aiming high at more challenging endeavours in favour of the poor; his missionary zeal ,kept alive till the last day of his life…”
A simple way of painting, with a few brush strokes, the portrait of this exemplary confrere who volunteered to come to our shores as missionary at the age of 78 but still young at heart and constantly open to new calls and adventures.
During his wake, after the proclamation of scriptural passages, we all paused to listen to Don Mimì himself speaking to us through some of his recent communications and fraternal letters.
Here what he was writing from his new home, the community of Tandang Sora, Quezon City, Philippines, a few months after his arrival:
“Here I am feeling like a grandfather among the little ones. I follow a catechesis group, I visit the sick, I listen a lot. My main task is in the formation field as novice master and by offering my contribution to the seminary community, through short conferences, liturgical celebrations, personal dialogue and gospel sharing sessions. Frequently I enjoy playing with our “special children”, a dozen of them living at the side of the seminary. Every evening we pray the rosary together. One thing that I particularly like is the initiative of spreading ourselves in small groups every Friday of the month of October to pray the Virgin Mary with the poor families who surround our compound. These are precious opportunities to weave friendship and share faith, to come in touch with the real struggles of our people and offer in simplicity some guidance and assistance. A wide pastoral ministry is open to us. I am a priest with white hair, from Europe, coming from the birth place of Padre Pio. All these details seem to attract our people sympathy. They come for confessions. I make myself available also to help some communities of sisters who live nearby and who are also involved in mission work. It is a wonderful resource of joy this fraternal cooperation that overflows in a variety of services toward our people. At times, some families come to invite me simply to pray with them or bless their home. I am living perhaps the most joyful season of my priestly life. I am happy and thank the Lord for this grace of spending a portion of my years in mission, as friend and priest a mong poor, humble and often marginalized people… The Gospel must be proclaimed, made accessible to more and more people in this huge continent where sixty per cent of humanity lives, but where only a tiny portion has received the Good News. I feel this as prophetic urgency that opens up huge horizons to the mission of evangelization. On my part, considering my limitations, I have already answered: Let us go!
Let us catch another glimpse of his beautiful soul and vibrant missionary passion by reading again a message sent to the Provincial Superior and confreres of India, just a week before his sudden death.
“Today is July 3 and it is for me a great anniversary. Twenty five years ago the Lord allowed us to start a wonderful work of Providence in your nation. As today, the first confrere was lending in India and precisely in Madras: Fr. Tito Credaro who since then has always supported and encouraged our missionary endeavours in your land. He landed in India accompanied by John Bosco, exactly on the solemn Feast day of St. Thomas the Apostle. Since then the Lord has kept blessing us with graces and gifts of vocations, of new homes and fields of apostolate.
Looking back at this past 25 years we may read more clearly God’s plans in the recent past as well as for the present and future, his projects for each one and for our religious family. You have a mission to accomplish in the world and particularly in Asia. Many poor are waiting for you to receive “bread and the Lord”….
My gratitude to you is sincere and deep. I thank you for your generous freedom that makes you available to fly out of your nest even toward faraway lands , wherever the Lord of history calls you entrusting to you new fields of work. Allow me at the closing of this message to express to you wholeheartedly a wish:
Be worthy of your vocation! Put at the center of your heart the Gospel of Jesus; do not have other ambitions than giving glory to God and save souls, beginning from the least ones, the poor of the Lord. OK? Fraternal greetings. Ciao. Yours, Fr. Dominic.”
A third and the last inspirational message flows from Fr Mimi’s heart the moment he was about to turn over his responsibilities as servant- leader of the Roman Religious Province of St Joseph to the new set of elected confreres.
“In this circumstance of transferring responsibilities I invite all of you to an act of faith and prayer. We are men of faith, marked by the evangelical experience since the beginning of our life. It is from this perspective of faith that I kindly solicit you to look at and examine everything: time, persons, the concrete context in which we are inserted, particularly the situations and events in which we are involved…. Undoubtedly we may live this transitional moment with a variety of sentiments: a sense of fraternity, trust, serenity as well as a determination and commitment not to disappoint either the Lord or his people with their expectations….
