L'emergenza sanitaria ha avuto un impatto drammatico sulla salute mentale delle persone. Le prime evidenze indicano che i soggetti più esposti al rischio di sviluppare problemi siano donne e giovani. Il disagio mentale è un problema che sta acquisendo sempre maggiore rilevanza a livello nazionale, coinvolgendo una sempre più ampia fetta di popolazione. Ma che impatto ha avuto la pandemia sulla salute mentale dei soggetti già a rischio? Siamo Noi, programma di Tv2000 in diretta alle 15:20, ne parla con: Rita Gallizzi, responsabile della Cooperativa Lotta contro l'emarginazione; Massimo Di Giannantonio, psichiatra; Don Fabio Lorenzetti, direttore del Centro di riabilitazione per disturbi del neurosviluppo dell'Opera Don Guanella di Roma.
(Fonte TV2000.it)
La famiglia guanelliana della Romania gioisce costruendo piano piano la carità di Cristo seguendo le orme di San Lugi Guanella. Come diceva Papa Paolo VI: “A questo punto la nostra considerazione del magnifico quadro delle opere di Don Guanella sembra davanti a noi trasformarsi in visione e presentarci proprio lui, San Luigi Guanella che, ammirando lui stesso e il cerchio vivente e splendente dei suoi Figli e dei suoi beneficati, placidamente, ma autorevolmente, ancora ci ammonisce, come faceva quand’era ancora in questa vita terrena: «È Dio che fa! È la divina Provvidenza! Tutto è di Dio: l’idea, la vocazione, la capacità di agire, il successo, il merito, la gloria sono di Dio, non dell’uomo. Questa visione del bene operoso e vittorioso è un riflesso efficace della bontà divina, che ha trovato le vie per manifestarsi e per operare fra noi!».
Pieni di fiducia nella Providenza divina, abbiamo inaugurato un furgone- doccia per le persone senza fissa dimora che sono molto cari a noi perché San Luigi Guanella diceva: "Un cuore cristiano che crede e sente, non può passare innanzi alle indigenze del povero senza soccorrervi”. Perciò abbiamo deciso di dare un aiuto concreto: accogliendo i migranti, rispettando la loro dignità e inserendoli in questa nuova iniziativa, rendendo concreto questo servizio tramite un veicolo dotato di bagno, wc, studio medico, barberia, lavatrice e asciugatrice, cosicché le persone per strada si sentano rispettate, amate.
La “doccia mobile” si basa sull'idea di venire incontro alle prime necessità per far sì che i nostri fratelli si sentano più umani a partire da qualcosa di primario com’è la cura del corpo. In questo modo rispondiamo alla semplice esigenza delle persone di poter fare il bagno, di lavare i propri vestiti, di tagliarsi i capelli… Molto toccanti sono le parole di Papa Francesco a riguardo: «La persona umana, posta da Dio al culmine del creato, viene spesso scartata. Ed è grave che ci si abitui a questo scarto, bisogna preoccuparsi, quando la coscienza si anestetizza e non fa più caso al fratello che ci soffre accanto».
“I poveri sono i figli prediletti” del Padre, diceva san Luigi, che amava ripetere: “chi dà ai poveri, presta a Dio”. Come il Padre è delicato e concreto nei riguardi dei figli più piccoli e deboli, così anche noi non possiamo far attendere i fratelli e le sorelle in difficoltà, perché – sono sempre parole di Don Guanella – “i poveri non può aspettare, noi non possiamo fermarci fin quando ci sono poveri da soccorrere!”
L’8 marzo scorso, il nostro vescovo Iosif Paulet ha benedetto il nostro “furgone della carità” e il nostro progetto. Egli stesso ha incoraggiato questa iniziativa a favore dei malati e dei senzatetto mettendo in evidenza che "sono esseri umani come noi ma che per vari motivi hanno bisogno del nostro aiuto e del nostro amore". Per fare questa attività bisogna salire il calvario come Gesù fece anche se qualche volta diventa pesante la croce quotidiana e addirittura possiamo cadere, ma lo stesso Gesù si alzò, pertanto anche noi dobbiamo alzarci e andare avanti sulla via della carità. Proprio come una strada che ha buche, dossi ma poi c’è il rettilineo, dobbiamo sempre guardare avanti! Il Salvatore, attraverso il suo amore per noi, vuole che continuiamo l'opera del suo amore.
