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Giunti alla 13° edizione , la Sagra della pace 30 Giugno 2017 , ci porta a riproporla come di consueto con lo stesso entusiasmo del primo anno. Quest’anno, ha visto come filo conduttore la storia del “Piccolo Principe” , una storia che esprime a pieno, contenuti fondamentali da trasmettere ai nostri ragazzi,come la responsabilità, dare importanza alle cose che facciamo, alle persone, ai nostri sentimenti,valori che rappresentano un inno alla pace in un quartiere come Scampia molto complicato e come il nostro San Luigi Guanella quando stava con i ragazzi si entusiasmava con loro, cercava di vedere oltre ciò che appariva evidente e tentava di interpretare i segni della presenza di Dio che la vita gli metteva davanti agli occhi.; pertanto tali contenuti continueranno ad accompagnarci fino alla conclusione di quest’anno. La Sagra rappresenta un momento molto importante perché vede il coinvolgimento e la collaborazione delle famiglie dei nostri bambini . La Sagra prevede l’organizzazione e la preparazione di stand da parte di ogni singolo gruppo di bambini , con diverse tipologie di giochi come il tiro al bersaglio, tiro al barattolo e tanti altri divertimenti con premi realizzati attraverso i laboratori dei ragazzi del centro polifunzionale; inoltre non mancherà “l’angolo del ristoro” (pasta , pizza, panini alla brace, granite, crepè, dolci e bibite); infine non mancherà musica , balli e tanta animazione. I gruppi di bambini più piccoli si esibiranno con delle canzoni tratte da scugnizzi e canzoni tipiche della tradizione napoletana . L’obiettivo, sempre in linea educativa di quest’anno è quello dell’amicizia, socializzazione, superamento di difficoltà relazionali, autostima e autocontrollo.
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Il giorno 24 giugno, nella Parrocchia Nuestra Señora de las Lajas, in Bogotá, Arlindo Brítez (Paraguay), Francesco Bernardone dos Santos Cosa e Tiago da Silva (Brasile) hanno emesso la loro professione religiosa in perpetuo. Tra i presenti oltre ai formatori del Seminario Teologico di Bogotá, c’erano Don Ciro Attanasio, consigliere generale; P. José Alfonso Martínez H., Provinciale della Provincia Guadalupe; P. Carlos Blanchoud, Provinciale della Provincia Cruz del Sur e P. Mauro Vogt, Provinciale della Provincia Santa Cruz. L’indomani nella stessa parrocchia hanno ricevuto l’’ordinazione diaconale per la preghiera e l’imposizione delle mani di Mons. Luis Manuel Ali Herrera.
La nostra famiglia guanelliana si rallegra con loro e porge a i migliori auguri di santità e di servizio!
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Carissimi Confratelli,
oggi ricorre la contemplazione del Sacro Cuore di Gesù una ricorrenza, per noi, focale della Spiritualità del Nostro Fondatore Don Guanella.
Nel Rinnovare assieme a tutti voi la Consacrazione religiosa e guanelliana, vogliamo farvi gli auguri e proporvi questo brano significativo e meditativo, affinchè possa essere per tutti noi un segno indelebile di scelta rinnovata.
S. CUORE – EUCARISTIA E SACERDOZIO.
Non è difficile riflettere sulla grande affinità e correlazione tra il Cuore di Cristo da una parte e Sacerdozio ed Eucaristia dall’altra. Già Don Guanella aveva mirabilmente intuito e vissuto questa intima relazione… Basta d’altronde prendere in mano il Vangelo e soffermarci a contemplare alcuni momenti significativi della vita di Gesù per capire le insondabili ricchezze del Cuore di Cristo o, come dice S. Paolo, “la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità” dell’amore di Dio presenti in quel Cuore. Un primo momento significativo per questa meditazione è l’Ultima Cena. Celebrando oggi questa Eucaristia potremmo farci accompagnare dall’apostolo S. Giovanni che accosta il suo capo al Cuore di Gesù, per scoprire anche noi i sentimenti di Gesù in un momento tanto desiderato dal Signore di celebrare con i suoi l’ultima sua Pasqua terrena, e nella quale fa dono alla Chiesa dell’Eucaristia e del Sacerdozio. S. Giovanni ci assicura che in quel momento l’amore di Gesù arriva al suo culmine “li amò fino all’estremo”: fino a darsi come cibo e bevanda di salvezza, fino a prostrarsi ai piedi dei suoi amici, fino a donare tutto se stesso, compresa la capacità di ripetere il suo gesto di offerta suprema (“fate questo in memoria mia”).