Above all we like to share a spirit of gratitude for the good that the Lord has allowed us to do and that he will continue to entrust to us.
It is for us a time for a new starting toward new goals; to engage ourselves in building new bridges and facing new apostolic challenges. We will never be sufficiently grateful to Divine Providence who continues to put her trust in us. Another sentiment that I want to share is the humble joy for what has been so far accomplished as well as for the work still layng ahead of us already indicated by the divine benevolence…
Our point of strength: Charity!
We exist in the Church and we are sent into the world because of Charity. Our name speaks clearly of that. Our official title is indeed “Congregatio servorum a Charitate”. What is the exact meaning of “a Charitate”? Usually we translate it: “Servants of Charity” but what we should stress is precisely the spring, the source. We are originated “by Charity”, we were born out of Charity: our Founder has stressed that clearly. Our springs are in “Deus Charitas
est” . We are born out of the heart of Christ; we are sons of the Sacred Heart. Fruits of the infinite Love of the Father, we exist to become servants and witnesses of his Love. This is our essential identity and the key for any planning of our formation, our prayer style, our charitable ministries, our fraternal communion. That is the essential of our vocation! There is something of absolute value in this original connection with the Love who has generated us. That is our precious stone, never to lose nor hide. If we lose Charity we lose everything; our hands remain empty, and empty becomes also our heart.
We must be fully aware of this and invest in this all our own selves in order to be true images of God-Charity, by living charity, by serving, celebrating, proclaiming it. In Omnibus Charitas! “
Dear Confreres in proposing to each community a simple but meaningful commemoration of our dear Fr. Mimì, I have chosen to give him the microphone and let him speak again, heart to heart, to us.
Many of us may cherish precious and personal memories of their encounter with this joyful and zealous confrere. Some of us, like me, may even connect the origin of his guanellian vocation with the contagious enthusiasm radiating from his child-like smile and captivating benevolence. Others, both religious and lay people, may remember Fr. Mimi’s simple paternal or fraternal advice and encouragement to persevere in their commitments and re discover the meaning of life as a gift and a mission.
We are all aware that the best way to express our affection and gratitude to him is to recall his exemplary life as a happy, dedicated, faithful and zealous missionary \disciple of Jesus who fell in love with Saint Guanella’s charism and spent his entire life not only in sharing his deep knowledge of the founder’s spirituality, but first of all in spreading the fragrance of his love for God and the poor through a daily, credible witnessing and contagious enthusiasm.
Thank you Don Mimì for passing through our islands, in humility and simplicity, sowing also here in our Far East missions, the good seeds of the Gospel. To you who have beautifully mirrored to us the Good Shepherd and Good Samaritan, we entrust in prayer our communities, our ministry and particularly the joyful perseverance in our vocation. You have closed your eyes in Manila, thinking and dreaming about new initiatives of charity and new frontiers for our guanellian mission.
With all our heart: Grazie! Salamat po! Thank you! Cảm ơn cha!
Keep knocking, on behalf of the whole guanellian family, at the heart of Jesus and Mary. And help us to keep alive in us your legacy and the Founder’s program: in Omnibus Charitas!
Fr. Luigi
Sembra impossibile che siano già passati 10 anni da quell’11 luglio 2011 quando la Congregazione ha appreso che don Mimì ci aveva lasciati per il cielo.
Già ottantenne aveva chiesto di trascorrere gli ultimi anni della sua vita dando spazio nel suo cuore missionario ancora una volta alle missioni guanelliane, questa volta nelle Filippine e lì durante questo ennesimo dono di sé nel servizio alla formazione dei seminaristi, Dio lo ha chiamato alla vita eterna, al premio e riposo tanto meritato.