Un sentito ringraziamento al Padre generale e al suo consiglio insieme al padre delegato e al consiglio della delegazione San Luigi Guanella per l’affetto e l’aiuto che hanno saputo dimostrare nei nostri confronti.
P. Bakthis e la Comunità
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Sognano già un campionato mondiale di calcio nelle loro Isole Solomone! Ce la stanno mettendo tutta negli allenamenti all’Oratorio guanelliano di Noro ...e non solo nel dare calci a un pallone...
Ci invia questa simpatica notizia con gioia e anche con una punta di giusto orgoglio il nostro P. Anil. missionario/ allenatore. Guardate che grinta!
Forza Ragazzi! Avete già vinto la Coppa Simpatia in questa tormentata stagione del Covid. Il futuro di speranza comincia anche con voi....
Ti raggiungiamo anche noi da Roma, caro Fratel Marin, per augurarti felice anniversario della tua consacrazione religiosa tra i Servi della Carità. Questa lunga tappa di 50 anni ti è servita per proclamare con forza, convinzione e serenità, il Vangelo della carità ricevuto da tutti noi nel Battesimo e riconsegnatoci nella professione religiosa guanelliana come scopo e fine della nostra testimonianza di vita. Grazie per tutto quello che hai saputo annunciare con la parola e con la tua vita al popolo santo di Dio. Sarà proprio questo popolo santo a suggerire a Dio parole buone a tuo favore.
La Congregazione ti è grata per il servizio svolto nella obbedienza e nella creatività. Sarà fiero di te anche il santo Fondatore che dal cielo invoca sulla tua persona la benedizione del Padre. Ad multos annos!
Don Umberto e Consiglio generale.
Cari amici mercoledì scorso, delle Ceneri, il Signore ha chiamato a vivere accanto a se il nostro confratello don Ezio Canzi, di anni 73.
Leggendo in questi giorni tutto il materiale presente nella sua cartella nell’archivio della Curia generalizia ho avuto una idea più completa e poliedrica della figura di don Ezio. Ho potuto seguire l’evolversi del suo percorso formativo dalle prime tappe del seminario minore di Anzano del Parco (CO) fino alla teologia a Roma. Attraverso il giudizio annuale dei vari formatori che lo hanno seguito ho toccato anch’io con mano l’azione dello Spirito che lo ha forgiato nella sua volontà e nel progetto della sequela di Cristo, facendogli superare scogli iniziali di permalosità, chiusura in se stesso, incapacità di mettere a frutto i bei doni del Signore. Piano piano, anno dopo anno, ho assistito anch’io al martellare dello scalpello sulla pietra grezza fino ad evidenziarne l’immagine che Dio già fin dall’inizio aveva posto in lui, ma che solo col tempo e l’azione umano-divina è stata portata a scoprimento. Benedetta formazione! Benedetto il tempo di cammino che la chiesa fa dedicare ad ogni giovane, come discernimento, accompagnamento, consolidamento e purificazione di una filigrana posta da Lui nel cuore di ogni essere creato, non visibile all’inizio del cammino, ma contemplabile nella sua bellezza, lucentezza, e preziosità alla fine, alla meta conclusiva del processo formativo. Tutto questo è visibile nel percorso formativo di don Ezio!
Ricco di queste prerogative scoperte, fatte proprie, nel 1977 con l’ordinazione sacerdotale, don Ezio affronta il ministero subito chiarendo a se stesso e agli altri che sarebbe stato un ministero vissuto a servizio dei più poveri, dei “Beniamini della Provvidenza” come li chiamava don Guanella.
Ed è in questo ambito specifico che la sua vita ha scritto pagine di umanità, di condivisione, di passione e vera dedizione per gli ultimi. Anche le foto che abbiamo di lui sono tutte scattate con e tra i nostri Buoni Figli. Lui stesso nella sua domanda alla professione perpetua scrive al Superiore generale: “ Ringrazio don Guanella, che mi permette di vivere questa vita religiosa per i più poveri, e chiedo a Lui aiuto e forza per essere perseverante in questa scelta”(Domanda per la professione perpetua, 28/02/1977) .