Un secondo momento significativo a cui ci rimanda la liturgia di oggi è quello del Venerdì Santo, quando quell’amore fino all’estremo viene effettivamente realizzato e portato a compimento. E anche qui Giovanni ci invita a contemplare il Cuore trafitto del Signore, come la manifestazione più sublime del suo amore, come la sorgente che dona la nuova vita ai suoi discepoli, rappresentati appunto da Giovanni, affidato in questa nuova nascita a Maria. Attraverso i secoli molti Santi, e tra questi il nostro Fondatore, si sono ispirati a questi due momenti per fondare la loro spiritualità, che in Don Guanella prende come due filoni complementari: la contemplazione mistica di questi misteri, che lo rende capace di intima unione affettiva con il Signore, e l’operosità attiva che lo rende testimone ai fratelli più bisognosi della carità e della bontà misericordiosa del Cuore di Cristo. In questo senso per D. Guanella il S. Cuore non è una semplice devozione, ma è la sorgente della sua vita e della sua Opere, è l’ispiratore dei suoi atteggiamenti e delle sue relazioni con Dio e con i fratelli, è la fonte del suo apostolato; è il modello di dolcezza e di umiltà, il sostegno nelle sofferenze sue ed altrui. E così lo propone a noi come ci suggeriscono le nostre Costituzioni: “ Niente perciò è da preferire all’amore di Cristo; a lui mite e umile, ognuno di noi sappia ispirarsi in modo sempre più risoluto e si adoperi per il Redentore entri nel cuore di ogni uomo e ne risvegli il senso della divina elezione”. Per specificare meglio questa intima relazione tra i Servi della Carità (che al principio D. Guanella volle chiamare Figli del S. Cuore) e il Cuore di Gesù vorrei proporre questi tre accostamenti, che mi sembrano rilevanti nel pensiero di Don Guanella.
Il Cuore di Gesù, come il cuore del sacerdote, è Cuore di Padre.
La manifestazione più evidente della paternità di Dio trova in Don Guanella la sua forma concreta di espressione nel Cuore di Cristo, che incarna e rende al tempo stesso umano e divino l’amore paterno di Dio. Per cui il “Cuore di Gesù è Cuore di Padre” “Questo discorso è tutto di Gesù tuo Padre” (per citare solo alcune delle sue espressioni più frequenti). Il Cuore di Gesù: rivelatore del Padre, è una cosa sola con Lui, ci nutre d’amore e ci conduce soavemente alla sorgente prima di ogni bene. “Tu –ricorda il beato- ogniqualvolta preghi Dio devi rivolgere lo sguardo a Gesù e supplicarlo che ti accompagni al Padre. Tu, quando ti appoggi alla destra di Gesù, salirai veloce; e pervenuto alla destra dell’Altissimo, sarai con giubilo ricevuto dall’Eterno. Allora con la confidenza del Figliol diletto potrai parlare a Dio e ottenere quanto è bene per l’anima tua; otterrai tutti quei divini aiuti che sono necessari a ricondurre all’Eterno ancora i fratelli erranti”. E’ un programma fondamentale per ogni Servo della Carità, specialmente per il sacerdote guanelliano, che deve essere innanzitutto padre e fratello che per le vie del cuore conduce tutti, specialmente i prediletti del Cuore di Cristo a esperimentare la bontà misericordiosa del Padre.
Il Cuore di Cristo, come quello del sacerdote, è Cuore eucaristico.
Don Guanella contempla l’Eucaristia come identificazione totale con il Cuore di Cristo. “L’Eucaristia, dice il Fondatore, è il buon Sacro Cuore di Gesù”; “Nel tabernacolo è realmente e sostanzialmente il Cuore Eucaristico”; “ La nostra chiesa è il nostro Paradiso in terra e il Cuore di Gesù che vi si adora è la delizia dei poveri cuori nostri”. Il pane spezzato e il sangue versato nel mistero dell’Eucaristia non sono altro che l’espressione di come il Cuore di Cristo è spezzato per gli uomini per riversare su di loro i tesori della sua bontà. L’identificazione tra Cuore di Cristo ed Eucaristia va intesa nel senso più amplio del termine e abbraccia tutti quegli atteggiamenti vissuti da Gesù in relazione al Padre e ai fratelli. C’è presente la gratitudine e il ringraziamento, la lode a Dio, la riparazione per i peccati, il desiderio di donazione e l’offerta della propria vita, la condiscendenza di farsi tutto a tutti, fino a farsi mangiare dalle persone che si ama, fino a mettersi a lavare i piedi in atteggiamento di umiltà e di contemplazione davanti al povero, anch’esso identificato con Gesù.
