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In risposta all'appello di Papa Francesco, ci uniamo fraternamente il giorno 23 febbraio alla Chiesa che vive nella Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan, impetrando dal Signore la grazia della pace e della concordia nella giustizia. Siamo particolarmente vicini ai nostri fratelli e sorelle che vivono ed operano nella Repubblica del Congo in questo non facile momento, al servizio del Vangelo della Carità.
Suggeriamo come traccia di preghiera e riflessione quanto proposto in allegato.
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Dal RD Congo arrivano buone notizie! La nostra famiglia guanelliana, che ha iniziato la sua presenza in quella nazione nel 1996, è adesso arricchita e resa più completa dal primo gruppo di Cooperatori che proprio in questi giorni hanno emesso la loro ‘promessa’ a coronamento di un lungo percorso formativo.
Ci rallegriamo e lodiamo insieme il Signore per questo segno di fecondità del carisma in una terra che vede accanto ai Servi della carità anche la presenza, di più recente storia, delle nostre sorelle, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza. Un segno profetico e tanto urgente di ‘comunione nella missione’ in un contesto sociale da dove arrivano, anche in queste settimane, segnali di tensioni e aneliti a una pace radicata nella giustizia e nel rispetto della dignità di ogni persona.
E’ una bella coincidenza che la nascita di questo gruppo di Cooperatori, il primo in Africa, coincida significativamente con la celebrazione del ventesimo anniversario del nostro impegno di Guanelliani al servizio della protezione, educazione e riabilitazione sociale ‘des enfants de la rue’, i nostri ragazzi di strada, porzione speciale di quel popolo di poveri che la Provvidenza ci sta affidando non solo in Africa ma nel mondo intero.
Una missione che Gesù ha fatto sua e ha passato alla sua Chiesa. Una grazia da accogliere con rinnovato senso di stupore e una passione da riaccendere, con rinnovato vigore, nell’esperienza pasquale del XX Capitolo Generale ormai alle porte.
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Anche quest’anno l’Istituto San Luigi Guanella di Napoli ha organizzato in occasione del carnevale una sfilata dal titolo “Accoglienza del Fratello”, ogni gruppo ha rappresentato un popolo , i ragazzi insieme alle proprie famiglie hanno sfilato per le strade del quartiere con musica balli e tanto divertimento, ad arricchire ulteriormente la sfilata un carro allegorico realizzato dai ragazzi più grandi del centro.
L’Opera don Guanella ha voluto dare un impronta ancora più incisiva nel coinvolgere il territorio infatti, durante la sfilata ci sono state delle soste , durante le quali i ragazzi sono stati protagonisti di diverse interpretazioni musicali che hanno simboleggiato le culture di ogni popolo. La tematica di quest’anno è stata l’accoglienza la quale si pone in un’epoca in cui non sempre siamo disposti a capire e soprattutto ad accogliere chi vive momenti di difficoltà . E’ importante nel nostro percorso educativo cercare di attivare atteggiamenti di ascolto e di sviluppare il senso del rispetto di sé e degli altri e proprio come dice papa Francesco “Serve un impegno sempre più generoso nel favorire la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, promuovendo così la pace e la fraternità tra i popoli”.
Di seguito il LINK del servizio trasmesso al Telegiornale regionale di Napoli.
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Ogni anno dalla ‘Missione Italiana in Galizia’, Padri e Suore dell’Opera don Guanella, organizzano una settimana sul Cammino di Santiago aperta a giovani 18-35enni; non si tratta solo di camminare, ma di camminare secondo l’antica tradizione giacobea.
Per cui i giovani che partecipano, in genere, apprendono ‘come’ si realizzava anticamente il Cammino, per essere poi capaci, più in là nel tempo, di farlo da soli o portandosi dietro un gruppo a cui trasmettere il senso e le caratteristiche del pellegrinaggio alla Tomba di San Giacomo, secondo la tradizione.
In pratica si tratta di camminare una settimana scoprendo paradossalmente cosa il Cammino a Santiago non è…vista una certa deriva a cui da qualche tempo quest’esperienza millenaria è esposta.
Ogni anno si forma un gruppo di circa 50 giovani provenienti da ogni regione d’Italia, che non si conoscono tra di loro, per effettuare questo ‘assaggio’ di Cammino, assimilarne lo spirito e le regole e scoprire una realtà straordinaria, quella del pellegrinaggio, molto diversa dal mero camminare.