La sua vita di sacerdote guanelliano lo porta a ricche e sofferte esperienze missionarie, lontano da sua madre, che comunque lo segue dovunque, lontano dalla sua Patria, dal suo Paese, Sovico, tanto amato fin da riprodurre il suo nome in tante esperienze di solidarietà realizzate lontano, nel mondo guanelliano che abbraccia i cinque continenti. E così un paese relativamente piccolo davanti al mondo e poco conosciuto, come Nazareth, diventa notizia bella, amato e ricordato in Africa, in America Latina e in tutte quelle tappe vissute e amate dalla missione di don Ezio.
I poveri non devono stare solo al centro delle nostre case, ma al centro del nostro cuore!
È la descrizione della sua pastorale: i poveri, gli ultimi, al centro, protagonisti principali, don Guanella aveva detto “padroni di casa” mentre noi siamo solo i loro servi.
Fin dagli anni della formazione li ha incontrati e serviti ad Aguilar de Campoo, in Spagna, dal 1972 al 1974 e poi, dopo l’ordinazione sacerdotale, li segue nel trasferimento a Palencia nella Villa San José dal 1977 al 1990. Quanta storia gustosa, serena, coinvolgente, edificante i suoi compagni di cammino raccontano di questi anni passati alla Villa San José.
“Tutto il mondo è Patria vostra e la vostra Patria è dove c’è Dio”. Questa frase di don Guanella è stata più volte coniugata da don Ezio nella sua disponibilità alla missione. Rientrato dalla Spagna dal 1991 al 1994 è in Africa, a Nnebukwu per iniziare l’avventura dell’Opera don Guanella nel continente africano. Senza conoscere bene l’inglese, ma con lo spirito del missionario che gli ardeva nel cuore va, sorregge don Giancarlo Frigerio nelle prime battute del discernimento del luogo e della modalità della nostra presenza in Africa. Quante fatiche, sofferenze, umiliazioni, fame, sì anche fame fratelli! E i suoi racconti di quegli anni, pur mettendo in evidenza anche questi aspetti di difficoltà, erano sempre spassosi, evidenziavano con pennellate più dense di colore ciò che nel loro cuore era coltivato come attesa, speranza di un futuro migliore, promettente, magari anche gestito da altri, come praticamente poi sarà. E la prima nostra Opera a Nnebukwu è stata un Centro per disabili.
La missione logora fisicamente e allora c’è un rientro in Italia nel 1994 per rifarsi un poco, ma non con le braccia incrociate, ma a Tirano, presso il santuario della Madonna, dove l’opera don Guanella aveva un Centro per disabili nel vecchio palazzo del San Michele. Vi rimane un anno solo e poi riparte. Questa volta per il Chapas in Guatemala nella Aldea Santa Rosa a 80 Km dalla Capitale. Qui la lingua spagnola lo sorregge di più. Fonda con don Enrico una nuova nostra presenza. Ho visto personalmente dove i confratelli vivevano nel tempo iniziale prima della costruzione della nostra casa guanelliana. Un retro sacrestia umido, poverissimo, abitato anche dai topi, ma comunque all’ombra della parrocchia dedicata alla Immacolata Concezione, Madre anche di quel popolo povero e bisognoso a cui erano stati mandati e dal quale erano stati accolti con tante premure e affetto, come fratelli. Dal Guatemala un salto di un anno in Colombia a Floridablanca. Anche qui Centro per disabili e Casa di orientamento vocazionale. Poi di nuovo in Italia. Dopo 21 anni di sacerdozio don Ezio viene mandato dai Superiori nel 1998 a Cassago Brianza come coordinatore delle attività socioeducative della Casa. L’Istituto Sant’Antonio che accoglie un Centro diurno per disabili, e alcuni gruppi-comunità sociosanitari. Nel settembre del 2003 il suo Provinciale lo invia come Direttore delle attività in un’altra comunità per disabili, quella di Lora Casa di Gino. Vi rimane 10 anni, intensi, animatore del settore disabili, entusiasta di stare con i suoi prediletti. Vi celebra il 25 di sacerdozio: indimenticabile tappa di riconoscimento da parte dei suoi ragazzi del suo valore di uomo e di fratello maggiore. Ma ad attenderlo in questa fase del suo ministero c’è anche la prova, la sofferenza soprattutto fisica. Come si dice tra noi, ne esce con le ossa rotte, meglio con i reni compromessi. Deve essere mandato nella nostra Casa di Nuova Olonio perché la preoccupazione per il suo stato di salute era molto alta, addirittura si temeva il peggio. Vederlo già camminare con il bastone era una vera tristezza. La tempra era stata provata dalle esperienze missionarie iniziali e le conseguenze si erano addensate nei suoi reni non più capaci di filtrare nel migliore dei modi.