Il Cuore di Cristo, come quello del sacerdote è Cuore che effonde il suo spirito sul mondo.
Per Don Guanella il Cuore di Cristo, come pure il sacerdote è fiamma di carità, è spirito che dà vita. E qui c’è la realizzazione dell’icona del Cuore trafitto di Gesù, dal cui costato escono sangue ed acqua come vita per la Chiesa e per il mondo. La realizzazione del progetto d’amore di Dio è completamente rivelato in questa icona che ci fa risalire allo stesso cuore di Dio: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chi crede in Lui non muoia ma abbia la vita eterna”. Credere è quindi bere alla sorgente della vita per trasmetterla al mondo. “Se qualcuno ha sete venga a me e beva, perché, come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo costato”. L’evangelizzazione attraverso la carità ha qui tutta la sua sorgente e la sua forza.
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Cominciato il 20 giugno u.s. il IV Capitolo Provinciale della Provincia "Nostra Signora di Guadalupe" dal titolo "Promoviendo la fraternidad en interculturalidad" , si svolgerà fino al giorno 23 giugno.
Per chi volesse seguire il Capitolo può collegarsi al link di seguito.
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Altro festival è la prima vera kermesse musicale che avvicina il mondo della musica e della multimedialità ai portatori di disabilità consentendo al vincitore la pubblicazione del suo primo mini CD e la possibilità di essere ascoltato nei nuovi canali della comunicazione e diffusione sonora.
Le pari opportunità, piuttosto che l’occasione per farsi sentire contraddistinguono questo festival che gratuitamente realizzerà la compilation dei dodici brani aspiranti finalisti. Brani che saranno pubblicati su questo sito per ricevere il voto e l’attenzione del vasto pubblico di internet e determinare i 6 finalisti che al cospetto di un pubblico in carne e ossa e una giuria qualificata, decreterà il vincitore della kermesse musicale più pazza del mondo. Il neo campione vedrà realizzato il sogno di pubblicare, sempre senza alcuna spesa a carico dell’ interessato, il primo mini CD dell’ artista emergente. SaveTheDreams Onlus produrrà supporti audio ottici (CD AUDIO) e ne promuoverà la diffusione ed il download sui principali store e piattaforme per la musica digitale .
Per ulteriori informazioni VAI AL SITO
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Sarebbe superfluo ricordare che la nostra comunicazione è oggi segnata dall’influenza pressante dei social network.
La facilità di utilizzo quasi intuitivo dei mezzi di comunicazione attuale mai sperimentati in passato, da l’illusione a tanti fruitori di essere attori sul pianeta digitale solo per il fatto di avere un mezzo e di lanciarsi alla produzione dei messaggi a caso.
Illusione, perché più del 95% degli utenti dei nuovi media sono semplici consumatori dei “prodotti culturali” facendo così la delizia dei proprietari oltre al fatto di sprecare il proprio tempo – una di quelle risorse rare. E’ interessante quello che dice Massimo Baldini per quanto riguarda le frontiere del linguaggio: non possiamo utilizzare parole a volontà e dire che stiamo parlando una lingua. Dire “questo non anche ma” non è impegnarsi in quello che definiamo parlare. Ognuna di queste quattro parole è perfettamente giusta ma non si combinano in questo modo. Di conseguenza, legarle così diventa un rumore senza senso.
Oggi, con le disponibilità tecnologiche, assistiamo spesso all’assurdo. Fare una foto e postarla, non significa impegnarsi a una comunicazione responsabile, capace di educare l’immaginario dell’uomo del nostro tempo.