Responsabili dell’esperienza: per la segreteria e l’organizzazione Suor Sara, giovane religiosa guanelliana che vive e lavora nel trevigiano; per l’animazione e le meditazioni sul Cammino Padre Fabio, superiore della Missione guanelliana sul Cammino e Cappellano degli Italiani a Compostela.
Per qualunque info o contatto:
Padre Fabio – telefono 347-0353312
Suor Sara – telefono 338-4962391
Contatto mail: caminosantiago.casa@guanelliani.it
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Papa Benedetto XVI ha canonizzato don Luigi Guanella, fondatore dell’Opera che porta il suo nome, santo tra gli ultimi, campione della fede e della carità, sacerdote al servizio di poveri, disabili, orfani. Un uomo che ha scelto di stare con i più deboli da sempre, cresciuto in una famiglia che contava altri undici tra fratelli e sorelle, ammirato da sempre da quel padre, Lorenzo, severo e autoritario, che per ben ventiquattro anni impegnò la sua vita per gli altri, per la sua comunità, come sindaco del paese (Fraciscio di Campodolino - Sondrio). L'incontro con don Bosco, e un momentaneo avvicinamento ai Salesiani tra il 1875 e il 1878, lo proietteranno concretamente verso quella missione sacerdotale della carità, prima con un piccolo gruppo di giovani donne, con le quali inizierà ad assistere orfani e bambini, poi, con gruppi più organizzati, spalancando il cuore a bisognosi di ogni genere, invadendo la Svizzera, gli Stati Uniti, approdando anche a Roma, ove decisiva sarà l'amicizia di papa Pio X.
In quei tempi, ma anche oggi, davanti a stature così alte, così impegnate per gli altri, senza se e senza ma, veniva da dire “o è santo o è un matto”; alla prova dei tempi correnti, dopo una storia di tanta concretezza e di opere vere, di risposte maturate dall’amore, è più facile dire che è stato un Santo, uomo di Dio, personalità carismatica di quelle, come don Bosco, don Orione, che hanno fatto dell’amore per gli ultimi il senso dell’essere cristiano, dell’essere sacerdote di Cristo. Un carisma intervenuto nella storia, quindi, “dono dello Spirito Santo – per dirla con don Luigi Giussani - che stabilisce e determina per ciascuno di noi nella Chiesa una dimora concreta, una compagnia umana che rende più attraente il cammino verso Dio”.
Don Guanella è stato proprio questo, una delle tante modalità con cui lo Spirito Santo è intervenuto nella storia, con le sue opere sociali, ma anche con le sue opere spirituali, fondatore delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza e del corrispondente ramo maschile, i Servi della Carità (opera don Guanella – più conosciuti come “guanelliani”). Il santo degli emarginati, dei giovani, degli ammalati, degli anziani, dei ritardati mentali, dei diversi, dei sofferenti in genere. A tutti, e in modo particolare ai malati mentali, a quelli che non hanno voce in capitolo, a quelli che non si sanno difendere, che, apparentemente, non pensano e dicono, ha dedicato tutta la sua attenzione di padre e di sacerdote, di missionario e di pastore. “Il nostro ministero – scriveva – ha per scopo la salvezza, il bene, la santificazione delle anime; ha per fine anche, buon mezzo al primo scopo, il sollievo dei bisogni corporali, il ricovero degli abbandonati e bisognosi per cui il mondo non ha una gioia e un sorriso”.
Un insegnamento, quello proposto da don Guanella, che vale ancora oggi, una nuova pedagogia per il sociale del tutto innovativa, un modello di presa in carico che non considera solo il bisogno corporale, l’esigenza strettamente fisiologica di assistenza, quanto la propensione, naturale, dell’uomo a trascendersi, a proiettarsi verso quel benessere spirituale, molto spesso dimenticato da una moderna società del consumismo, spietatamente individualista. La straordinarietà di uomini così è proprio nella loro capacità di proporre soluzioni innovative, rispondenti ai tempi, con proposte educative ed assistenziali attente alla persona, più che all’individuo.
Don Guanella aveva condannato aspramente i manicomi, denunciato ogni forma di reclusione protettiva, escludente; per i disabili mentali chiedeva integrazione sociale, rispetto, dignità, impegno di tutti. Al di là della malattia, c'è la famiglia, c'è un figlio che vuole stare con gli altri, c’è la sua anima, ma soprattutto la sua filiazione a Dio. E don Guanella aveva più volte ribadito la necessità di proteggere le famiglie, di condividere con loro la presa in carico di questi figli, la necessità del sostenerle in quest'opera delicata, perché i disabili mentali hanno “il diritto di crescere, vivere e morire dentro le pareti del domestico focolare”. In ciò la forza del suo carisma, dei suoi insegnamenti, concepire l’uomo come protagonista di un disegno più grande, d’amore e di salvezza.