Dieci anni volati ma che non sono stati sufficienti per dimenticarlo; impossibile dopo la sua bella, ricca e appassionata testimonianza. I testimoni del Cristo non finisco mai di stupire e di provocare anche dopo la loro morte.
Questo è stato anche per noi guanelliani/e don Mimì!
-Uomo sensibile e capace di misericordia e perdono.
-Religioso esemplare.
-Studioso del Fondatore appassionato e creativo.
-Missionario che ha dato tutto di se stesso per la promozione del Vangelo in tutte le latitudini della terra.
Sono solo alcune delle sue belle virtù e caratteristiche che lo hanno contraddistinto e che ci hanno permesso in questi 10 anni di non dimenticarlo, di portarlo alla nostra mente e al nostro affetto spesso, in tante circostanze e vicende. Ci è stato facile ricordarlo, citarlo per i suoi studi e scritti, fare riferimento a lui per appunti, documenti, schemi, raccontarlo nelle sue sviste e note spassose capitategli, imitarlo nel suo ardore per il mondo, per la chiesa, per le missioni.
Il mio primo incontro con don Mimì risale al 1975, anno santo voluto da Paolo VI. Ero in tirocinio a Fara Novarese e con don Leonida Rossini abbiamo portato a Roma, per il Giubileo i ragazzi di terza media con i loro genitori. Insieme vennero anche mio padre e mia madre. Il nostro accompagnatore era proprio don Mimì alla guida della famosa Carlotta, il pullman del seminario. Con esso don Mimì ci ha accompagnati per una settimana agli incontri, alle visite turistiche nella città di Roma. Ha saputo entusiasmare tutti. Ricordo che mia madre espresse a don Leonida: come vorrei che mio figlio diventasse prete come don Domenico.
Poi a settembre, giunto a Roma per la teologia, don Mimì era il nuovo Rettore e ci ha accompagnati per tutti i cinque anni degli studi.
A Roma conobbi anche la madre di don Domenico, ospite in quegli anni dalle nostre Suore al San Giuseppe, conobbi don Osvaldo, don Oreste, già incontrato nel seminario di Anzano del Parco e suor Giulietta. Una famiglia davvero unita, meravigliosa, si volevano bene. Quanti esempi ho ricevuto da loro e da tutta la famiglia quando si riunivano con la madre al terzo piano dove viveva.
Mi ha sempre colpito il racconto della loro vocazione: un vero contagio da Fratello a Fratello fino a Giulietta, l’ultima sorella. Tre sacerdoti e una religiosa, nella stessa famiglia guanelliana. Che dono, Signore, hai fatto alla nostra Congregazione!
Poi il Superiore generale lo chiama al compito di Superiore Provinciale e si spalancano porte e finestre della nostra piccola realtà romana al mondo intero. Subentrerò io dopo il suo mandato e in quegli anni la nostra Provincia Romana allungava la sua tenda al Messico, all’India, agli USA, alle Filippine.
“Fermarsi non si può finché ci sono poveri da soccorrere e miserie a cui provvedere” questa frase del Fondatore era il programma spirituale e operativo di don Mimì. Lo distingueva in ogni incontro dei Superiori, lo ha proclamato sino alla fine della sua vita come una sicura fedeltà a Dio e al Fondatore.
Possiamo solo dirgli GRAZIE!
Mi ha sempre legato a lui una bella amicizia; da subito mi ha incantato il suo modo di esporre la Parola di Dio, di tenere una Conferenza sul Fondatore, un suo intervento sulle Costituzioni e Regolamenti dell’Opera. Era un creativo. Non ti esponeva mai lo stesso tema nello stesso schema già preparato; ne inventava uno nuovo e non menava il can per l’aia, come si dice.
Era capace di coinvolgerti da protagonista in tante vicende che ti riguardavano o non ti riguardavano. Quando ti incontrava aveva sempre, una sua battuta, amico ho almeno duemila cose da dirti.