Questo significa che dobbiamo ignorare i nuovi media? La risposta è No. Infatti, Papa Francesco parla dei media come dono di Dio. Tuttavia, è importante sottolineare la natura strumentale dei media senza alcun valore in sè. Per il Santo Padre. “non è la tecnologia che decide se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la sua capacità di usarla in modo corretto.” La scommessa è quella di diventare attori e produttori sul pianeta digitale. In altre parole, diventare fruitori maturi che traggono vantaggio dai doni che Dio mette a nostra disposizione. Attori che comunicano fede, speranza e carità. Infatti, in questa 51ma giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, il Papa invita tutti a “comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo.”
Abbiamo modelli da seguire per una tale impresa?Basta fare un clic su don Guanella! L’interesse per i media è all’interno del DNA guanelliano. Il Santo Fondatore ha avuto un’attenzione particolare ai media del suo tempo diventando un vero attore. In effetti, una tra le sue prime attività a Como, fondando la casa Divina Provvidenza, figura la stampa, e qualche anno più tardi fonderà un mensile per informare e promuovere l’attenzione verso i bisognosi, vale a dire, promuovere la carità. L’attenzione ai media ha accompagnato la vita di Don Guanella. Già in seminario, si è interessato al mondo della stampa. Durante i suoi primi anni da prete, vediamo il suo interesse per il mondo editoriale al servizio della verità svegliando il suo gregge di campagna contro le false dottrine, sostenendo l’esperienza del mondo contadino e alimentando la fiamma del bene. Più tardi utilizzerà abbondantemente degli opuscoli al servizio della fede, ecc. Il Santo Fondatore era convinto della relazione tra i media e costruzione dell’immaginario collettivo, e sentiva l’esigenza di impegnarsi nel rafforzamento dell’immaginario cristiano e cattolico. Aveva con determinazione scelto il suo campo tra essere attore o telespettatore, attivo o passivo, produttore o consumatore dei prodotti mediatici. E tu da che parte sei?
Padre François Luvunu Lowu
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Don Guanella, sacerdote de periferia, en un período de grandes cambios: un ejemplo para nuestro tiempo
Así se describía a Don Guanella por su período de párroco en Savogno: “Él era un hombre del Evangelio, del culto, de los sacramentos, de la catequesis; estaba lo más posible con los parroquianos y compartía con ellos las normales condiciones de vida; sabía organizar una sencilla pero preciosa caridad parroquial; muchos lo recuerdan hoy como el hombre de confianza, consejero y alentador”.
Era el pastor de una iglesia fundamentalmente rural, pero que veía crecer cada vez más la industria, el comercio y las nuevas actividades, producto de la incipiente revolución industrial.
Entre 1850 y 1880, se vivía un momento difícil porque aún no surgía un nuevo proyecto de sacerdote y de pastoral para acompañar el veloz cambio de la realidad socio-económica y cultural de esa época.
Existían preciosas intuiciones y experiencias individuales que vislumbran el futuro, pero todavía eran casos aislados, mientras la Iglesia en su conjunto no ponía aún en discusión la renovación de la formación sacerdotal y el trabajo pastoral para los nuevos desafíos; había sacerdotes diocesanos que mostraban un nuevo estilo de pastoral -Don Guanella era uno de éstos- que no olvidaban los sagrados misterios, pero que deseaban también comenzar por el hombre, especialmente por el más necesitado y sufrido.
Algunos pastores abrían lugares de asistencia (hospitales, hogares para necesitados, casas para las personas discapacitadas), donde no existían, para ayudar en las necesidades que el Estado desatendía, dando testimonio en la frontera de la caridad, con un profético respeto por la vida y una buena estima por el ministerio del sufrimiento. Entraban en lo social (industria, mercado, justicia social), porque sentían ese compromiso como un aspecto necesario de su “misión”: evangelización y promoción humana, pero una promoción en las formas requeridas en ese tiempo, en las áreas rurales, colonias, grupos de obreros, escuelas nocturnas y profesionales, cooperativas de consumo y de producción, y asistencia a las necesidades de la emigración. Recordamos el lema del Fundador: “Pan y Paraíso”.
En los últimos años del 800, en Lombardía había aún muchos sacerdotes que se “limitaban” al culto, a la predicación, a una breve catequesis, a las tradicionales formas de caridad, pero no había dudas que el “modelo nuevo”, que suscitaba más entusiasmo y promovía vocaciones, era el del sacerdote que antes y después de la encíclica Rerum Novarum, se comprometía en esta nueva dirección, como profecía de caridad apostólica. Era una nueva primavera de la Iglesia y de su presencia en el mundo y una nueva manera de enfocar y tratar los problemas fundamentales del hombre, mientras se anunciaba la Buena Noticia de Jesús.