Oggi i seguaci di don Guanella proseguono l’opera del fondatore in 192 case di assistenza e di accoglienza gestite complessivamente dal ramo maschile o femminile e distribuite in Italia e all’estero. Così Mon. Gianfranco Ravasi, in un suo commento apparso sul Sole 24 Ore (26.10.2011): “vorrei evocare (anche per una mia esperienza diretta) la straordinaria attenzione rivolta dai Guanelliani ai malati mentali: a Roma in una loro grande struttura ho potuto scoprire la finezza e l'originalità del loro impegno nel seguire questo orizzonte così drammatico della sofferenza umana”. E dal primo congresso nazionale organizzato dai Guanelliani di Roma, dal titolo “Le nuove frontiere della disabilità intellettiva: tra scienza e amore”, svoltosi agli inizi di ottobre 2011, in Campidoglio a Roma (Sala della Protomoteca), a proposito della disabilità mentale, è emerso un messaggio chiaro e diretto: “non assistenza, ma qualità di vita”. “I disabili mentali – ha detto il prof. Bertelli (Presidente della sezione Psichiatria della Disabilità Intellettiva della Società Mondiale di Psichiatria e consulente dell’OMS, nonché fondatore della Associazione Italiana per lo studio della Qualità di vita) - non vogliono essere considerati pazienti, ma cittadini con gli stessi diritti e doveri di tutti, con la possibilità piena di avere influenza non solo sulla propria vita, ma anche sullo sviluppo della comunità in cui vivono”. Un commento che deve diventare per le istituzioni un impegno, un proclama che è un’invocazione a tutta la comunità, perché i disabili, come i poveri, gli emarginati, costituiscono per tutti un’opportunità per sentirsi utili, realizzati, pienamente edificati; perché chi soffre ha già vinto, era solito ripetere don Luigi Guanella.
( a cura di Emiliano Fiore - FOAI - 2011)
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Il “nostro” San Luigi Guanella, in tutta la sua vita, nutrì sempre una intensa devozione per la Madonna di Lourdes (nell’immagine qui accanto una cartolina spedita dal Guanella da Lourdes). Ha scritto don Piero Pellegrini, Servo della Carità, grande studioso e cultore della spiritualità guanelliana: «Il titolo che don Guanella ebbe più caro, l’immagine della Madonna che ebbe sempre scolpita profondamente nel cuore, che conservò fin da ragazzo, diremmo, nel portafoglio, da studente nel suo scrittoio, da prete sul suo altare, fu quello di Immacolata, Vergine Immacolata. Fu la luce che illuminò la sua vita, fu il calore che la riscaldò sempre, la forza che lo sostenne in ogni vicenda». Nell’agosto-settembre 1903 don Guanella si unì al pellegrinaggio nazionale per Lourdes guidato da monsignor Giacomo Radini Tedeschi. Partirono in treno da Genova il 25 agosto, e dopo una sosta a Marsiglia, arrivarono a Lourdes il 27 agosto. Così scrisse sulle colonne del suo periodico, “La Divina Provvidenza”: «Riconoscente per le innumerevoli grazie onde la Vergine Immacolata di Lourdes fu prodiga in ogni tempo e in difficoltà gravissime, col Fondatore-Direttore delle Case della Divina Provvidenza e colle Case istesse, Don Luigi Guanella sentiva il bisogno, anzi il dovere di deporre ai piedi dell’Immacolata il ringraziamento del suo cuore, e quanto in esso trovavasi di tenerezze, di ansietà, di bisogni. Sentiva pure bisogno e dovere di supplicare la Vergine nel Santuario suo prediletto, di voler continuare la sua protezione e di accordare la sua benedizione alle minime opere da lui fondate e dirette». Tornarono in Italia il 5 settembre. Fu un’esperienza indimenticabile, che ricordò così: «Spettacolo commovente di fede e di amore, di grazie e di prodigi! ...Ivi un raggio celeste ed un fuoco sacro, pare che in una volta illumini e riscaldi i cuori, talché ho inteso dire da più d’uno: “Anche chi torna da Lourdes senza ottenere grazie prodigiose, non può tornarne se non migliorato, rafforzato nella fede, rischiarato ne’ suoi dubbi”». Don Guanella concluse il suo ricordo del suo pellegrinaggio con questo caloroso invito: «Coraggio amici della Madonna e delle Case della Divina Provvidenza! Coraggio, fatevi tutti Missionari ed Apostoli della Madonna di Lourdes. Cercate voi stessi di pellegrinare in quel luogo dove le meraviglie accadono come fatti naturali, e