Grazie don Domenico, il tuo passaggio tra noi è stato di edificazione, di stimolo al meglio, al più anche quando era difficile intravederlo. La tua lungimiranza ha permesso alla Congregazione di fissare i pioli della sua tenda di carità nei cinque continenti, di fare del programma del Fondatore “Tutto il mondo è patria vostra” una bella e consolante realtà.
Ricevi ora quella corona di gloria che hai meritato nella corsa della tua vita e per la quale hai motivato ogni tua scelta, impegno e progetto umano.
Siamo fieri di te! GRAZIE!
Roma, 11 luglio 2021 – 10 della tua nascita al cielo
Padre Umberto
Ci siamo ritrovati nel cimitero del Verano, nella Cappella della nostra Congregazione Servi della carità, LUNEDI’ 12 luglio alle ore 17.00 per la celebrazione della Santa Messa in suo suffragio. In questa Cappella sono anche sepolti don Osvaldo, don Oreste, suor Giulietta e altri confratelli insieme ai benefattori che hanno donato la Cappella.
Il 6 Luglio 2021 noi famiglia guanelliana qui in Africa, precisamente nel Seminario Teologico di Ibadan, Nigeria, abbiamo avuto la gioia di celebrare con due confratelli: Herman Mongi e Mark Iyaji, i voti perpetui nella famiglia religiosa dei Servi della Carità nella communita’ del Seminario teologico di Ibadan.
Herman è originario di Kinshasa Congo, mentre Mark è originario di Ogoja, Cross River State in Nigeria. La Santa Messa è stata celebrata nella Cappella del Seminario, presieduta dal Superiore della Vice Provincia di Africa, Rev. Fr. Kelechi Maduforo. Durante la sua omelia il celebrante ha esortato i confratelli a vivere la loro consacrazione al Signore con fedeltà ed umiltà, coltivando giorno per giorno l’amicizia con il Signore tramite la preghiera e il servizio ai più bisognosi. Il celebrante ha affermato che il rito della professione dei consigli evangelici ci mostra in maniera visibile e comprensibile che la decisione di una totale donazione è fondamentalmente abbraccio d’amore, che il confratelli sono chiamati ogni giorno della loro vita a rendersi pronti e disponibile ad accogliere. Tanti confratelli, sacerdoti delle altre Congregazioni e diocesi qui intorno, le suore di diverse Congregazioni, i parenti dei nostri confratelli, gli amici, i benefattori, i giovani guanelliani e i buoni figli si sono stretti attorno a loro, uniti nella festa e nella preghiera perché il passo che hanno compiuto porti a compimento l’amore di Dio per loro.
A questi due confratelli la nostra gratitudine per la loro pazienza e grinta durante il loro cammino di formazione. Un grazie sentito a tutti i confratelli che li hanno aiutati durante la loro formazione, e a Dio grazie infinite per questa iniziativa divina, che oggi viene realizzata come realtà nella vita dei nostri confratelli e nella nostra famiglia religiosa qui in Africa. Grazie di nuovo a Dio per il dono di questi due nuovi figli, che con la loro “SI” definitivo aiutano la nostra congregazione continua a crescere sia numericamente che nel Carisma.
P. Vitus Unegbu, SC - Superiore/Rettore del Seminario
Ecco il titolo dell'itinerario spirituale, del corso di Esercizi Spirituali realizzato dal 26-30 giugno nella Villa Santa Rosa-Roma, dai Consigli generali delle FSMP e dei SdC.
A guidarlo, c'era Don Giuseppe De Virgilio, biblista della Diocesi di Termoli, il quale con molta autorevolezza e con tanta gioia ha espletato diversi passaggi dell'evangelista Luca. Una nota caratteristica è stata la recita del Rosario nella solennità degli apostoli Pietro e Paolo sulla Via Appia. Ci diceva lo stesso Don Giuseppe che in quel tratto, da fonti archeologiche, tutti e due sono passati.
Giorni di "vacanza spirituale insieme", "giorni di buona vendemmia" come diceva il Fondatore, ancora "di più felice raccolto del frumento necessario per il corso dell'anno".