Ma può un carattere così forte ed esigente arrendersi davanti ad un problema sì grave, ma certamente non tale da impedirgli altra attività ed esperienza pastorale?
La proposta di un suo amico, don Fabio Pallotta, che stava iniziando una nuova esperienza pastorale in Galizia, ad Arca, sul cammino di Santiago di Compostela, è la scintilla che lo rimette in piedi. Superate le difficoltà iniziali di salute affronta la nuova missione, ancora una volta in Spagna, ma come pellegrino sulle strade che portano al Signor Santiago, a San Giacomo. Era l’ottobre del 2010 quando l’Opera don Guanella inaugurava la nostra presenza ad Arca nella parrocchia di Santa Eulalia. Ero vicario generale in quel momento e a me il Superiore aveva dato l’incarico di seguire questa comunità nascente. Ricordo molto bene che presentando al Vescovo di Santiago, Mons. Julian Barrio Barrio i nostri confratelli, avevo detto scherzosamente che la Congregazione offrire all’Arcivescovo un confratello e mezzo, alludendo alla salute precaria di don Ezio. Ma San Giacomo ha fatto il miracolo. Dieci anni di servizio pastorale nelle comunità affidate alla nostra Congregazione, pur con tante attenzioni e premure di don Fabio e della gente del luogo, ma con serenità, gioia di vivere ed essere utile al popolo di Dio. La gente lo ha accolto, conosciuto, amato, stimato come un padre, un amico, un fratello maggiore che sapeva ridere ed essere severo quando occorreva. Sempre disponibile per il ministero, per la visita agli ammalati, per la catechesi. So che nel suo cuore c’era un desiderio: aprire anche qui una Casa per i suoi prediletti, i disabili e forse sognava proprio di chiudere gli occhi, da buon nonno, tra questi figli che lui ha sempre amato e difeso e loro lo aveva sempre contraccambiato con l’affetto che rigenera la stanchezza e i dolori in chi vive loro accanto. Chissà che un domani qualcun altro potrà realizzare questo suo sogno e a lui dedicarlo!
Il titolo dell’articolo suona “il vescovo dei poveri”; glielo avevano dato loro, i suoi ragazzi, quando al suo 25 di sacerdozio gli avevano regalato come segno del loro amore: una croce pettorale, un anello e una veste rossa. Gli volevano un mondo di bene e cosa potevano coltivare nel loro cuore questi suoi figli e amici se non che anche il loro “don” arrivasse alla pienezza del sacerdozio, l’episcopato? Don Ezio era avulso da questi riconoscimenti, stava alla larga, avrà fatto delle fragorose risate davanti a questa trovata, ma poi pensando che erano i loro auguri, scherzosi sì, ma sinceri li ha accettati e li ha commentati con gioia nel suo discorso proprio del 25 anniversario di sacerdozio. “La mia carriera è stata quella di vivere e stare con le più alte autorità della chiesa e soprattutto del Vangelo: i poveri, le persone che sono portatori di capacità differenti e che chiamiamo disabili psichici….Ho veramente goduto in questi anni di stare con loro!......Ho avuto dei riconoscimenti: ho sul petto una croce d’oro con dei diamanti che sono tante piccole e tenere testoline di questi portatori di qualità differenti che si sono appoggiate sul mio petto e sul mio cuore….Ho anche un anello al dito che col tempo non riesco più a togliere ed è diventato un segno di continuità per le tante mani che hanno trovato le mie, per il sostegno al loro difficoltoso camminare, per dispensare alimenti a chi doveva essere imboccato e per la preziosità dei corpi che ho lavato, curato, vestito…….Mi dimenticavo della veste rossa che posso portare! Il rosso è il colore del sangue, della vita, dell’amore. Quanta vita e quanto amore ho ricevuto da queste persone che chiamiamo deboli mentali e che sono invece forti. Forti nel volere vivere pienamente la vita, capaci di non perdere nessuna sfumatura e forti per la profonda conoscenza dell’amore, della relazione, della comunione…Mi sono pienamente appagato, realizzato come sacerdote religioso guanelliano e grazie alla carriera ecclesiastica ora anche come “vescovo dei disabili”. Ringrazio il Signore per tutto e per avermi chiamato a servire loro i migliori dell’umanità” (Lettera di don Ezio Canzi per il 25° di sacerdozio, 2002).
