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“Abbiamo rotto il muro di una situazione che era in stallo da quasi dieci anni. C’è bisogno adesso di continuità, di rivederci spesso, almeno una volta ogni anno ”. Questo feedback esprime lo stato di animo della maggioranza dei partecipanti e traduce plasticamente l’alto valore del tempo che i parroci, viceparroci e operatori pastorali hanno trascorso insieme a Roma dal 23 al 25 Gennaio 2018. Si poteva anche percepire il sentimento di gratitudine verso la Provincia Romana San Giuseppe e la Provincia Sacro Cuore che hanno ideato e realizzato questa iniziativa di formazione sul tema “Per ripensare la pastorale parrocchiale guanelliana verso una conversione pastorale e missionaria”. Inoltre, la presenza dei due padri Provinciali don Marco Grega e don Fabio Lorenzetti è stata una conferma dell’importanza di questa iniziativa.
Infatti, l’incontro si è voluto come risposta alla richiesta del capitolo provinciale che “invitava a collocarci tutti dentro l’alveo di una vera e propria “pastorale in conversione” (EG 25), ed auspicava che i confratelli diventino pastori e samaritani “in uscita” (EG 24): “discepoli missionari “che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano” (EG 24) nelle Parrocchie come nei Centri”. Pertanto, mentre sarà premura di ogni Centro crearsi occasioni per discernere percorsi finalizzati alla conversione pastorale, le Parrocchie cercheranno di compiere la stessa operazione avvalendosi del “metodo sinodale” - un vero superamento del paradigma di leadership come avocato ed abbracciare quello di facilitator - , rifacendosi all’idea della parrocchia guanelliana e condividendo le proprie esperienze pastorali già a partire dall’incontro dei parroci.”
L’incontro ha visto la presenza di circa 40 persone tra parroci, viceparroci e operatori pastorali laici in un clima di fraternità, di condivisione delle esperienze, della preghiera e del buon pasto.
Tra i punti salienti di questi giorni, va sottolineato l’intervento di Mons. Andrea Lonardo che ha invitato: di rovesciare lo sguardo e guardare la parrocchia dalle “periferie”, da chi è lontano dalla fede; di superare l’antico dissidio fra catechesi dei bambini e catechesi degli adulti; di riscoprire le domande grandi dei bambini; di non ridurre la pastorale dei ragazzi alle attività e laboratori dimenticando l’esperienza e il contenuto; di sapere narrare la bontà di essere credente, cioè, fare capire il gusto di essere cristiano, ecc.
Un vero invito a superare il pensiero e il fare “campana”. Mettiamoci le scarpe e usciamo alla ricerca del 99% pecore smarrite nelle varie piazze del mondo!
François LUVUNU LOWU, sdc
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Sus se ruga şi transpira sânge ca toți să fie una" Zilele trecute a început în dieceza noastră octava de rugăciune pentru Unitatea Creştinilor. Această activitate are ca scop unirea în credință a tuturor confesiunilor creştine . După ce zilele trecute am fost în diferite locuri azi am poposit in comunitatea Guanelieană din Iasi .La acest eveniment a fost prezent şi PS Petru Ghergel episcop de Iaşi ,au mai particioat si preoţi catolici dar şi un preot ortodox care la final ne-a vorbit despre cuvintele lui Isus ca toți să fie una şi a mulțumit tuturor pentru că indiferent de ce culoare eşti sau ce confesiune Dumnezeu este acelaşi si nea îndemnat asemenea episcopului să ne rugăm pentru unitate. Mulțumim lui Dumnezeu pentru că .ne-a binecuvântat cu aceste zile de unitate fraternă
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Dalle parole di Mons. Lazzeri, vescovo di Lugano, vi proponiamo la presentazione del nuovo volume di Saggi Storici.
"Introdurre un libro che ha voluto esplorare, oltre l’opera, anche gli affetti, la vita spirituale e le relazioni umane di questo venerabile Servo di Dio di casa nostra è opera ardua, eppure particolarmente gradita e preziosa. Viviamo di quanto ci è stato consegnato ed è bello e prezioso avere l’occasione di poterlo riconoscere, concretamente e pubblicamente.