vedrete cogli occhi vostri, e toccherete con mano, che la bianca Vergine de’ Pirenei ascolta ed esaudisce benigna le suppliche de’ figli suoi». «Facciamo che ivi il nostro cuore abbia sussulti di pietà, ascensioni di fede, e la Madonna munifica sempre con tutti, ancora più con chi fidente la invoca, farà scendere sul nostro capo le sospirate grazie. Chi di noi non coltiva nel profondo dell’anima, desideri di bene, grazie segrete da ottenere, liberazioni di croci da implorare? Ricorriamo a Maria, e tutto ci tornerà in benedizione». A quel pellegrinaggio partecipò anche Giovanni Battista Tomassi, giovane romano colpito da una grave artrite deformante. Prima della partenza si era procurato una pistola, deciso ad uccidersi se non avesse ottenuto una guarigione miracolosa. Il prodigio avvenne, ma fu una sorprendente rinascita spirituale, accompagnata da un intenso desiderio di comunicare e rendere possibile a tutti la sua stessa esperienza. Tomassi fondò l’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e ai Santuari Internazionali), che dal 1905 accompagna milioni di persone sulle vie della speranza, della preghiera e della confidenza filiale in Maria. Ricordando il pellegrinaggio del 1903 e per la comune missione di carità verso la sofferenza del prossimo, nel settembre 2005 la Santa Sede ha dichiarato don Luigi Guanella compatrono dell’Unitalsi. Questo riconoscimento ha suggellato non solo il suo pellegrinaggio a Lourdes del 1903, ma la missione di carità che esercitò per tutta la vita verso i sofferenti, illuminato dalla fede in Dio Padre e dalla devozione verso la Vergine. Un grande quadro di don Guanella è stato esposto nel Santuario di Lourdes.
(da "Il Settimanale" del 11 Febbraio 2012 - S.F.)
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Partire con dentro lo zaino poche cose essenziali, magari con solo una vaga idea di dove vai e cosa ti aspetta, ma con dentro il cuore un chiaro desiderio: la voglia di osservare, di incontrare, di imparare, per scoprire con stupore il bello e il bene che il Creatore ha seminato dappertutto … Lasciare per un momento la propria casa e i propri monti per condividere il dono che sei con altri fratelli e sorelle anche in lontane periferie del mondo.
E’ questa l’esperienza che da anni diversi giovani, ma anche meno giovani, amici della nostra famiglia guanelliana hanno fatto e continuano non solo a fare in varie nostre “missioni”, ma osano proporre ‘per contagiò’ ad altri amici
E’ questa l’avventura nella quale nelle scorse settimane si sono imbarcati anche loro, Tiziana e Fabrizio, partendo proprio dall’imbocco della Valle del Fondatore per raggiungere quelle nostre nuove periferie laggiù nella Melanesia. Niente di straordinario potemmo dire, in un mondo dove le distanze si riducono, dove tanti viaggiano, in un tempo come il nostro che vede l’intero globo apparire sempre più come un esteso villaggio.
Senza nessuna pretesa di sentirsi eroi o di cambiare la faccia della terra, questi nostri volontari stanno toccando con mano la bellezza ma anche le sfide della nostra nuova missione, mettendosi semplicemente a disposizione, contenti di fare un tratto di sentiero al fianco dei nostri missionari e dei loro collaboratori, andando incontro a quella che diventa sempre di più la nostra gente, a Noro, a Canaan, a Munda e nei vari villaggi sparsi in quell’arcipelago del Pacifico entrato nella mappa della nostra famiglia. Luoghi che stanno fotografando con gli occhi ma soprattutto imprimendo nella memoria del cuore, con un’attenzione particolare data ai tanti bambini e alle persone più fragili e isolate.
Grazie amici per quello che siete e testimoniate. La vostra presenza e solidarietà è una bella notizia che va sparsa come seme di speranza, come un modo tra tanti di costruire ponti e buttar giù muri. E’ il sogno di Dio per la sua e nostra umanità. Il sogno che don Guanella continua ad alimentare in tanti di noi.
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«L’amore dà sempre vita»: quest’affermazione di papa Francesco, che apre il capitolo quinto dell’Amoris laetitia, ci introduce nella celebrazione della Giornata della Vita 2018, incentrata sul tema “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo”.