Grazie don Ezio per il tuo passaggio rapido, ma sostanzioso, nella nostra storia di uomini e di guanelliani. Raccogliamo la tua eredità di premura e vicinanza agli ultimi che, poi, sono “i primi” del Vangelo. Don Guanella è fiero di te e saprà, nell’incontro eterno, rivestirti della veste nuziale adatta per partecipare al Banchetto che Dio ha preparato fin dalla eternità per chi lo ha amato e servito nei più poveri.
P. Umberto
Nella scia di una bella tradizione la nostra comunita' guanelliana di Manila si e' fatta promotrice e ha offerto ospitalita' per un incontro di missionari/e appartenenti a 10 diverse congregazioni e tutti partiti in tempi diversi dalla stessa Chiesa madre che e' in Italia.
Superando difficolta' legate alla pandemia ( solo per la foto di gruppo senza maschera...) ci siamo ritrovati per uno scambio fraterno di esperienze e per rafforzare la nostra comunione che ci chiama a esprimere con la vita lo stesso Vangelo per la crescita del Regno.
L' Eucarestia e l'agape fraterna hanno coronato questo incontro che ci prponiamo di allargare e continuare specialmente in questo tempo dove la vita consacrata e' piu che mai chiamata a essere profezia di comunione in mezzo a tanta nostra gente afflitta, qui nelle Filippine come altrove, non solo a motivo del virus ma da tanti attacchi alla dignita' della persona come pure alla causa della giustizia e della pace.
The newly elected local Council of the Guanellian Cooperators met on Febr.16 in the Servants of Charity Community House to review their past journey and rekindle the fire of the charism to be expressed in concrete plans of action. For the first time in this long pandemic season they met face to face and following the Statutes' guidlelines they have made simple plans and decisions regarding distributions of roles and tasks as well as putting into the calendar regular moments of formation and mission activities. A particular emphasis has been placed on the importance of the spiritual preparation of the Renewal of the Promises that will be sycronized and take place on March 25, Solemnity of the Annonciation.
Fr.Luigi ,by assuring his avalabilty to accompany the group,has expressed the gratitude of the Servants of charity for the cooperators support to our expanding mission projects and also for their creativity in becoming good samaritans in their own place and parish.
The Lenten season will offer them new opportunities for practicing the creativity of love in the footsteps of Don Guanella and in response to the ongoing local and global pandemic crisis.
The cooperators are aware: "We cannot stop....Charitas Christi urget nos..."
Oggi anche nelle nostre comunità di Oriente si celebra Il Capodanno nel calendario lunare cinese. Ci uniamo ai nostri confratelli del Vietnam, dentro e fuori la loro bella nazione, nell'augurare loro e alle loro famiglie tutte le benedizioni del Signore di cui hanno bisogno. L'inizio dell'anno lunare è occasione privilegiata per le riunioni delle famiglie nei loro villaggi e province di origine. La festa, che dura diversi giorni, è contrassegnata dal valore dell'ospitalità, dalla reverenza verso gli anziani e il ricordo degli antenati. E' anche un' occasione per esprimere al meglio le tradizioni culturali, incluse quelle culinarie. Anche i nostri giovani novizi e confratelli Vietnamiti si sono dati da fare nel preparare e condividere con la comunità le delizie della loro cucina tra le quali la torta di riso.
Una festa di famiglia insomma che si sente arricchita dall'interculturalità e che insieme aiuta ad accogliere e superare anche le sue immancabili sfide.
Auguri carissimi Fratelli ! Buon Anno Nuovo . Preghiamo insieme per la gente e la Chiesa in Vietnam e ovunque oggi si celebra il capodanno.