Questa pubblicazione è in effetti provvidenziale. Essa mi permette, a conclusione del Centenario della nomina episcopale del vescovo Aurelio, di far risentire con forza la gratitudine al Signore della Storia per il dono del «vescovo più determinante per la nostra diocesi», come ricordava nel 1987 monsignor Eugenio Corecco.
E non solo: il Bacciarini ripresentato in questa pubblicazione, capace di unire la scientificità dello studio storico all’agilità dell’esposizione, si rivela estremamente attuale per la nostra Chiesa, confrontata con le conseguenze ultime dei fenomeni contro cui lo stesso vescovo lottò già negli anni della sua attività pastorale.
Non si tratta infatti del solito libretto di pietà, utile solo per chi già si identifica nella figura del vescovo Aurelio. Anzi, la lettura di questo volume forse potrebbe smorzare un poco quell’aura di santità un po’ patinata, da immaginetta, che ancora ingombra la sua figura nella coscienza degli ormai pochi che lo ricordano direttamente. Allo stesso modo, potrà contribuire a ridefinire il suo profilo di roccioso esponente di quel milieu cattolico tanto coraggioso nel difendere la fede e i costumi dei padri.
Certamente monsignor Bacciarini è stato l’intrepido fondatore di opere ormai secolari: l’Organizzazione Cristiano-Sociale, il «Giornale del Popolo», l’Unione Popolare Cattolica, l’ispiratore e l’attivo sostenitore di opere caritative come il sanatorio di Medoscio o i ricoveri, ospedali e collegi gestiti dai guanelliani. E pure si rivedono i motivi profondi della sua eroica guida della diocesi, dalle visite pastorali e dalla gestione terrena della sua Congregazione, alle lotte con l’anticlericalismo cantonale e locale, alle difficoltà finanziarie, lo scontro con la Grande Guerra e le sue conseguenze, fino ai totalitarismi. È stato tutto questo, ma non solo.
Grazie a queste pagine, si delinea una personalità complessa, capace di presentare lati solo superficialmente contradditori ma uniti da una profonda, operosa, talvolta travagliata, adesione a Cristo. In lui si sommano lo spirituale esigente, desideroso di entrare negli ordini più contemplativi, il predicatore focoso, il parroco attivissimo, capace di lavorare con le sue mani per aiutare le vittime di catastrofi naturali e della violenza dell’uomo, il testimone capace di far aprire le porte del
cuore alle persone apparentemente più lontane da Dio, fino al superiore di un istituto religioso tutto da costruire, dopo la morte del carismatico don Luigi Guanella.
Si sommano, dunque, ma non si scontrano diverse anime, o meglio, rivelano un’anima unificata ma ricca di sfumature. A immagine forse dell’acqua del fiume della valle natìa, talvolta oscura e al limite anche tenebrosa, ma in altri momenti allegra, positiva, lieta; in ogni caso, certamente amante del bello e del buono. Le stesse acque, in cui si riflettono il sole e il cielo, che davano forza al mulino paterno, e in cui cadevano le valanghe e che, non di rado, trascinavano nelle alluvioni le povere esistenze di quegli uomini e donne impegnati nella lotta per la vita.
Solo partendo da questo punto focale, la passione per la Presenza dell’Amore di Dio fra gli uomini, si capisce allora l’intensità della sua vita, la memoria continua dei fini ultimi, il ricorso alla compagnia della Chiesa, fino alle stesse devozioni care al verzaschese Bacciarini: il culto del sacro Cuore, il continuo ricordo dei suoi cari defunti, l’Eucaristia e l’amore per Maria santissima. Si comprendono anche le realizzazioni più innovative, fra cui la fondazione della Compagnia di santa Teresa di Gesù Bambino, una delle pagine del suo episcopato che meglio testimoniano la sua personalità.
Trova senso, infine, anche l’austera massima guanelliana Pregare e patire, che parte dal desiderio di corrispondere all’amore infinito di Dio, espiando personalmente anche per gli altri, per il tramite dell’obbedienza, al fine di testimoniare tale realtà divina concretamente a tutti e in primis agli ‘ultimi’, a quei poveri, vecchi, alle donne, agli orfani, a quelle persone semplici sempre a rischio di essere traviate dalle mene delle ‘sette’, dalle ideologie anti-cristiane o anche solo dall’indifferenza per il senso della vita.