Condividiamo con tutti voi gli stimoli che ci vengono dal XVI Capitolo generale dei Servi della Carità, «Evangelizzare la vita nella Chiesa del duemila con il Vangelo della Carità» che orientano sui valori della promozione, della difesa e dell’edificazione della solidarietà evangelica.
Promuovere la vita
Alla base del nostro intento di promuovere la vita, sta il nostro incontro e la nostra esperienza con il Dio della vita mediante Gesù Cristo stesso.
Da Lui abbiamo imparato che la vita umana va considerata nella sua interezza, come vita che viene da Dio ed è destinata a trascendere i confini di questa terra per raggiungere il suo pieno sviluppo nella comunione con Lui. Per questo promuovere la vita significa far crescere in noi e in chi ci è vicino il senso della dignità dell'uomo come figlio di Dio e allo stesso tempo sviluppare le doti di natura e di grazia presenti in ciascuno.
Significa anche mettere al centro di ogni nostro progetto e di ogni nostra scelta la persona e la sua dignità, ed operare perché la persona e la sua dignità siano al centro di ogni progetto e scelta della società.
ORIENTAMENTI
a) Le Comunità e i singoli confratelli si impegnino a coltivare una spiritualità guanelliana della vita:
riconoscere nelle situazioni di bisogno e di fragilità la povertà fondamentale di ogni persona umana e la precarietà di ogni vita e ammettere che ognuno ha bisogno di Dio e dei fratelli e ha bisogno anche di valori che diano alimento alla sua vita; assumere come atteggiamento di fondo un sentimento di fiducia nella Provvidenza e di abbandono alla volontà del Padre; vivere nella semplicità il rapporto con se stessi e con gli altri; saper gioire e ringraziare per tutto ciò che di bello ci viene dalla
cogliere le espressioni della vita nel vissuto della gente e negli avvenimenti umani.
b) Si mantenga viva nei confratelli e nelle persone a noi affidate la consapevolezza del valore della propria vita.
c) La nostra attività si ponga come sostegno della famiglia, culla e santuario della vita e ambito privilegiato di promozione della vita.
d) Si sostenga e si diffonda una cultura che affermi e difenda il carattere sacro della vita umana, in ogni fase del suo sviluppo, dal suo concepimento fino alla sua conclusione naturale, e in ogni sua condizione, sia essa di salute o di malattia, di perfezione o di handicap, di ricchezza o di miseria -
Al riguardo si valorizzino le occasioni quotidiane per sensibilizzare gli organismi sociali e si favoriscano momenti di riflessione sul valore della vita e dei diritti umani. Si appoggino inoltre, coinvolgendosi anche personalmente, i movimenti e persone che operano per la pace, per una giusta ripartizione delle risorse umane e per il rispetto della natura come condizioni per un degno sviluppo della vita umana, in quelle iniziative che promuovano una evangelica cultura della vita e che sono in linea con le indicazioni della Chiesa Ci si impegni a contrastare situazioni e modelli culturali che aprono la strada all'aborto, all'eutanasia e a tutte le altre forme dirette o indirette di violenze sulla vita.
Edificare la solidarietà evangelica
La strada della promozione della vita umana nella sua interezza cammina parallelamente con quella dell'edificazione della solidarietà tra gli uomini: la medesima vita che viene da Dio circola in tutti e li rende fratelli e membri di un'unica famiglia, chiamata alla piena comunione con Dio e con se stessa.
In vista della costruzione di questa piena comunione e perfetta unità, ci proponiamo di essere fermento di solidarietà in un mondo segnato da profonde divisioni, da diffusi atteggiamenti di chiusure egoistiche e di indifferenza o addirittura rifiuto nei confronti dell'altro.
Per noi guanelliani, depositari di un carisma e impegnati in attività di promozione dei più deboli, edificare la solidarietà significa favorire la crescita di un clima sociale di rispetto e di accoglienza di chi si trova in situazione di bisogno materiale e morale, e far crescere la volontà di prendersi a cuore la sua causa, condividere i problemi e mettere in atto risposte risolutive.
Questo impegno si inserisce in quello più ampio a lavorare per la crescita di un clima di fratellanza nella società, iniziando dalle nostre comunità, così che le persone si riconoscano non solo uguali nella dignità, ma anche fratelli al di là di ogni divisione sociale, razziale e culturale, e, come fratelli, comunichino e si rapportino.
In un clima di fratellanza, infatti, ciascuno è portato a vedere nel fratello non tanto la carenza e fragilità, ma l'amore che sa dare e ricevere. E in definitiva è l'amore che rende effettiva l'uguaglianza tra le persone e crea atteggiamenti e comportamenti di solidarietà.