El joven sacerdote que, recién salido del seminario de Como, tenía aún fresca la imagen antigua del oficio y de su misión pastoral, en lo profundo del corazón ya tenía también la semilla del nuevo sacerdocio, ministro de la caridad evangélica, que no tardará en romper el suelo y crecerá para dar mucho fruto. Don Guanella se revelará como un sacerdote de avanzada, reflejando una Iglesia “en salida”, como hoy invita con insistencia el Papa Francisco.
En sus experiencias como párroco, el Padre Luis buscó de aprender el difícil arte de descubrir el “hoy” de Dios en su tiempo y en sus expectativas; en seguida se destacó como un sacerdote de las periferias existenciales, en un período de grandes cambios.
Surge de los estudios y testimonios del tiempo una imagen de pastor de gran responsabilidad, de ideas vigorosas, unido a la sana tradición, pero a la vez abierto a aceptar las nuevas exigencias de los tiempos, especialmente de estar en medio del pueblo para entender mejor sus exigencias y acompañarlo con un corazón de padre. Lo que hoy llama el Santo Padre: “Tener olor a oveja”.
Don Guanella, mientras surgían nuevos problemas, era capaz de enfrentarlos, de discernir entre lo tradicional y los nuevos desafíos. Se mostró capaz de anticipar la fisionomía del nuevo pastor, en una transición entre lo antiguo y lo nuevo que avanza.
Hoy, según el ejemplo de Don Guanella, ¿seremos capaces de discernir e interpretar el roce entre lo antiguo y lo nuevo que avanza? Hay que salir a navegar, sin miedo, afrontando el mar de lo imprevisible.
Sigue un pensamiento del Papa Francisco, en su homilía de la Santa Misa celebrada en el Parque de Monza, en el marco de su Visita Pastoral a Milán. Precisó el Papa que el nuevo encuentro de Dios con su pueblo, tendrá lugar en un sitio que normalmente no nos esperamos, en los márgenes, en las periferias:
“Dios mismo es Quien toma la iniciativa y escoge quedarse, como hizo con María, en nuestras casas, en nuestras luchas cotidianas, llenas de ansias y anhelos. Y es justamente dentro de nuestras ciudades, de nuestras escuelas y universidades, de las plazas y de los hospitales que se cumple el anuncio más bello que podemos escuchar: «Alégrate, el Señor está contigo». Una alegría que genera vida, que genera esperanza, que se hace carne en el modo en el cual vemos el mañana, en la actitud con la cual vemos a los demás. Una alegría que se hace solidaridad, hospitalidad, misericordia hacia los demás.
Nada es imposible a Dios» (Lc 1,37): así termina la respuesta del Ángel a María. Cuando creemos que todo depende exclusivamente de nosotros permanecemos prisioneros de nuestras capacidades, de nuestras fuerzas, de nuestros miopes horizontes. Cuando en cambio, nos disponemos a dejarnos ayudar, a dejarnos aconsejar, cuando nos abrimos a la gracia, parece que lo imposible comienza a hacerse realidad. Lo saben bien estas tierras que, en el curso de su historia, han generado muchos carismas, muchos misioneros, mucha riqueza para la vida de la Iglesia. Tantos rostros que, superando el pesimismo estéril y divisor, se han abierto a la iniciativa de Dios y se han convertido en signo de cuanto fecunda puede ser una tierra que no se deja cerrar en sus propias ideas, en sus propios límites y en sus propias capacidades y se sabe abrir a los demás.
Como ayer, Dios continúa buscando aliados, continúa buscando hombres y mujeres capaces de creer, capaces de hacer memoria, de sentirse parte de su pueblo para cooperar con la creatividad del Espíritu. Dios continúa recorriendo nuestros barrios y nuestras calles, se lanza en todo lugar en búsqueda de corazones capaces de escuchar su invitación y de hacerlo carne aquí y ahora. Parafraseando a San Ambrosio, en su comentario a este pasaje podemos decir: Dios continúa buscando corazones como aquel de María, dispuestos a creer, a pesar de las condiciones del todo extraordinarias. El Señor acreciente en nosotros esta fe y esta esperanza”.
Padre Carlos Blanchoud