Sono grato, dunque, a chi ha promosso e realizzato questo lavoro di memoria, che fra l’altro lega, finalmente, gli studi nati in ambito guanelliano con quelli proposti dagli storici diocesani. La nostra speranza è ora che altre ricerche si aggiungano, su ulteriori argomenti e prospettive, e che la storia del vescovo Aurelio faccia respirare nuova aria a quelle che furono e restano la sua congregazione guanelliana e la sua diocesi ticinese, in attesa che le sue virtù siano manifestate in pienezza anche nella Chiesa pellegrina nel tempo."
✠ VALERIO LAZZERI
Vescovo di Lugano
Lugano, 17 gennaio 2018
101° anniversario della consacrazione episcopale
di Aurelio Bacciarini
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Dopo le feste natalizie abbiamo cominciato la recitazione del Santo Rosario ogni Sabato attorno alla Madonna , Madre della Divina Provvidenza.
Questo è il gruppo dei bimbi e ragazzi (watoto na vijana), sereni nella loro situazione ma vogliosi di imparare e ascoltare la voce del Signore....
Il nostro desidero è avere il grotto (cappellina) per la devozione alla Madonna. Chissà se qualcuno ci aiuterà a costruite una piccola cappella dedicata alla Madonna del Lavoro o alla Madonna Madre della Divina Provvidenza. Ad Iwindi la maggiori parte sono agricoltori e allevatori
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This year the guanellian community in Saigon welcomed a new member: Fr. Jospeh Fernandez, from India. In this way this community is formed by three brothers (all of them vietnamese) and three fathers (coming from India).
They are helping in the formation to eleven candidates by the ways of the heart to become Servants of Charity, Servants of Jesus, Sacrament of love, Servants of the poor, beloved by Jesus May the Lord help them to incarnate Christian and guanellian’s values animated by a spirit of attentive discernment of God’s will, a spirit of belongingness, a spirit of caring and a spirit of responsibility.
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Nel giorno dell’Epifania si celebra la giornata missionaria dei ragazzi (GMR 2018) che quest’anno ha per tema: “Guardàti dall’ Amore”. Una preziosa occasione annuale per risvegliare e sostenere nei bambini e nei ragazzi del mondo intero la bellezza di sentirsi al centro dell’attenzione di Dio Padre che in Gesù e nella sua Chiesa continua anche oggi a rivolgere loro uno sguardo e un’attenzione tutta particolare.
Anche noi Guanelliani sparsi nei cinque continenti condividiamo questa passione e responsabilità di scoprire i lineamenti del Signore nei suoi fratelli più piccoli e spesso più fragili e vulnerabili. Sono migliaia i bambini e ragazzi che nelle nostre communita vivono intorno a noi, affidati dalla Provvidenza alle nostre mani.
Un ministero prezioso che mentre mira a spezzare e condividere Pane e Signore coi piccoli e i ragazzi più poveri sa e deve scoprire e sviluppare in ciascuno di loro la capacità di riflettere e di diffondere la bellezza dell’amore, diventandone loro stessi messaggeri e testimoni nel mondo.
Non è mai troppo presto per sentirsi e divenire missionari! Eco la finalità della GMR !
I nostri fratelli più piccoli e più poveri ce lo ricordano e insegnano spesso e ovunque, anche nelle più lontane periferie del modo. Diamo sempre sufficiente attenzione alla loro capacità evangelizzatrice?
"I bambini aiutano i bambini" è da sempre il motto della POIM Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria. Questo breve video ce lo spiega molto bene in un linguaggio semplice e immediato
https://www.youtube.com/watch?v=4d4EUzmAjsM
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Todos los años durante las vacaciones de verano, distintos jóvenes comprometidos con actividades caritativas van donde la Providencia los llama a servir.
La principal actividad de los grupos misioneros, su razón de ser, su vocación más profunda, es la misión. Los grupos misioneros prestan un servicio misionero concreto “ad extra”, es decir, fuera de su comunidad. Por un período, generalmente de tres años, el grupo misionero establecerá contacto con una que será la “comunidad de destino” de su actividad misionera específica. La comunidad de destino es, generalmente, una Parroquia (o una parte de ella) en la cual no existe una comunidad cristiana arraigada, a cuyo párroco, el grupo misionero ofrece su servicio misionero, para acompañarla por un período de tiempo determinado, en el proceso de la conformación de una comunidad cristiana.
Generalmente los grupos misioneros dirigen su acción misionera a comunidades alejadas y que cuentan con escasa o nula atención pastoral. Las misiones se realizan generalmente en períodos de vacaciones, por eso se las suele denominar "misiones de verano", acompañando a la comunidad durante el año con visitas más breves.
Las comunidades juveniles guanellianas de Argentina, no son excepción, al contrario, en algunos casos las actividades ya han comenzado.
Fuente http://www.portalmisionero.com/gm/misiones.htm
P. Arul Savariappan SdC y un grupo de jóvenes del Instituto San José de Buenos Aires en la Misión de Pergamino en tiempo de Navidad
Anuncio de la misión en Orán en el extremo norte de Argentina |
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28\12\2017- 01\01\2018: un gruppo di giovani del Movimento Giovanile Guanelliano si sono incontrati con altri volontari provenienti da tutta Italia, per vivere insieme il Capodanno con i Buoni Figli della Casa San Giuseppe di Roma.
Un’esperienza che, sebbene ormai sia diventata un capo saldo della vita del Movimento, ogni anno riserva emozioni e sentimenti nuovi a chi vi partecipa.
È difficile descriverli…per farlo mi farò aiutare da tre parole, che penso possano racchiudere nella loro essenza il senso di ciò che noi volontari abbiamo vissuto.
“Famiglia” è la prima parola…perché credo che sia il collante che ci ha fatto incontrare e al tempo stesso lo stile educativo che abbiamo avuto modo di osservare e condividere in questi giorni.
Sin dal momento in cui si mette piede all’interno della Casa San Giuseppe si sente profumo di casa. L’incontro con vecchi e nuovi amici, con i ragazzi che vi abitano, gli operatori, i sacerdoti, le suore, i Cooperatori e i volontari: tutto ha il sapore di una grande famiglia che si riunisce, come tante, per condividere insieme questi giorni di festa.
La seconda parola è “tenerezza”. Gesti di tenerezza infinita data ma soprattutto ricevuta. La tenerezza di chi si fa incontro all’altro con il cuore in mano, senza chiedere o pretendere nulla. Papa Francesco ha parlato di “rivoluzione della tenerezza”, un cambiamento che ci porta ad uscire da noi stessi, a decentrarci per fare spazio all’altro nel nostro cuore, per prendercene cura… Ecco, penso che in questo luogo, incontrando i nostri ragazzi, sia possibile dar inizio a questa rivoluzione…un inizio quasi inconsapevole perché la relazione con loro ci porta a dare il meglio di noi stessi senza quasi accorgercene ed a riscoprire dentro di noi il potenziale di amore che a volte dimentichiamo di avere.
L’ultima parola è “bellezza”, “qualità capace di appagare l’animo attraverso i sensi, divenendo oggetto di meritata e degna contemplazione”. Casa San Giuseppe è bellezza da contemplare: bellezza negli occhi dei ragazzi felici della presenza delle tante persone che vengono per incontrarli, bellezza negli occhi dei volontari, che hanno riscoperto il senso dell’amore gratuito dato e soprattutto ricevuto. Bellezza del modo in cui gli ospiti di Casa San Giuseppe vivono circondati dall’affetto e dalle cure degli assistenti, sacerdoti, suore e volontari. Bellezza nella semplicità e nell’innocenza dei ragazzi della casa, che con un semplice gesto riescono a toccare le corde profonde del nostro cuore e a far risuonare dentro di noi note di amore e gioia vera.
Bellezza che deve essere condivisa, così come ci ha detto don Fabio Lorenzetti, Superiore Provinciale dei SdC, per farla conoscere al mondo. A noi partecipanti spetta il compito di raccontare ciò che abbiamo vissuto ed essere “sentinelle del mattino”, portatori della luce di Cristo che abbiamo contemplato durante questo Capodanno.
Il Capodanno con i buoni figli è questo e molto di più…un’esperienza che cambia il modo di vedere e di concepire la vita.